venerdì 9 maggio 2014

Recensione: "SCRITTO NEL VENTO" di Beatriz Williams.






Genere: Romanzo
Editore: Nord
Pagine: 350
Prezzo: € 16,60
Uscita: 13 Febbraio 2014












Sinossi:
New York, 1931. Era sempre stata convinta che fra loro non ci fossero segreti. Ma ora Budgie deve ricredersi: Lily – la sua migliore amica, la sua confidente, il modello che lei ha sempre ammirato e seguito – le ha tenuto nascosto di avere una relazione con Nick Greenwald. Una relazione «impossibile», perché Nick è il rampollo di una famiglia di origini ebraiche e i genitori di Lily non approverebbero mai la loro unione. Eppure i due giovani sono disposti a rinunciare a tutto – anche all’amicizia – pur di realizzare il loro sogno d’amore…
Rhode Island, 1938. Doveva essere un momento di gioia; invece è col cuore colmo di tristezza che Lily varca la soglia della sua villa di Seaview. E il motivo è che, nella casa accanto, si sono appena stabiliti Nick e Budgie Greenwald, di ritorno dalla luna di miele. Sono sette anni che Lily non vede né lui né la sua ex migliore amica, sette anni in cui ha cercato di dimenticare il tradimento, la delusione, il dolore. Adesso però Lily non ha scelta: deve affrontare la persona che, in un istante, le ha distrutto la vita. E, mentre la comunità di Seaview si prepara ad affrontare l’arrivo di un uragano, tra pettegolezzi malevoli, colpe inconfessabili e rivelazioni sconcertanti, Lily scoprirà che quello tra Nick e Budgie non è affatto un matrimonio felice. Perché le ragioni che hanno spinto Nick a sposarsi sono ben diverse da quelle che lei aveva immaginato. Riusciranno Lily, Budgie e Nick a resistere alla furia del vento e della verità?








RECENSIONE A CURA DEL GOBLIN:

Premessa: i romance non sono il mio genere preferito. Sono troppo vecchia, troppo cinica e troppo sociopatica per apprezzarli appieno. Ho dunque cominciato la lettura di questo libro con i piedi di piombo. Invece, dopo poche pagine in cui miracolosamente non ho trovato errori, ripetizioni, e in cui i dialoghi erano persino convincenti, ho deciso che “Scritto nel vento” meritava una chance anche da una bestiaccia come me.
La storia, narrata in prima persona da Lily, una ragazza semplice ma interessante, si articola su due piani temporali diversi, come si può già immaginare dalla trama di cui sopra. L’adesso è il 1938, e lo si capisce anche dall’uso del tempo presente; il passato risale a sette anni prima, quando la ragazza è convinta di aver trovato il vero amore, Nick Greenwald, ma deve rinunciare a lui per motivi che scopriremo nel corso della narrazione.
I capitoli si alternano in modo fluido: uno sul passato e uno sul presente. Budgie, la sedicente migliore amica di Lily, meriterebbe di essere travolta da un branco di bufali inferociti non una, ma più volte. In pratica, lo scopo di questo libro è odiare Budgie, gatta non morta, ma stecchita, dal fisico anoressico e gli occhioni alla Betty Boop, che più irritante di così non potrebbe essere.
Poi c’è lui, Nick, il dio con lo sguardo da pirata, ovviamente un figone assoluto, alto sei metri, spalle da corazziere, ex giocatore di football, per il quale Lily non perde solo la testa. Ecco, le mie critiche, se proprio ci devono essere, vanno alla costruzione di questo personaggio: troppo perfetto, troppo retto, onesto, per bene; troppo tutto.
Non è che rimpianga la dinamica di molti altri libri in cui il protagonista maschile all’inizio è un bastardo ma poi si rivela un adorabile cucciolone, troppo prevedibile anche questo; ma almeno un difetto, UNO SOLO, diavolo, glielo vogliamo attribuire, a Nick-santo-subito? Che noia!
Gli altri personaggi, come la sorellina di sette anni di Lily che scappa in continuazione o la zia Julie, che passa da uno scandalo all’altro, sono delineati in modo molto più realistico. Con Nick, l’autrice ha voluto strafare, secondo me, ottenendo di fatto l’effetto contrario, almeno in persone un po’ smaliziate come me.
La storia è comunque interessante e fa desiderare di continuarla. I colpi di scena e le rivelazioni non mancano.
Lo stile dell’autrice, come ho già anticipato, è buono e scorrevole. Ci viene fornito un quadro abbastanza realistico dell’America degli anni 30, con i suoi limiti e i suoi pregiudizi difficili da sradicare, soprattutto in quella che si considera la buona società. Vedere la zia Julie che si fa beffe di tutto ciò con atteggiamenti che fanno rizzare i capelli alle signore per bene è stata una delle cose più divertenti di questo libro.
Semaforo verde, dunque, dal Brutto Folletto: tre stelline. Avrebbero anche potuto essere 3.5, se Nick fosse stato un po’ meno Superman.




Se ti piace questa recensione clicca g+1
Commenta il post per farci sapere la tua opinione!


Nessun commento:

Posta un commento