RECENSIONE "MALEFICENT"
(2014), regia di Robert Stomberg
Malefica è a parer mio la più
affascinante delle “cattive” targate Disney. Finalmente le è stata dedicata una
pellicola tutta sua, anche se totalmente decontestualizzata dalla favola da cui
nasce come spin off (se così si può considerare). Maleficent, che vanta una splendida interpretazione
di Angelina Jolie, porta la
regia dell’esordiente Robert Stomberg.
La trama si discosta totalmente
dal classico Disneyano, anzi ne inverte totalmente le parti, per cui troviamo
una giovane e buona Malefica, intenta a proteggere la brughiera e le sue
creature incantate, tradita dal giovane Stefano, suo adolescenziale amore, che
pur di diventare Re con l’inganno le strappa le bellissime ali rendendola
inoffensiva. La fata, ferita nei sentimenti e accecata dal desiderio di
vendetta, si abbandonerà alla magia nera pur di assolvere il proprio compito,
difendendo la brughiera con un alto muro di rovi impenetrabili. Anni dopo, la
sua vendetta potrà finalmente compiersi attraverso la maledizione del sonno
eterno scagliata contro la neonata principessa Aurora, figlia dell’odiato Re
Stefano, al compimento della maggiore età; ma la fata decaduta non può sapere
che il veder crescere quella bambina e starle accanto farà riaffiorare i suoi
veri sentimenti, proprio alla vigilia del terribile scontro con il suo nemico.
Generalmente non amo quando si
prende qualcosa di conosciuto oltre misura e lo si distorce a favore di una
storia che va contro ciò che abbiamo sempre visto, ma in questo caso siamo di
fronte a qualcosa di diverso. Ci sono validi esempi di operazioni simili che
hanno prodotto ottime pellicole, basti pensare alla nuova serie di Star Trek diretta da J.J. Abrams, ma in
quei casi si tratta di omaggi reverenziali in cui vengono adottati espedienti
da “fans” per creare spiegazioni credibili a un modo alternativo di vedere
qualcosa di talmente consolidato che non può essere rivisitato.
Qui invece siamo totalmente
nell’ambito del “ribaltone” e funziona alla grande. A parti invertite scopriamo
dei personaggi molto più profondi rispetto alla originale trasposizione
favolistica di La Bella Addormentata,
classica fiaba tradizionale europea nata attorno al Diciassettesimo secolo e
resa film di animazione nel 1959 da Walt Disney. La drammaticità, del
personaggio principale e di ciò che subisce, è resa superbamente e
l’interpretazione di Angelina Jolie è assolutamente azzeccata. Mi viene
difficile pensare allo stesso ruolo interpretato da un’altra attrice.
La chiave di rilettura del
“vero amore” è pienamente credibile e da un senso solido e profondo a tutta la
veste “inusuale” della storia. Questo offre anche un interessante spunto di
riflessione se ci fermiamo un attimo a pensare alle infinite possibilità che un
testo può offrire da un punto di vista creativo, seppur legato a un concetto
strettamente favolistico (oltretutto alquanto inquadrato), nel momento in cui
viene cambiata l’ottica con cui generalmente lo si interpreta. “Il bello della
scrittura” mi verrebbe da dire, se non fosse che negli ultimi anni abbiamo
assistito a un abuso di riletture da parte di Hollywood, spesso a discapito
proprio di originalità e creatività.
Con i suoi 180 milioni di
dollari è in assoluto il film col budget più alto affidato a un regista
esordiente, anche se Stromberg non è uno sconosciuto al cinema in quanto ha
ricevuto una nomination agli oscar nel 2003 per gli effetti visivi di Master e Commander – Sfida ai Confini del
Mare, per poi vincerne un paio per la scenografia nel 2009 con Avatar e nel 2011 con Alice in Wonderland, a testimonianza di
una grande cura nell’impatto visivo che ritroviamo molto in questa pellicola.
Nelle vesti di produttore
troviamo la stessa Angelina Jolie, che ha creduto fermamente nel progetto sin
dall’inizio al punto da sostenerlo anche economicamente, percorso già
intrapreso dal marito Brad Pitt per 12 Anni Schiavo di Steve McQueen, in cui
ricopriva però un ruolo da coprotagonista.
Vorrei spendere due lodi anche
per l’ottima interpretazione, nella versione italiana, di Claudia Catani che
non fa assolutamente rimpiangere l’originale e conferisce all’interpretazione
della Jolie ancora più carisma.
Considero questa pellicola una
piccola perla e ne consiglio vivamente la visione, soprattutto ai più scettici
perché si renderanno conto di quanto e quale lavoro sia stato fatto
nell’adattamento dalla storia originale per trasformare il tutto in un qualcosa
di veramente fresco e valido allo stesso tempo, divenendo talmente distante
dalla favola da non stonare.
Diego Collaveri
Un po' di notizie su Diego:
Diego Collaveri, nato a Livorno il 27/02/’76; dal 1992 al 2000 lavora in campo musicale
come chitarrista e arrangiatore, con collaborazioni per EMI music. Nel 2000 l’evoluzione
creativa lo porta verso la scrittura, confrontandosi nell’ambito del circuito
dei concorsi di poesia e narrativa, da cui arrivano, fin da subito,
riconoscimenti e le prime pubblicazioni.
Nel 2001 si affaccia alla
sceneggiatura, prima nella commedia teatrale e l’anno successivo nel cinema
breve, per poi arrivare a dirigere il primo cortometraggio, con cui vince il
concorso Minimusical indetto da La Repubblica e la casa di produzione Fandango,
con cui successivamente collabora. Per implementare le conoscenze registiche
intraprende un percorso didattico/formativo con vari registi italiani (Paolo
Virzì, Davide Ferrario, Ruggero Deodato, Francesco Falaschi, Umberto Lenzi) e
studia storia della cinematografia, lavorando, al tempo stesso, dietro le quinte
di alcune compagnie di musical.
Nel 2003 fonda la Jolly
Roger productions, etichetta indipendente per la produzione di cortometraggi e
video di spettacoli live.
È autore della saga
giallo/noir “Anime Assassine”, con protagonista l’ispettore Quetti e di quella
fantasy “Le pergamne di Ankor”. Nel 2013 alcune avventure dell’ispettore Quetti
sono uscite sulla rivista Cronaca Vera.
Sito: http://www.diegocollaveri.it
Un film che ho adorato talmente tanto da vederlo 2 volte al cinema.
RispondiEliminaEbbene si, perché non riuscivo ad aspettare e dopo una settimana di follia pura (stavo sempre a parlare di questo film e della sua genialità) ho preso e sono riandata a vederlo e mi sono commossa più la seconda volta che la prima.
Non esistono regole.
Qui tutto è possibile perché è una favola e chi dice che non poteva andare veramente così?
Sinceramente mi piace più questa versione dell'originale, forse perché a 33 anni sono più disincantata
Comunque, solo una domanda viene spontanea finito di vedere il film:
"A che piffero serve Filippo???"
Ah, quasi mi dimenticavo persa nel ricordare questo film:
come sempre, ottima recensione!
Concordo dalla prima all'ultima riga.
Caro Diego, adoro le tue recensioni e non vedo l'ora di leggere la prossima! ^_^
Ciao, visto il film e piaciuto.
RispondiEliminaAnche se, secondo me, alla fine è stata troppo buona!
Lo so: sono strana!
ciao e grazie