mercoledì 16 luglio 2014

Goblin VS True Blood: Commento 4^ puntata 7^ stagione




Abbiamo un Goblin diverso oggi? Ci sembra timoroso ed impaurito, angosciato per il futuro. Si è per caso strainnamorato del bellissimo Eric? Paure, sentimenti ed ironia per questa quarta puntata .




Eccoci qui a commentare il quarto episodio di True Blood, caro lettore, dal titolo “Death isnot the end”.
Devo dire che ogni tanto, ma proprio ogni tanto, gli autori dimostrano ancora un barlume di intelligenza e riescono a mettere insieme qualcosa di notevole, come appunto questa puntata. E indovinate un po’ il motivo principale per cui non ha fatto schifo come le altre, a detta di tutti e non solo del Goblin? Ma per la presenza massiccia del nostro amato Eric, naturalmente, per una volta in character e non obbligato a comportarsi come un mentecatto.
Partiamo dall’inizio, che vede Sookie e Jason alle prese con un triste incarico: lei telefona al padre di Alcide per avvertirlo della morte del figlio, mentre Jason si incarica di avvisare Hoyt, che avevamo lasciato a lavorare su una piattaforma petrolifera in Alaska, se non erro, dopo aver ricevuto, su sua precisa richiesta, un glamour totale per dimenticare Jessica, lo stesso Jason, e tutte le sofferenze in cui era incorso negli ultimi tempi a Bon Temps. Magari esistesse davvero il glamour, per dimenticare le pene d’amore o altri traumi…
Più che la telefonata di Sookie, mi ha commosso quella ad Hoyt. Jason si ricorda benissimo ogni cosa, considera ancora Hoyt uno dei suoi migliori amici, ed essere costretto a fingere di essere solo “l’autorità” lo distrugge. Vorrebbe confortarlo, ci prova anche, ricordandogli quando erano bambini insieme, ma non gli è possibile e interrompe la comunicazione col cuore infranto.
Persino la Donna col Frejus in bocca funziona, in questo episodio: invece di ammazzarci di gattamortaggine, mostra il piglio deciso che ha avuto in rare occasioni e diventa leggermente più sopportabile, agli occhi del vostro Goblin. Non tantissimo, eh. Solo quel tanto che basta per non coprirla di insulti ogni volta che appare.
È dopo la sigla, però, che le cose si fanno decisamente più interessanti. Eric e Pam sono su un aereo di ritorno negli Stati Uniti e lui sta cenando. No, non con il True Blood ormai infetto, ma direttamente dalla fonte, sotto forma di gran pezzo di umana, sul posto per assolvere proprio questa funzione. Peccato che, così facendo, infetti anche lei e la renda una portatrice sana di Hep-V. Qualcuno ha storto il naso, in proposito, ma ehi, stiamo parlando di vampiri e stiamo parlando di Eric, che non ha mai dimostrato una grande empatia nei confronti dei mortali – e non vedo perché dovrebbe. Ha il diritto di nutrirsi, e non ha messo la ragazza in pericolo di vita; anzi, in un certo senso l’ha immunizzata dai futuri attacchi di altri vampiri, visto che ormai il suo sangue non è più puro. Dovrà cambiare lavoro, embè? Non mi sembra così grave.
Pam vorrebbe lanciarsi subito alla ricerca di Sarah Newlin, come da programma, ma Eric decide di atterrare a Shreveport. Dice di voler rintracciare Willa, da lui trasformata e poi abbandonata dopo due settimane, maPam non se la beve. Lei sa cheWilla non è l’unico motivo per il quale Eric desidera tornare a casa, ma è costretta a cedere alla volontà del suo maker. Sulle parole “I hate Shreveport” viene introdotto un flashback davvero succoso e intrigante: scopriamo le origini del Fangtasia e ritroviamo un personaggio che ci ha regalato momenti indimenticabili in tutte le stagioni: Ginger. Io adoro questa donna, sia quando strilla,sia quando non lo fa. E qui ci accorgiamo anche che non è un’oca senza cervello come ci è sempre apparsa.
Siamo nel 1986, Eric e Pam sono appena stati rimpatriati dopo quanto accaduto nel vigneto francese; l’Authority, non fidandosi affatto del nostro amato vichingo, decide di tenerlo al guinzaglio e gli affida la gestione di un’attività commerciale – nella fattispecie un noleggio di videocassette – situato proprio nei locali di quello che diventerà il night club per vampiri più famoso di tutta la Louisiana. È il Magister a incaricarsi di portare loro la lieta novella – bello anche rivedere lui – e la faccia di Pam quando le luci si accendono nel negozio è spettacolare. Nel contempo Eric viene anche nominato Sceriffo dell’area 5 sempre allo scopo di tenerlo d’occhio. I due sono oltremodo depressi. Come faranno a trascorrere anni e anni noleggiando insulsi film agli umani, notte dopo notte? Ah, non dimentichiamo il famoso scantinato di Eric, in quel momento adibito a sezione porno del negozio. Pam, se potesse, si metterebbe a urlare. Il primo flashback si conclude qui, ma il meglio deve ancora venire.




Ritorno al presente, con Sook che fa visita ai figli di Arlene e promette loro di riportare la madre a casa; promessa azzardata, direi, ma la ragazza è in un momento di badassitudine assoluta e ci tiene che tutti lo sappiano. Il problema è che nessuno sa dove lei e gli altri umani siano tenuti prigionieri dai vampiri malati; l’unica è tentare di strappare l’informazione ad Holly, scampata al massacro ma con un blocco mentale di proporzioni bibliche. Essere dei telepati ogni tanto aiuta, però, e grazie ai suoi poteri, per una volta usati in modo intelligente, si scopre chi è morto, chi è sopravvissuto e soprattutto che il covo degli zompiri è nel Fangtasia.
Sam sclera e vorrebbe precipitarsi là per salvare la sua donna; Jason è costretto a puntargli una pistola alla testa per dissuaderlo, convincendolo che l’unica cosa da fare sia aspettare il tramonto, in modo da avere l’aiuto dei vampiri, primo tra tutti Superbill, che sta facendo asciugare al sole il costume da supereroe e non può certo uscire tutto in disordine. Ancora una volta mi chiedo: ma dove cavolo sono finite le autorità nazionali? Un pacco di persone sono state rapite e nessuno interviene? Questo è uno dei plot holes più enormi della storia di True Blood e rischia di rendere poco credibile tutto il resto, ma ad accorgersene sono solo gli spettatori. Quei geni degli sceneggiatori, a cominciare da Buckner, sono lì a farsi canne a tutto spiano.
Dopo abbiamo a che fare con Jess, in preda ad anoressia vampira: sono mesi che non si nutre (poco verosimile) e la ferita che ha ricevuto nello scorso episodio dagli umani in rivolta non accenna a guarire. Provano a convincerla il suo tipo, James, San Bill e anche Sookie in modalità non me ne frega un accidente di te, basta che ti rimetti in forze perché mi servi, ma è solo il discorso del mitico Lafayette che la convince a rompere il digiuno. Adoro Lafayette, avrebbero dovuto sfruttare molto di più il suo personaggio. Una delle tante occasioni sprecate di questa serie un tempo fantastica.
“Ci chiamano immortali, ma non lo siamo. Dobbiamo nutrirci da persone innocenti per sopravvivere” dice Jess, che sembra accorgersi solo ora di questo curioso dettaglio del suo essere vampiro. Salve, buongiorno e ben svegliata.
La risposta di Lafa ha una logica schiacciante, e mette alle strette la ragazzina: “Beh, allora siamo fortunati, perché io non sono affatto innocente, bitch. Accetto il fatto di essere uno stronzo profondamente imperfetto e non sono impaziente di vedere com’è la morte.” Per la serie, piantala di menartela e fatti una bevuta. Ci voleva tanto?!!
Secondo flashback su Eric e compagnia, spettacolare: ritroviamo un personaggio molto caro a chiunque segua True Blood, la divina Ginger. Qui siamo nel 1996, lei è una studentessa universitaria con grossi occhiali e capelli di colore anonimo che capita nella videoteca dei nostri alla ricerca di una selezione di titoli sui vampiri, cosa che Pam sembra apprezzare. Ma è quando Eric fa il suo ingresso nel negozio che le cose iniziano a farsi divertenti. La bocca della povera ragazza si spalanca assieme agli occhi per la sublime visione. Persa. Da lì a farsi assumere nel negozio per il turno di giorno il passo è breve. Ancora non sa che la sua passione per tutto ciò che riguarda il mondo dei vampiri entro una decina d’anni si trasformerà in un sogno trasposto nella realtà. Quelle creature su cui ha sempre fantasticato esistono sul serio, e lei è la dipendente di due di loro, di cui uno millenario e sprizzante sesso da tutti i pori. Unica cosa che non ho apprezzato un granché era il look di Eric, alla Beverly Hills 90210. Andiamo… siamo nel periodo del Grunge e del Metal e me lo fate vestire come un fighetto? Uhm, no, bocciato.




Intanto Sam e Jason fanno visita a Rosie, la vedova di Kevin, l’altro poliziotto; potrebbe sembrare un dettaglio insignificante, ma Sam è così tordo da svelare alla donna i loro piani per la notte ventura e lei, che faceva parte del gruppo di umani esagitati si segna ora e posto. Ce la ritroveremo più tardi e, assieme ai suoi compagni, avrebbe fatto meglio a restare a casa. Sook va da Bill per organizzare il raid, chiedendogli di convincere altri vampiri a partecipare, e già che ci siamo gli dà un po’ di pappa. Appeal della scena? Zero.
Gli ultimi venti minuti della puntata sono stati piuttosto entusiasmanti, devo dirlo.
 Ultimo flashback, da cui scopriamo che la vera mente dietro il Fangtasiaè nientemeno che Ginger, che, nel 2006, a Grande Rivelazione avvenuta, arriva alla videoteca con una gigantesca sedia, quella che diventerà il trono di Eric e illustra i suoi progetti a Pam, il cui ghigno si fa sempre più convinto. “Eric Northman non è altro che puro e maledetto sesso seduto su un trono” dice Ginger, certa che il loro locale avrà un grande successo, visto che il genere che va di più è il porno. Sottoscrivo e approvo, Ginger. Non il concetto del porno, ma quello di Eric, che poi sono la stessa cosa. A Pam piace talmente l’idea che glamourizza Ginger per prendersene il merito; otto anni dopo, sull’aereo, lo confessa per la prima volta al suo maker.
“Pam, such a bitch!” dice Eric con un sorriso fiero.
“Butyoustill love me” risponde lei, con la tristezza negli occhi.
“Always” dice Eric e il suo sguardo dice più di mille parole.
Mentre il gruppo di umani e vampiri (quattro gatti; i vampiri non sono famosi per fare favori senza un tornaconto) si prepara per la battaglia a casa di Bill, ecco che arrivano Eric e Pam.
“Pam mi ha detto che hai scritto un libro in cui sostieni di non essere più uno stronzo” esordisce Eric davanti a Bill; non crederci, Eric, stronzo è e stronzo rimarrà per l’eternità, a meno che qualcuno non lo impaletti prima. Se succede, fatemelo sapere, organizzerò una festa. Bill però non gli risponde; si è accorto del reticolo di vene scure che si affacciano dalla maglietta del vichingo, segno inequivocabile di infezione e il sorriso gli muore sulle labbra. Subito dopo arriva Sookie che, ricordiamolo, in sei mesi non ha mai nominato Eric, nemmeno una volta, ma adesso si mostra sconvolta da quello che vede e lo abbraccia stretta. Brutta vacca.
Scusate, so che siete tutte lì con i cuoricini negli occhi, ma non ho mai shippato questa coppia e non la shipperò mai. Eric sarebbe sprecato con lei e nessuno me lo toglierà mai dalla testa.
“Eric, pronto? Siamo qui per Willa e per uccidere una cristiana, ricordi?” dice Pam, che poco dopo definirà Sookie un fungo, ma lui non la vuole ascoltare, per il momento. Vuole solo godersi questo contatto. Lui l’ha amata, forse la ama ancora. Cosa passi per la mente di SookieStackhouse è un mistero, invece. Fatto sta che, per questo amore che lui prova ancora per lei, Eric accetta di unirsi alla spedizione punitiva, con grande entusiasmo di Pam. Arriva anche Willa, molto arrabbiata con il suo maker (Come darle torto? L’ha abbandonata dopo due settimane), ma ogni chiarimento sarà da rimandare a dopo.




Grazie a lui riescono a introdursi nel Fangtasia attraverso un passaggio segreto, ma c’è un muro da sfondare, ed Eric è troppo indebolito per riuscirci. Che sofferenza, ragazzi, vederlo ridotto così, e assistere invece alla dimostrazione di forza di Superbill. Se dobbiamo vivere quest’agonia con lui, puntata dopo puntata, per poi vedercelo morire, non so se ce la farò. Tornando alla spedizione, quando Pam e Bill si introducono nel sotterraneo del Fangtasia per portare in salvo le tre superstiti, si accorgono che in realtà sono soltanto due: la povera Arlene è stata appena prelevata ed è al piano di sopra a nutrire gli zompiri. Se non è sfiga questa… Grande Pam, che prende da parte Bill e gli dice, in pratica “Uè, non fare troppo il figo, che tanto Sookie non te la dà”. Fosse vero… lei sì che ha capito questo tronfio idiota.
Quando tutto sembra pronto per l’attacco, il diavolo ci mette la coda sotto forma di Rosie e compagnia. Loro non fanno distinzione tra vampiri malati e sani, e la situazione si complica assai. La battaglia si sposta all’esterno, ma Sook rimane dentro per tentare di aiutare Arlene, ormai più di là che di qua. Quando ti appare tuo marito morto, circondato da un alone di luce, non è un buon segno. Grazie al sangue di uno dei vampiri buoni comunque la rossa si riprende e potrà tornare a casa dai suoi bambini. Bill salva persino Eric da un’aggressione improvvisa. “Vedi? Non sono più uno stronzo” dice al vichingo. Oh, sì che lo sei, ma ti fa comodo far finta di non esserlo.
L’ultima scena vede Eric e Sookie scambiarsi un lungo sguardo pieno di tristezza e di cose non dette, di rimpianto e di dolore.
Autori, non fatemelo morire. Vi chiedo solo questo. Lasciate che la serie finisca e che noi che lo abbiamo amato tanto possiamo continuare a immaginarlo chissà dove, magari con Pam, ma vivo e di nuovo in forze. Per favore. Non fateci piangere. Perché è quello che farò, se succede, e mi sembrerà di aver perso un amico vero. Così succede a noi che ci affezioniamo ai personaggi. Diventano amici lontani e ci piace poter pensare a loro con nostalgia, ma non con il terribile rimpianto che solo la morte, vera o fittizia che sia, porta con sé. Per favore.
Alla prossima, caro lettore.







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