In questo periodo dell'anno anche la nostra Teresa ci parla del Natale!
Oggi Charles Dickens se la vedrà con Frank Capra, e non è detto che Scrooge ne uscirà vincitore ^_^
Vi lascio a questo bellissimo articolo!
Quand’ero bambina, ovviamente amavo le
feste di Natale: venivano a stare da noi i miei zii preferiti, quelli di
Treviso, si giocava a tombola e a carte, si mangiavano tante cose buone. Con
gli anni ho cambiato idea totalmente: le feste sono diventate sinonimo di
fatica terribile (fare spesa per undici persone, cucinare, apparecchiare e
sparecchiare, lavare montagne di piatti oppure, in seguito, caricare e
scaricare la lavastoviglie, dopo aver pulito un sacco di mestoli, teglie e in
genere roba che bisogna lavare a mano).
Insomma, qualche parentela con Scrooge
ce l’ho! E infatti Il canto di Natale
non l’ho mai amato. Sono una razionalista di ferro, io: fantasmi e visioni non
fanno per me. Se mi capitasse qualcosa del genere, ripeto spesso, correrei
subito a farmi visitare da un neurologo. Inoltre un egoismo ed una atonia
affettiva di tali dimensioni mi sembrano sempre un po’ inverosimili. Non
parliamo poi del capovolgimento totale di comportamento, nel giro di una notte,
sia pure sotto la spinta di eventi paranormali.
Ma mi sono dovuta sciroppare piĂ¹ di una
trasposizione filmica prima ancora di leggere il racconto. Difatti a dicembre
in tv ci tocca sempre un certo tipo di opere: qualcosa su GesĂ¹ o qualche santo,
qualcosa su Babbo Natale e tutta una sfilza di film cosiddetti natalizi. E ogni
anno non manca neanche la riproposizione dell’opera piĂ¹ rappresentativa del
genere: La vita è meravigliosa di
Frank Capra, uscito nel 1946. Che avrĂ² visto credo una cinquantina di volte.
Ma, lo ammetto, sempre con piacere e commozione.
Ăˆ il film piĂ¹ rooseveltiano di Capra e
quello decisamente immortale. Si tratta della storia di George, un uomo
qualunque di una cittadina americana di nessuna importanza, che piĂ¹ volte nel
corso della vita rinuncia alle sue ambizioni in nome di valori piĂ¹ alti. La
prima volta si verifica quando, dopo la morte del padre, rinuncia all’idea di
andare all’universitĂ e resta a Bedford per prendere le redini della
cooperativa di famiglia, sbarrando la strada a Potter, che è lo Scrooge della situazione:
un capitalista usuraio, egoista e spietato e perfino un po’ criminale, che sta
diventando l’uomo piĂ¹ potente della zona. Eppure Potter non riuscirĂ a
comprarlo neppure quando gli offre uno stipendio favoloso per lavorare alle sue
dipendenze.
Simili sono le sue scelte anche sul
lato personale e sentimentale: invece di inseguire soldi e successo, seguirĂ il
cuore e sposerĂ Mary, un’amica d’infanzia, mettendo al mondo con lei quattro
figli.
Memorabile la scena in cui, sul punto
di partire per la luna di miele, si precipita invece alla cooperativa per
evitarne il tracollo durante la crisi del 1929, obiettivo che riesce a
raggiungere facendo leva sulla sua reputazione di uomo capace ed onesto.
Nonostante i numerosi flashback, il
film è quasi per intero ambientato nella vigilia di Natale, quando la
Costruzioni e mutui si troverĂ sull’orlo del fallimento e George sotto mandato
d’arresto, a causa di un ammanco di cassa, provocato da Potter.
In poche ore George vede crollare tutte
le sue prospettive per il futuro e precipita nella depressione, schiacciato dal
pensiero di tutte le persone che dipendono da lui e che trascinerebbe nella
rovina con sé.
Qui, come in Dickens, ma in modo
diverso, entra in gioco il paranormale: tutti quelli che lo amano pregano per
lui e dal cielo arriva Clarence, il ridicolo ma indimenticabile angelo di
seconda classe, cui, in cambio della promessa di un paio di ali, viene
assegnata la missione di salvarlo dal suicidio.
Dal momento che George, disperato,
pensa che sarebbe stato meglio non fosse mai nato, gli viene mostrato come
sarebbe stato il mondo senza di lui. Non avrebbe potuto salvare il fratellino
Billy dalla morte per affogamento e quindi anche tutti i soldati, salvati da
Billy durante la guerra antinazista, sarebbero morti. E soprattutto,
soprattutto Bedford sarebbe diventata Pottersville, la cittĂ del gioco e della
lussuria (una specie di Las Vegas), e tutta la famiglia Bailey sarebbe finita
miserevolmente: in particolare Mary, ridotta a spenta zitella, non avrebbe
potuto realizzarsi come cittadina, moglie e madre.
Sconvolto da queste visioni, George trova
la forza di affrontare la realtĂ e torna verso casa e verso la sua meravigliosa
famiglia. E alla fine, secondo lo stile tipico di Capra, tutto si risolverĂ
grazie alla megacolletta di tutti coloro che lo amano e hanno fiducia in lui.
Nel finale commovente, all’insegna di una montagna di piccole offerte, brindisi
e canti natalizi, l’unico escluso è Potter, che qui non si converte affatto, proprio
perché neanche capisce cosa si perde.
Per quale motivo La vita è meravigliosa mi convince piĂ¹ di Canto di Natale? Proprio perchĂ© Potter non si converte, mentre
George si è sempre, tutta la vita, ispirato ai piĂ¹ alti ideali personali e
civili: pertanto merita il lieto fine e noi volentieri glielo concediamo,
sospendendo l’incredulitĂ e commuovendoci insieme a lui.
Bellissimi entrambi, libro e film. Io adoro le storie di Natale, leggerle, scriverle e vederle animate... L'ambientazione natalizia è sempre stata una grande favorita delle autrici di romance, soprattutto storici. Io ogni anno ne scelgo almeno uno.
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