Insaziabili Letture la
settimana scorsa è stato invitato dalla DeAgostini a partecipare alla
presentazione del libro RACCONTAMI
DI UN GIORNO PERFETTO di Jennifer Niven. Per noi ha partecipato la
giovanissima Sara Stefanelli, amica ed utente fidata, che ha letto
per noi il libro, recensito e stilato un'intervista che qui di seguito vi
riportiamo con le sue foto dell'evento.
La recensione verrà
pubblicata nel pomeriggio, ma siamo sicure che sarà sufficiente questo articolo
per farvi innamorare del libro. A me personalmente sono bastate le parole
entusiaste di Sara nell'editing dell'intervista.
Le
domande. che riguardano nella prima parte la "carriera" dell'autrice
per poi proseguire nel "vivo" del libro, sono state stilate da
diverse blogger invitate come noi all'evento. Che dire? Buona lettura :)
D.: All'età di dieci anni avevi già scritto diverse
canzoni, una favola di Natale, alcuni libri illustrati, una commedia e molto
altro. Perché da adulta hai scelto i romanzi?
R: Mia madre è un'autrice quindi mi ha insegnato sin
da piccolissima a vedere storie ovunque, la possibilità di narrare ovunque, ed
addirittura la prima volta che mi sono cimentata con la scrittura è arrivata
quando mi sono trasferita in Indiana, cosa di cui non sono stata molto felice
anche se poi è il setting del romanzo. In principio il libro si chiamava
proprio "La vita in Indiana. Ovvero non sarò mai più felice".
Come vi dicevo la mia mamma era una scrittrice
quindi ho visto con i miei occhi sia gli esiti positivi che la grande
difficoltà di scrivere, che voi tutti conoscete. Quindi per un po' me ne sono
tenuta alla larga ma arrivata al college non ho più potuto resistere e non ho
potuto più non scrivere.
D: Come eri da liceale?
R: Questa è una bellissima domanda. Sono sempre
stata molto educata però c'è stata l'influenza del mio migliore amico, che è
ancora oggi il mio migliore amico, che conosco dai tempi delle superiori e se
c'è una persona che riesce a mettermi nei guai è lui. Quindi sono sempre stata
piuttosto coscienziosa però ho anche sempre avuto un lato birichino.
Sono sempre stata anche molto solare, per natura, ma ho anche avuto un momento
un po' emo soprattutto quando alle superiori mi sono trasferita in Indiana ho
iniziato a leggere le sorelle Bronte e sono passata nella fase "non sarò
mai felice"/ "nessuno mi capisce" oltre a questo amo molto i
ragazzi ed è una passione che non è mai terminata infatti ho uno splendido
fidanzato.
D: Preferisci scrivere a casa senza rumori o nei bar
e luoghi pubblici come vediamo fare a tanti scrittori? E perché?
R: Io non rientro nella categoria di coloro che
scrivono nei luoghi pubblici, per me è molto importante essere nel mio piccolo
ufficio, che si trova nel mio appartamento, alla mia scrivania o con il mio
laptop quando viaggio e non riesco neanche, purtroppo, ad ascoltare musica quando
scrivo perché le parole mi entrano nella mente e mi distraggono figuriamoci
quanto mi distrarrei all'interno di uno spazio pubblico come un bar.
D: "Raccontami di un giorno perfetto"è un
successo internazionale; cosa si prova ad avere questo risultato considerando
che si tratta del tuo primo Young Adult?
R: Mi sento un po' sovrastata da molti punti di
vista, c'è tantissima emotività in questo progetto perché quella del libro è la
storia romanzata di una storia delle mia vita ed in particolare il personaggio
di Finch che è un ragazzo che ho conosciuto realmente. Quindi è una storia
molto personale di cui non ho mai parlato per quasi tutta la mia vita fino ad
adesso che ne sto parlando praticamente parlando a tutti. Chiaramente prima di
iniziare avevo molta paura ma allo stesso tempo questa avventura si sta
rivelando la migliore esperienza della mia vita sia perché mi ha fatto
benissimo parlarne sia per i riscontri che per l'aiuto che sono riuscita a dare
a molti lettori.
D: I romanzi che hai scritto in precedenza sono
indirizzati ad un pubblico adulto, come mai per questa storia hai deciso di
cambiare target e rivolgerti ai più giovani? Credi che siano il pubblico che
più deve essere sensibilizzato riguardo temi delicati?
R: Sicuramente sì. La tematica è molto importante
per gli adolescenti oltre a questo ci sono una serie di questioni rispetto
alla categoria YA. Ho sempre voluto scrivere un romanzo dedicato ai
ragazzi, per piacere mio personale leggo molta letteratura per ragazzi e poi quando
ho pensato a questa storia il lavoro è stato molto emotivo, molto forte e molto
importante per me. Avevo bisogno di creare un minimo di distanza tra me e
questa storia e quindi ho creduto che il setting ideale per questa storia fosse
la scuola superiore e quindi spontaneamente si va verso quella fascia di età.
Ovviamente i temi trattati all'interno del libro sono importantissimi per i
giovani perché ho riscontrato che molti si sentono estremamente soli,
estremamente non compresi e credono di non avere nessuno con cui parlare
invece, anche grazie a questa storia, stanno iniziando a parlare.
D: Ci hai fatto innamorare di Finch, avevi in mente
un volto preciso mentre scrivevi di lui?
R: Io faccio una sorta di casting ai miei personaggi
prima ancora di iniziare a scrivere perché all'inizio, quando non li conosci
bene, non hai un volto di riferimento poi man mano il personaggio prende
spessore per il volto passa un po' in secondo pianto. Per Violet avevo in
mente senz'altro Elle Fanning per Finch invece avevo pensato a
Nicholas Hoult ma tutto questo fino ad un certo punto delle storia perché poi
Finch ha preso il sopravvento come personaggio.
D: Come sei riuscita a tratteggiare il carattere di
Finch? È stato difficile renderlo reale?
R: Finch, come vi dicevo, è ispirato ad un ragazzo
che io ho conosciuto ed amato tanti anni fa ed è una persona che ha avuto un
impatto incredibile sulla mia vita che mi
ha realmente molto cambiata. Oltre a questo visivamente ho fatto
riferimento al volto di Nicholas Hoult quindi all'inizio ho unito Hoult
alla personalità di questo ragazzo poi però Finch ha preso il
sopravvento come poi succede a tutti i personaggi, che poi hanno un loro modo
di avere una identità autonoma e fondamentalmente c'è di base che io ho
amato questa persona e mi ha cambiato la vita esattamente come ha fatto a
Violet ed per questo che secondo me che lo rende così realistico.
D: Con quale personaggio ti identifichi di più e
perché?
R: Mi identifico molto anche con Violet, sento di conoscere
Finch molto meglio perché è ispirato ad una persona che ho realmente amato e
conosciuto però ci sono anche molte similitudini tra me Violet. Io a
scuola non ero così popolare ma Violet ha la mia stessa passione per la scrittura,
anche lei vorrebbe essere una scrittrice, e questo ci accomuna. Inoltre c'è
l'odio per l'Indiana, io realmente facevo le "x" sul calendario per
segnare l'avvicinarsi della maturità, e ci accomuna l'amore per Finch. Un'altra
cosa cosa che ci accomuna sono le perdite umane, i lutti. Sono eventi che ci
accomunano molto perché ne ho subiti vari ed è come se li avessi
"prestati" al personaggio di Violet in particolare la perdita di mia
sorella.
D: Violet e Finch sono compagni di scuola per un progetto di geografia. Hai visto personalmente i luoghi non turistici in cui vanno loro due?
R: Effettivamente sono stata in alcuni dei luoghi
descritti nel libro ed incredibilmente, perché io credevo che l'Indiana
fosse un posto noiosissimo, è stato difficile stilare la lista. Pensavo non si
fosse nulla invece questo Stato è un posto pieno di luoghi bizzarri quindi alla
fine è stato anche difficile fare una scelta. Ho scelto quelli che per me erano
i migliori ed ho tecnicamente lavorato con una mappa su mettevo le classiche
puntine anche considerando la questione di Violet che all'inizio non vuole
usare la macchina per gli spostamenti quindi ho segnato una serie di luoghi che
fossero sufficientemente vicini per essere raggiunti in bicicletta. C'è un
solo luogo che Violet e Finch non hanno visitato che non esiste ed è la
libreria sul bus.
D: Cosa vorresti che i lettori comprendessero da questa storia?
R: Io vorrei che persone sentissero e sapessero che
ci sono luoghi di luce, luoghi luminosi nonostante tutto, nonostante le
difficoltà della vita e che nessuno di noi è realmente solo. I "posti di
luce" esistono davvero. A volte sono delle persone, a volte sono oggetti e
a volte luoghi fisici ed è molto importante guardarsi attorno anche nelle
proprie vicinanze ed è proprio questo il cuore del messaggio.
D: Ti è mai capitato di voler cambiare qualcosa della storia? Magari un finale alternativo?
R: C'era solo un refuso ma è stato corretto e
sinceramente dopo aver consegnato il libro non l'ho più letto questo sia perché
è ormai una storia che conosco talmente bene che potrei recitarlo, sia perché
sono terrorizzata all'idea di trovare qualcosa di cui potrei pentirmi ma non
potrei più cambiare.
D: Spesso vengono citati Cesare Pavese e Virginia Woolf, cosa ti ha portato a scegliere proprio loro?
R: Il mio amico, quello che mi metteva sempre nei
guai, prima che iniziassi a scrivere questo romanzo mi ha regalato un libro che
parlava di autori letterari e le loro lettere di suicidio. Finch è estremamente
interessato alla morte infatti scrive un diario su come sono morte
diverse persone. Pavese e la
Woolf a mio avviso spiccavano all'interno di questa raccolta
di lettere di suicidio, sia per la tragica bellezza di quello che scrivevano,
sia per un collegamento molto evidente per me con il personaggio di Finch. Ho
voluto integrarli per questo motivo.
Quando ho finito il romanzo mi hanno chiesto se
leggessi Virgina Woolf e ho dovuto confessare che non mi è mai piaciuta ma che
con il tempo ho imparato ad amarla. Grazie a lei Finch e Violet hanno avuto la
loro canzone e probabilmente senza di lei non si sarebbero mai avvicinati.
D: Il libro diventerà presto un film. Cosa ti aspetti da questa esperienza? In che modo sei coinvolta nella lavorazione?
R: Sono piuttosto esaltata dal film, prima di
tutto perché la protagonista sarà Elle Fanning che avevo preso
come riferimento per il personaggio di Violet, inoltre (cosa rara per
Hollywood) sia i produttori, gli sceneggiatori e il regista vogliono
coinvolgermi nel progetto tanto quanto io voglio essere coinvolta. Sarò una
sorta di consulente alla riscrittura della versione cinematografica, anche se
sento di non dover controllare il loro lavoro perché sono
tutti molto presi dal libro e mi hanno manifestato tutti, compresa
l'attrice, che non vogliono cambiare nulla della mia storia.
D: Il Germ Magazine (teen magazine online) prima o
dopo aver scritto il libro? Cosa ti ha spinto a crearlo?
R: Quando nel libro viene proposto a Violet di
aprire il Germ magazine, ho pensato che sarebbe stato figo aprirlo veramente.
Già da prima che uscisse il libro il Magazine era attivo e la cosa incredibile
è che da tre che eravamo nello staff siamo diventati 50. Si tratta di 50
volontari che scrivono da tutto il mondo e questo sito sta crescendo in modo
esponenziale. E' un magazine così come lo aveva pensato Violet con una
componente di critica letteraria e una di life style, indirizzato soprattutto a
persone tra i 14 e i 25 anni. E' un magazine di sostanza, che tratta argomenti
importanti anche se in maniera leggera. Adesso non faccio più parte attiva
della redazione e questi giovani editor si sono così appassionati al progetto
che bocciano addirittura le mie proposte! Sono molto contenta di
questo perché vuol dire che sentono loro il progetto.
l'obiettivo di questo progetto è che ci sia un luogo dove si possa leggere di
questioni impegnative, pesanti, difficili, in maniera luminosa.
D: "Raccontami di un giorno perfetto" ha
avuto un ottimo riscontro tra i lettori. Pensi che la lettura, come catarsi dei
sentimenti, sia un buon modo per superare le difficoltà?
R: Sicuramente sì. La lettura ha un potere
catartico. I libri fondamentalmente ci ricordano che non siamo soli e adoro
come qualsiasi libri, di qualsiasi tema tratti, possa avere un enorme impatto
su chi lo legge. E' anche bellissimo vedere come ognuno di noi si ritrova tra
le pagine di un libro e ritrova le persone che ama. Quindi sì, penso che i
libri derivano a superare la solitudine.
D: Come la lettura, anche la scrittura ha un potere catartico. Tu quale consiglio senti di dare agli aspiranti scrittori per distinguersi dalla massa?
R: Innanzitutto quando si scrive, che sia un
articolo, un romanzo o una poesia, di deve scrivere ciò che sia ha voglia di
leggere. Questo è stato il motore che mi ha spinto a scrivere le cose che ho
scritto. Un altro consiglio è quello di buttare giù le idee senza paura. Nel
momento in cui si scrive qualcosa, infatti, c'è materiale su cui poter
lavorare. Importante è anche leggere molto ma in definitiva: scrivi la storia
che vorresti leggere.
Se infatti scegliessimo un tema comune, ognuno
creerebbe una storia completamente diversa. Ci sarebbero tante versione intorno
a uno stesso tema e questa unicità è straordinaria.
D: Nelle note del libro hai riportato che non hai
mai parlato prima di quanto accaduto nella tua vita e che è stato poi travasato
nel libro. E' successo qualcosa che ti ha spinta a parlarne o
hai semplicemente avvertito l'esigenza di farlo attraverso
la scrittura? E stato difficile scrivere di emozioni così personali ed
intense?
R: Ho deciso di scrivere questa
storia nell'estate del 2013 nel momento in cui il mio agente di soli 50
anni è morto inaspettatamente. Io stavo scrivendo un romanzo, ero ad un mese
dalla conclusione, quindi per me è stato ancora più tragico perché in quel
momento per un autore l'agente è tutto quindi ho dovuto nello stesso tempo
trovare un altro agente ma anche un altro progetto. Una cosa che continuava a
ronzarmi nella testa era l'ultima conversazione che avevo avuto con lui prima
che morisse perché mi disse: "la prossima cosa che scrivi deve essere una
cosa che non puoi assolutamente evitare di fare, qualcosa che scrivi perché proprio
non puoi evitarlo". Io in quel momento, per varie ragioni, ero un po' esaurita ed allora ho cominciato a
pensare a questo ragazzo che ho conosciuto. Sia per questa ragione che
per onorare le ultime parole del mio agente, ho iniziato a scrivere questo
libro. E' stato molto duro scriverlo, non difficile ma duro. Ho pianto
tanto nella scrittura, è giusto lasciarsi lo spazio per piangere perché quando
si vanno a toccare sentimenti così profondi è senz'altro un punto di
contatto con i lettori.
D: Qual è la tua scena preferita?
R: E' quella in cui Finch lascia la macchina sul
ciglio della strada, inizia a correre come un forsennato, passa di fianco a
questo vivaio e trova i fiori per Violet.
D: Anche se questo libro è uno YA, riesce a
trasmettere un messaggio diretto a tutti a prescindere dall'età. Pensi che ci
sia un limite dettato dal target scelto e pensi che il film, come il libro,
riuscirà a trasmettere a tutti, indipendentemente dal target, il suo messaggio?
R: Spero proprio di sì, che possa raggiungere tutti
ed effettivamente dai riscontri che ho online vedo che ci siano molte persone
di 20, 30, 40, 50 anni e di più che sono interessate al libro e lo commentano,
e anche la gente che incontro a volte un po' vergognosamente dice " si lo
so che è nella categoria YA, però io mi ci sono ritrovato molto oppure ho
ritrovato qualcuno che amo" e questo fatto mi commuove profondamente. Nel
momento in cui l'ho scritto veramente speravo di raggiungere tante persone ma
non mi aspettavo così tante.
D: La mia scena preferita è quella in cui Finch
entra e trova Decca che sta tagliando le cose brutte dal libro. Questa scena mi
ha davvero molto emozionato. Hai mai voluto farlo per davvero? Anche perché penso
che noi tutti cerchiamo nella vita reale di separare le cose brutte da quelle
belle, ma la vita è un insieme, esattamente come un libro.
R: E' molto vero quello che dici riguardo al buono e
cattivo nella vita. Questa è anche una delle mie scene preferite (quasi a pari
merito con quella di Finch), quindi mi fa piacere sentirtelo dire. Non l'ho mai
fatto realmente. A volte ci sono scene estremamente difficili da scrivere
invece in questo caso io sono letteralmente entrata visivamente nella stanza di
Decca accompagnando Finch e quasi sotto dettato ho scritto quello che
succedeva, non so da dove mi sia arrivato, però sicuramente è vero che come
dicevi tu tutti desiderano separare il bene e il male, il buono e il cattivo.
Il personaggio di Decca è un personaggio che io ho moltissimo amato, che ho
molto amato scrivere e che era molto più presente all'interno del libro ma ho
dovuto tagliare delle scene. E' molto difficile prendere delle forbici e
tagliare un libro, credo che sia questo il motivo per cui non l'ho mai fatto.
D: Sai suonare uno strumento?
R: Ho suonato il piano tanti anni, dalla quarta
elementare alla fine delle scuole superiori, ero anche una violoncellista di
ultima fila perché non praticavo mai e all'epoca mi era detta "se non si
può suonare in una rock band uno strumento, allora chissenefrega
studiarlo" anche se ora non la penso più così. Inizialmente anche Violet
suonava il violoncello, poi invece rileggendo il libro ho trovato troppe
similitudini personali tra me e il personaggio di Violet, allora ho deciso di
sostituirlo con il flauto anche perché, incredibilmente, tutte le ragazze
popolari della sua scuola suonavano il flauto.
D: Qual è il tuo libro preferito? Quello che sta
sempre lì sul comodino accanto a te?
R: Sono moltissimi, per assottigliare la lista cito "Il buio oltre la siepe" e le storie brevi di Flannery
O'Connor sono le fra le mie preferite in assoluto, poi c'è un libro che
avrei voluto da matti scrivere e di cui sono invidiosissima ed è Blood di Truman
Capote e poi che la mia eroina letteraria preferita è Alice nel Paese delle
Meraviglie.
Le domande terminano qui. Jennifer ringrazia
le sue lettrici ma io credo che chi debba ringraziare siamo noi per aver avuto
in dono una storia davvero bellissima. Ora sappiamo che è parte della sua vita
e chi lo leggerà avendo consapevolezza di questo ne apprezzerà ancora di più il
contenuto.
Sara mi ha ringraziata tante volte per averle dato l’opportunità
di fare questa esperienza ma sono io che devo ringraziare lei per la
disponibilità e la professionalità con cui ha rappresentato Insaziabili Letture
e si è approcciata all'intervista.
Nessun commento:
Posta un commento