
Una grande storia epica che mescola amore e azione. Un’eroina – dopo
Bella,Katniss e Ermione- coraggiosa ed invincibile in una cornice che sembra
pensata dai fratelli Grimm.
Il primo capitolo di una nuova, entusiasmante trilogia fantasy.
Genere: Urban Fantasy
Editore: Sperling &
Kupfer
Pagine:320
Prezzo: € 16,90
Uscita: 18 Febbraio 2014
Sinossi:
Edimburgo,
1844. La giovane Lady Aileana, figlia del marchese di Douglas, nasconde un
segreto. Di giorno è una perfetta gentildonna, alle prese con gioielli, vestiti
e feste scintillanti. Di notte è una spietata cacciatrice di fate. Da quando
sua madre è morta per mano di una creatura soprannaturale, infatti, Aileana ha
giurato vendetta e ha iniziato a combattere le fate insieme con l'affascinante
folletto rinnegato Kiaran. Ed è proprio grazie a Kiaran che la ragazza scopre
lo straordinario destino che la attende: lei è l'ultima cacciatrice, l'unica in
grado di proteggere gli uomini la notte in cui tutte le fate si risveglieranno.
La notte del solstizio d'inverno.
La serie “The Falconer” è così composta:
1 - La
cacciatrice di fate (The Falconer)
2 - A
seguire
3 - A
seguire
L'autrice:
RECENSIONE A CURA DI EMILY HUNTER:
Finalmente
sono riuscita a leggere “La cacciatrice di fate” , un libro su cui avevo tante
aspettative perché ne sentivo parlare benissimo: storia avvincente,
protagonisti da mozzare il fiato…a me è parso molto deludente.
La
protagonista è Aileana Kameron che fa parte dell’alta società e si destreggia
tra ammazzare fate e prendere parte a balli tutte le sere. Il padre non si fa
troppi problemi ad andarsene a spasso per il mondo, perché lei gli ricorda la
defunta moglie, e l’unica cosa che la tiene incollata a casa è il tentativo di
non infangare il buon nome della famiglia più di quanto non abbia già fatto.
L’inizio
era un po’ noioso ma, appunto, era l’inizio e non potevo pretendere chissà
cosa. Tutto sommato era partita bene, ma con il proseguire della storia a furia
di sentirmi dire che il suo carattere e le sue azioni erano una conseguenza
dalla morte della madre mi stavano venendo istinti omicidi. Dopo la quarta
volta che l’ho letto ho saltato il pezzo parlottando stizzita che sì, lo sapevo
perché uccideva le fate e no, non volevo sentirmelo ripetere per la milionesima
volta.
Potrei
sorvolare questo particolare dando la colpa alla mia irritabilità, peccato però
che le sue continue seghe mentali mi abbiano scoraggiata capitolo dopo
capitolo.
Mentre
leggevo pensavo che prima o poi la finisse di dire che era obbligata ad
ammazzare fatepoichè voleva vendicarsi, che per quanto fosse una brava
signorina dell’alta società era costretta ad andare a caccia tutte le notti,
che era imprigionata in una vita che non era sua…quante volte mi è partito
l’embolo non potete nemmeno immaginarlo! Vi dico fin da subito che l’unico
motivo per cui sono arrivata alla fine è stato il protagonista maschile:
Kiaran.
Lui si
fa pochi problemi riguardo a quel che è e si regola di conseguenza, niente
strani sproloqui su quanta colpa potesse avere nelle guerre mondiali o se fosse
lui la causa della fame nel mondo. È una fata? Sì. Gli importa? No. Essenziale
e conciso, ergo perfetto.
Verso
la fine la storia si è un po’ ripresa, lei ha cacciato un po’ fuori le palle e
lui è diventato un po’ più “umano”.
Insomma
se cercate una protagonista con i controcazzi state alla larga perché proprio
non è il caso dal momento che che si lamenta ogni tre per due. Tuttavia c’è
Kiaran che attira assai, per cui il libro andrebbe letto anche solo per la sua
semplicità e il suo pragmatismo.
Non mi
son pentita di averlo letto ma di sicuro rientra nella lista dei libri che non
leggerò una seconda volta.
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