sabato 17 dicembre 2016

Recensione: "SENZA PIÙ NOME" di Elisabetta Barbara De Sanctis.




Genere: Narrativa contemporanea
Editore: Self-Publishing
Pagine: 260
Prezzo: € 0,99 (e-book); € 12,95
Uscita: 12 settembre 2016











Sinossi: 

Martina ha sedici anni e combatte contro un passato pieno di mostri, ma basta poco perché quanto ha rimosso torni a galla, con i ricordi delle violenze e degli abusi e tutto il suo carico di dolore. Quando la sua vita sembra arrivare al capolinea, decide di provare a vivere inseguendo il suo sogno di libertà: una moto e una strada su cui correre, veloce come il vento. Un viaggio che, tappa dopo tappa, la aiuterà a prendere coscienza di ciò che le ha segnato l'anima. Un viaggio per trovare se stessa. Un viaggio per ricominciare.
NOTA: le vicende narrate nel libro sono di pura fantasia, ma l’intensità e la drammaticità di alcuni passaggi lo rendono non adatto a un pubblico sensibile e facilmente impressionabile. 



Spettacolare.
Questa la prima parola che mi sovviene ripensando a Senza più nome di Elisabetta Barbara de Sanctis.
Non vi aspettate di trovare una storia d’amore, scene erotiche o eccessi di violenza.
Elisabetta ha nel suo curriculum libri erotici e raccolte di poesie, ma qui scopriamo un’autrice nuova, pur rimanendo la stessa nello stile e nella fluidità della sua scrittura.
Troveremo un amore grande, il più forte che esista in natura: quello tra madre e figlia.
In questo splendido libro Martina ci racconta la sua storia, il suo dolore, la sua lenta e sofferta strada per uscirne “viva”.

Martina è stata rapita quando era ancora una bambina. Abusata sessualmente, picchiata e traumatizzata per sette lunghi anni. Si salva. Il suo corpo riprende vita, ma la sua anima?
Anima e corpo sono irrimediabilmente legati: se l’una soffre, l’altro ne paga le conseguenze e viceversa.
In questo romanzo non ci sono né vincitori né vinti. Non ci sono amori tra due giovani ragazzi che scoprono se stessi. In Senza più nome c’è la ricerca di una ragazza verso la strada della rinascita, c’è la voglia di vivere e di morire che danzano come due amiche del cuore sul filo di una vita già spezzata.
Non è un libro semplice: i temi trattati, anche se attuali, sono di difficile accettazione, ma c’è la speranza, quella dea che non ha mai abbandonato gli uomini, che dona un barlume di luce a chi vive nel buio e che accarezza un animo spezzato con solerte amore.
Martina sta male e lotta giorno e notte contro i fantasmi di un passato che non può essere dimenticato, un presente che esiste solo nelle storie per bambini che scrive e un futuro che non riesce nemmeno a immaginare.
Assisteremo alle difficoltà che questa fragile ragazza affronta per mettere ordine e pace dentro e fuori se stessa. Combatterà con i denti e con tutte le sue forze e avrà al suo fianco una brava terapeuta, che con i suoi metodi non convenzionali, riuscirà a scalfire la cinta muraria che protegge la nostra eroina da tutto, dal bello e dal brutto.
Ci sarà la sua dolce mamma, che con amore e pazienza si metterà al suo fianco, per esserci senza imporsi, per amare senza possedere.
Incontrerete Saverio, un uomo mite e buono al quale deve più della vita.

Vedrete Martina “morire” di dolore e cercare comunque di rinascere perché lei non è ciò che le è accaduto.
Lei è Martina, che ha dovuto scendere al di sotto dello stesso inferno e trovare la forza per ritornare tra i “vivi”, per non lasciarsi sopraffare da incubi e tormenti.
Lei è Martina che a cavallo della sua moto cercherà frammenti di se stessa nel mondo, un luogo da poter chiamare casa e il coraggio di amare e forse lo troverà… lì dove l’aveva lasciato.
Una storia intensa, che cattura, che entra e scorre nelle vene, che arriva al cuore e lì giace fino alla fine, quando a malincuore si deve chiudere il libro e passare ad altro.
Un romanzo che insegna molto, portando tutti a cavallo di quella moto con la protagonista, che combatte anche quando non ha più armi a disposizione, accompagnata dalle lacrime di una madre costretta a rivivere una sofferenza mai del tutto sopita.
Concludendo posso affermare con certezza che Senza più nome è un inno alla vita.
Complimenti alla scrittrice per la fluidità della narrazione, per la delicatezza e il rispetto nella trattazione dei delicati temi di cui questa storia parla e per la sublime scrittura.





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