Recensione: "E RIAPRIRÒ GLI OCCHI" di Antonella Maia.







Genere: Romanzo rosa
Editore: Golem Edizioni
Pagine: 342
Prezzo: € 7,61 ebook - € 15,30
Uscita:  5 Maggio 2014








Sinossi:
1977: Beatrice, una giovane ragazza di vent'anni sposata da due con Boris, trova lavoro come redattrice in una delle nascenti radio private. Qui conosce Pietro, il suo direttore, a sua volta sposato e con un figlio, con cui instaura un rapporto di collaborazione, stima ed amicizia, che presto si trasformerà in qualcosa di più profondo...
Boris, il marito, pur di non perderla, si rassegna ed accetta questa relazione, che col passare del tempo si farà però sempre più complessa, tormentata e drammatica per tutti i protagonisti.
Sino a quando Beatrice, combattuta tra sensi di colpa e passione, turbamento e disperazione per un angoscioso e sconvolgente segreto, riuscirà finalmente a trovare il coraggio per affrontare i propri fantasmi e fare infine una scelta.
Definitiva? Forse...
Ma se dopo trentacinque anni l'orologio della vita tornasse improvvisamente indietro?





Ecco qui la storia di una coppia sposata, una coppia innamorata ma che dopo due soli anni di matrimonio attraversa una crisi profonda, la supera, arriva alla vecchiaia e i fantasmi del passato ritornano a minare un equilibrio solido che però ha le fondamenta molto precarie.
La storia è quella di Beatrice e Boris, giovane coppia degli anni Settanta che decide di sposarsi perché non si accetta l’idea della convivenza. Un cambio di lavoro per poter guadagnare di più sarà l’inizio di una serie di azioni, egoistiche e irragionevoli, che porteranno a un cambiamento, almeno temporaneo, della vita di coppia.
L’incipit ad apertura libro è un breve ma conciso sunto della storia del romanzo (Amami quando lo merito meno perché sarà quando ne ho più bisogno - Catullo) di cui la protagonista si fa scudo per non essere tacciata di un comportamento immaturo e ambiguo.
La scelta di sposarsi a vent’anni ha chiuso Bea in un mondo preconfezionato, e catapultata in un mondo di adulti con i problemi del vivere quotidiano. Ha un marito che ha amato, contraccambiata, da subito ma forse la mancanza di esperienza, della conoscenza dell’altro sesso, la spinge a cogliere la mela del peccato quando si presenta l’uomo maturo, l’uomo che la attrae dal profondo. Nonostante Bea capisca che l’inizio di una relazione extraconiugale è deleterio, non la combatte, quasi si lascia attirare dall’interesse che Pietro prova per lei. E’ una falena attratta dalla luce, ma che mantiene ancora il filo di congiunzione con il marito, al quale confessa la sua sbandata.
Questo rapporto a tre mi sembra irreale. Si potrebbe pensare che sia l’amore a vincere, l’amore che Boris prova per sua moglie è infinito se decide di supportarla in questa sua conoscenza dell’altro uomo ma non mi sembra proprio così. Sia da parte di lei che da parte di lui ho percepito una forte paura del cambiamento. Lasciarsi non è un’opzione, ma perché? La mia riflessione rimane ancorata all’idea che la coppia giovane ancora non ha rinsaldato il proprio terreno di gioco. Hanno scelto il matrimonio come ‘escamotage’ per liberarsi dai vincoli parentali per abbracciare – inconsapevolmente? – un vincolo ancora più forte e lei, la più giovane, alla prima occasione si lascia adescare e, a me è sembrato, anche manipolare da quell’uomo di dieci anni più grande di lei, con più esperienza di vita e di lavoro, dal fascino che, nel caso specifico, solo lei vede.
Questo ménage a tre , che non ha nulla di erotico, è rocambolesco. Il marito arriva persino ad accompagnare la moglie ai loro incontri ‘clandestini’ perché sa che quando questo interesse scemerà lei ritornerà dal suo uomo. Non sono proprio di questo parere!! Perché il marito, come credo che sia, sfoga la sua rabbia, la sua delusione, il suo amor proprio sconfitto in un atteggiamento cattivo, sprezzante, irrisorio della moglie. Beh, non capisco lei e non capisco lui! Sembra un gioco al massacro, a chi fa più male all’altro.
Strano a dirsi alla fine mi sembra che Pietro sia stato l’unico a giocarsi il tutto per tutto. E’ un uomo egoista e lo riconosce, è innamorato cotto di Bea decide di lasciare la moglie, che non ama più e che forse non ha mai amato, e il figlio. Ha preso una decisione sebbene, da grand’uomo qual è, non effettua il collegamento bocca-cervello e con l’ammirevole battuta che potrei riassumere come ‘mangio, bevo e scopo.. che voglio di più dalla vita’ ha decretato la fine del suo rapporto con Bea, la quale finalmente lo lascia e torna dal marito.
Bea è ingenua, ‘calda ed imprevedibile’ (cit.). Si chiede ‘Riuscirai mai a essere felice, tranquilla e serena, Bea?’ (cit.). Afferma anche ‘Tutti e tre avevamo dovuto affrontare le difficoltà che la vita ci aveva imposto’ (cit.). Non mi sembra proprio così! Una malattia, un cataclisma sono le difficoltà che la vita ci fa affrontare. Un tradimento è voluto, è cercato. Confessarlo non significa alleggerirsi l’anima, significa aver preso una decisione di cui, nello specifico, non si vogliono affrontare le conseguenze. Confessarlo è l’inizio del viaggio all’inferno del partner, è dolore, è anche odio. Possiamo biasimare? Non credo!
A distanza di anni Pietro si rifà vivo, cominciano una relazione via email, cellulare, social network, ma su quali basi? Bea non vuole che Pietro si lasci andare e butti via la sua vita, ma è pronta a buttare all’aria la sua. Soprattutto dopo che anche lei ha conosciuto il tarlo della gelosia, anni prima, quando pensava che Boris potesse averla tradita. Inammissibile!
Quest’ultima parte del romanzo mi ha decisamente fatto infuriare. Riprendere un rapporto a distanza, confessare una vicinanza, un pensiero e per di più un segreto che doveva essere confessato vent’anni prima è solo calpestare una mina che si è dimenticato di disinnescare. La tragedia non è stata evitata, nonostante qualche angelo buono abbia preannunciato il finale disastroso. E’ stata volutamente cercata.
Il romanzo è ben scritto, la lettura scorre veloce, a volte una leggera ironia fa anche sorridere. Il lessico è decisamente semplice, a portata di tutti i lettori. Si intervallano parte discorsive come quelle a cappella di ogni capitolo che presentano e già commentano la storia; si alternano i punti di vista dei tre protagonisti avendo così una visione a 360° della storia. Interessante l’idea di aprire il romanzo con il prologo che praticamente riprende la chiusura dello stesso. Mi è piaciuto il titolo ‘E riaprirò gli occhi…’: un augurio, una speranza, una visione ottimistica della vita, quasi.
Questo romanzo mi ha preso molto. Mi ha coinvolto perché non ci sono supereroi, non ci sono vittime di soprusi e depravazioni. I protagonisti sono persone come noi, reali. Questa storia potrebbe essere vissuta da chiunque. Non condanno né giudico. Solo trovo molto irritante l’atteggiamento della protagonista che fino alla fine ha scelto un modus operandi che ha portato l’egoismo delle sue scelta di vita all’ennesima potenza, sprezzante delle conseguenza, ingenua nelle modalità di scelta. Ne esce fuori una donna forte all’apparenza, ma tanto debole nello spirito fino all’atto finale che ci lascia così… sospesi… anche noi lettori, in coma… galleggiamo tra le parole e… riflettiamo.

2 commenti:

  1. Splendida analisi. Lessi questo libro quasi un anno fa, nel periodo in cui stava per uscire, perché Antonella Maia voleva un trailerbook.
    "Questo romanzo mi ha preso molto. Mi ha coinvolto perché non ci sono supereroi, non ci sono vittime di soprusi e depravazioni. I protagonisti sono persone come noi, reali. Questa storia potrebbe essere vissuta da chiunque." Cito la tua conclusione proprio perché sono le stesse sensazioni che provai io allora.
    Questo non è un romanzo "rosa". E' ROSSO, come l'amore, la passione, il sangue e il dolore. E' un romanzo certamente anche "fastidioso", come a volte lo sono tua moglie o i tuoi figli o i tuoi genitori o la tua migliore amica. Ciò nonostante continui ad amarli...

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  2. Grazie Antonella Miccio. La tua recensione è profonda e accurata. Concordo, naturalmente, anche sull'analisi dei personaggi. Certo, Bea è piena di difetti (mica per niente assomiglia a me!), ma chi non ne ha? Così come Boris e Pietro non sono certamente gli uomini ideali che ogni donna vorrebbe avere accanto. Vedi, in questo libro ho inserito dei personaggi di contorno (Francesca, Giulia e Michele, per citare i principali) che nelle loro brevi apparizioni, credo regalino chicche di saggezza importanti. Ho voluto scrivere un romanzo d'amore complesso e complicato, cercando però di renderlo facile da leggere e soprattutto avvincente. Forse ci sono riuscita... Hai ragione tu: niente supereroi, principesse e principi azzurri. Solo gente viva e vera, come lo siamo tutti noi. Forse pochi riusciranno a identificarsi nei tre protagonisti, ma certamente questi costringeranno il lettore a interrogarsi sugli aspetti più controversi della vita e dell'amore. Grazie ancora.

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