Abbiamo un Goblin diverso oggi?
Ci sembra timoroso ed impaurito, angosciato per il futuro. Si è per caso
strainnamorato del bellissimo Eric? Paure, sentimenti ed ironia per questa
quarta puntata .
Eccoci qui a commentare il quarto episodio di True Blood,
caro lettore, dal titolo “Death isnot the end”.
Devo dire che ogni tanto, ma proprio ogni tanto, gli
autori dimostrano ancora un barlume di intelligenza e riescono a mettere
insieme qualcosa di notevole, come appunto questa puntata. E indovinate un po’
il motivo principale per cui non ha fatto schifo come le altre, a detta di
tutti e non solo del Goblin? Ma per la presenza massiccia del nostro amato
Eric, naturalmente, per una volta in character e non obbligato a comportarsi
come un mentecatto.
Partiamo dall’inizio, che vede Sookie e Jason alle prese
con un triste incarico: lei telefona al padre di Alcide per avvertirlo della
morte del figlio, mentre Jason si incarica di avvisare Hoyt, che avevamo
lasciato a lavorare su una piattaforma petrolifera in Alaska, se non erro, dopo
aver ricevuto, su sua precisa richiesta, un glamour totale per dimenticare
Jessica, lo stesso Jason, e tutte le sofferenze in cui era incorso negli ultimi
tempi a Bon Temps. Magari esistesse davvero il glamour, per dimenticare le pene
d’amore o altri traumi…
Più che la telefonata di Sookie, mi ha commosso quella ad
Hoyt. Jason si ricorda benissimo ogni cosa, considera ancora Hoyt uno dei suoi
migliori amici, ed essere costretto a fingere di essere solo “l’autorità” lo
distrugge. Vorrebbe confortarlo, ci prova anche, ricordandogli quando erano bambini
insieme, ma non gli è possibile e interrompe la comunicazione col cuore
infranto.
Persino la
Donna col Frejus in bocca funziona, in questo episodio:
invece di ammazzarci di gattamortaggine, mostra il piglio deciso che ha avuto
in rare occasioni e diventa leggermente più sopportabile, agli occhi del vostro
Goblin. Non tantissimo, eh. Solo quel tanto che basta per non coprirla di
insulti ogni volta che appare.
È dopo la sigla, però, che le cose si fanno decisamente
più interessanti. Eric e Pam sono su un aereo di ritorno negli Stati Uniti e
lui sta cenando. No, non con il True Blood ormai infetto, ma direttamente dalla
fonte, sotto forma di gran pezzo di umana, sul posto per assolvere proprio
questa funzione. Peccato che, così facendo, infetti anche lei e la renda una
portatrice sana di Hep-V. Qualcuno ha storto il naso, in proposito, ma ehi,
stiamo parlando di vampiri e stiamo parlando di Eric, che non ha mai dimostrato
una grande empatia nei confronti dei mortali – e non vedo perché dovrebbe. Ha
il diritto di nutrirsi, e non ha messo la ragazza in pericolo di vita; anzi, in
un certo senso l’ha immunizzata dai futuri attacchi di altri vampiri, visto che
ormai il suo sangue non è più puro. Dovrà cambiare lavoro, embè? Non mi sembra
così grave.
Pam vorrebbe lanciarsi subito alla ricerca di Sarah
Newlin, come da programma, ma Eric decide di atterrare a Shreveport. Dice di
voler rintracciare Willa, da lui trasformata e poi abbandonata dopo due
settimane, maPam non se la beve. Lei sa cheWilla non è l’unico motivo per il
quale Eric desidera tornare a casa, ma è costretta a cedere alla volontà del
suo maker. Sulle parole “I hate Shreveport” viene introdotto un flashback
davvero succoso e intrigante: scopriamo le origini del Fangtasia e ritroviamo
un personaggio che ci ha regalato momenti indimenticabili in tutte le stagioni:
Ginger. Io adoro questa donna, sia quando strilla,sia quando non lo fa. E qui
ci accorgiamo anche che non è un’oca senza cervello come ci è sempre apparsa.
Siamo nel 1986, Eric e Pam sono appena stati rimpatriati
dopo quanto accaduto nel vigneto francese; l’Authority, non fidandosi affatto
del nostro amato vichingo, decide di tenerlo al guinzaglio e gli affida la
gestione di un’attività commerciale – nella fattispecie un noleggio di
videocassette – situato proprio nei locali di quello che diventerà il night
club per vampiri più famoso di tutta la Louisiana. È il Magister a incaricarsi di portare
loro la lieta novella – bello anche rivedere lui – e la faccia di Pam quando le
luci si accendono nel negozio è spettacolare. Nel contempo Eric viene anche
nominato Sceriffo dell’area 5 sempre allo scopo di tenerlo d’occhio. I due sono
oltremodo depressi. Come faranno a trascorrere anni e anni noleggiando insulsi
film agli umani, notte dopo notte? Ah, non dimentichiamo il famoso scantinato
di Eric, in quel momento adibito a sezione porno del negozio. Pam, se potesse,
si metterebbe a urlare. Il primo flashback si conclude qui, ma il meglio deve
ancora venire.
Ritorno al presente, con Sook che fa visita ai figli di
Arlene e promette loro di riportare la madre a casa; promessa azzardata, direi,
ma la ragazza è in un momento di badassitudine assoluta e ci tiene che tutti lo
sappiano. Il problema è che nessuno sa dove lei e gli altri umani siano tenuti
prigionieri dai vampiri malati; l’unica è tentare di strappare l’informazione
ad Holly, scampata al massacro ma con un blocco mentale di proporzioni
bibliche. Essere dei telepati ogni tanto aiuta, però, e grazie ai suoi poteri,
per una volta usati in modo intelligente, si scopre chi è morto, chi è
sopravvissuto e soprattutto che il covo degli zompiri è nel Fangtasia.
Sam sclera e vorrebbe precipitarsi là per salvare la sua
donna; Jason è costretto a puntargli una pistola alla testa per dissuaderlo,
convincendolo che l’unica cosa da fare sia aspettare il tramonto, in modo da
avere l’aiuto dei vampiri, primo tra tutti Superbill, che sta facendo asciugare
al sole il costume da supereroe e non può certo uscire tutto in disordine.
Ancora una volta mi chiedo: ma dove cavolo sono finite le autorità nazionali?
Un pacco di persone sono state rapite e nessuno interviene? Questo è uno dei
plot holes più enormi della storia di True Blood e rischia di rendere poco
credibile tutto il resto, ma ad accorgersene sono solo gli spettatori. Quei
geni degli sceneggiatori, a cominciare da Buckner, sono lì a farsi canne a
tutto spiano.
Dopo abbiamo a che fare con Jess, in preda ad anoressia
vampira: sono mesi che non si nutre (poco verosimile) e la ferita che ha
ricevuto nello scorso episodio dagli umani in rivolta non accenna a guarire.
Provano a convincerla il suo tipo, James, San Bill e anche Sookie in modalità non me ne frega un accidente di te, basta
che ti rimetti in forze perché mi servi, ma è solo il discorso del mitico
Lafayette che la convince a rompere il digiuno. Adoro Lafayette, avrebbero
dovuto sfruttare molto di più il suo personaggio. Una delle tante occasioni
sprecate di questa serie un tempo fantastica.
“Ci chiamano
immortali, ma non lo siamo. Dobbiamo nutrirci da persone innocenti per
sopravvivere”
dice Jess, che sembra accorgersi solo ora di questo curioso dettaglio del suo
essere vampiro. Salve, buongiorno e ben svegliata.
La risposta di Lafa ha una logica schiacciante, e mette
alle strette la ragazzina: “Beh, allora
siamo fortunati, perché io non sono affatto innocente, bitch. Accetto il fatto
di essere uno stronzo profondamente imperfetto e non sono impaziente di vedere
com’è la morte.” Per la serie, piantala di menartela e fatti una bevuta. Ci
voleva tanto?!!
Secondo flashback su Eric e compagnia, spettacolare:
ritroviamo un personaggio molto caro a chiunque segua True Blood, la divina
Ginger. Qui siamo nel 1996, lei è una studentessa universitaria con grossi
occhiali e capelli di colore anonimo che capita nella videoteca dei nostri alla
ricerca di una selezione di titoli sui vampiri, cosa che Pam sembra apprezzare.
Ma è quando Eric fa il suo ingresso nel negozio che le cose iniziano a farsi
divertenti. La bocca della povera ragazza si spalanca assieme agli occhi per la
sublime visione. Persa. Da lì a farsi assumere nel negozio per il turno di
giorno il passo è breve. Ancora non sa che la sua passione per tutto ciò che
riguarda il mondo dei vampiri entro una decina d’anni si trasformerà in un
sogno trasposto nella realtà. Quelle creature su cui ha sempre fantasticato
esistono sul serio, e lei è la dipendente di due di loro, di cui uno millenario
e sprizzante sesso da tutti i pori. Unica cosa che non ho apprezzato un granché
era il look di Eric, alla Beverly Hills 90210. Andiamo… siamo nel periodo del
Grunge e del Metal e me lo fate vestire come un fighetto? Uhm, no, bocciato.
Intanto Sam e Jason fanno visita a Rosie, la vedova di
Kevin, l’altro poliziotto; potrebbe sembrare un dettaglio insignificante, ma
Sam è così tordo da svelare alla donna i loro piani per la notte ventura e lei,
che faceva parte del gruppo di umani esagitati si segna ora e posto. Ce la
ritroveremo più tardi e, assieme ai suoi compagni, avrebbe fatto meglio a
restare a casa. Sook va da Bill per organizzare il raid, chiedendogli di
convincere altri vampiri a partecipare, e già che ci siamo gli dà un po’ di pappa.
Appeal della scena? Zero.
Gli ultimi venti minuti della puntata sono stati piuttosto
entusiasmanti, devo dirlo.
Ultimo flashback,
da cui scopriamo che la vera mente dietro il Fangtasiaè nientemeno che Ginger,
che, nel 2006, a
Grande Rivelazione avvenuta, arriva alla videoteca con una gigantesca sedia,
quella che diventerà il trono di Eric e illustra i suoi progetti a Pam, il cui
ghigno si fa sempre più convinto. “Eric Northman non è altro che puro e
maledetto sesso seduto su un trono” dice Ginger, certa che il loro locale avrà
un grande successo, visto che il genere che va di più è il porno. Sottoscrivo e
approvo, Ginger. Non il concetto del porno, ma quello di Eric, che poi sono la
stessa cosa. A Pam piace talmente l’idea che glamourizza Ginger per prendersene
il merito; otto anni dopo, sull’aereo, lo confessa per la prima volta al suo
maker.
“Pam, such a bitch!” dice Eric con un sorriso fiero.
“Butyoustill love me” risponde lei, con la tristezza negli
occhi.
“Always” dice Eric e il suo sguardo dice più di mille
parole.
Mentre il gruppo di umani e vampiri (quattro gatti; i
vampiri non sono famosi per fare favori senza un tornaconto) si prepara per la
battaglia a casa di Bill, ecco che arrivano Eric e Pam.
“Pam mi ha detto che hai scritto un libro in cui sostieni
di non essere più uno stronzo” esordisce Eric davanti a Bill; non crederci,
Eric, stronzo è e stronzo rimarrà per l’eternità, a meno che qualcuno non lo
impaletti prima. Se succede, fatemelo sapere, organizzerò una festa. Bill però
non gli risponde; si è accorto del reticolo di vene scure che si affacciano
dalla maglietta del vichingo, segno inequivocabile di infezione e il sorriso
gli muore sulle labbra. Subito dopo arriva Sookie che, ricordiamolo, in sei
mesi non ha mai nominato Eric, nemmeno una volta, ma adesso si mostra sconvolta
da quello che vede e lo abbraccia stretta. Brutta vacca.
Scusate, so che siete tutte lì con i cuoricini negli
occhi, ma non ho mai shippato questa coppia e non la shipperò mai. Eric sarebbe
sprecato con lei e nessuno me lo toglierà mai dalla testa.
“Eric, pronto? Siamo qui per Willa e per uccidere una
cristiana, ricordi?” dice Pam, che poco dopo definirà Sookie un fungo, ma lui
non la vuole ascoltare, per il momento. Vuole solo godersi questo contatto. Lui
l’ha amata, forse la ama ancora. Cosa passi per la mente di SookieStackhouse è
un mistero, invece. Fatto sta che, per questo amore che lui prova ancora per
lei, Eric accetta di unirsi alla spedizione punitiva, con grande entusiasmo di
Pam. Arriva anche Willa, molto arrabbiata con il suo maker (Come darle torto?
L’ha abbandonata dopo due settimane), ma ogni chiarimento sarà da rimandare a
dopo.
Grazie a lui riescono a introdursi nel Fangtasia
attraverso un passaggio segreto, ma c’è un muro da sfondare, ed Eric è troppo
indebolito per riuscirci. Che sofferenza, ragazzi, vederlo ridotto così, e
assistere invece alla dimostrazione di forza di Superbill. Se dobbiamo vivere
quest’agonia con lui, puntata dopo puntata, per poi vedercelo morire, non so se
ce la farò. Tornando alla spedizione, quando Pam e Bill si introducono nel
sotterraneo del Fangtasia per portare in salvo le tre superstiti, si accorgono
che in realtà sono soltanto due: la povera Arlene è stata appena prelevata ed è
al piano di sopra a nutrire gli zompiri. Se non è sfiga questa… Grande Pam, che
prende da parte Bill e gli dice, in pratica “Uè, non fare troppo il figo, che
tanto Sookie non te la dà”. Fosse vero… lei sì che ha capito questo tronfio
idiota.
Quando tutto sembra pronto per l’attacco, il diavolo ci
mette la coda sotto forma di Rosie e compagnia. Loro non fanno distinzione tra
vampiri malati e sani, e la situazione si complica assai. La battaglia si
sposta all’esterno, ma Sook rimane dentro per tentare di aiutare Arlene, ormai
più di là che di qua. Quando ti appare tuo marito morto, circondato da un alone
di luce, non è un buon segno. Grazie al sangue di uno dei vampiri buoni
comunque la rossa si riprende e potrà tornare a casa dai suoi bambini. Bill salva
persino Eric da un’aggressione improvvisa. “Vedi? Non sono più uno stronzo”
dice al vichingo. Oh, sì che lo sei, ma ti fa comodo far finta di non esserlo.
L’ultima scena vede Eric e Sookie scambiarsi un lungo
sguardo pieno di tristezza e di cose non dette, di rimpianto e di dolore.
Autori, non fatemelo morire. Vi chiedo solo questo.
Lasciate che la serie finisca e che noi che lo abbiamo amato tanto possiamo
continuare a immaginarlo chissà dove, magari con Pam, ma
vivo e di nuovo in forze. Per favore. Non fateci piangere. Perché è quello che
farò, se succede, e mi sembrerà di aver perso un amico vero. Così succede a noi
che ci affezioniamo ai personaggi. Diventano amici lontani e ci piace poter
pensare a loro con nostalgia, ma non con il terribile rimpianto che solo la
morte, vera o fittizia che sia, porta con sé. Per favore.
Alla prossima, caro lettore.
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