martedì 4 ottobre 2016

L'Angolo di Matesi: "IL ROSA E L’HANDICAP"






https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3odRRGctP2sL2NcQ1lVhc3NZ2rafEgD5C1Z5DZDlxIIodjJTZeILpb8Hv9JO91REekQCs71Zb9ZbvgSJl6DojU0clmE5IeHDP38r8lYPzhjqXrprOLRp9XJYHpD3psHEAEM4WSnW6dM0/s320/Il-cavaliere-rosso.jpgI protagonisti del rosa hanno di regola caratteristiche fisiche molto positive: lui biondo o bruno, ma sempre affascinante, lei per lo più piccola e in qualche modo sempre attraente. Sono ammesse piccole varianti, ma di poco rilievo. I difetti fisici sono in genere dovuti a guerre e duelli e quindi o poco gravi o destinati a risolversi in modo più o meno miracoloso: vedi Il cavaliere rosso della Simmons, che è cieco a causa di una ferita, ma, grazie ad una nuotata nell’acqua gelida, riuscirà ad espellere i frammenti di roccia dagli occhi e quindi riacquistare la vista.
La scrittrice che si è sempre distinta in questo campo è la Balogh: ed ecco i down di Una lady scandalosa e degli Huxtable o la sordomuta di La melodia del cuore. Al tema la scrittrice ha dedicato una serie intera, I sopravvissuti, con qualche dissenso da parte delle lettrici. Cosa che, per quanto ricordo, non era mai successa prima. Probabilmente la causa è da vedersi nel fatto che tutti i protagonisti della serie sono handicappati e nessuno guarisce più o meno miracolosamente nel finale. Per quanto mi riguarda, invece, almeno un titolo è da annoverarsi fra i migliori dell’autrice. Ed è La luce dell’amore.
A causa delle conseguenze di un incidente durante una battaglia, Vincent è cieco e di tanto in tanto ha attacchi di panico, quando per esempio si sveglia all’improvviso e si rende conto di non vederci. Sua madre, sua nonna, le sue sorelle lo circondano di cure e premure che però lo soffocano. Perché aveva capito da tempo che doveva trattare la cecità come una sfida e non un handicap, se voleva avere qualcosa che assomigliasse a una vita piena e felice.
A seguito di circostanze piuttosto romanzesche (è il punto debole della trama), si ritrova unito in un matrimonio di convenienza con Sophia: in realtà lei si è innamorata a prima vista della sua bellezza e del suo garbo, lui della sua voce musicale. E fin dall’inizio Sophia capisce bene il suo bisogno di indipendenza e cerca tutti i modi per garantirgliela. 
La prima svolta è far addestrare un cane con cui Vincent possa uscire nel parco della sua tenuta da solo, poi studia delle modifiche al sentiero che porta al loro lago, in modo che possa percorrerlo aiutandosi semplicemente con una staccionata e fa piantare lungo i lati piante profumate ed erbe aromatiche per fargli sentire la natura che non può vedere, infine fa approntare un percorso delimitato da siepi che gli permetta di spingere il suo cavallo al galoppo per cinque miglia, anzi dieci, considerando il ritorno. Insomma è l’avverarsi di un sogno per Vincent.
Prese a immaginarsi una pista del genere. Lunga quasi cinque miglia. Priva di ostacoli. Progettata in modo tale da permettere al cavallo di avanzare o di correre senza una vera guida. Da permettere a lui di correre. Miglia e miglia sempre in movimento, con l’aria fresca a sferzargli il viso.
La libertà.
Ma per la Balogh il culmine sarà qualcosa di apparentemente poco importante: un valzer ballato con la moglie durante una festa. «Se dovessi rendermi totalmente ridicolo» esclamò abbastanza forte da essere sentito da tutti «sareste così gentili da fingere di non averlo notato?»
E Sophia?
Sophia si morse forte il labbro. Sarebbe stato umiliante se tutti quegli ospiti l’avessero vista piangere. E poi i suoi occhi si focalizzarono sulla madre di Vincent, che se ne stava insieme a Ursula accanto alla porta. Aveva le guance rigate di lacrime. È l’ultima vittoria: quella su una suocera affettuosa, ma sempre troppo protettiva verso il figlio invalido.
Qualcosa di simile avverrà anche nel volume seguente Due cuori in fuga: qui Ben, che ha resistito furiosamente ai medici che volevano amputargli le gambe per evitare la cancrena e ha ricominciato a camminare con l’aiuto di bastoni, grazie all’aiuto di Samantha accetterà il fatto che la cosa più importante è riuscire a spostarsi velocemente da solo con l’aiuto di una sedia a rotelle e tornare in questo modo ad una vita attiva e pienamente soddisfacente.
Alcune lettrici, abbiamo detto, hanno protestato per una serie che ha sempre per protagonisti degli handicappati. Ed è vero che leggiamo rosa per sfuggire almeno un po’ ai problemi della vita quotidiana, per evadere in un mondo che ignora la morte e spesso anche le disgrazie. E per giunta non siamo sempre d’accordo su cosa si intende per lieto fine. Accettiamo più facilmente la favola e il miracolo che non un incidente o una malattia inguaribile e gli sforzi per migliorare e riciclarsi.
Invece la Balogh ci insegna da sempre che non bisogna aspettarsi miracoli irrealizzabili, ma adattarsi a quello che non si può cambiare e cercare di sfruttare ingegno e determinazione per rendersi il più possibile indipendenti, anche nelle circostanze più avverse.
La felicità può essere anche solo questa.

2 commenti:

  1. Devo dire che per affrontare un handicap grave in un romanzo ci vuole molto coraggio. Non solo la Balogh, ma anche la Ciuffi ne ha avuto. In un romanzo Mondadori, di cui non ricordo il titolo, il protagonista perdeva entrambe le gambe, e la cosa mi aveva molto commosso. Ottimo articolo, come sempre. Miriam Formenti

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  2. Bravissima, come sempre, Teresa Siciliano.

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