Genere: Saggistica
Editore: Milena Edizioni
Pagine: 104
Prezzo: € 10,00
Uscita: 14 Febbraio 2015
Sinossi:
Lo scopo di questo saggio è quello di riportare in auge il fenomeno rosa all’interno della nebulosa letteraria, che spesso lo definisce una lettura da salotto, dimostrando al contempo come un genere scritto dalle donne per le donne possa presentare delle varianti maschili che spesso non vengono prese in considerazione. La prima parte contiene un ampio excursus sulla nascita del genere rosa, dagli albori fino ai romanzi contemporanei, sottolineando le anticipazioni che hanno permesso il formarsi di questo nuovo mondo, frutto della nuova generazione post femminista. La seconda parte mette in luce un diretto derivato del romanzo rosa, il genere chick lit, un filone letterario nato nell’oltremanica e ancora in fase di sviluppo. Analizza inoltre come molte delle scrittrici nostrane stiano cercando di prendere le redini di questo nuovo genere, creandone un corrispettivo italiano, mediante un’attenta rivisitazione di tutte le caratteristiche americane.
Per
leggere un libro che si pone come obiettivo quello di ripercorrere le tappe del
“romanzo sentimentale
contemporaneo” si corre
incontro a tutta una serie di pregiudizi: ma quali, quelli in edicola con lui e
lei abbracciati? Che ci sarà mai
da dire su un genere così commerciale?
La prima
parte del libro, invece, si rivela una vera e propria miniera d’informazioni:
ripercorre, seppur in modo non sempre chiaro e lineare, le tappe della
letteratura femminile occidentale dagli albori, a partire cioè
dal XVI secolo.
In
particolare, ho trovato interessante la contrapposizione tra femminile e
maschile dovuta alle diverse competenze intellettuali: la necessità per le autrici di esplorare
modalità intimistiche come
l’epistolario, il diario e
il romanzo a causa della mancanza di formazione accademica in forme letterarie
più classiche e
strutturate (e quindi più complesse).
È interessante vedere come questo gap di partenza
abbia prima creato e poi influenzato il genere rosa per i secoli successivi,
fino al Novecento, coinvolgendo spesso scrittrici autodidatte.
La
seconda parte del libro, in qualche modo smonta l’atmosfera di condivisione tra autrice e lettrici,
descrivendo spietatamente la realtà
del romanzo rosa come prodotto industriale: studiato, pianificato e
creato da esperti di marketing in seguito ad un’attenta analisi dei dati di mercato, internazionali e
locali, per offrire al pubblico un prodotto mirato, che risuona in altri media
(tv, radio, riviste, web) e, soprattutto, che vende.
L’ultima parte elenca i temi
principali dell’emergente
genere chick lit e gli esempi di maggior successo. Purtroppo, anche in
questi capitoli la confusione non permette di vedere il filo conduttore né di capire dove l’autrice voglia andare a parare.
In ogni caso, è trasmesso
molto chiaramente l’entusiasmo
per questo genere di romanzi e - anche se non sono una grande frequentatrice di
queste narrazioni (ho letto solo i Bridget Jones) - mi ha davvero
invogliata a recuperarmi qualche “classico”, da Liala a Sophie Kinsella!
Nel
complesso, il libro è un’ottima occasione per scoprire o
riscoprire autrici sconosciute nelle aule scolastiche, e avere un punto di
vista inedito sull’età moderna. Tuttavia, la
struttura del saggio rimane molto legata alla probabile natura accademica, l’esposizione non è sempre metodica e purtroppo
alcuni passaggi presentano errori grossolani, dovuti forse a una pubblicazione
prematura o a una revisione poco attenta.
Grazie per la recensione :)
RispondiEliminaSono contenta che in qualche modo ti abbia invogliata alla lettura di questo genere perché lo scopo di questo saggio è proprio quello di far scoprire un genere che spesso viene denigrato.