Viviana Giorgi inaugura la rubrica "Passioni Romantiche" con un racconto ricco di romanticismo, ironia e spensieratezza. Lasciatevi trasportare sulle bianche spiaggie di Forte dei Marmi dal racconto "La Cabina"
Se, come dicono le canzonette, le notti d’estate sono fatte per l’amore, che ci faccio chiusa in questa dannata cabina, e per di più da sola?
Aiuto! - urlo,
ormai allo stremo delle forze. Be’, forse non proprio allo stremo perché in
fondo ci sono cose peggiori che rimanere chiusi in una cabina sulla spiaggia di
Forte dei Marmi. Anche se è quasi notte.
Furiosa, guardo il telefonino che è morto, piatto come il
mare da cui un paio d’ore fa sono sorta come Venere dalle acque, fiera della
mia solitudine e della pace della sera.
Fiera e scema.
Aiuto! - urlo di
nuovo, in preda al panico. Niente. Mi inerpico sulla panchetta sperando di
vedere qualcosa attraverso la
finestrella, ma non scorgo che un cielo appena sfumato di rosso. Smonto,
rischiando di storcermi una caviglia, mi appoggio alla parete e mi lascio
scivolare a terra come un’innocente finita in gattabuia, sicura che nessuno
pagherà la cauzione.
Forse mi assopisco, perché quando riapro gli occhi sono
ormai immersa in un buio universale. La cosa non mi rincuora affatto,
soprattutto quando dei passi echeggiano sul viottolo che corre lungo le cabine.
Il panico mi schiaccia, la speranza mi dà forza. Mi riarrampico sulla
panchetta, prendo fiato e…
“C’è qualcuno là fuori? Ho bisogno di aiuto!”
I passi si fermano. “Ehi! Chi diavolo ha parlato?” chiede lo
sconosciuto.
“Cabina numero 7.
Sono rimasta chiusa dentro. Mi aiuti per favore,” vorrei aggiungere o mio eroe, ma mi trattengo.
Poi penso che il mio
eroe potrebbe essere un tipo alla Freddy Kruger, unghioni d’acciaio compresi,
quindi chiedo sospettosa: “Ma lei, che ci fa in spiaggia a quest’ora?”
“Ho perso il telefonino,” risponde, “sono venuto a
cercarlo.”
La sua voce è troppo vellutata e sexy per essere quella di
un serial killer e oltretutto mi pare di conoscerla. In un silenzio irreale
sento il mio cuore battere sempre più forte mentre i passi dello sconosciuto si
avvicinano.
“Eccomi,” dice, e il suo tono è così basso e imbevuto di
testosterone da suscitarmi cattivi pensieri. Ormai è dall’altra parte, sento il
suo respiro e vedo la luce di una torcia filtrare attraverso le fessure del
legno.
“Grazie,” mormoro.
“Aspetti a ringraziarmi e mi passi la chiave: ce la fa?”
“Ora ci provo.” Mi inerpico di nuovo sulla panchetta, infilo
il braccio nella finestrella e la mia mano incontra quella dello sconosciuto.
Le sue dita sono calde e forti e mi regalano un fremito di anticipazione. Due
per la verità, perché d’un tratto capisco a chi appartiene quella voce sensuale
come il peccato: a Mister Paparino dell’anno, naturalmente, il mio quasi vicino
d’ombrellone. Uno da urlo, sexy da morire, ma sempre attaccato al telefono a
sparar ordini, peggio che in ufficio. Padre divorziato, scommetto, con tata
filippina e ragazzino di cinque anni al seguito.
L’altro pomeriggio arriva in spiaggia senza tata. Nel giro
di tre minuti si perde il bambino e, quando glielo riporto sano e salvo, mi
guarda come fossi la strega di Hansel e Gretel.
La strega. Io.
No.
Imbecille. Lui.
“Presa,” dice.
Non lo degno di risposta, ancora irritata dal ricordo di
tanta arroganza. Scendo dalla panchetta mentre lui traffica con la chiave che
fa un tock sinistro, ma ancora non
gira nella toppa.
“Niente da fare,” dice, “si levi da lì dietro, che do una
spallata.”
Una spallata. Presuntuoso macho del cavolo.

Gli occhi del mio eroe, più scuri di un mare in tempesta, mi
scrutano infuriati e increduli.
Forse vuole picchiarmi.
Forse vuole picchiarmi.
Mi sottraggo a fatica al suo abbraccio e recupero, con la
posizione di bipede eretto, anche un po’ di dignità. Lui, invece, rimane a
terra in un silenzio allibito, agguanta la torcia finita in un angolo, me la
punta contro e mi fissa. Con inutile testardaggine, afferro la maniglia della
porta pregando che il clack che ancora mi risuona in testa sia solo uno scherzo
di cattivo gusto; la tiro verso di me, la spingo, la alzo, la abbasso, la
imploro, persino, ma non succede nulla. La porta rimane chiusa e il paparino
dell’anno continua a fissarmi come fossi un caso disperato.
Cavolo, io sono un
caso disperato.
“Il cellulare… non è che per caso l’abbia già recuperato?” chiedo
girandomi di nuovo verso di lui alquanto seccata, perché, accidenti, come si fa
a perdere il cellulare?
Domanda sbagliata. Lui contrae la mascella e stringe le mani
a pugno, non certo in segno d’amicizia.
“Provi a indovinare!” sibila tra i denti.
No, non l’ha recuperato.
Mi accascio di nuovo, contro la porta, di fronte a lui.
Ora siamo in due prigionieri della dannata cabina, senza uno
schifo di telefonino. Soli, nella quiete della notte, con l’aria che profuma di
mare e un angolo di stelle incastonato nella finestrella là in alto. Sembra il
cielo magico di un quadro di Van Gogh o di una canzone degli anni ’60 di
Peppino Di Capri.
“Dannato cellulare, quando occorre non c’è mai,” dico ridacchiando
come fossimo a un party, forse per strappargli un sorriso, forse per salvarmi
la vita.
Lui prima mi guarda come fossi una calamità naturale, poi si
massaggia il collo e infine - yesss - sorride.
Grazie-signore-grazie!
“Chissà, dopotutto non è affatto detto che questa notte ci occorra,
il telefonino…” mormora con quella sua voce tanto sexy che dovrebbero vietarla
ai minori.
La mia attenzione si concentra sulle sue labbra. Anche quelle
da vietare ai minori.
“Piacere, sono Marco,” dice appoggiando la torcia sul
pavimento e allungando il braccio destro verso di me. Io mi sporgo in avanti e allungo
il mio.
“Piacere, Lil…”

Dunque, sa chi sono! Non mi ha scambiata per la strega
cattiva! Un sorriso di quelli imbecilli mi compare sulle labbra e sento le
guance prendere fuoco non appena le nostre mani si toccano. La sua presa è salda
e delicata e mi fa correre un brivido impertinente lungo la schiena. Fa correre
più veloce anche il cuore, se è per quello, e pure la fantasia.
“Anch’io so chi sei,” dico. “Sei quello che, oltre a
perdersi il figlio, gira sempre con il cellulare attaccato all’orecchio. Sempre, tranne questa sera,
naturalmente…”
“Naturalmente,” ripete, e il sorriso gli sale sino agli
occhi.
Nel buio rotto solo dal fascio di luce della sua torcia, ci fissiamo
in silenzio per qualche istante. Poi, insieme, scoppiamo a ridere e la nostra
risata, trasportata dal vento, forse raggiunge il mare e cavalca su un’onda sino
una spiaggia lontana.
Come in una canzone degli anni ’60.
La morale…
Chi ha detto che deve esistere per forza una morale? Ma un
lieto fine c’è, eccome, perché, da
quella notte di ormai due anni fa, la numero 7 è diventata la nostra cabina e guai se qualche mal
capitato ce la tocca.
L'autrice:

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Delizioso! Una ventata d'aria di mare.
RispondiEliminaMolto bello,con un seguito ci vedo bene un bel romanzo .
RispondiEliminaRacconto carinissimo, brava Viviana! :)
RispondiEliminaCeto che la curiosità di sapere come sono usciti da quella cabina c'è e anche, ad essere sinceri, come hanno passato il tempo chiusi lì dentro ;)
(a buon intenditore...)
Carinissimo!! Come al solito Viviana Giorgi porta un momento di freschezza e ogni volta che leggo un suo scritto ho spesso il sorriso sulle labbra. Sarà perchè mi immedesimo nelle sue eroine che si trovano in situazioni bizzarre e strane, perchè il suo modo di scrivere lo trovo piacevolissimo, ma quando leggo il suo nome su qualche racconto o romanzo cerco di procurarmelo per poter passare dei bei momenti rilassanti, gradevoli, spensierati.
RispondiEliminaMolto bello, pieno di spensieratezza e ironia, con una verve che ha sempre contraddistinto lo stile dell'autrice. Ho continuato a far correre la rotellina del mouse anche una volta finito. Ero troppo curiosa! Bravissima come al solito!
RispondiEliminaGrazie ragazze. Siete davvero molto gentili ad averlo letto e commentato e sono felice che vi sia piaciuto. Auguro a tutte una bellissima estate. :)
RispondiEliminaBaci
Viviana
E un grazie di cuore a Insaziabili Letture per l'affetto che ancora una volta mi ha dimostrato. :)
EliminaDelizioso come un gelato al lampone da assaporare in una calda notte d'estate!
RispondiEliminaGrazie Silvia, sei sempre carinissima! :)
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