lunedì 13 giugno 2022

Recensione: "FUORI TEMPO" di Monica Lombardi.

 







Titolo Fuori Tempo        
Autore Monica Lombardi         
Serie: Auto conclusivo    
Genere: Contemporary Romance, Narrativa          
Data di pubblicazione: 18 Maggio 2022       
Editore: Hope Edizioni  
 
 
 

 
Si sentiva come un pugile al centro del ring. Tutto quello che voleva fare era colpire, colpire duro, prima che l’avversario facesse lo stesso con lei.

Un urlo, poi un pianto, lungo e disperato: così inizia la storia di Martina.
Prosegue con un viaggio insieme all’uomo che ha sempre creduto di odiare, un viaggio verso il padre che non vede da dieci anni e che non sente più come tale. 
Fuori Tempo è la storia di una ragazza che odia il mondo perché lo ama troppo, di un uomo che non sa più come lottare per quello che ama e di un uomo che ha già perso, due volte.
È la storia di due generazioni diverse, per certi versi distanti, che scoprono di parlare ancora la stessa lingua. Fuori Tempo narra di una tempesta che spaventa e confonde, di onde che travolgono, rubano l’ossigeno, per poi trascinarci via e abbandonarci su una spiaggia lontana.
Raccontata con la stessa forza di quelle onde, questa è la storia di una giovane donna arrabbiata e coraggiosa, che scopre, anche grazie all’aiuto di chi meno avrebbe immaginato, che non avere tutte le risposte non significa per forza annegare: significa vivere.








Era da molto che non leggevo Monica Lombardi, e il suo ultimo romanzo mi ha fornito l’occasione di riscoprirla ancora una volta, in una veste che non mi aspettavo.
Nota come autrice di Romantic suspense, ma anche di fantascienza (come dimenticare la serie distopica Sturdust?), questa volta la Lombardi si cala in una vicenda che sembra nascere da un’urgenza diversa, più viscerale, forse, più vicina. Vicina a lei, certo, ma anche a noi lettori che, smessi i panni degli amanti del genere romance, restiamo donne e uomini alle prese con un mondo che è cambiato, e non ha preso la direzione che ci siamo auspicati.
Fuori tempo mette in scena il dramma di una realtà che non si riconosce nei suoi aspetti intimi, privati, ma anche in quelli che ci uniscono in una battaglia per il futuro che abbraccia l’intero pianeta.
E così, in un gioco di scambi ottimamente gestito, il micro e il macro si rincorrono tra le pagine, dando vita ad un romanzo stratificato che corrisponde alle storie dei protagonisti, e al tempo stesso va al di là di essi. Quindi sì, impareremo a conoscere Martina, ad abbracciare i suoi drammi, il suo dolore, ad amare Serge e la sua dolcezza, e a comprendere Riccardo, la sua forza e le sue fragilità, ma ancor di più, nel corso della lettura, impareremo ad ascoltare parole e discorsi che dovrebbero bruciarci l’anima, infiammare le nostre coscienze.
L’uomo e il mondo, ripeto, il piccolo e il grande.
Il piccolo è fatto di una vicenda familiare particolare ma non poco comune. Di un uomo e di una donna che hanno preso strade diverse e di una figlia costretta a crescere senza riferimenti. Una figlia arrabbiata, sola, rappresentante di una generazione, quella Z, post duemila, che ha sublimato la rabbia in lotta, che si indigna per le ingiustizie, che è più sensibile alle disuguaglianze e che ha più a cuore il proprio pianeta.
Una ragazza che sul ring della vita, però, subisce il colpo più violento, quasi il più definitivo, quello inflitto dalla perdita del proprio genitore.
Come rialzarsi?
Monica ci indica una strada, una delle tante, che ha però in sé la bellezza della semplicità e la poesia della contemplazione.
Un viaggio, è quella la metafora, ma anche la svolta presa dalla narrazione.
Un viaggio per elaborare un lutto intrapreso con la persona più improbabile, e al tempo stesso, in modi misteriosi e affascinanti, la più vicina. Un viaggio sotto i cieli stellati, in alto sulle montagne e poi lì, dove il tempo ha eroso la roccia trasformandola in sabbia e il mare ha mostrato la potenza di una natura che va avanti, che supera ogni impedimento, e rinasce. E anche noi possiamo farlo, rinascere.
Rinasce Martina, piano e con le altalene emotive che ci aspettiamo da una ragazzina che soffre, e rinascono due uomini, che toccano quel dolore, ricordano il proprio, e riscoprono il desiderio di ricongiungersi a ciò che è davvero importante, necessario: l’amore.
L’amore gli uni per gli altri, l’amore per la bellezza del mondo, per le seconde occasioni della vita e per l’idea di una famiglia che è nucleo e culla della civiltà, cellula importante di quella macchina esistenziale che è il cambiamento.
Monica ha svolto davvero un bel lavoro, creando un romanzo che sa di insegnamenti ma non è mai didascalico, mai banale. È semplice nella accezione migliore del termine, perché i valori, le motivazioni e le aspirazioni tali dovrebbero essere: semplici da poterle afferrare, fondamentali per cambiare il nostro destino.
Una storia a cui ripenserò ogni volta con il sorriso tipico della scoperta di luoghi magnifici, di lezioni concilianti, di personaggi che avrò sempre piacere di rifrequentare nei miei ricordi.



mercoledì 8 giugno 2022

Recensione: "ANCORA UNA FERMATA" di Casey McQuiston

 









Titolo: Ancora una fermata
Titolo originale: One Last Stop

Autore: Casey McQuiston
Trad.:  Martina Del Romano
Casa Editrice: Mondadori
Genere: Contemporaneo/Narrativa Lgbt
Data di uscita: 7 Giugno 2022









August Landry ha ventitré anni e ha trascorso gli ultimi cinque spostandosi da una città - e università - a un'altra. Cinica e disincantata, non si fida di nessuno e porta sempre con sé un coltellino svizzero perché, come le ha insegnato sua madre, "è meglio non farsi cogliere impreparate". Quando decide di trasferirsi a New York, non ha grandi aspettative. Dopotutto è cresciuta pensando che non ci sia alcuna "magia" nella vita, che le storie d'amore tanto celebrate nei film non esistano e, soprattutto, che possiamo contare solo su noi stessi perché, in fondo, siamo soli al mondo. Mai e poi mai potrebbe immaginare che proprio nei suoi eccentrici coinquilini troverà la famiglia che le è sempre mancata e un posto da poter finalmente chiamare casa. E, soprattutto, che i suoi viaggi quotidiani in metropolitana diventeranno qualcosa di eccitante. Chi poteva pensare, infatti, che nella sua vita sarebbe piombata lei, Jane, la ragazza con la giacca di pelle nera che August incontra ogni volta che prende la linea Q. Jane, la parte migliore della sua giornata. Sarebbe davvero tutto perfetto se non fosse che la ragazza sembra incapace di scendere, da quel vagone della metro. Ma August non è una che si arrende facilmente e farà di tutto, compreso ciò che del suo passato aveva cercato di lasciarsi alle spalle, pur di "salvarla". E forse salvare anche se stessa imparando che, alla fine, vale la pena iniziare a credere in qualcosa. E negli altri.


 








Casey McQuiston è una garanzia.
Leggi il suo nome accanto a un annuncio “Coming soon” e sai, lo sai fin nelle ossa, che nulla di banale, superficiale o dimenticabile sarà partorito dal suo cervello geniale e dal suo cuore enorme. Un cuore così puro e inclusivo che per osmosi il lettore si sente accolto, protetto e caricato all’inverosimile di una delirante speranza.
E forse è proprio questo che vende la McQuiston: la speranza.
Vende la sua visione di un mondo popolato di persone bellissime e diverse che si rispettano, che si amano e sono leali le une nei confronti delle altre e te lo descrive come vicino, raggiungibile, anche se in quel momento ti senti solo, deluso e ripiegato così tanto in te stesso da non vedere la luce. E allora la lampadina si accende e ti consenti di crederci un po’ anche tu.
“Ancora una fermata”, per questo motivo, è il negativo del suo primo, stupendo e indimenticabile lavoro, Rosso, Bianco e Sangue blu. Una storia diversissima, certo, ma che declina nel quotidiano, nel piccolo quartiere di Flatbush, la stessa fiducia nel futuro che nel romanzo precedente era incarnata da simboli di uomini potenti, iconici e riconoscibili per il loro ruolo politico e sociale.
August non è la figlia della prima presidente donna degli Stati Uniti, non è l’erede al trono della più radicata monarchia europea, non ha il fascino degli idoli delle masse, ma è ugualmente alla ricerca di un posto nella storia (La storia, eh? Scommetto che potremmo scriverne un po’, noi due, cit.), una storia minima di una ragazza comune. La storia di tutti noi lettori.
Una scelta perfetta: Casey, per il suo secondo romanzo, si è allontanata quanto più possibile dalla fiaba dei principi per spazzare via ogni possibile paragone, che sarebbe stato ingiusto e anche superficiale, così da portare l’attenzione (si spera) su ciò che realmente conta al di là dell’impianto di trama, ossia il bisogno di trovare se stessi, di capirsi, conoscersi e decidere chi si vuole essere, quali battaglie scegliere, con chi condividerle.
Un viaggio vero e proprio nei meandri del proprio animo, delle proprie aspettative, che trova il suo simbolo calzante in quella metropolitana che è protagonista sin dalle prime pagine, in quei vagoni della Linea Q che attraversano Brooklyn e arrivano a Coney Island tutti i giorni, tutte le ore, e raccolgono un’umanità in transito, in movimento perenne e in evoluzione continua;  anche se siamo a New York e ci hanno insegnato che lì non vivono persone ma robot programmati per raggiungere gli uffici e ignorare il prossimo.
Ma le persone non sono così bidimensionali, la riduzione di scala è una semplificazione sciocca, e la McQuiston in una delle sue tipiche magie ce lo dimostra scegliendo il luogo più alienante e sterile per ambientare la vicenda personale più potente di tutte: l’innamoramento.
Ed è stupendo, ed è magia.
Magia vera, perché Ancora una fermata si ascrive al genere narrativo del realismo magico, e magia intima, del tipo che può comprendere davvero solo chi è radicato nella realtà e sa che i luoghi di transito sono luoghi di incontro, di scambio con il campionario più disparato di umanità, con persone che non si ritroverebbero in classe o sul posto di lavoro. Talvolta, se si è fortunati come August, la metropolitana oltre a essere un tempo e un luogo, è anche una persona, una donna bellissima, per l’esattezza, una riot girl con la giacca di pelle, delle sbiadite Converse rosse e un walkman che spara Love of my life dei Queen in un criptico, ma nemmeno tanto, presagio.
Sì, questo libro è anche una storia d’amore improbabile, fantastica e incredibile tra August, la ragazza che non vuole riconoscersi, e Jane, la ragazza che per un po’ non si conosce, ma è di più.
È il primo materasso che soppianta il lettino gonfiabile quando finalmente si trova un posto da chiamare casa; è coinquilini strambi, unici, magnifici che non si arrendono con te finché non diventi parte di loro e loro diventano parte di te; è un barattolo di rimedio casalingo alla cipolla fatto scivolare su un bancone di un vecchio locale di Brooklyn da chi inizia a preoccuparsi per te; è una sedia a rotelle sgangherata lanciata in un gioco al massacro che sfrutta una criminosa violazione delle norme di sicurezza; è mazzetti di lavanda bruciati per casa; ossa di rana; slip di pizzo che pendono da un soffitto nel bar più improbabile del mondo; un reggiseno fatto di caramelle idrosolubili; barbe glitterate; frittura di pancake; corse tra i vagoni che sfidano le leggi della fisica e rispondono alle logiche del cuore. È la McQuiston che scrive la storia del suo cuore, non quella perfetta, non la più avvincente per il pubblico, ma quella che sogna di notte quando pensa ai suoi amici, ai suoi amori, al suo viaggio alla scoperta di sé.
E forse non è abbastanza potente, visto che l’immaginario che evoca è meno patinato, meno appetibile per le lettrici romance, ma di sicuro è una coperta calda per chi ancora non ha trovato la sua famiglia, il suo posto nel mondo, per la miriadi di ragazzi soli, isolati, non accettati che piangono tutte le loro lacrime e non intravedono la speranza di amare e sentirsi amati.
“Ancora una fermata”, come detto all’inizio, è speranza dispiegata in 360 pagine.
Irresistibile, potente, assordante speranza che ubriaca più di baci, di promesse sussurrate e dichiarazioni d’impegno. È speranza lì dove RB&SB era amore.
E abbiamo bisogno di entrambi, di speranza e di amore, e di tutto ciò che è nel mezzo e che, sono certa, Casey McQuiston, una delle migliori, più profonde e incisive scrittrici della sua generazione, approfondirà nei prossimi romanzi, scritti e non ancora pensati, in cui avrò sempre voglia di immergermi.



PS.: Non posso non rilevare e segnalare un testo tradotto e revisionato male, che non fa onore alla Casa Editrice e rende un cattivo servizio a un romanzo che avrebbe avuto bisogno di attenzione e amore. 
 




 

martedì 7 giugno 2022

Anteprima: "IL SUO SORRISO MIGLIORE" di Alma De Luz

 





Genere: Romance contemporaneo
Pagine: 250
Data di uscita ebook: 9 giugno 2022
Editore: Self Publishing
Prezzo cartaceo: € 12,00
Prezzo ebook: € 2.69
 
 


 
Trama:
Sapresti rinunciare alla parte più pulsante del tuo cuore?
Alba e Tyler sono cresciuti sotto lo stesso tetto. Una fatidica mattina, quando sono poco più che bambini, il loro mondo si capovolge e Tyler viene allontanato da Pillar Point per sempre. La famiglia Cox si trincera dietro un silenzio intriso di segreti inconfessati e necessità di salvare le apparenze. Per Alba la ricerca di risposte, logorante e forsennata, non si arresta per tutta l’adolescenza. Non può rinunciare a scoprire la verità, non può smettere di cercare Tyler.
Poi Alba cresce, parte alla volta di San Francisco per frequentare la Facoltà di Scienze Naturali e conosce la sua migliore amica Meghan.
Ignara del corso che avrebbero preso gli eventi, Alba si unisce all’amica per trascorrere un weekend a Montery in compagnia di gente nuova. Proprio quella parentesi di spensieratezza catapulterà Alba nuovamente occhi negli occhi col fantasma del suo passato. 
Tyler sembra non reagire alla sua presenza. L’avrà riconosciuta? Si starà chiedendo come abbia fatto a trovarlo?
Alba cerca di convincersi che il solo fatto di saperlo vivo potrà bastarle. Non ha idea di aver dato il via a una serie di eventi che le annebbierà i ricordi frantumando il passato, complicandole il presente e stravolgendo il suo futuro.

venerdì 22 aprile 2022

Recensione: "L'ANTI-FIDANZATO" di Penelope Ward




 





Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 280
Data di uscita: 21 aprile 2022
Prezzo cartaceo: € 13.90
Prezzo ebook: 
€ 4.99
Traduzione: Antonia Scipione











Dopo che il padre di sua figlia l’ha piantata in asso, l’ex ballerina professionista Carys ha dedicato la sua intera vita alla piccola Sunny. Da neomamma con una bimba speciale di cui occuparsi, per Carys è fondamentale riposare e riprendere fiato a ogni occasione che può. Ci pensa il suo irritante vicino di casa, Deacon, a non darle un attimo di tregua, di notte, infatti continua a tenerla sveglia con le sue avventure amorose e parecchio… rumorose. Quando a Carys capita finalmente l’opportunità di dirgliene quattro, inaspettatamente però lo scapolo seriale si mostra comprensivo, si scusa e si offre persino di andare a fare la spesa per lei.
Deacon non è come Carys si aspettava: è un uomo attraente, di successo, un tipo amichevole e disponibile. E sorprendentemente, ha tanto in comune con lei. Un amico ideale, oltre che un potenziale fidanzato perfetto, se non fosse che lui è stato chiaro da subito: non ha alcuna intenzione di affezionarsi a una donna né tantomeno di metter su famiglia. Anche per Carys, che non ha più voglia di fidarsi di un uomo, l’amicizia è più che sufficiente. Le settimane si trasformano in mesi e Deacon, Carys e la piccola Sunny stringono un legame sempre più intimo… e le scintille di attrazione tra i due vicini di casa vengono volutamente ignorate per proteggere la loro piccola bolla speciale.
Sarà il destino a mettere Deacon davanti a una scelta che significherà rinunciare a Carys e alla loro famigliola sui generis, e allora non ci sarà più spazio per la finzione. Carys è consapevole che Deacon è un vero “anti-fidanzato” e che tra loro non potrà mai esserci niente di più, eppure si chiede: sarà davvero disposto a perdere tutto per non correre il rischio e concedere una vera possibilità all’amore?



RECENSIONE 
A CURA DI SIMONA TIBERIO



Ciao ragazze, oggi vi parlo de “L’Anti-fidanzato”, scritto dalla ormai nota e amata Penelope Ward, famosa oltreoceano per la sua scrittura irriverente ed incisiva.
Sin da quando ho letto la sinossi di questo romanzo mi sono detta “ sarà un bel viaggio alla scoperta di nuove personalità”, e le aspettative sono state ampiamente ripagate.
Carys, Deacon e Sunny sono tre anime affini che insieme creano un qualcosa di unico. Ma prima di arrivare al lieto fine, c’é sempre bisogno di conoscersi, fidarsi, amarsi. La fiducia é la pietra miliare sulla quale fondare un rapporto duraturo; lo sa molto bene Carys, giovane single venticinquenne e mamma di una dolcissima bambina con esigenze speciali, Sunny. Il suo futuro come ballerina di étoile è stato bruscamente interrotto da un infortunio che l’ha vista costretta ad abbandonare tutto ciò che ha sempre amato. Il suo incontro con il padre di Sunny, poi, non le ha dato la gioia che lei credeva di meritare, tuttavia le ha cambiato la vita.
Carys non ha mai preso in considerazione la possibilità di rinunciare al piccolo esserino che cresceva dentro di lei, neppure quando ha scoperto che il nascituro avrebbe avuto la sindrome di Down.
La giovane mamma vive la sua vita giorno dopo giorno cercando di affrontarla sempre a testa alta, ma le sue notti diventano via via più rumorose da quando il suo sexy vicino di casa si diletta a intrattenersi sotto le lenzuola con donne sempre diverse. Decide, quindi, di affrontarlo per recuperare il sonno e ottenere un attimo di tregua. Inaspettatamente trova al di là della porta accanto un Deacon molto cordiale e comprensivo, nonché bello da togliere il fiato.
Presto si instaura una amicizia tra i due, fatta di piccoli gesti quotidiani e di rispetto reciproco. Ma le giornate si susseguono e ciò che è nato come qualcosa di innocuo si dimostra, via via, sempre più infuocato. I limiti che Deacon e Carys si sono imposti all’inizio della loro amicizia si sgretolano e l’attrazione che provano diventa un problema insormontabile.
Deacon è un uomo molto generoso, un amico sincero e molto affidabile, inoltre ha un passato molto simile a quello di Carys. Per evitare di affrontare inutili delusioni, ha deciso di lasciare che la vita scorra intorno a lui, senza mai prendere una decisione che lo allontani dalla sua comfort zone. Il destino, però, lo metterà spalle al muro, costringendolo a prendere decisioni che stravolgeranno la sua vita.  Sarà davvero in grado di capire cosa vuole davvero nel più profondo dell’anima? E Carys riuscirà a a fidarsi nuovamente del suo cuore?
Penelope Ward è una delle mie scrittrice preferite e dimostra, libro dopo libro, quanto sia delicata e incisiva la sua scrittura. Attendo sempre con ansia che vengano tradotti e pubblicati i suoi libri perché sono come piccoli gioiellini di valore di cui tenere cura. Riesce a caratterizzare alla perfezione i suoi personaggi, incastrando le loro vicende in modo mirabile. Le vite di Carys e Deacon sono interessate da eventi delicati e influenzate dalla stessa sorte, ma si intrecciano al momento giusto, permettendo alla passione tra loro di trasformarsi in un sentimento profondo.
Mi è piaciuto molto che si sia data grande importanza al personaggio di Sunny: una piccola batuffolina di gioia che si affeziona molto velocemente a Deacon. Carys adora il rapporto che si instaura tra i due, una connessione molto profonda che somiglia molto al tipico rapporto padre-figlia.
“L’anti-fidanzato” é un libro da tenere in libreria a da rileggere ogni volta che si ha bisogno di svagare la mente e lasciarsi trascinare in un crescendo di emozioni gioiose che fanno molto bene al cuore. 




venerdì 8 aprile 2022

Recensione: "JOEL & SUE" di Laura Nottari

 





TITOLO: Joel & Sue
AUTORE: Laura Nottari
EDITORE: Words Edizioni
GENERE: Contemporary Romance (hate to love/ love deal/ slow burn)
FORMATO: Ebook (2,99, offerta lancio 2,69) - Cartaceo (15,90)
 









 
TRAMA
Terreno di caccia: Manhattan, Greenwich Village.
Cacciatrice: Mary Sue Clarke, pasticciera ventisettenne, mamma di due gatti.
Preda: maschio etero di bell’aspetto, da sposare prima dei trent’anni.
Trovare l’amore a New York è più facile a dirsi che a farsi. Durante una festa, però, Mary Sue conosce Jason, giovane, sexy e simpatico, che ricambia le sue attenzioni. Il principe azzurro ha un solo, grosso difetto: il suo migliore amico Joel, un buco nero umano, caustico e scontroso. 
Complici un imbarazzante malinteso, un patto e il suddetto principe azzurro partito per chissà dove, Mary Sue e Joel saranno costretti a frequentarsi, tra alti e bassi tutt’altro che amichevoli. Tra loro è odio a pelle, mal sopportazione a prescindere, guerra all’ultima parola.
 
A lei, Joel non piace per niente… le ha anche dimezzato il nome e si ostina a chiamarla Sue!
A lui dà sui nervi quella sguaiata che si struscia addosso al suo amico. 
Al destino, invece, Joel & Sue sembra davvero andare a genio.
 
 
 
BIOGRAFIA AUTRICE:
 
Laura nasce nel 1981 a Roma, dove vive tutt’ora insieme ai suoi due cani e un compagno che la sfama. Appassionata di serie tv, film horror anni ‘80 e buon cibo, adora passare il suo tempo a non fare niente eccetto sfornare libri e allevare alghe palla.
Dopo anni di scrittura ‘nascosta’, Laura prende coraggio e pubblica in self il primo volume di Away, un time travel romance che porta dentro di sé gli influssi di anni di gioco di ruolo medievale e cultura nerd.
In seguito, l’autrice passa a sfumature più delicate, pubblicando due romance storici: Corrispondenza Imperfetta e Onorevole Proposta, entrambi ambientati nel 1800. Al terzetto si aggiunge infine A Star is Porn, edito dalla Hope Edizioni, libro che si distacca completamente dai predecessori per i suoi toni ‘hot’, comici e spigliati.
In veste di autrice adora il genere romance, ma ancor di più i cliché di cui è fatto. Le piace sfruttarli, capovolgerli, riempirli di un po’ di stranezza e perché no, quotidiana banalità. Come lettrice, preferisce l’horror. Laura potete trovarla su Facebook, se avete voglia di foto di cani.
 
 
 




  
Joel & Sue.
La mia recensione potrebbe esaurirsi qui. Nei loro nomi legati, nel “noi” sotteso, nella semplicità e complessità di due appellativi che racchiudono interi universi.
Ma non è così che si parla di un libro, e l’estrema sintesi seppur significativa non rende né celebra l’intensità di un’esperienza. Perché sì, leggere Joel & Sue è un viaggio, quasi una missione di scavo: conosci due protagonisti, lo stereotipo puro e superficiale degli opposti, e poi man mano che scendi, che ti cali nelle buie profondità delle loro anime, inizi a raccogliere così tanti elementi da avere difficoltà a reggere tante informazioni. Tanta bellezza.
E Joel e Sue sono bellissimi. Universali, quasi.
C’è una tensione nel nuovo lavoro della Nottari, infatti, che prescinde dalla piacevolezza della lettura, che valica i confini del plot e si beffa della squisita ironia; c’è la necessità di spiegare l’intricata trama delle relazioni giuste, dei confronti costruttivi, delle dinamiche interpersonali sane, volte al miglioramento di sé e dell’altro. Ne risulta un immedesimazione trasversale, che coinvolge anche i lettori che meno somigliano ai personaggi in scena, ma che in essi riconoscono le aspirazioni, il desiderio intrinsecamente umano di essere capiti, apprezzati, amati per ciò che si è, al di là di ogni sovrastruttura sociale. E Joel & Sue offre, dietro la maschera di romance aromatizzato alle risate, una visuale dettagliatissima su uno scorcio d’umanità vicino al nostro sentire, perseguendo lo scopo principe della produzione artistica: ispirare e suscitare emozioni.
Devo ammettere di non essere stata pronta alla stratificazione di questa commedia brillante, che si arricchisce di sfumature a ogni rilettura. Non potevo immaginare, all’alba di un lunedì di fine febbraio (privilegi di un’impaginatrice), che il complicato Joel e la dolce Sue non solo avrebbero monopolizzato le mie letture fino a oggi, ma si sarebbero per giunta imposti come protagonisti del migliore romance che mi sia capitato di leggere negli ultimi anni, prendendo posto nel mio cuore accanto ai personaggi-rivelazione di Rosso, Bianco e Sangue Blu di Casey McQuiston.
Che l’ultimo libro prima di questo a conquistare il mio plauso e le mie cinque stelle piene risalga a due anni fa, è indice di quanto sia difficile per me trovare letture che soddisfino il mio palato. Leggo e apprezzo tanti romance, che appagano i miei bisogni d’evasione e la mia ricerca di gradevolezza, ma mi sbilancio su pochissimi.
Laura Nottari, però, mi ha convinta molto oltre le mie aspettative. Con una scrittura ineccepibile, dinamica e ariosa, piena di accenti ironici e note di grave consapevolezza, ha cristallizzato su pagina gli archetipi del conflitto tra un uomo e una donna impegnati in una relazione sentimentale, proponendo le risoluzioni e spianando la strada all’accettazione delle diversità in maniera non banale, ma approfondita e circostanziata (per chi ha occhi e orecchie per intendere).
Joel e (Mary) Sue sono due personaggi stupendi o, per citare uno dei brani più riusciti, belli.
Belli perché non c’è bisogno di trovare altri aggettivi per descriverli.
Sono belli negli abissi più oscuri dei loro caratteri, nelle pieghe meno visibili delle loro anime, nei loro scontri al vetriolo, nelle loro battute usate come armi di distruzione di massa, nelle concessioni avariate da parole che fanno male anche se usate per comporre e non distruggere.
Sono belli sempre, anche quando sono più brutti.
E questo perché parlano, si confrontano e si ascoltano.
E forse la chiave di interpretazione dell’intero lavoro di Laura è proprio quel “Argomenta, Joel”, sussurrato da Sue anche quando prevede stilettate verbali; quel “Sto riflettendo, Sue”, mormorato da Joel anche quando le spiegazioni di Sue appaiono banali e superficiali.
Potrei commentare altro, aprire il libro in ogni punto contrassegnato da una nota e cercare di spiegare e analizzare, ma credo sia sufficiente lasciarvi su questo invito alla comprensione e all’apertura che questi due magnifici giovani incarnano, augurandomi che sommersi da valanghe di risate li scorgiate anche voi semplici e vulnerabili, simili a voi.
Brava Laura, brava davvero!



sabato 26 marzo 2022

Recensione: "BRIDGERTON - STAGIONE 2"


Dalla creatività di Shondaland e dell’ideatore Chris Van Dusen, la seconda stagione di 
Bridgerton segue Lord Anthony Bridgerton (Jonathan Bailey), il maggiore dei fratelli e sorelle Bridgerton nonché visconte, nella sua ricerca di una moglie adeguata. Guidato dal suo senso del dovere nel salvaguardare il nome della sua famiglia, la ricerca di Anthony per una debuttante che incontri i suoi standard impossibili sembra destinata a fallire, finché Kate Sharma (Simone Ashley) e la sua sorella più giovane Edwina (Charithra Chandran) non arrivano dall’India. Quando Anthony inizia a corteggiare Edwina, Kate scopre la vera natura delle sue intenzioni – il vero amore non è in cima alle sue priorità – e decide di fare qualunque cosa in suo potere per impedire la loro unione. Ma, facendo questo, le schermaglie verbali tra Kate e Anthony non fanno altro che avvicinarli sempre di più, complicando le cose per entrambi. Dall’altra parte di Grosvenor Square, i Featherington devono dare il benvenuto al nuovo erede nella loro tenuta, mentre Penelope (Nicola Coughlan) continua a muoversi per l’alta società tenendo nascosto il suo segreto più profondo dalle persone che le stanno più vicino.  

 
 

 
Bridgerton – Stagione 2 è finalmente arrivata!
La serie evento prodotta da Shondaland è approdata solo ieri su Netflix, coinvolgendo con numeri sorprendenti non solo le affezionate lettrici di Julia Quinn, ma anche un pubblico più generalista, conquistato dalla formula con cui lo showrunner Chris Van Dusen ha reso moderno il romanzo rosa in costume.
Abiti da favola, canzoni pop del calibro di Material Girl di Madonna eseguite al violino da parrucconi musicisti, fotografia ipersatura che buca lo schermo, Bridgerton 2 non si discosta dalla prima, amatissima stagione, e si riconferma un evento per gli appassionati.
E adesso, accantonata la bellezza del Duca di Hestings, ad accogliere lo stuolo di ammiratrici c’è l’affascinante e virile Anthony Bridgerton.
Splendidamente interpretato da Jonathan Bailey, il visconte si era già distinto nelle prime otto puntate dedicate alla sorella Daphne come un personaggio complesso e sfaccettato, più tormentato del bel Duca.
Ammettiamolo, il bellissimo Regé-Jean Page non ha dovuto far altro che star fermo e in silenzio a farsi guardare, lasciando alla dolce metà, interpretata dall’incantevole e anche qui stupenda Phoebe Dynevor, il compito di condurci nell’universo emotivo di una giovane donna al suo debutto sul mercato matrimoniale.
Una storia più semplice, quella di Daphne e Simon, forse più fiabesca e passionale.
L’adattamento de “Il visconte che mi amava”, invece, appare un dramma più maturo, più realistico e umano. Non temete, meno sesso ma più tormento conquistano ugualmente, soprattutto per merito di un Anthony mai così vivo e vibrante come nella sceneggiatura di Van Dusen.
Fare paragoni con il romanzo è uno sforzo futile: il visconte che incontriamo sullo schermo, rispetto al personaggio di carta, ci è apparso sin dall’episodio 1 della prima stagione un eroe più drammaticamente diviso tra le aspirazioni personali e le responsabilità verso la famiglia. Ma forse, più che diviso, il termine adatto sarebbe schiacciato.
Si guarda Jonathan Bailey sullo schermo e si vive con partecipazione e dolore il suo senso di soffocamento, enfatizzato da primi piani e sfocature che ci coinvolgono in una prospettiva tanto ristretta da asfissiarci.
La vita di Anthony non è cambiata dopo la passione per Sienna Rosso. Lo abbiamo lasciato deluso e disilluso, vittima dell’amore impossibile per una cantante che il ton non avrebbe accettato come sua compagna, e lo ritroviamo frustrato e rancoroso, pronto a prender moglie nei modi e secondo le aspettative di una società che pretende dal suo titolo più di quanto l’uomo sia disposto a concedere.
È un Anthony che si è arreso, quello che ci accoglie all’inizio di questo nuovo viaggio, un Anthony che non ha più speranze né sogni per sé. La famiglia è la sua forza ma anche la sua debolezza, e per essa si immola più di quanto gli sia richiesto. Il suo senso dell’onore e le sue responsabilità lo allontanano, anziché avvicinarlo ai fratelli, lo isolano e lo costringono quasi a un intima forma di cannibalismo.
Anthony si guarda, si giudica mai all’altezza, e allora si logora, si strugge e distrugge.
Un personaggio semplicemente stupendo.
È lui a trainare e tessere la trama emotiva della serie.
A lui si devono i momenti più commoventi, i cambiamenti più profondi, le realizzazioni più emozionanti.
Sono i suoi occhi lucidi, la voce che si spezza quando ancora una volta si costringe a rifiutare e dissimulare a conquistare lo spettatore (senza accennare agli splendidi e intensissimi dialoghi con la madre che vi strapperanno più di qualche lacrima).
Kate Sharma, che pur ispira e detta tali sconvolgimenti nel visconte, fa onestamente un po’ poco per aiutarlo. Donna più adulta e indipendente di Daphne, forse unica giovane che nel fatuo universo ottocentesco appare gravata dalle responsabilità tanto quanto il protagonista, non si scopre abbastanza da creare l’empatia generata dalla controparte maschile (con cui pure instaura una coinvolgente tensione sessuale che sarà il vero leitmotiv della relazione tra i due).
Kate cambia poco e, pare, quasi mai per sua scelta. Ammetto che il suo personaggio mi ha convinta meno, forse anche a causa di una Simone Ashley un po’ statica, nonostante ciò lo annovero come tassello imprescindibile nella nuova configurazione dell’universo femminile della serie Bridgerton. Sì, perché quello che sicuramente caratterizza questa seconda stagione, oltre all’esasperato dissidio tra responsabilità e desideri personali, è sicuramente la ribalta delle donne.
Daphne era incastrata nel ruolo di giovane alla ricerca di marito e votata alla maternità, obiettivo centrale e perseguito con fin troppa ostinazione per metà della prima stagione; le nuove protagoniste in scena, invece, hanno ben altre aspirazioni e ambizioni.
Eloise, sempre più caratterizzata come suffragetta, intraprende percorsi di crescita culturale che rendono più complessa e circostanziata la sua innata vocazione alla ribellione; Penelope appare sempre più sicura del suo ruolo di donna che fa impresa e si sostiene con le proprie (anche se non sempre onorevoli) forze; Edwina Sharma, sorella di Kate che per prima incontra i favori e le mire matrimoniali del visconte, spicca per una personalità amabile, ma anche coraggiosa e indipendente.
E, tra i nuovi personaggi, devo dire che proprio Edwina ha attirato la mia attenzione e si è procurata il mio plauso. Appare nello show come una eterea principessa Disney (Charithra Chandran è una bambolina deliziosa!) per poi rivelarsi, forse, il personaggio più coraggioso e intraprendente in scena. In una sequenza magnifica della sesta puntata (dal minuto 58, andate a pescarlo!), con non poca sofferenza comprende che la vittoria più grande è decidere per conto proprio, impossessandosi e domando da sola il proprio destino.
Una bella stagione, forse meno fiabesca ma più realistica, che fa dell’amore celato, negato e combattuto il perno della narrazione. E se anche perde in alcuni punti un po’ di mordente, stirando un po’ troppo le dinamiche tra Anthony e Kate, non aliena mai del tutto l’interesse dello spettatore, ormai inevitabilmente affezionato alla brigata Bridgerton.
Non resta che attendere la terza stagione, anche se auspico davvero un cambio di ordine rispetto alla serie letteraria: l'Eloise di Claudia Jessie offre spunti troppo ghiotti per essere relegata alla quinta stagione!