Recensione:""LA LEGGE DEL DESIDERIO" di Martin Milk







Genere: M/M
Editore: Amarganta
Pagine: 190
Prezzo ebook: € 2,99
Prezzo cartaceo: € 13,00
Uscita: 3 luglio 2015






Sinossi:
In un afoso pomeriggio estivo, il giovane Mario rivela a don Gianni, il suo confessore, le morbose passioni che lo tormentano. Scopre così che il prete condivide il suo stesso segreto e con lui inizierà un percorso dominato dall’erotismo e dal soddisfacimento della lussuria più sfrenata. Don Gianni insegnerà al ragazzo come assecondare brama e dedizione, come lui ha conciliato pulsioni, ministero e vita sociale. Verranno ben presto risucchiati in un vortice perverso alimentato dal desiderio. Il desiderio è sempre in agguato, pronto a irretire le coscienze e a regalare gioie effimere ma pure è governato dalle sue leggi ed esige un prezzo che tutti devono pagare. 

Amarganta annuncia l’uscita de “La legge del desiderio”, un romanzo LGBT dalle tinte fortemente erotiche dominate dalle dinamiche del desiderio. Il bisogno di amore di Mario, un giovane sardo, si riversa su don Gianni, un parroco dotato di una forte personalità. Don Gianni, un uomo avvenente, gestisce il ministero con determinazione e con la convinzione di poter circoscrivere i propri impulsi. La passione di Mario, che il tempo trasforma in ossessione, renderà continua la sua presenza nella vita del prete con un alternarsi sempre più pericoloso di sentimenti e di stati d’animo.




BOOK TRAILER

L’autore: 
Martin Milk è lo pseudonimo di qualcuno che ha dei motivi ben precisi per mantenere l’anonimato. È sardo e si vanta di appartenere alla categoria bear (ma lui preferisce definirsi un orso italiano), ha più di trent’anni, si ritiene attraente (ma fa finta che non sia vero) e ama i maschi, gli Orsi e i diritti civili. Ha lasciato qua e là qualche traccia nel web, ma del suo passato isolano, delle sue motivazioni e del suo viso, non si conosce nulla. Solo un dettaglio è risaputo: ci si continua a interrogare se i suoi racconti siano solo frutto della sua fantasia, o se davvero quel che dice è stato vissuto in prima persona. Esordisce nel 2012 e pubblica con costanza racconti singoli e raccolte di genere omoerotico. La legge del desiderio è il suo primo romanzo di genere omoerotico.


Libro difficile, veramente difficile. Preciso un aspetto essenziale. Uno dei protagonisti è un sacerdote, ma il suo ruolo avrebbe potuto coprirlo una qualunque personalità carismatica posta in un ruolo di potere. Certo il comportamento di Don Gianni contravviene nella maniera più assoluta a quanto professato dal clero, ma verso la fine del libro si tocca con mano quanto tra il dire e il fare ci sia un oceano in mezzo. A fine lettura devo dire che questa storia mi pare come minimo ispirata a qualcosa di realmente vissuto. Non dico il finale tragico, forse desiderato o sognato, ma la storia sì.
Il libro copre un lungo arco della vita dei suoi protagonisti pesantemente segnata dal rapporto malato che nasce tra Gianni e Mario, e si svolge in una imprecisata località della provincia di Oristano. Visto che l’autore è sardo la sensazione di vissuto è ancora più forte.
Durante un afoso pomeriggio, Mario confessa al suo sacerdote le pulsioni che prova e,  invece di trovare chi gli impone preghiere e controllo, “tocca” realmente con mano che Don Gianni la pensa esattamente come lui e ne diviene l’amante, anzi il paredro. Questo antico termine greco identificava chi sedeva accanto alla divinità maggiore, o l’aiutante di un uomo di potere. Per Don Gianni questi sono gli uomini che ha accanto: persone con cui condividere momenti di passione in cui lui impersona la divinità  e loro gli aiutanti. Tutta la vicenda ruota intorno a questo asse,  intorno all’egoismo di un individuo che plasma la realtà a suo piacimento. Fino all’incontro con Mario capiamo che Gianni e una cerchia di altre persone, tra cui un altro sacerdote, si incontrano senza strascichi sentimentali per soddisfare quel desiderio che, diciamocelo chiaro,  anche i preti provano. Gianni tiene ben separate le pulsioni corporali dai sui uffizi e fino a Mario pare riuscirci egregiamente. I suoi paredri sono tutti uomini adulti e consenzienti, probabilmente attratti dal gioco del proibito. Mario incrina questo sistema collaudato: lui ama e per avere briciole d’amore si piega a qualunque richiesta. Agli occhi della società Gianni appare come uno che rispetta le regole e impone a Mario un matrimonio di facciata, matrimonio che il ragazzo, ora uomo, mal digerisce. Tra questa coppia si inserisce un nuovo elemento:  Federico. Gianni lo aggancia in rete e se ne innamora perdutamente. I ruoli si invertono: da divinità Gianni diventa paredro, schiavo di Federico. Accecato dalla passione il prete accetterebbe addirittura di lasciare i voti. Dopo un paio di notti infuocate, il giovane si allontana dal prete, non subendo il fascino di una relazione del genere ma volendo un futuro “normale” senza sotterfugi e al fianco di un vero compagno. Questa specie di triangolo, pur morto sul nascere,  crea nella debole mente di Mario un vero tsunami. L’uomo compierà scelte sbagliate dettate dalla voglia di vendetta e Gianni lo punirà in un modo orribile, che servirà solo a peggiorare la situazione e a rendere Mario ancora più instabile. Gli eventi peggioreranno fino ad un tragico epilogo che vedrà riuniti i tre uomini.
Inizialmente ho mal digerito questo libro , e non perché ci fosse un prete in mezzo , ma perché le personalità dei personaggi mi sembravano decisamente forzate, obbligate a rappresentare alcune figure stereotipate. Continuando la lettura, invece, mi sono sentita come di fronte a una esternazione, ovviamente romanzata, ma vera. I personaggi erano dipinti a tinte forti, certo, ma questo ha permesso ai lettori di essere immediatamente catapultati in quello squallido clima che fa da contorno alla storia. Come dicevo, Gianni potrebbe essere un qualunque uomo di potere, non è il suo abito che ne rende squallide le azioni ma l’egoismo e la nonchalance con cui tratta i suoi paredri, piccole pezze da piedi usa e getta. Un uomo egoista, incapace di sentimenti, che cambia solo in seguito a un netto rifiuto. Cambiamento tardivo e inutile. Gianni sfoga la sua frustrazione per tutti gli anni della vicenda su un uomo debole, incapace di affrontare se stesso e vivere autonomamente. Mario anche nella sua ribellione vive di luce riflessa, nonostante gli anni trascorsi il suo pensiero, che sia d’amore o d’odio, è solo per Gianni. L’autore ci pone di fronte a delle scelte scioccanti e a chiusura del reader questo testo mi ha lasciato davvero tanto a cui pensare. Quanti uomini e donne, perché comunque questo è un discorso che si può allargare a tutti, sono  succubi e strumentalizzati dai propri partner che esercitano un controllo così decisivo sulle loro personalità? Come è possibile aiutarli a vivere? 
Discorso a parte la falsità del sistema ecclesiastico. Ognuno di noi ha la propria convinzione. Io ho la mia, a mio parere il celibato, proprio dei cattolici romani è inutile e restrittivo. Un sacerdote sposato comprenderebbe meglio le problematiche dei propri fedeli e dal momento che questa regola è stata introdotta solo nel ‘500 solo per una mera questione ereditaria, la trovo inutile. Non mi pare però il luogo di affrontare un discussione teologica in merito. Ho spiegato il mio punto di vista per farvi comprendere perché la figura di Gianni per me è da condannare in quanto uomo egoista e codardo più che come sacerdote.
Resta il fatto che questo è un bel libro, crudo, difficilmente apprezzabile all’inizio ma un bel libro che costringe a riflettere. Se vi sentite di leggerlo ne uscirete soddisfatti. Le scene di sesso sono molto forti e frequenti, ma necessarie per lo svolgimento della storia. Nonostante tutta questa attività sessuale non è possibile definirlo erotico, non c’è niente di eccitante o positivo nelle performance dei personaggi ma solo tanto, tanto squallore.






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