Oggi
Teresa Siciliano ci parla della figura femminile nel romanzo rosa e di come le donne, pur legate alle convenzioni dell'epoca descritta, si sono imposte come modelli di forza e indipendenza.
Di recente Mara Roberti mi ha
sottoposto un questionario sul femminismo nel rosa e quindi mi ha stimolato a
meditare sull’argomento. A prima vista i due fenomeni sembrerebbero
inconciliabili. Nell’opinione corrente il rosa avrebbe al centro una damigella
indifesa che aspetta il suo cavaliere in splendente armatura, o meglio una
donna debole e piagnucolosa da proteggere e salvare.
In realtà ciò non avviene neanche nei
romanzi di Delly. Certo dobbiamo collocarli sullo sfondo del periodo storico in
cui sono stati scritti (cioĆØ quello in cui le donne in genere non avevano il
diritto di voto e addirittura neppure la paritĆ giuridica con gli uomini). E
tuttavia spesso troviamo accenti chiaramente femministi: si riconosce la
preminenza dell’uomo nella societĆ e nella famiglia, ma si rivendica la dignitĆ
della donna e la si pretende anche nelle situazioni più difficili. Anzi la
figura femminile, ancora incarnazione della donna-angelo di matrice
cortese-dantesca, si assume il compito di garantire certi alti valori morali ed
umani in un mondo sempre più proiettato verso il denaro e il successo.
Interessante che ciò non si verificasse
quasi mai nella Werner, di matrice prussiana, molto più laica, che pure sembra
tanto più moderna di Delly: per quanto rammento, solo in Catene spezzate la protagonista sembra rivendicare il proprio
valore come donna.
Naturalmente un secolo non ĆØ passato
invano e oggi sono frequenti i romanzi in cui la protagonista ha una parte di
rilievo anche al di fuori degli aspetti sentimentali.

“Non
mi permetteranno di mantenere le terre e la fortezza senza un marito, nƩ
lasceranno che sia io a sceglierne uno. Decideranno sopra la mia testa, come
hanno sempre fatto, e io sarò di nuovo una pedina nel gioco di qualcun altro.
Stavolta però voglio cercare di sconfiggerli. La neve finora mi è stata amica.
Ha reso difficili le strade, bloccato i passi, ma non so di quanto tempo potrò
disporre ancora.
Tornò
a fissarlo. Il suo sguardo era fermo ma Conrad si accorse che stava faticando a
deglutire. Doveva avere la bocca asciutta dall’ansia. Non era distaccata e
sicura di sƩ come voleva apparire.
— Il
mondo tende a non rispettare una donna sola e un marito al mio fianco potrebbe
aumentare la mia autorità . Un marito con un esercito proprio, benché piccolo,
potrebbe essere ancora meglio — concluse, sollevando un poco il mento
(…)
— I
villaggi vi appoggerebbero? — chiese (Conrad), scegliendo di mettere da parte
aspetti dell’accordo che potevano offuscargli la mente. Almeno per il momento.
(…)
— Se
avessi al mio fianco un braccio forte, credo di sƬ.
—
Non avete detto: una guida forte.
Lei
irrigidƬ le spalle. — Non ho bisogno di una guida. Credo di aver dimostrato di
saper decidere di testa mia.”
Ovviamente le cose non saranno affatto
facili: Maria e Conrad dovranno lottare a lungo prima di vincere. E tuttavia la
vittoria verrĆ da dove meno se lo aspettano. Ciò perchĆ© anche a quell’epoca
donne certo eccezionali riuscirono a volte a sfuggire alla sorte riservata al
loro sesso. A me piace pensare che la Ciuffi si sia ispirata alla vita di
Matilde di Canossa, che fu capace di ritagliarsi un ruolo importante anche in
pieno medioevo.
Certo il prezzo da pagare ĆØ sempre
stato grande, nella realtà ancora più che nel romance.
Nulla mi dà più fastidio che trovare
nei rosa donne del passato cui basta impuntarsi e, a scelta, piagnucolare o
sbattere le ciglia per ottenere cose impossibili alla loro epoca.

Meglio allora fare come la Romani che,
sulla base di vaghi ricordi (le donne di Lemno? le Walkirie?),
inventa un mondo rovesciato in cui le donne comandano e gli uomini sono ridotti
a oggetti sessuali (ma attenzione: la saga ĆØ in corso e non sappiamo a quale
finale pensi l’autrice).

E tuttavia le donne con spina dorsale
di ferro non devono esserlo per forza in modo cosƬ plateale: penso a Fumo della Kent e alla sua Margaret,
coraggiosa e determinata, capace di affrontare le difficoltĆ senza cedere, ma
senza neanche perdere la sua femminilitĆ e la sua capacitĆ di sentimento.
Insomma molto diversa dalla
Scarlett/Rossella della Mitchell che, al di fuori degli affari, non capisce mai
niente e, dominata dal suo egoismo, perde di vista le cose importanti: come se
amare, amare davvero, dovesse per forza far diventare deboli.

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