Può il vero amore superare i secoli e combattere un'antica maledizione?
Scopritelo nel racconto "VENEZIA" di Adriana Mastroeni.
Venezia,
2013
Davanti all’entrata della Torre dell’orologio, ammirava
la piazza brulicante di gente mascherata. Aveva scelto quell’ingresso perché
gli permetteva di avere la visione di tutta Piazza San Marco. Così, appoggiato
ad uno dei muri della Basilica, nella piazzetta dei leoni, Alexandre guardava
la vita che gli vorticava intorno.
Gli era sempre piaciuto il martedì grasso e Venezia era
di certo la città che maggiormente gli permetteva di ammirare la magia di un
periodo dell’anno di cui non era mai riuscito a godere appieno.
Alexandre, conte de Montpensier, appariva come un uomo
imponente, persino accanto alla Basilica. Tuttavia, la sua maestosità non
mascherava la sofferenza nello sguardo, la ricerca di qualcosa, qualcuno, che non avrebbe più incontrato.
Non dopo due secoli. Quell’anno non
era differente dai precedenti; Alexandre vagava per le strade della città
cercando un volto, una maschera, una ciocca di ricci neri e ribelli. Era
consapevole che era impossibile rivedere quegli occhi scuri tra la folla.
Per un attimo si concesse di chiudere gli occhi,
abbandonandosi alla musica allegra. Tirò un respiro profondo, sentendo nelle
narici tutti gli odori tipici di quel carnevale moderno. C’erano caramelle,
zucchero filato, dolci di ogni sorta e…
Aprì gli occhi di scatto.
Quel profumo.
Lei era lì. Cannella
e vaniglia.
Il suo sguardo trepidante iniziò a vagare tra la folla,
esaminando ad una ad una le maschere più belle vicino al colonnato,
seguendo la scia che lo aveva ammaliato. Per dare un volto alla donna che
portava quel profumo…
S’infilò correndo in uno dei corridoi delle procuratie
vecchie e si ritrovò in una calle buia. Il profumo era lì, ma non c’era solo
quello, l’aria era permeata di un aroma dolce e ferroso: odore di sangue.
Non era pronto alla scena che gli si parò davanti,
tuttavia. Si aspettava una fanciulla ferita o in difficoltà, si trovò invece di
fronte ad una donna dagli occhi rossi che baciava, beveva, avidamente dal collo di un uomo. Quando i loro sguardi
s’incrociarono, nonostante il viso parzialmente nascosto, non ebbe dubbi su chi
ci fosse dietro la maschera.
Senza che quasi se ne rendesse conto, la sua mente tornò
indietro di due secoli.
Nizza,
1789
Come ogni anno, nonostante il clima politicamente
instabile che viveva la Francia, le strade di Nizza erano affollatissime,
scenario di ogni sfrontatezza. Balli, canti, giochi si svolgevano in tutte le
strade.
Incuranti del frastuono attorno a loro, Sophie e
Alexandre ballavano e ridevano, avvolti nei loro costumi e al riparo delle loro
maschere.
Il carnevale era l’unica occasione che la coppia aveva
per stare insieme, senza essere scoperta.
Le feste alle quali lei non poteva partecipare, a causa
del basso rango, erano una tortura per il bel conte, il quale cercava sempre di
fuggire non appena le madri a caccia di un genero danaroso distoglievano lo
sguardo da lui e dal suo patrimonio.
Sophie era diversa e non perché fosse orfana. Con lei
Alexandre poteva essere se stesso, ridere e farla ridere.
Insieme cercavano un modo per scappare e sposarsi,
lontani da tutti, magari in campagna, e vivere semplicemente, senza sottostare
agli obblighi dell’aristocrazia.
Finita la musica, i due giovani innamorati decisero di
allontanarsi dalla calca. Il momento
della fuga era vicino e volevano
pianificarne i dettagli senza che orecchie indiscrete potessero sentire.
Correndo, mano nella mano, si scambiavano fugaci baci
sulle labbra, unico sigillo del loro amore fino a quel momento.
Una locanda illuminata a festa attirò la loro attenzione
e, ignari dei passi che li seguivano, vi entrarono.
Seduti a un tavolo seminascosto e vicino all’uscita sul
retro, i giovani si tenevano per mano e chiacchieravano sommessamente.
Persi nel calice di vino che la locandiera aveva appena
portato loro, si accorsero degli uomini incappucciati che incombevano su di
loro solo quando fu troppo tardi.
Una spedizione punitiva, inviata dalla nobile famiglia
del Conte de Montpensier, mise presto fine ai loro vagheggiamenti amorosi.
«Chi siete? Cosa volete da noi? Chi vi manda? Parlate!»
Urlò Alexandre scuotendo per il bavero del mantello nero l’uomo più vicino a
lui. Nessuna risposta uscì dalle labbra dei malviventi.
La sua mente allora corse a Sophie, alla donna che amava.
Cercò di ingaggiare una lotta per darle il tempo di scappare.
«Va’ via, corri Sophie, più veloce che puoi. Torna tra la
folla, ti perderanno e sarai libera.»
«E tu?» chiese allora la giovane. I ricci neri le
ricadevano sul viso, gli occhi color smeraldo fissi nei suoi.
«Ti raggiungerò appena posso. Ti cercherò, lo giuro amore
mio, lo giuro sulla mia stessa vita».
Quando lei tentò di allontanarsi, due degli uomini
incappucciati la presero di peso e la portarono fuori, nel vicolo buio dietro
la locanda, mentre gli altri tenevano bloccato Alexandre all’interno.
Passarono i giorni e nessuno seppe più nulla di loro, di
cosa fosse realmente successo, della triste sorte che avevano subito.
Presente
«Tu?» la voce uscì come un sussurro dalle labbra di
Alexandre. «Non può essere, non puoi essere tu!»
Staccandosi dal collo dell’uomo dal quale si nutriva,
Sophie si avvicinò a quello che un tempo era stato il suo più grande amore. Il
cuore le batteva forte nel petto e non solo per effetto del pasto appena
concluso.
«Alexandre… Tu… Io… Sì, sono io ». L’emozione le impediva
di formulare pensieri coerenti.
Alexandre la fissava incredulo, nella sua lunga vita
aveva già conosciuto dei vampiri, ma nessuno di loro era mai stato così
controllato e delicato con la vittima. Tutti erano stati dei killer spietati.
Tutti, ma non la sua Sophie.
Voleva avvicinarsi, sentire il suo profumo da vicino
ancora una volta, sfiorarle il viso, i capelli, il collo, ma qualcosa lo
bloccava. Non era paura. Era la consapevolezza di trovarsi davanti a un
predatore. Non temeva Sophie ma il male dentro di lei.
Forse comprendendo il suo timore, la vampira annullò la
distanza tra loro facendolo sobbalzare.
«Non scappare. Non sono un mostro, lasciami spiegare». Lo
supplicò.
Alexandre annuì incapace di gestire il mare di emozioni
che s’infrangeva nel suo cuore.
Insieme s’incamminarono verso la piazza, restando in
silenzio passeggiarono fianco a fianco tra la folla.
«Vuoi salire da me?» chiese Alexandre ad un certo punto.
Fino ad allora sembrava che nessuno dei due avesse il coraggio di iniziare a
parlare, di chiedere cosa fosse successo alle loro vite.
«Mi farebbe piacere, sì. Non devi temermi, Al».
«Il mio albergo è poco più avanti. Seguimi».
Così, con un lieve sorriso si avviarono verso l’albergo.
Nonostante continuassero a stare in silenzio, le loro mani di tanto in tanto si
sfioravano e quel lieve contatto contribuì a creare una piacevole atmosfera tra
loro.
Usando le scale di servizio esterne, Sophie raggiunse
Alexandre nella sua camera.
Non era grande o particolarmente sofisticata, appariva
finemente arredata con gli interni in noce e crema. Il letto a baldacchino era
al centro della stanza e, se ci si stendeva sopra, si vedeva il bagno bianco e
blu, dotato di vasca idromassaggio. Segno che l’assenza di sfarzo non era sinonimo
di povertà.
«Vieni, accomodati». Affermò il conte stendendo una mano
a prendere quella di Sophie.
Quando le loro dita si sfiorarono un brivido li
attraversò entrambi.
«Grazie», riuscì a bisbigliare Sophie, ancora scossa dal
fremito che l’aveva colpita poco prima.
Si sedettero entrambi sul letto, lei adagiata sui
cuscini, lui con il busto poggiato ad una colonna.
«Posso… Posso chiederti come mai, dopo oltre due secoli,
sei ancora vivo?» chiese Sophie rompendo il ghiaccio. Forse era stata troppo
diretta, ma doveva sapere quale stella doveva ringraziare per quel dono
inaspettato.
Vederlo così, vestito esattamente come duecento anni
prima, la emozionava e la incuriosiva.
Alexandre sorrise e raccolse il fiato per iniziare la sua
storia. Si sfilò la maschera che copriva metà del suo volto e rimase a
fissarla; quando Sophie fece altrettanto il respiro gli si mozzò in gola. Gli
occhi felini erano tornati a essere del verde brillante che ricordava, erano
limpidi e sorridenti. La bestia era sempre in agguato lì dietro, ma era sazia e
perfettamente controllata da Sophie.
«Il mio calvario iniziò la
sera stessa che ci separarono», cominciò lentamente il riassunto della sua vita
da quando si erano lasciati, «dopo che ti ebbero portata fuori dalla locanda,
quegli uomini mi picchiarono portandomi quasi in fin di vita e poi mi
abbandonarono sul ciglio di una stradina di campagna, scaraventandomi fuori
dalla carrozza in corsa.» Sophie rabbrividì ricordando quella notte.
«La prima cosa che ricordo oltre al dolore, è un volto di
donna. Una donna bionda e minuta che mi dava una brodaglia amara per rimettermi
in forze. I miei ricordi di quei giorni sono confusi. Cercai di scappare un
paio di volte per venire a cercarti, ma lei non mi permetteva di muovermi. Ogni
volta che tentavo di mettere piede fuori dalla porta, una forza invisibile mi
respingeva dentro. Solo molto più tardi capii che era uno scudo di energia.
Mi ero ritrovato nella casa di una strega senza saperlo.
Era una donna gentile, non come quelle di cui leggevo nei libri; non mi aveva
rapito, stava solo cercando di aiutarmi.»
Alexandre si fermò lasciando a Sophie
il tempo di assimilare le sue parole.
«Questo spiega perché sei sopravvissuto all’aggressione,
non come hai fatto a vivere così a lungo. Sono felice di vederti, non hai idea
di quanto lo sia ma, nel corso della mia vita soprannaturale, ho imparato a
diffidare di ciò che non conosco. Aiutami a capire».
«Fui ospite di Annette per circa due anni. La aiutavo in
casa, ogni tanto andavo in paese a fare spese per lei. Eravamo coinquilini.
Tuttavia qualcosa mi tormentava, avevo degli incubi e di notte mi svegliavo
urlando sudato e impaurito. In quei sogni ti vedevo in pericolo, vittima di un
sortilegio che ti avrebbe arrecato eterne sofferenze. Sapevo che non eri morta
o che, se lo eri, la tua anima si sarebbe reincarnata. Non so spiegarlo. Forse
dipendeva dalla promessa che ti feci prima che ti portassero via, forse era
solo il dolore della perdita.
Annette una notte lo scoprì e mi disse che c’era un modo
perché io vivessi abbastanza a lungo da ritrovarti. Le serviva qualcosa di tuo
e qualcosa di mio, per legarci. Le diedi la mia maschera e il fazzoletto con le
tue iniziali. Questo…» e glielo mostrò tirandolo fuori dal taschino del gilet.
«Fece un incantesimo per legarci. Quando saresti stata
pronta, se fossi stata ancora viva io
ti avrei ritrovata».
«E adesso che mi hai trovata? Cosa succederà?», chiese
Sophie incalzandolo.
«Annette era buona e non voleva condannare entrambi ad
una vita eterna di sofferenza. Ed era anche molto accorta. Il suo incantesimo
prevedeva che, se il nostro amore fosse stato ancora vivo come un tempo, con
l’accordo di entrambi, quando avessimo consumato, saremmo diventati umani. Di
nuovo un uomo e una donna. Marito e moglie se vogliamo.
Se invece tu non avessi ricambiato il mio amore, se io ti
avessi scordata o non ti avessi trovata dopo duecentocinquanta anni, sarei
stato io a diventare umano. Senza te, ma umano».
Il sorriso che illuminò il volto di Sophie era la cosa
più bella che Alexandre avesse mai visto. Nei suoi occhi brillava tutto l’amore
per lui, la speranza, la gioia di averlo vicino.
Prima che se ne rendesse conto se la ritrovò in grembo,
seduta cavalcioni su di lui.
Lo fissava da vicino inebriandolo con il suo profumo.
«Io, io ti amo ancora, Al. Come allora, più di allora. Tu
vuoi che il nostro sogno d’amore si realizzi?»
Senza rispondere Alexandre la strinse a sé e la baciò con
passione.
«Sì, Sophie. Voglio che il nostro sogno si realizzi,
voglio essere uomo e umano al tuo fianco».
La fece stendere sulla schiena senza smettere di baciarla
ed accarezzarla.
Il corpetto spingeva i suoi seni verso l’alto rendendoli
quasi completamente alla mercé di Alexandre.
Con mani esperte liberò la sua donna dagli ingombranti
abiti d’epoca e rimase a guardarla. Era la prima volta che la vedeva nuda, la
prima volta che ammirava il pallore della sua pelle, la pienezza delle sue
curve, la prima volta che lei gli apparteneva davvero.
Le baciò il collo, accarezzandola con adorazione fino a
trovare il centro del suo piacere. Era ancora tutto vestito ma, dare piacere a
lei era la priorità. Voleva che fosse sicura di fare l’amore con lui perché
quel gesto era lo spartiacque definitivo. Annette era stata chiara: fare
l’amore avrebbe rotto l’incantesimo d’immortalità. Per lui se fosse stato il
solo umano della coppia o per entrambi se anche lei era un essere immortale.
Aveva dato la vita per quello e meritava di essere onorata.
«Al? Spogliati. Voglio vederti, voglio sentirti. Fai
l’amore con me…» chiese allora la donna, ma Alexandre voleva godersi la vista
del piacere di lei prima di prendersi il proprio.
«Non avere fretta, amore mio. Abbiamo tutta la notte per
fare l’amore. Lasciami darti piacere prima».
Il cuore di Sophie galoppava all’impazzata mentre
guardava la testa scura di Alexandre affondare tra le sue cosce. I suoi baci
erano teneri e gentili. Quando trovò il suo dolce bocciolo, però, non ci furono
più esitazioni.
La lingua prese a lambire le pieghe calde di Sophie senza
sosta, portandola ogni secondo più in alto.
Dal canto suo, Alexandre, era eccitatissimo, sentiva
l’erezione premere contro i pantaloni minacciando una prematura esplosione. Le
narici pregne dell’odore del piacere di lei, dolce e intenso.
Solo quando la sentì irrigidirsi sotto i suoi sapienti
tocchi si decise a guardarla negli occhi.
Era così bella, persa nell’estasi che si innamorò di lei
ancora una volta.
Quando i loro sguardi si incrociarono non ci furono dubbi
sulla risposta di Sophie: lo amava ancora. Nonostante tutto.
La bella vampira si mise a sedere e baciò il suo amore
perduto con trasporto. I corpi caldi premuti insieme, le mani intrecciate per
trasmettere tutto l’amore possibile.
Quando finalmente si staccarono, Sophie prese a
spogliarlo lentamente, godendo di ogni centimetro del corpo di lui.
Le mani vagano sui pettorali e gli addominali scolpiti
fino alla cintola e poi più giù verso il fulcro del piacere del suo uomo.
Bastarono poche carezze perché entrambi perdessero il
controllo.
«Faresti l’amore con me?», chiese Sophie con un filo di
voce.
L’emozione creò un nodo alla gola di Alexandre che poté
solo annuire.
Lentamente la distese sulla schiena e si posizionò tra le
sue gambe. La felicità splendeva negli occhi di entrambi che, finalmente
insieme, consumavano il loro amore.
C’erano stati altri amanti nella lunga vita di entrambi,
ma nessuno di essi avrebbe mai eguagliato l’amore che sprigionavano in quel
momento.
La penetrò lentamente per sentire appieno il calore della
sua amata; le gambe di lei salirono a circondargli la vita e, solo allora, la
danza iniziò.
Nessuno dei due capì se era colpa dell’incantesimo che si
spezzava, dei poteri psichici di Sophie, o semplicemente della magia del
sentimento, ma tutte le luci della camera iniziarono a tremare, seguendo il
ritmo della loro passione.
Occhi negli occhi, bocca a bocca, Alexandre e Sophie
fecero l’amore per la prima volta, dando inizio ad un futuro umano e pieno di
gioia.
Vennero insieme e, quando l’amplesso fu terminato, tutte
le luci si spensero, lasciando solo il chiarore lunare a rischiarare la camera
da letto.
Quando l’alba illuminò la camera, Sophie si svegliò di
scatto. D’istinto si nascose sotto le coltri per proteggersi dall’astro diurno poi,
sentendo il corpo caldo di Alexandre accanto al suo, ricordò.
Timorosa espose una mano alla luce solare. Quando scoprì
che non bruciava, fece lo stesso con l’altra e poi con tutto il corpo. Dopo
oltre duecento anni, vedeva e percepiva la luce del giorno.
«Al!», chiamò il suo amore, «Guarda! Non brucio!»

«Ti va di raccontarmi della tua trasformazione, adesso
che è tutto finito?», chiese cauto per non turbare il suo entusiasmo.
Sophie annuì sorridendo. «Ordina la colazione nel
frattempo, muoio di fame!»
Così, mentre Al telefonava alla reception, la giovane
donna si mise a sedere sul letto con indosso la vestaglia del compagno.
«Le vicende che hanno portato alla mia trasformazione non
hanno nulla di magico. Quando mi buttarono sul retro della locanda, mi
intimarono di lasciare Nizza entro l’alba, così presi a vagare verso la
periferia in cerca di un passaggio verso Parigi. Sapevo che la strada era
parecchia e che non avrei mai potuto percorrerla a piedi, tuttavia dovevo
scappare.
Per strada incontrai un gruppo di donne e chiesi loro se
potevano prestarmi una carrozza o dove potessi trovarne una a noleggio, con il
volto nascosto dalle maschere, si limitarono a farmi cenno di seguirle. Mi
ritrovai così in un vicolo stretto e senza via di fuga, accerchiata da cinque
donne dagli occhi rossi e i canini aguzzi.
Anche io rimasi incosciente per giorni, quando mi
risvegliai rimasi scottata dal sole che filtrava da una finestrella. Mi trovavo
in una baracca senza sapere come c’ero arrivata. Il resto te lo risparmio, solo
non è stato facile».
Alexandre l’abbracciò, tenendola stretta a sé nel
chiarore di quella mattina veneziana.
«Ti amo, Sophie». Banale, scontato ma vero. L’amava, da
sempre e per sempre.
L'autrice:
Adriana Mastroeni, vero nome della meglio nota Anita Blake, nasce a Catania 26 anni fa e sin da subito manifesta amore per la lettura e la scrittura imparando a scrivere da sola a cinque anni. Nonostante vada sempre in giro con un libro in mano, è solo intorno a quindici anni che la passione per la lettura esplode, da allora si è avvicinata al romance e al fantasy, senza disdegnare gialli e classici. Nel 2011 inizia anche a scrivere, postando su vari forum dei racconti erotici brevi. Approda nel 2012 sul forum “Insaziabili letture” e ne diventa moderatrice distratta, per sua stessa definizione. Partecipa a diversi concorsi, fino a che, nel 2014, il suo racconto “Finché morte non vi separi” si piazza tra i vincitori del concorso “Hellsgate Chronicles” e verrà presto pubblicato. Stessa cosa avviene con un concorso per la pubblicazione di “365 Racconti d’estate”, nel quale la Delos sceglie il suo “Remembers” per un’appendice alla vera antologia.
Momentaneamente sta correggendo la sua prima “opera”, nella speranza di una prossima pubblicazione.
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Bravissima!
RispondiEliminaBellissimo racconto Anita . Una storia d'amore come piace a me . Complimenti tesoro ♥
RispondiEliminaAllora. Devo dividere il mio giudizio in due parti: lo stile della scrittura di Adriana e la storia. Calcolerò il mio giudizio in stelline.
RispondiEliminaPer quanto riguarda lo stile: 10 stellne. Mi piace: è chiaro, impeccabile, senza inutili giri di parole o pompose descrizioni.
Per quanto riguarda la storia, sono costretta a dare sei stelline. Non amo storie paranormal che parlano di vampiri innamorati, vampiri che fanno l'amore, vampiri che da sordidi assassini diventano teneri amanti. Ma questo è il mio gusto personale e, dal momento che i commenti dovrebbero essere sinceri, io mi attengo a questo criterio.
Spero che Adriana non me ne abbia a male, ma ho apprezzato molto di più le sue storie contemporanee.
Intanto grazie a tutti per aver letto e commentato!
RispondiEliminaGrazie anche al mio fidanzato che si è impegnato a leggere la mia storia.
LadyBrochTuarach, apprezzo la sincerità del tuo commento, non cerco false adulazioni ma opinioni oneste.
E poi... la tua media fa sempre 8 stelline!! ;)
Bravissima Anita! Hai un dono fantastico! Prima attiri il lettore a concentrarsi sulla dolcezza e sulla sensibilità dei personaggi portandolo a simpatizzare con il protagonista, poi lo catapulti in un turbinio di passione concludendo poi con quegli stessi toni dolci e affettuosi trovati all'inizio.
RispondiEliminaBravissima!!!
Pian pianino vi leggo tutte, eh!
RispondiEliminaAdriana... ci conosciamo tramite le nostre fantastiche Admin e apprezzo quel che scrivi, per cui continua. Brava!
Grazie mille ragazze!!!
RispondiEliminaSiete un ottimo incoraggiamento :)
Stupendo!!
RispondiEliminache carino questo blog :)
RispondiEliminaGrazie ^_^
EliminaSperiamo di averti tra le nostre lettrici fisse! ;)
Volevo anche ringraziare le mie "compagne di avventura" che mi hanno aiutata a curare questo racconto:
RispondiEliminaMartina per le info su Venezia, Paola e Babette per la forma e Anairo per il "sentimento"....
Grazie!!
bravissima adry!!!!! cristina :*
RispondiEliminaChe scema che sono! Sono entrata x votare (non dico chi) e mi sono accorta che non avevo ancora commentato il bellissimo racconto di Anita! Chissà perchè ero convinta di averlo già fatto! E' una storia romantica, struggente e magica. La scrittura di Anita è, come al solito, unica e coinvolgente. Bravaaaaaaaaaaaaaaa!!!
RispondiEliminaGrazie mille ♥♥
RispondiEliminaQuando non sai cosa scegliere... compra il meglio e non te ne pentirai. Scopri nodo erotico per donne. Vai su http://www.vitalbios.com/A/MTQ3Njg2MzkxMiwwMTAwMDA0OCxub2RvLWVyb3RpY28tcGVyLWRvbm5lLmh0bWwsMjAxNjExMTYsb2s=
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