“Scrivi di quel che conosci”. È una delle
regole che si suggerisce agli autori esordienti. Ma si tratta di una regola da
seguire alla lettera?
Leggete la nuova lezione di scrittura creativa di Laura Gay.
Lezione 18
Quante
volte vi è capitato di sentir dire: “Scrivi di quel che conosci”? È una delle
regole che si suggerisce agli autori esordienti. Ma si tratta di una regola da
seguire alla lettera?
Be’,
prima di tutto bisogna valutare cosa stiamo scrivendo. È chiaro che, se abbiamo
intenzione di pubblicare un saggio sulla Cina, non solo dobbiamo sapere tutto
su questo Paese, documentandoci alla perfezione; ma saremo obbligati anche a
visitarlo di persona. Tuttavia, se la nostra intenzione è di ambientare un
romanzo in Cina, il discorso cambia.
Certo,
è necessario che ci si documenti a sufficienza. Ma di certo non è obbligatorio
esserci stati. In un romanzo quello che conta è la verosimiglianza. La
narrativa non è forse finzione? Ciò
significa che ciò che scriviamo non è realtà, deve solo sembrarlo.
Altrimenti,
come potremmo scrivere un romanzo storico? Se voglio ambientare la mia vicenda
durante il Risorgimento italiano, dovrò costruirmi una macchina del tempo e
fare un giro nel XIX Secolo? È chiaro che uno scrittore non può conoscere tutto. E sarebbe alquanto limitante
dover scrivere solo delle nostre esperienze dirette, vi pare?
Per
fortuna c’è la possibilità di documentarci per essere il più possibile
credibili, ma i miracoli non si possono fare.
Spesso
le autrici italiane vengono rimproverate se adottano ambientazioni diverse da
quelle italiane. Questo cosa significa? Che poiché io sono di Genova, devo
scrivere solo romanzi ambientati nella mia città? Perché non potrei conoscere
Milano o Roma o Napoli allo stesso modo, se non come turista. Non ho mai vissuto
in nessuna di queste città.
In
verità, l’essenziale è dare al lettore l’illusione che il nostro romanzo tratti
di qualcosa di vero, usando i dettagli giusti per trasmettergli quest’idea. E
per farlo dovremo documentarci in modo intelligente. Se volete scrivere di un
argomento di cui sapete poco, dovrete documentarvi in modo mirato e non
dispersivo. Vale a dire che non è necessario sapere tutto quello che c’è da
sapere su quell’argomento, ma solo quello che è utile al nostro romanzo.
Una
conoscenza eccessiva potrebbe non solo risultare una perdita di tempo, ma
potrebbe indurci in tentazione e portarci a fare quell’errore tipico degli
scrittori esordienti: usare le nostre conoscenze in modo pedante e noioso,
ammorbando i nostri lettori. E non è proprio il caso di fare la figura dei
saccenti.
No, le
nostre conoscenze devono rimanere sullo sfondo. Un po’ come abili pennellate: un
dettaglio qui, un altro lì. Lo scopo è quello di rendere realistica la nostra
storia, non quello di mostrare quanto sappiamo sull’argomento.
Naturalmente
questo discorso non vale solo per i luoghi o i fatti storici. Nella stesura di
un romanzo potremmo avere a che fare con un mestiere che non conosciamo, per
esempio. Anche in questo caso, non possiamo pretendere che se lo scrittore ha
lavorato per un periodo come infermiere debba obbligatoriamente ambientare
tutti i suoi romanzi in ambito ospedaliero. Può farlo, come no.
Oppure
potremmo aver bisogno di descrivere una situazione a noi sconosciuta. Per
esempio, se il nostro protagonista viene arrestato e noi non siamo mai stati in
carcere come dobbiamo regolarci? In questo caso è molto utile cercare di
attingere dalle nostre esperienze dirette: tutti avremo vissuto delle
situazioni difficili e dolorose, che ci hanno causato paura. Ebbene, ripensate
a cosa avete provato in quei momenti per descrivere l’angoscia del vostro
personaggio in maniera realistica.
Per
quanto riguarda i luoghi e gli ambienti, se non conosciamo quel che andiamo a
descrivere, oggi abbiamo un potente mezzo per documentarci: internet. Non so
come possa essere la vita in un carcere, tanto per fare un esempio? Facciamo
una ricerca mirata e procuriamoci le informazioni necessarie. Io personalmente
attingo alla rete anche se devo descrivere un ristorante o un locale. Cerco
quelli presenti nella città in cui sto ambientando la mia storia, guardo le
foto, sfoglio i menù. Credetemi, è utilissimo.
L’importante
è tenere bene a mente che uno scrittore non è onnisciente e non ha una sfera di
cristallo sulla propria scrivania. Non è tenuto a sapere tutto, né è obbligato
a limitare la propria fantasia perché non è mai stato nel tal posto o non ha
mai vissuto in quel determinato periodo storico. E, viceversa, non è affatto
detto che qualcuno che un certo luogo l’ha visitato, lo conosca a sufficienza e
sia in grado di trasmettere al lettore questa sua conoscenza.
Io, per
esempio, sono stata a New York e a Boston, ma non posso dire di conoscere
queste due città come qualcuno che ci ha vissuto a lungo, né conosco le
abitudini dei newyorkesi o dei bostoniani.
E voi
cosa ne pensate di questo argomento? Siete d’accordo con me? Sareste in grado
di raccontare qualcosa in modo credibile, anche senza un’esperienza diretta? Se
volete dire la vostra, lasciate un commento.
NB.: Se avete delle domande commentate la Lezione e Laura vi darà delucidazioni!
Lezioni:
Lezione 1: La grammatica
Lezione 2: L'infodump
Lezione 2: L'infodump
Lezione 3: Lo Show don't tell
Lezione 4: Le descrizioni
Lezione 5: Il punto di vista
Lezione 6: Ritmo e velocità
Lezione 7: Rallentare il ritmo
Lezione 8: I personaggi
Lezione 9: Scheda del personaggio
Lezione 10: L'arco di trasformazione dei personaggiLezione 11: Le cinque fasi di elaborazione del dolore
Lezione 12: I personaggi secondari
Lezione 13: I dialoghi
Lezione 14: Dialoghi - Il verbo dire
Lezione 15: Errori comuni, come evitarli
Lezione 16: Conoscere i generi letterari
Lezione 17: Suggerimenti per creare una storia
Lezione 18: Risvegliare l'interesse del lettore
Lezione 19: SCRIVERE DI CIO' CHE SI CONOSCE. MA ANCHE NO.
+ a seguire
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Chiara e utile come al solito! Grazie mille!
RispondiElimina“Scrivi di ciò che conosci" è il primo consiglio di scrittura che onuna di noi ha incontrato nella vita e per un semplice motivo. A riceverlo è niente meno che Jo, la "piccola donna" scrittrice della Alcott. Jo scrive feuilleton per riviste e quando incontra il professore suo futuro marito riceve l'utile consiglio di narrare di ambienti e situazioni a lei famigliari. Non è azzardato immaginare vi sia in questo episodio il frutto di un'esperienza realmente vissuta dalla Alcott stessa. Ad onor del vero dobbiamo ammettere un fatto: la Alcott e la Austin riescono tutt'oggi a manifestare un vividezza narrativa non mai egualigliata dalle emule successive. PEr quanto inuziosa fosse la conoscenza di Hayer relativamente al periodo della Reggenza e brillante la sua narrativa, non raggiunge l'arguzia della critica sociale della Austin. Quanto premesso non implica la necessità di raccontare storie di studenti bulli a Cernusco Lombardone ma mi conduce a un consiglio. Trovare nel nostro oriente storico il momento epico collettivo degno di essere raccontato: grandi e anche piccoli eventi. Ci riuscì benissimo Brizzi per esempio e il suo Jack Frusciante è uscito dal gruppo.
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