Oggi
Teresa Siciliano ci parla della figura femminile nel romanzo rosa e di come le donne, pur legate alle convenzioni dell'epoca descritta, si sono imposte come modelli di forza e indipendenza.
Di recente Mara Roberti mi ha
sottoposto un questionario sul femminismo nel rosa e quindi mi ha stimolato a
meditare sull’argomento. A prima vista i due fenomeni sembrerebbero
inconciliabili. Nell’opinione corrente il rosa avrebbe al centro una damigella
indifesa che aspetta il suo cavaliere in splendente armatura, o meglio una
donna debole e piagnucolosa da proteggere e salvare.
In realtĆ ciĆ² non avviene neanche nei
romanzi di Delly. Certo dobbiamo collocarli sullo sfondo del periodo storico in
cui sono stati scritti (cioĆØ quello in cui le donne in genere non avevano il
diritto di voto e addirittura neppure la paritĆ giuridica con gli uomini). E
tuttavia spesso troviamo accenti chiaramente femministi: si riconosce la
preminenza dell’uomo nella societĆ e nella famiglia, ma si rivendica la dignitĆ
della donna e la si pretende anche nelle situazioni piĆ¹ difficili. Anzi la
figura femminile, ancora incarnazione della donna-angelo di matrice
cortese-dantesca, si assume il compito di garantire certi alti valori morali ed
umani in un mondo sempre piĆ¹ proiettato verso il denaro e il successo.
Interessante che ciĆ² non si verificasse
quasi mai nella Werner, di matrice prussiana, molto piĆ¹ laica, che pure sembra
tanto piĆ¹ moderna di Delly: per quanto rammento, solo in Catene spezzate la protagonista sembra rivendicare il proprio
valore come donna.
Naturalmente un secolo non ĆØ passato
invano e oggi sono frequenti i romanzi in cui la protagonista ha una parte di
rilievo anche al di fuori degli aspetti sentimentali.
L’ultimo ĆØ Una rondine nella tempesta di Roberta Ciuffi, in cui Maria, pur vivendo
all’inizio del Cinquecento ed essendo quindi ben consapevole della precarietĆ
della sua posizione, non si arrende, ma lotta per realizzarsi, come si direbbe
oggi. Data in sposa giovanissima ad un uomo molto piĆ¹ vecchio di lei, a seguito
della lunga malattia e poi della morte del marito, ha imparato ad amministrare
il suo castello, attirandosi l’apprezzamento della maggior parte dei sudditi, ma
sa bene che le cose presto precipiteranno. Quando il capitano di ventura Conrad
capita al castello con un piccolo esercito a cercare soccorso, gli offre di
diventare suo marito.
“Non
mi permetteranno di mantenere le terre e la fortezza senza un marito, nƩ
lasceranno che sia io a sceglierne uno. Decideranno sopra la mia testa, come
hanno sempre fatto, e io sarĆ² di nuovo una pedina nel gioco di qualcun altro.
Stavolta perĆ² voglio cercare di sconfiggerli. La neve finora mi ĆØ stata amica.
Ha reso difficili le strade, bloccato i passi, ma non so di quanto tempo potrĆ²
disporre ancora.
TornĆ²
a fissarlo. Il suo sguardo era fermo ma Conrad si accorse che stava faticando a
deglutire. Doveva avere la bocca asciutta dall’ansia. Non era distaccata e
sicura di sƩ come voleva apparire.
— Il
mondo tende a non rispettare una donna sola e un marito al mio fianco potrebbe
aumentare la mia autoritĆ . Un marito con un esercito proprio, benchĆ© piccolo,
potrebbe essere ancora meglio — concluse, sollevando un poco il mento
(…)
— I
villaggi vi appoggerebbero? — chiese (Conrad), scegliendo di mettere da parte
aspetti dell’accordo che potevano offuscargli la mente. Almeno per il momento.
(…)
— Se
avessi al mio fianco un braccio forte, credo di sƬ.
—
Non avete detto: una guida forte.
Lei
irrigidƬ le spalle. — Non ho bisogno di una guida. Credo di aver dimostrato di
saper decidere di testa mia.”
Ovviamente le cose non saranno affatto
facili: Maria e Conrad dovranno lottare a lungo prima di vincere. E tuttavia la
vittoria verrĆ da dove meno se lo aspettano. CiĆ² perchĆ© anche a quell’epoca
donne certo eccezionali riuscirono a volte a sfuggire alla sorte riservata al
loro sesso. A me piace pensare che la Ciuffi si sia ispirata alla vita di
Matilde di Canossa, che fu capace di ritagliarsi un ruolo importante anche in
pieno medioevo.
Certo il prezzo da pagare ĆØ sempre
stato grande, nella realtĆ ancora piĆ¹ che nel romance.
Nulla mi dĆ piĆ¹ fastidio che trovare
nei rosa donne del passato cui basta impuntarsi e, a scelta, piagnucolare o
sbattere le ciglia per ottenere cose impossibili alla loro epoca.
PerĆ² d’altra parte non bisognerebbe
eccedere nel senso opposto: ad esempio nel bel romanzo della Sands Tra le braccia di uno scozzese Ross
passa una buona parte del libro ferito e senza conoscenza e morirebbe se Annabel
non lo salvasse. Il che mi pare esagerato: l’autrice poteva permettergli di
fare l’eroe almeno una volta!
Meglio allora fare come la Romani che,
sulla base di vaghi ricordi (le donne di Lemno? le Walkirie?),
inventa un mondo rovesciato in cui le donne comandano e gli uomini sono ridotti
a oggetti sessuali (ma attenzione: la saga ĆØ in corso e non sappiamo a quale
finale pensi l’autrice).
A questo proposito c’ĆØ un personaggio
della Balogh (!) interessante ed ĆØ Freyja, la sorella del duca di Bewcastle:
brutta, una brutta che non diventerĆ mai bella, se non agli occhi del suo uomo
(ah! l’amore!), e giĆ questo ĆØ un particolare stuzzicante, spavalda e
aggressiva (se deve dare un pugno, lo dĆ ), facile a perdere la misura, non ĆØ
mai simpatica, ma col tempo si scopre intelligente e generosa, perfino capace
di autocritica, certo sempre in grado di affrontare i problemi senza fuggire.
E tuttavia le donne con spina dorsale
di ferro non devono esserlo per forza in modo cosƬ plateale: penso a Fumo della Kent e alla sua Margaret,
coraggiosa e determinata, capace di affrontare le difficoltĆ senza cedere, ma
senza neanche perdere la sua femminilitĆ e la sua capacitĆ di sentimento.
Insomma molto diversa dalla
Scarlett/Rossella della Mitchell che, al di fuori degli affari, non capisce mai
niente e, dominata dal suo egoismo, perde di vista le cose importanti: come se
amare, amare davvero, dovesse per forza far diventare deboli.
E, per finire, citiamo anche un
contemporaneo, Ogni maledetta volta
della D’Angelo. Sophie ĆØ un personaggio straordinario: forte ed energica, ma
amorosa, fragile ma resistente, ĆØ la donna che si piega ma non si spezza di
fronte alla crudeltĆ mentale del suo uomo (scusa, Edoardo, ma, quando ci vuole,
ci vuole!). Ć
la prova che si puĆ² difendere la propria dignitĆ , senza perdere la capacitĆ
d’amare.
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