Conoscete giĆ la serie Young Lovers di Scarlett Reese? Oggi vogliamo ingolosirvi con alcuni estratti tratti dai primi tre romanzi!
Vicini… Anche troppo
Sono passati
sedici giorni, otto ore e quindici minuti spaccati dall’ultima volta che ho
visto Kevin.
Una quantitĆ di
tempo assurda se si considera che da quando siamo nati a dividerci c’ĆØ solo un
maledetto muro.
Una quantitĆ di
tempo sufficiente a farmi sentire la mancanza di quegli occhi scuri su di me in
una maniera insopportabile.
Credo che non
abbiamo nemmeno mai passato tutto questo tempo lontani. SƬ, non ci siamo
parlati per settimane, e sƬ, abbiamo giurato di lasciarci perdere un sacco di
volte, ma i nostri sguardi non hanno mai dovuto vagare cosƬ a lungo senza
incontrarsi. Non ci siamo mai lasciati perdere per davvero. La scuola non ha
piĆ¹ avuto senso senza di lui.
Niente lo ha.
Mi ero
ripromessa di non pensarci piĆ¹ la mattina in cui mi sono svegliata e sono
fuggita da casa di Darrell dopo essermi quasi commossa nel trovarlo
addormentato ai miei piedi.
La sera prima,
singhiozzando tra le sue braccia, avevo capito che non potevo lasciarlo entrare
dentro di me, in nessun modo.
Che per quanto
lo volessi, i ricordi mi avrebbero sempre impedito di fidarmi ancora di lui, ma
poi, nel vederlo seduto a terra, l’ho immaginato addormentarsi guardando me.
Ć stata una
sensazione cosƬ strana, che mi ha scaldato il cuore e mi ha fatto desiderare di
rifugiarmi tra le sue braccia per sempre. Ma come ho detto, i ricordi non mi
abbandoneranno mai e nemmeno la disperazione che ne ĆØ conseguita.
Quell’immagine
dolce e commovente ĆØ stata spazzata via da quelle che il mio cervello ha
costruito per farmi a pezzi.
Lontani… Mai
abbastanza
Se chiudo gli occhi posso vedere la
spirale di delusione e di dolore che tenta di risucchiarmi nei suoi abissi cosƬ
lo stringo piĆ¹ forte, piantandogli le unghie nella carne e riapro gli occhi,
cercando il suo volto per immergermi nel mare calmo che riempie i suoi.
Istintivamente i miei muscoli si
rilassano un po’, cullati dalla dolcezza che emana il suo sguardo nella
penombra del mio soggiorno.
Mi chiedo se sia in grado di vedere
quante cose stia smuovendo dentro di me in questo istante, se abbia una vaga
idea di quanto sia difficile per me lasciarmi andare in questo modo con
qualcuno.
Di quante volte ho giurato a me stessa
di non farlo piĆ¹.
Ma non c’ĆØ niente da fare, con lui non
sono in grado di tracciare confini. Lui li supera, inconsapevolmente.
Non riesco a rimanere ferma nelle mie
convinzioni quando lui mi guarda come se non avesse mai visto niente di piĆ¹
straordinario.
Quando mi bacia come se non potesse
farne a meno.
E quando mi perdo nel piacere mi rendo
conto che lui forse nemmeno lo sa, ma stasera insieme a mia madre mi ha
riportato a casa un pezzo di anima che temevo di aver perso per sempre.
Insieme… Perfettamente sbagliati
«Cosa le hai fatto?» lo interroga torvo Colin, voltandosi
verso di lui con la fronte aggrottata.
Suo fratello alza le
mani come se avesse una pistola puntata contro. «Niente. Lo giuro.»
«Cas?» Colin si volta verso di me, in attesa che io lo metta
al corrente della situazione.
«A una festa l’ho scambiato per un barista e lui ha pensato
che volessi offrirgli del denaro in cambio di favori sessuali» borbotto
sentendo le guance scaldarsi per l’imbarazzo di quel ricordo.
«Ehi, guarda che non sei stata mica la prima,» afferma
risentito «e di certo non sarai l’ultima» aggiunge cambiando espressione. Mi fa
addirittura l’occhiolino. «E comunque lei mi ha preso a schiaffi.»
«Non sarĆ² stata di certo la prima» ripeto le sue parole
scimmiottando la sua voce.
«E di certo non sarai l’ultima» conclude Colin con una
risata. «Ora capisci cosa intendevo con il peggiore? Micheal Chase, pecora nera
indiscussa della famiglia»
Micheal, per nulla turbato dalle sue parole, mi fa un
inchino, facendomi scuotere la testa mentre tento di reprimere un sorriso divertito.
«E lei invece ĆØ?» chiede a suo fratello osservandomi con
attenzione.
«Cassidy Sullivan. Anche lei ĆØ di Fairhope.»
Per fortuna Colin non ha fatto la stessa cosa con me, perchƩ
se Micheal ha l’etichetta di pecora nera, per molto tempo a me ne hanno
affibbiata una peggiore.
«Interessante» Ć il commento a mezza bocca di Micheal mentre
mi scruta, facendomi sentire improvvisamente accaldata.
«Bene!» squittisco con fin troppa enfasi. «Vorrei poter dire
che ĆØ stato un piacere!» esclamo cercando di apparire disinvolta, per poi
fallire nel momento stesso in cui sposto lo sguardo fino a incontrare i suoi
occhi.
«Non preoccuparti, un giorno potrai farlo.» Le sue parole mi
colgono alla sprovvista mentre indietreggio e per poco non finisco dentro una
pozzanghera.
La sua risata bassa e roca mi riecheggia nello stomaco
quando mi volto di scatto, scappando con le guance in fiamme.
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