Genere: Thriller
Editore: Triskell Edizioni
Collana: Mistery
Prezzo: € 4,99
Uscita: 22 Gennaio 2014
Sinossi:
Nella città di Genova,
una ragazza viene barbaramente assassinata. Il corpo viene rinvenuto nella
vasca da bagno: è stato dissanguato e il sangue, come in un macabro rituale, è
stato raccolto in una bacinella.
Il caso viene assegnato
all’ispettore Massimo Corti (Max per gli amici) e alla sua squadra. Ben presto
i sospetti ricadono sull’ex fidanzato della vittima e sul professore, vicino di
casa della ragazza. Tuttavia, il professore scompare nel nulla e l’ex fidanzato
si rivela innocente.
Le vittime aumentano, il professore viene ritrovato tra un gruppo di senzatetto
colpito da amnesia e la squadra dell’ispettore Corti si trova ad avere a che
fare con indizi che apparentemente non sembrano essere collegati in alcun modo.
Mentre le indagini
portano insistentemente verso l’ospedale dove è ricoverato il professore, Max
cerca di conciliare l’esigenza di assicurare l’assassino alla giustizia con la
nascente storia d’amore con Isabel.
RECENSIONE A CURA DI GoblinL:
La trama: Nella città di Genova, una ragazza viene
barbaramente assassinata. Il corpo viene rinvenuto nella vasca da bagno: è
stato dissanguato e il sangue, come in un macabro rituale, è stato raccolto in
una bacinella.
Il caso viene assegnato
all’ispettore Massimo Corti (Max per gli amici) e alla sua squadra. Ben presto
i sospetti ricadono sull’ex fidanzato della vittima e sul professore, vicino di
casa della ragazza…
E fin qui tutto bene.
Per scrivere un giallo
degno di questo nome ci vogliono le palle.
La storia deve avere
ritmo, i personaggi devono muoversi come in una partita a scacchi in cui ogni
mossa ha un senso e un significato preciso. Agatha Christie e Arthur Conan
Doyle ne sanno qualcosa. Questo manca del tutto nel romanzo di Mery Lambert.
Ci troviamo di fronte a
un ispettore di Polizia totalmente idiota, che non fa che accusare gente
basandosi sul nulla – ci si chiede come abbia fatto a diventare Ispettore – e
che non ha la più pallida idea su come condurre un’indagine. Più di una volta
mi sono trovata a borbottare suggerimenti, chiamandolo “capra”; non è bello,
quando il suddetto Ispettore è il protagonista del libro.
Che altro fa l’esimio
ispettore Max Corti? Trombicchia. Come promette il titolo, questo libro ha la
sua quota di sesso, giusto per attirare il pubblico femminile che non sa ancora
a cosa andrà incontro. Perché ho usato il termine “trombicchia”? Perché le
descrizioni delle scene hot sono così poco… eccitanti, piene di clichè, che
alla fine di ognuna – per fortuna non moltissime – hai l’impressione di aver
assistito a poco più di una sveltina.
Ma passiamo agli altri
personaggi, delineati in maniera molto povera: le donne, dalla prima vittima, Mary-Qualcosa,
alla divina Isabel, alla poliziotta Deborahhhh, sono una la fotocopia
dell’altra, come aspetto. Bionde, statuarie, delle dee. E, ta-dahhh, chi lo
avrebbe mai detto? Una di loro si innamora perdutamente del Tenente Colombo –
ops Max Corti – ricambiata in pieno. Ma che originalità, davvero, non me lo
sarei mai aspettato.
Poi c’è lui, il
professore, aka vecchio porco, che passa le prime venti pagine ad accompagnare
a casa Mary dopo il lavoro – questa pare
essere la missione di un sacco di gente, prima che la facciano secca – e il
resto del libro a fare il vegetale in ospedale, salvo miracoloso risveglio
verso la fine, che nemmeno la Bella Addormentata, e non vi dico per fare cosa.
Gli altri, dall’ex
fidanzato di Mary ai poliziotti che aiutano lo sciagurato ispettore, sono solo
dei comprimari, grigi e spenti sullo sfondo, a cui non si riesce in nessun modo
ad affezionarsi. Inutili, anonimi. Sono dei “nessuno” nel nulla assoluto di cui
è fatto questo libro.
Da un punto di vista
stilistico, le cose non vanno meglio. Qualcuno dovrebbe spiegare al signor
Lambert (sì, Mery è un uomo) che i dialoghi servono, ma che quelli utili non
sono capolavori del tipo: «Già che ci vai, mi puoi prendere anche una confezione
di assorbenti? Prima mi sono dimenticata.» (cit.)
Bisognerebbe invece costruire scambi che
aiuterebbero il lettore a calarsi un po’ meglio nella storia. Gran parte della
narrazione è in prima persona dal punto di vista dell’ispettore, tranne strane
parti che spuntano qua e là e in cui non si capisce bene chi parla, e da dove
spunti questo narratore esterno. Invece di sembrare un diario, anche
solo mentale, tutto assomiglia a un rapporto di Polizia, appunto. Freddo,
impersonale, noioso. Quasi nessuna considerazione di tipo personale, se non
apprezzamenti sulle gambe ovviamente chilometriche della nostra splendida
Isabel, che ha la personalità di un piccione, ma lui definisce travolgente.
Eccerto, te la dà ogni volta che vuoi!
Il linguaggio è povero,
elementare, a tratti anche scorretto – il sangue vecchio non si definisce
RAFFERMO, semmai RAPPRESO! – pieno di ripetizioni e di espressioni ridondanti.
(fronteggiare faccia a faccia; il volto era lì con un sorriso ebete stampato
sul viso; la parola “sangue” ripetuta otto volte nella stessa pagina, di cui
tre nella stessa frase; sette righe a parlare dei loro turni al cesso, più
altre amenità che scoprirete se vorrete farvi del male leggendo questo
capolavoro).
I personaggi non si
comportano in modo razionale, ma piuttosto schizofrenico, dando spesso
l’impressione che l’autore abbia cambiato idea nel corso dell’azione, ma fosse
troppo pigro per cancellare il pezzo appena scritto. Un esempio? Max arriva da
Isabel. Lei gli dice che deve uscire per andare al lavoro, ma poi ci ripensa,
e, spinta da passione travolgente, decide di fare un po’ di sesso. Lo esorta a
fare con calma, salvo poi dirgli di nuovo (e in corso d’opera!) che ha fretta
perché deve andare al lavoro. Personalità multipla? Le doti amatorie di Max
fanno pena come le sue capacità investigative? Mah!
Una buona schioppettata
di pagine nella parte finale è dedicata a un gioco appassionante: il
rimpiattino nell’obitorio. Ogni cinque minuti, il buon ispettore, che ha già
accusato dei delitti due persone giusto perché non sapeva bene cosa dire,
entra, conta i cadaveri, sbircia sotto i lenzuoli che li coprono e poi esce.
E l’assassino che fa?
Con mezza polizia alle calcagna non si allontana di un passo dalla sua zona
d’azione, no, se no che divertimento c’è? Resta lì e aggredisce donne random
con sprezzo del pericolo sotto il naso dell’Ispettore. Deve aver capito anche
lui che è un deficiente. Non c’è altra spiegazione.
Scoprire di chi si
tratta, alla fine, aggiunge ridicolo al ridicolo, ma vi assicuro che non
capirete mai chi è, fino all’ultima pagina: il signor Lambert deve aver agitato
un bussolotto ed estratto un nome a caso, per decidere il colpevole. In questo,
l’effetto sorpresa è assicurato.
La cosa che ho trovato più
esilarante?
Un personaggio decide di
suicidarsi col cianuro, veleno dall’effetto praticamente immediato, giusto? Viene
rinvenuto in camera, sul letto, bava alla bocca e tutto il cucuzzaro. Peccato
che il bicchiere con le tracce di veleno venga ritrovato in cucina! Il suddetto
suicida deve aver pensato che non fosse dignitoso morire lì, ai piedi del
tavolo. Faceva disordine, insomma. Ha posato dunque il bicchiere e si è spostato
in camera da letto, per schiattare con tutta calma. Questa è classe, signori
miei. Prendete nota.
Signor Lambert, la
prego. Ho letto che è un pensionato con figli e nipoti. Sarà sicuramente un
ottimo nonno, continui a farlo. Lasci stare i gialli, la supplico.
Alla prossima, caro lettore
e fu così che io mi dichiarai: GoblinL ti amo!!!!
RispondiEliminauna recensione bellissima :D
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Eliminasegnato!
RispondiEliminaChe dire? Bellissima recensione e decisamente molto esaustiva ;-) Non leggerò il romanzo ma ho adorato leggere la tua opinione ;-)
RispondiEliminaBarbara