Genere: M/M, Contemporaneo
Editore: Dreamspinner Press
Pagine: 229
Uscita: 19 Aprile 2016
Traduttore: Caterina Bolognesi
Sinossi:
L’infanzia
di Terrell Washington è stata una tripla schifezza: non c’è nessun vantaggio a
essere nero, gay e povero in America. Terrell si è fatto strada fuori dal
ghetto solo per colpire un soffitto di cristallo e trovarsi imprigionato nel
ristorante di una popolare catena a fare il barista con una laurea in
giornalismo. L’unica nota positiva è Colby Meyers, un suo collega che non ha
paure o inibizioni e che non conosce limiti. Terrell e Colby passano l’estate
al fiume e le loro pause sul retro del Papiano. Per quanto Terrell sia
terrorizzato all’idea di uscire allo scoperto, gli è impossibile stare lontano
dal magnetico sorriso di Colby e dalla sua risata contagiosa.
Ma
Colby ha finito l’università, adesso, e ha grandi progetti per il futuro…
progetti che Terrell è certo che lasceranno il suo nero culo secco nella
polvere di Sacramento, fino a un momento mozzafiato, rubato nel mezzo del caos
del ristorante, che gli dice che potrebbe sbagliarsi. Quando quell’istante
viene infranto da un mistero e da un atto di violenza, Terrell e Colby
rimangono con due rompicapi da risolvere: chi ha ucciso quel furfante del loro
capo e come potranno far confluire le loro vite, il loro nero e il loro bianco,
in un unico scintillante futuro?
Come sempre Amy Lane riesce a far breccia nel mio cuore scatenando tutta una serie di emozioni: tristezza, felicità, amarezza, speranza nel futuro.
I suoi libri sono sempre
forti e veri, in alcuni casi crudi, tutti trattano tematiche scomode pur restando un inno alla ricerca
dell'amore e della felicità.
La vena sadica dell'autrice è presente
anche in questo romanzo: Amy si accanisce sul povero Terrell.
Terrell è un giovane
afroamericano laureato in giornalismo che purtroppo è costretto a lavorare come barista nel ristorante/locale nel quale si guadagna da vivere fin dai tempi della scuola.
Terrell ha pochissimi amici, nessun
confidente a cui confessare il suo più grande segreto: oltre che essere povero,
avere dei seri problemi di salute a causa della malnutrizione sofferta da
bambino, “negro” in un mondo governato da bianchi per i bianchi, il giovane
uomo è anche gay, ovviamente non dichiarato. La legge del ghetto è spietata:
nessun “negro” può essere gay; non esistono gay di colore perché se esistessero
sarebbero sicuramente morti e quindi i “negri” gay non esistono!
L'unico raggio di sole di Terrell è il
giovane collega Colby, con il quale condivide dieci minuti di pausa al giorno:
“Il sorriso di Colby fu… Dio. Un vero
raggio di sole in quella stanza semibuia. “Sei
felice quando stai con me. Vuoi
sapere perché non mi hai mostrato il tuo
lato oscuro, T? È perché è molto più
luminoso quando sei qui con me.” Terrell
chiuse gli occhi,
ma quel sorriso
gli era già entrato dentro, prendendo posto nel suo cervello,
da dove
non avrebbe più
potuto essere rimosso. Mentre
aveva ancora gli occhi chiusi, Colby lo baciò e lo baciò e lo baciò ancora, e
Terrell aprì la bocca e lasciò che quell'uomo entrasse in lui perché la
sua anima era
nuda come il suo corpo e
Colby era l’unica coperta che avesse.”
Colby ha limpidi occhi azzurri,
la carnagione bianchissima e i capelli biondo scuro; è un ragazzo sicuro di sé, con
la speranza di salvare Terrell, di farlo uscire dal
nascondiglio che si è costruito per non venire ulteriormente ferito dalla vita.
Colby è Captain America per Terell,
sempre pronto ad aiutare gli altri senza chiedere nulla in cambio.
Terrell è abituato a vivere nell'oscurità
e nello squallore anche la sua pseudo vita sessuale: rapporti frettolosi al buio, sempre in guardia per evitare
brutte sorprese; non è abituato alla dolcezza e gentilezza, e Colby è LA
GENTILEZZA:
“Colby
lo fece e
non fu altro
che gentile, così
gentile che per un momento Terrell
desiderò il dolore
e la crudezza.
Non sapeva come reagire alla gentilezza. Gli faceva
tremare le mani, cominciava a vedere le
stelle e rendeva il piacere, quel lento e inesorabile piacere che sentiva nel
sedere, molto più grande di quanto avesse mai creduto possibile...
“Tutto bene?” gli chiese, baciandogli il
sudore sulla mascella e sulla tempia. “Benissimo,” lo assicurò
Terrell, ma suonava come una
bugia. Era disastroso, catastrofico e annientante. E Dio, o Dio, voleva così tanto farlo di nuovo!”
Mentre leggevo questa struggente storia
non ho percepito il senso di oppressione che talvolta ho provato leggendo
alcuni libri della Lane, e forse il motivo è proprio la presenza radiosa e
positiva di Colby: è davvero un principe azzurro per Terrell.
Accanto a Colby troviamo non solo una
coppia di genitori comprensivi e liberali che appoggiano in tutto e per tutto il
figlio, ma anche una sorella maggiore simpaticissima e avvocato penalista
d'assalto, ma con un pessimo gusto nello scegliere i nomi per i due gatti di
casa!
Nel libro c'è anche una discreta trama
gialla con un omicidio da risolvere e un innocente da far uscire dal carcere,
imprigionato a causa dei suoi precedenti penali e del colore della pelle.
Mi ha davvero stupito come l'autrice sia
stata capace di dare voce al problema della discriminazione razziale che
purtroppo è ancora una piaga molto diffusa in tutto il mondo.
Amy Lane ha la straordinaria capacità di riportare
il suo vissuto nella trama del libro, attraverso i suoi personaggi, e Colby è
il veicolo giusto per dare nuova speranza e per far felice Terrell:
“Ti sto mostrando i miei segreti, T.
Ci conosciamo da un anno. Mi hai parlato
di tua madre, della tua
infanzia, del terribile
professore di seconda superiore
e di quella fantastica
di quarta superiore.
Ho imparato molto più
di quanto avrei
immaginato sull’essere un
nero in America
e, sospetto, più di quanto vorrai mai dirmi sull’essere gay. Non credi
che mi sia guadagnato la tua fiducia?”
Chi ha la felicità la dà sempre per
scontata ma, prima di trovare Colby, per Terrell è sempre stata solo un miraggio
e un sogno impossibile, non gli sembra vero che Colby lo voglia vedere
semplicemente felice tra le sue braccia:
“T’importa,” disse,
sentendosi stupido. “T’importa
davvero che io sia felice.” “Ma certo.” Terrell sorrise.
“Colby, non ho parole. Solo…
basta che lo
sai, va bene?” La mano di Colby
si sollevò e si fuse con quella di Terrell, e
lui non guardò le
loro dita unirsi.
Sì, erano nere
e bianche, avvinte
come un ricciolo di gelato a due
gusti su di un cono, e il fatto era che non avrebbe mai potuto renderle meno
dolci di così.”
Che dite? Riuscirà Terrell a smettere di
farsi troppe “seghe mentali”, credere all'amore di Colby e finalmente uscire da
ogni suo nascondiglio?
A me piace pensare anche che forse in
tutti noi è presente il gene di Captain America proprio come in Colby: è
latente ma pronto aduscire allo scoperto per poter cambiare il mondo, un passo
alla volta.
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