martedì 11 giugno 2019

Recensione: "IL MIO BASTARDO PREFERITO" di Penelope Ward e Vi Keeland.






Genere: Contemporary Romance
Editore: Newton Compton
Pagine: 284
Prezzo: € 3,99
Uscita: 30 maggio 2019











Sinossi:


Sapresti scegliere tra soldi e amore? Sicuramente hai già una risposta in testa e stai anche pensando che si tratta di una decisione facile. Per me non lo è affatto. Ho già menzionato il fatto che qui si sta parlando di una barca di soldi? Ecco. Uscivo da un periodo stressante e avevo bisogno di starmene per conto mio. Così, ho preso una decisione impulsiva: sono partita e in aeroporto ho conosciuto Carter, per caso. È stata una conversazione bollente, ma poi lui se ne è andato e pensavo che non l'avrei mai più rivisto. Invece... era il pilota del mio volo. Sapevo che innamorarmi di lui sarebbe stato pericoloso: la sua reputazione di playboy era nota in tutti gli aeroporti del mondo e anche se ero certa che mi avrebbe ferita, non l'ho allontanato. Forse una parte di me desiderava essere la ragazza in grado di fargli mettere la testa a posto. Ero completamente ammaliata da Carter e non mi sono accorta che più mi faceva volare e più il rischio di precipitare era alto. Fino a che ho capito di non poter più tornare indietro.


a cura di ALESSIA MALINCONICO

Non ho mai sofferto tanto nello scrivere una recensione: questa è un duro colpo alla mia anima di lettrice e di fan sfegatata della Keeland.

Avevo bramato a lungo la pubblicazione de “Il mio bastardo preferito”, sicura che il duo Keeland-Ward non mi avrebbe deluso neanche questa volta: peccato non poter confermare le mie aspettative.
La trama in sé non era nulla di nuovo e rivoluzionario, ma già in precedenza le autrici erano riuscite a giocare su carte viste e riviste in una maniera talmente sublime da occultarne l’aspetto noto.
Non è il caso di questo romanzo.
Il lettore è catapultato nella storia immediatamente, senza un opportuno preambolo a creare il pathos per il primo incontro tra i due protagonisti.
Mi è risultato arduo anche lo stesso immedesimarmi con i due personaggi: Kendall, giovane donna che si trova all’imbocco di un bivio e in preda ai dubbi, e Carter, un “playboy pilot”, come recita il titolo originale del libro.
Ritroviamo in lui tutte le caratteristiche dell’uomo libertino che si spaccia per menefreghista e incapace di amore, e quindi tutte le basi per il classico “bad boy” dalla vena più sbarazzina e meno ombrosa dell’espressione.
Questa è l’idea originale delle autrici che si sono, però, dimostrate incapaci di mantenere definito il personaggio, facendolo capitolare di fronte al seno di Kendall sin dalle prime battute. E non parlo per metafore.
Vorrei poter dire che almeno l’aspetto della sensualità e passionalità si sia salvato e abbia risollevato le sorti del romanzo, ma, ancora una volta, l’enfasi posta sull’argomento si è conclusa in battute volgari e situazioni inverosimili.
Si è veicolato un prototipo di maschio che si può permettere di scadere nel volgare sin dal primo incontro e che nel corso dell’intera storia alza di una tacca alla volta i parametri del lecito, inconsapevole di trovarvisi ben oltre. Non ho gradito questo messaggio, un messaggio pericoloso che può facilmente essere considerato legittimo dalle migliaia di lettrici.
Divertenti gli spunti musicali di Carter che, con la sua mania di sovrapporre a momenti della propria vita canzoni dei Beatles, cadenza l’intero libro; altrettanto simpatica è la ricerca di “segni” che guidano le scelte di Kendall e Carter.
Nel complesso si staglia nel panorama letterario come uno dei tanti libri che seguono il filone del sesso come fondamento di un sentimento più profondo e meno prosaico.
Non è sicuramente un libro indimenticabile, ma, chi riesce a sorvolare sui suddetti punti, a mio parere altamente negativi, lo potrà anche trovare una buona distrazione dalla monotonia della vita quotidiana.





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