Genere:
Romanzo Storico
Editore:
Mondoscrittura
Pagine:
232
Prezzo:
€1,99 (e-book); € 12,00
Uscita:
1 gennaio 2013
Sinossi:
Roma,
1505. In un cupo sotterraneo di Castel Sant'Angelo, Niccolò
Machiavelli visita un prigioniero spagnolo, Michele Corella. Il suo
corpo è stato devastato dalla tortura, ma la sua mente ancora vigile
e colma di ricordi trascina il letterato in un viaggio nel tempo,
sulle tracce di un'avventura tanto grandiosa quanto effimera:
l'ascesa e la caduta di Cesare Borgia, all'ombra del quale Corella ha
vissuto, custode e araldo di un sogno non suo. Le vicende della
famiglia Borgia si snodano lungo tredici anni di guerre, intrighi,
matrimoni e delitti, facendo emergere uomini e donne in un
susseguirsi di grandezza e miseria che trascende la storia,
riportando personaggi celebri al ruolo di comuni mortali. Alla fine,
non più protetto dal nome dei Borgia, non più tenuto a preservare
la loro ambizione, Corella dovrà fare i conti con la propria vita e
le proprie scelte.
Due
sono gli elementi che rendono questo romanzo uno storico
coinvolgente: la personalità del protagonista e lo stile.
Si
è speculato molto sulla figura di Micheletto, il letale sicario di
Cesare Borgia. La sua esistenza è accertata, ma quasi nulla si sa di
lui e del legame che lo univa a Cesare. Un aspetto interessante è
che conobbe Cesare durante gli studi “universitari”. Come è
possibile che un giovane promettente sia diventato l’ombra del
temibile Borgia? L’autrice offre la sua interpretazione di
Micheletto e della sua vita, mettendo in luce un personaggio che è
rimasto (ed è voluto rimanere) nell’ombra. Il libro, quindi, si
pone come storico romanzato perché le uniche certezze sono i fatti.
Il romanzo riflette anche su eventi che hanno fatto discutere: il
presunto affetto morboso tra Cesare e Lucrezia, l’omicidio di Juan
Borgia… per citare alcuni tra i più famosi scandali che hanno
colpito i Borgia.
La
personalità di Micheletto concepita dall’autrice è intrigante e
ben congegnata. L’epiteto di “sicario umanista” ne
attesta la complessità.
“Ecco
le mani del santo e del peccatore, del letterato e dell’assassino…
mani che sanno infondere la vita a un’informe palla di creta, che
sanno vergare sulla carta gli accenti dell’anima stessa, e che al
contempo con la medesima facilità possono spezzare, recidere,
stritolare.”
L’umanista
Micheletto diventa la Morte per mondare i peccati e i desideri oscuri
di Cesare. Con la Morte, Michele ha un rapporto di amore e odio: il
sicario non è la strada da lui scelta e la detesta, eppure lui è
perfetto come emissario della Morte. La Morte, con lui, si manifesta
implacabile e misericordiosa.
Il
romanzo si sofferma su alcune episodi chiave per indagare l’indole
di Michele. A volte gli eventi non sono spiegati nel dettaglio.
All’inizio non ho apprezzato questa scelta, per poi rivalutarla: i
fatti si possono documentare, mentre il libro si propone di
analizzare il temperamento di Michele. È il suo sguardo che guida il
lettore verso ciò che è stato. Il testo è come un flusso
ininterrotto di pensieri e sentimenti. La componente avventurosa è
comunque presente. Del resto la vita all’epoca e, in particolare,
durante il dominio dei Borgia, è stata intrisa di ambizione,
violenza e diplomazia.
Cesare
Borgia è rappresentato come me lo aspettavo: acuto, scaltro e
impetuoso, arrogante nel perseguire l’ambizione, feroce quando lo
richiedono le circostanze. Michele Corella è “il fratello” di
cui Cesare ha bisogno. Il Micheletto sicario è la spregiudicata
conseguenza delle sue volontà. Ma Michele è l’amico pacato e
leale che lo accetta, che lo comprende, che sa come gestirlo, che lo
ammira. Infatti Michele riconosce il potenziale insito nella natura e
negli ideali di Cesare, ed è disposto a seguirlo e a vegliare su di
lui (e sulla sua famiglia).
“Lui
è come il sole, riscalda la terra, e a volte il suo calore è tale
da bruciarla. Io sarò la luna, che risplende sulla sua scia. Ma
senza di me non troverebbe riposo, la notte sarebbe troppo buia.”
“Me
lo avevano detto che eravate un poeta, messer Corella. Un sicario, un
capitano di ventura, ma anche un poeta. Forse, tutto sommato, il
vostro Cesare ha bisogno dei vostri raggi d’argento quanto voi ne
avete dei suoi d’oro.”
-
Michele Corella & Caterina Sforza -
Il
fatto che Michele ammiri e segua Cesare Borgia non deve sconvolgere.
Ricordo che Niccolò Macchiavelli, che ha il suo momento di gloria
anche nel romanzo (non poteva mancare!), ha scritto un certo
trattato, Il Principe, che esalta la condotta e la personalità
di Cesare Borgia come “il principe” perfetto. Anche se poi Cesare
“perfetto” non lo è stato…
I
personaggi che incontrano Michele e Cesare sono tramandati dalla
Storia. L’autrice ne propone la sua rivisitazione, sempre basandosi
sulla Storia e sui (presunti) sentimenti di Michele. È stato
interessante scoprire come li ha rivalutati: dalla famiglia Borgia,
con particolare riferimento a Lucrezia e al Papa, agli amici e ai
nemici. Spiccano Caterina Sforza e il già citato Niccolò
Macchiavelli: Caterina è la fiera “leonessa”, Macchiavelli il
sagace consigliere.
Lo
stile è l’altro aspetto che colpisce perché è reso con una sorta
di vividezza poetica. Ne deriva una capacità evocativa suggestiva, a
tratti delicata e filosofeggiante, persino nella descrizione di
eventi efferati. L’intenzione dell’autrice è di far parlare la
psicologia di Michele Corella e gli altri personaggi (primi tra
tutti, Cesare), immersi nell’età umanistica. La cura del
linguaggio, anche per cercare di rispecchiare il periodo storico,
completa il quadro di uno stile di qualità.
Corella,
l’ombra del Borgia si rivela una lettura intensa, a tratti
struggente. Sono rimasta colpita dal ritratto proposto di Michele
Corella e dal fatto che la realtà sia analizzata attraverso il suo
animo sensibile, umanista e perspicace, in cui converge il suo lato
oscuro, quello della Morte. Vi invito a scoprire le sue molteplici
“facce” e l’amicizia sincera che lo univa a Cesare. Sullo
sfondo, l’Italia plasmata dalla Storia durante il periodo tra il
1400 e il 1500, in cui Micheletto ha un ruolo d’onore. Una lettura
adatta quindi a chi adora gli storici, anche se romanzati.
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