Recensione: “IL COLLEZIONISTA DI BAMBOLE” di Erika Tamburini




Genere: Thriller
Editore: Triskell Edizioni
Collana: Redrum
Pagine: 416
Prezzo: € 6,99 - € 15,00 (cartaceo)
Uscita: 25 Luglio 2019

            









Sinossi:

Febbraio 1929.
Dopo la strage di San Valentino, altri avvenimenti sanguinosi continuano ad abbattersi su Chicago. La città del vento è in preda al terrore, tenuta sotto scacco da un serial killer denominato il Collezionista di Bambole, un assassino che da quasi quindici anni terrorizza gli abitanti creando macabre bambole umane con ragazzi di strada, che abbandona poi in luoghi caratteristici come se fossero un tassello a completamento della sua opera.
In questo clima di terrore si incrociano le vite di Aidan, il detective messo a indagare sul caso, René, un giovane che vive nella casa di piacere di Mama Blue e che con la donna condivide un terribile segreto e del giovane Hisui, anche lui un ragazzo della casa di piacere.
In una metropoli spazzata dal gelido vento del nord che porta con sé le note della musica jazz, il lamento di vittime innocenti e la voce di una bestia bramosa di sangue e vite umane, è in atto una corsa contro il tempo per evitare che il Collezionista di Bambole colpisca ancora. E ancora.

A CURA DI ANTONELLA


Innanzitutto c’è da dire che questo libro è particolarmente cupo. Non solo per la storia del serial killer il collezionista che da quindici anni uccide le sue “prede” (ragazzi ideali bellissimi, delicati, con tratti femminei) dopo un rapporto sessuale, per poi imbalsamarle e trasformale in bambole. Ma anche per lo stile di scrittura e per la descrizione di una città, Chicago, impregnata di morte, sangue e paura. “Il collezionista di bambole”, infatti, è ambientato subito dopo il 14 dicembre del 1929, data importante per la malavita della città. Inoltre per la storia delle vittime, ignorate per quindici anni perché depravati, inutili, fino a quando il caso viene finalmente assegnato a un detective che guarda le vittime, le considera come essere umani innocenti e non soltanto come bambole.

“Non erano bambole per Aidan, non erano così che le vedeva. Non erano scarti della società a cui non pensare, ma erano vittime. Vittime a cui dare giustizia.”

L’autrice è stata molto brava a rendere la storia come doveva essere: angosciante, tetra, allo stesso tempo affascinante e travolgente. Un thriller degno di questa categoria.
I punti di vista alternati dei diversi personaggi dal collezionista, alle sue vittime, fino al detective permettono di sentirsi coinvolti nei pensieri e nelle emozioni, dall’eccitazione per una nuova bambola, al terrore delle vittime, all’angoscia e all’inquietudine, fino all’amore per un uomo folle.
Amore. L’amore, come sappiamo, può offuscare la mente. È quanto accade a Camil, un ragazzo follemente innamorato di un uomo folle. Camil sarebbe una bambola perfetta per il collezionista, eppure questi trova la forza di resistere. Anzi, addirittura trova in Camil conforto. Conforto per i suoi macabri pensieri, per la sua brama di sangue.

“Camil è una splendida bambola, l’unica che in tutti questi anni non sono riuscito a trasformare.”

Ci sono anche il piccolo e dolce René e lo sfacciato quanto affettuoso Hisui. Non vi svelo tra chi nascerà una relazione che per me è stata davvero imprevista, anche se troppo rapida. Non vi posso svelare nulla, perché dovete immergervi in questa storia inquietante quanto imprevedibile. Ogni personaggio ha una propria storia con un passato molto difficile: chi è stato picchiato dal padre o cacciato di casa, chi non è stato compreso dalla propria famiglia. Un passato che è la causa di ciò che ora vivono.

Ho però trovato alcuni elementi che hanno reso la lettura poco appassionante. Mi piacciono molto i POV alternati, ma in questo libro alcuni sono stati secondo me inutili. Inoltre, il passaggio dal punto di vista personale e al tempo presente del collezionista a quello in terza persona al passato degli altri personaggi non mi ha convinto del tutto. Infine, se lo stile fosse stato più scorrevole avrei letto il romanzo con più piacere. Invece ho avuto difficoltà ad immergermi nella storia almeno fino all’inizio delle indagini, non solo per il lento sviluppo della trama, a causa delle descrizioni ripetitive, ma anche per la poca coerenza che ho trovato in alcuni personaggi.

“Avvertiva il pericolo aleggiare attorno a lui. Leggeva la follia in fondo al suo sguardo, eppure non lo aveva allontanato, facendo finta di nulla.”
“Mi piace immaginare di essere un’altra persona, un uomo sano. Un uomo che non ha le mani macchiate del sangue di poveri innocenti.”

Nonostante ciò, il libro mi è piaciuto, soprattutto per la bravura dell’autrice di narrare una realtà così complessa. È una lettura impegnativa e profonda, ma… se amate questo genere, se amate le storie in cui protagonista è la morte, se preferite immergervi in un contesto sconvolto da follia, sangue, mistero e paura, ma colmo di speranza per la vita, sicuramente non potete perdervi “Il collezionista di bambole”.








1 commento:

  1. Sembro una brutta persona, ma non mi ero proprio accorta di questa recensione, fin a che non me l'hanno linkata.
    Grazie per le belle parole, sono felice che il libro sia piaciuto, anche se alcune scelte stilistiche hanno reso faticosa la lettura.

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