Genere: Contemporaneo
Editore: Youcanprint
Pagine: 310
Prezzo: ebook 2.99
€, cartaceo 14 €
Uscita: 23 Ottobre 2013
Sinossi:
Sabrina Baldi è una giovane ragazza di
diciannove anni, con un grande sogno nel cassetto: diventare pediatra. Prima di
affrontare il lungo percorso universitario decide di passare la sua estate a
Como, luogo della sua infanzia, per sostituire la nonna Ginevra nel suo lavoro.
Un impiego di soli due mesi, che la vedrà al fianco di Flora una amica di
infanzia della madre, nella preparazione di alcune serate di beneficenza.Ma i suoi piani verranno stravolti quando incontrerà Aleksander Savi, un ragazzo affascinante,
tenebroso, ma dall'animo oscuro. Le loro vite presto si metteranno a confronto
in una lotta tra attrazione e amore, dove Sabrina, sprovveduta alle prime armi,
cercherà di domare la passione che la spingerà verso questo ragazzo enigmatico
e dalla bellezza travolgente.Quello
che ancora non sa è che la terra rossa della Sierra Leone brucia negli occhi
azzurri di un bambino diventato uomo. E la scintilla che anima il suo odio è la
sola cosa che Sabrina deve temere insieme alle ombre di un passato che
giacciono ferme in attesa del momento propizio.
Recensione a cura del Goblin:
Sinossi:
Sabrina Misonscordatailcognome, diciannovenne, viene
assunta da un’importante famiglia di Como, i Savi, per organizzare una serata
di beneficienza. Nella loro dimora fa conoscenza con il nipote dei padroni di
casa, Aleksander, ragazzo bellissimo e misterioso di cui si invaghisce alla
prima occhiata. L’attrazione pare ricambiata, ma il giovane, dietro un
atteggiamento sprezzante verso il mondo, pare nascondere più di un segreto.
Riuscirà Sabrina a fare breccia nella sua corazza apparentemente impenetrabile?
Appena iniziato a leggere questo libro ho
pensato che mi sarei divertita parecchio, e non perché fosse una lettura
piacevole, tutto il contrario. La vicenda era inverosimile – quale megafamiglia
della Como “bene” affiderebbe l’organizzazione di un importantissimo evento benefico
a una ragazzetta di 19 anni, solo perché è la nipote della governante? – e
scritta abbastanza male da farmi rizzare i peli sulla schiena. C’è poco da
ridere, i Goblin hanno la schiena pelosa, e allora? In effetti, fino a un certo
punto è stato così. Invece, nella seconda metà del libro sono subentrati alcuni
elementi che ho trovato alquanto disturbanti, ma ve ne parlerò a suo tempo.
Dunque, andiamo per ordine. Come avrete letto
dalla sinossi, la nostra Sabrina arriva nel megavillone in cui la nonna lavora
come Governante, dove trascorrerà i due mesi successivi per organizzare questa
incredibile serata in cui tutto dev’essere perfetto. Nessuno ha uno straccio di
dubbio sul fatto che ce la possa fare, anzi, pare che senza di lei tutto
sarebbe andato a catafascio. Benissimo, beviamocela e proseguiamo.
Ecco che arriva lui, A-lek-san-der, il rampollo
più stronzo dell’universo e la nostra event-planner va istantaneamente nel
pallone. Oh ma quant'è bello. Oh ma quant'è figo. Oh ma quant'è stronzo, anche,
perché, pur obnubilata dalla figaggine del tizio, persino lei si accorge che
possiede la simpatia di una iena, all'incirca. Tra l’altro, per favore,
possiamo aprire una parentesi sul nome di questo insopportabile figlio di papà?
Già Alexander sarebbe sembrato abbastanza esotico, ma si sa come sono queste
famiglie, vogliono distinguersi dalla massa dei plebei e quindi passi. Ma
perché ALEKSANDER?! Lì per lì ho pensato a un errore di stampa e invece… no, si
chiama proprio così. Alekssssander con la kappa. Mi sta sulle balle già solo
per il nome. Vabbè, andiamo avanti.
Dunque, costui si esprime come un mafioso, o
come un agente segreto in incognito. O un serial killer. O un sicario.
Scegliete voi. Allusioni ad armi, al suo lavoro che lo mette in pericolo ma che
lui affronta con sprezzo; in certi momenti mi dava l’impressione di un bambino
che gioca a Dragonball e finge di essere Vegeta Supersayan, una roba del
genere. Anche la nostra povera Sabrina non sa cosa pensare, ma è troppo
impegnata a reggersi in piedi tutte le volte che lui appare e ringhia, per
preoccuparsene più di tanto. Fa parte del suo fascino, in fondo (seeeeeeee,
certo). Di costui non ci è dato conoscere l’età se non nelle ultime pagine; si
sa solo che è un maleducato che tratta gli zii che lo ospitano con disprezzo,
che si permette di licenziare il personale a muzzo e che, se non ottiene subito
quello che vuole, inizia a fare i capricci come un bambinetto. Avete presente
Joffrey Lannister, in Game of Thrones? Ecco, la stessa cosa. Tronfio, viziato,
per di più con un eloquio che mi ha fatto ribaltare in più di un’occasione, ma
non per colpa sua. Qui entra in gioco l’estrema debolezza dell’autrice quando
si tratta di gestire virgole, congiuntivi e regole grammaticali in generale.
Alcuni esempi? “Impara a rilassarti. Ho la
sensazione che ne hai bisogno.” Come, ne hai?
Signora Bellezza, la prego. E poi, il figo al telefono: “Per quando li hanno
bisogno?” La parola “bisogno” causa scompensi nella mente dell’autrice, è
evidente.
Insomma, per farvela breve la tipa è sempre più
cotta. Naturalmente lui è un tipo tormentato, consapevole di non essere adatto
alla povera ragazza innocente, quindi all’inizio la tiene a sdegnosa distanza.
Poi però ci ripensa e lei, che finalmente si era convinta che davvero lui non
fosse giusto per lei, va di nuovo in tilt. Fino a un certo punto il libro è un
continuo tiramolla tra i due, in cui lui non fa niente per rendersi simpatico o
amabile, ma lei lo ama lo stesso.
Dicevo della seconda parte del romanzo,
quella che ho trovato davvero disturbante: a un certo punto Sabrina decide di
andarsene e lui si trasforma in uno stalker da manuale. In una scena di una
sgradevolezza estrema, lui la segue nel paese in cui lei è fuggita con la sua
amica del cuore e, a suon di urli e minacce (Hai capito, l’aristocratico?!), la
costringe a salire in macchina con lui per riportarla alla base. Non l’ho
trovata una cosa da ridere, caro lettore. Qui si vuol far passare il concetto
che il perseguitare, il minacciare, l’ossessionare qualcuno sia comunque una
forma d’amore. Visti i fatti di cronaca che affollano i notiziari negli ultimi
tempi, mi rifiuto di scusare un simile comportamento, anche solo in un libro. È un’idea
pericolosa che non dovrebbe essere incentivata in nessun modo, nemmeno nelle
pagine di un romanzo, a mio parere. Quanti di quei disgraziati che hanno ucciso
mogli o fidanzate si saranno giustificati nello stesso modo che usa questo
tizio? “Lei è mia. Io la amo. Non si deve allontanare da me.”
Possesso. Trattare l’altra persona – la donna –
come un oggetto. L’uomo che lo fa è un verme e la donna che se lo lascia fare è
da compatire per la propria pochezza, non certo da imitare. Arrivata a questo
punto, non vedevo l’ora di finire la storia di queste due cause perse; l’unica
cosa che restava da scoprire era la misteriosa professione di questo stronzo.
Beh, mi sono capottata dalle risate, ma non vi toglierò il piacere di scoprirlo
da soli.
Del linguaggio e dello stile dell’autrice ho
già detto parecchio; aggiungo che la posizione delle virgole non è un’opinione,
che i dialoghi sono banali e stereotipati, che la sovrabbondanza di avverbi in
–mente lo rende più pesante di quello che già è (FINTAMENTE, amici e
parenti!!!) e che sono stufa di leggere libri in
cui, per il fatto che il protagonista è di aspetto piacevole, gli si perdona
qualunque cosa.
Alla prossima, caro lettore.
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Goblin, sei eccezionale.
RispondiEliminaGrazie! <3
EliminaOh mamma! Ho le lacrime agli occhi :)
RispondiEliminaE' lo zolfo che emano, non preoccuparti. Poi passa. Ehehehehhe.
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