Genere: Romance Contemporaneo
Editore: Newton Compton
Editore: Newton Compton
Pagine: 360
Prezzo: € 2,99 (E-book),
Uscita: 8 agosto 2018
Sinossi:
Una
volta, in Africa, ho baciato un re…
«E così, in un vecchio fienile rosso ai piedi del monte Kilimanjaro, ho scoperto la magia inafferrabile che avevo intravisto solo tra le pagine di grandi storie d'amore. Fluttuava intorno a me come una farfalla appena nata e si stabilì in un angolo del mio cuore. Ho trattenuto il fiato, ho avuto paura di respirare per paura che scivolasse fuori e la perdessi per sempre.»
Quando una bomba esplode in un centro commerciale dell’Africa orientale, le tragiche conseguenze delle scosse di assestamento provocano l’incontro di due estranei in un percorso per il quale nessuno dei due sa di essere destinato. Jack Warden, un coltivatore di caffè divorziato in Tanzania, perde la sua unica figlia. A un oceano di distanza, nella campagna inglese, Rodel Emerson riceve una telefonata che le comunica la morte di sua sorella. Sconvolta, prende un aereo nella speranza di un po’ di pace. Due persone comuni, legate da un evento tragico, sono in cammino per ritrovare sé stesse. Li aspetta un’avventura nelle immense pianure di Serengeti, durante la quale il destino di tre bambini si lega indissolubilmente al loro. Ma nonostante le avversità, un’altra sfida si profila all’orizzonte: possono sopravvivere a un’altra perdita, questa volta quella di un amore che è destinato a scivolare tra le loro dita, come le nebbie che svaniscono alla luce del sole?
«A volte ci si imbatte in una storia dai colori dell’arcobaleno, che ci attraversa il cuore. Potremmo non essere in grado di afferrarne o mantenerne il significato, ma non saremo mai dispiaciuti per il colore e la magia che ha portato nella nostra anima.»
Non è sempre facile
recensire, almeno per me. Lo sembra, ma non lo è. Sembra facile dire che il
personaggio A è stra-mega-meraviglioso-sexy-unico e che quello B
è… Che la storia è: wow, non ho parole!
Potrebbe anche essere
semplice, per chi ne ha le competenze, giudicare sintassi, struttura,
caratterizzazioni e chi più ne ha più ne metta.
Ci sono molteplici aspetti
che, nel loro insieme, rendono il libro bello o brutto per il lettore più o
meno esperto.
Per me un libro bello deve
soddisfare svariati requisiti e quello della Attar non li ha solo soddisfatti,
ma è andato addirittura oltre.
Questo libro è un
capolavoro del genere, del quale non cambierei una virgola, del quale vorrei
incidere le parole nella mia anima, per conservarle in eterno.
Ha tutto: passione, amore,
struggimento, ambientazione strepitosa, caratterizzazione impeccabile e magia.
No, non fa parte del genere fantasy, ma ha in sé la magia della vita.
La notte più lunga rappresenta un
viaggio trasversale all’interno dell’animo umano, che rispecchia, al contempo,
il viaggio che Rodel e Jack affronteranno per salvare… Beh, per salvare molto
più di ciò che pensano.
I protagonisti.
Tutto ruota intorno a loro
e a loro è collegato, ma del resto, non siamo tutti collegati da fili
invisibili?
Rodel perde sua sorella
proprio quando Jack perde sua figlia.
Devastante.
Siamo soliti pensare alla
vita prima, e alla morte poi. Qui inizia tutto dalla fine, da un cuore che si
lacera, da una esistenza che si perde nei meandri dell’inaccettabile e da un
sentimento che sorge dalle macerie di ciò che non c'è più.
Tutto nasce dal nulla e su
di esso edifica l’essenza della vita, in un luogo antico, in una vasta terra
calda e magica: l’Africa.
Incontrerete i Masai e i
loro rituali, e un Masai molto particolare, una novantenne simpatica e tosta, e
una piantagione di caffè di cui vorrete assaggiarne l’aroma fin dalle prime
pagine. Vivrete nel Continente Nero ben distinguendo lo splendore della natura
selvaggia, non ancora contaminata dall’uomo, e quella, invece, purulenta e
pericolosa, che l’uomo ha rovinato e infettato con la sua sconfinata sete di
potere.
Tra le pieghe del tempo e
tra gli spazi sconfinati due anime, apparentemente incompatibili, conosceranno
l’amore, capiranno che quel filo invisibile, che tutto unisce, li aveva già
segnati. Certo, forse sarebbe stato meglio un po’ di dolore in meno, ma senza
la sofferenza anche il sorriso più luminoso non raggiunge quel livello di
profondità di un’anima che ha imparato a vivere di nuovo, rinascendo dalle
proprie ceneri.
Nel romanzo l’autrice ha
affrontato un tema molto delicato e lo ha fatto con immenso rispetto e
dolcezza, senza mai ergersi a giudice supremo. Come un bravo avvocato, ha
presentato tutti gli elementi nel modo giusto, affinché il lettore possa
giungere alla sua personale visione.
La notte più lunga è un romanzo dai
mille colori: il bianco, simbolo di candore e purezza, che teme la notte nera e
ciò che dalla luce si nasconde; c’è un arcobaleno mistico, che segna il confine
tra perdizione e speranza; e poi c'è il rosso: odio, sangue, passione e amore.
C’è l’azzurro del cielo africano, che non ha confini né padroni; c’è il marrone
del fango dopo un intenso temporale, che colora la pelle e bagna i cuori; c’è
il verde dell’erba e della voglia di credere al bene dopo il male, che mai
abbandona lo spirito combattivo di Rodel; c’è il grigio della nebbia, che
avvolge i pensieri quando la mente si perde in territori sconosciuti.
Ogni cosa è collegata,
ogni gesto potrebbe avere –
anzi, ha − conseguenze
impensabili, ogni amore perduto trova la strada per il cuore, per la sua casa,
per la sua realizzazione.
Dopo aver letto questo
splendido romanzo, ho trascorso un giorno a riflettere, a cercare di capire
quel senso, ormai smarrito, della ricerca della vera felicità.
Leylah Attar ha scritto
un’opera magnifica, carica di sentimento e delicata come una piuma. Mi
piacerebbe che qualche regista facesse un film, per dare la terza dimensione a
una storia che la merita a prescindere.
Buona lettura.
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