Domenica 8 marzo: festa della
donna.
1. Ricordare al proprio uomo di
regalarci un ramo di mimosa perché è più facile ricordarsi i nomi dei giocatori
della squadra nazionale del Brasile dell’anno 1960 che una data che si ripete
ogni anno;
2. Chiamare le amiche e
scegliere il locale per la cena con lo spogliarellista IN del momento – mi
accontento di Channing Tatum se non è impegnato! -;
3. Passare in lavanderia a
ritirare la favolosa minigonna abbinata al top ultrascollato con paillettes dorate.
Assolutamente
nooooo! Non siamo vittime del consumismo. Nooooo! Sulla stregua di Halloween,
la festa della donna è diventata un inno al consumismo. No!?!?!?!
A voi l’ardua
sentenza!
C’è forse chi si sente donna solo l’8 marzo e deve cogliere
l’occasione per sbandierarlo ai quattro venti mentre ci sono donne come me che,
forse, si sentono donne 365 giorni all’anno senza distinzioni.
Non starò qui ad elencare i
grandi successi raggiunti in questi anni dalle donne – Marie Curie, Rita Levi
Montalcini, Margherita Hack, Madre Teresa di Calcutta sono solo alcune
vincitrici di premi Nobel. Ogni anno, in questo periodo preciso, Tv e giornali
ci ricordano i grandi nomi del passato al femminile, ci ricordano quanto
abbiamo sofferto per i traguardi raggiunti – le donne vittime di un incendio in
America, le donne scese in piazza a San Pietroburgo, le suffragette -,
aumentano esponenzialmente le pubblicità progresso contro la violenza sulle
donne. C’è voluto l’impegno del governo per avere una legge contro la violenza
sulle donne, come ne esiste una contro la violenza sugli animali. Come mai non
esiste una legge specifica contro la violenza verso gli uomini? Forse perché il
rapporto di vittime donne Vs uomini è totalmente sbilanciato?
Viviamo in un mondo di
ristrettezza mentale, di ottusità, di perpetrazione di costumi obsoleti che
ormai sono diventanti abitudini. Lo sento uscire dalla bocca degli adolescenti,
futuri uomini di domani, che dicono ‘tu sei donna, che capisci?’ parlando alle
madri, alle sorelle, alle amiche. Ricordo: siamo nel XXI secolo, era di
internet, era di globalizzazione, era di ‘datti na svegliata, tutto è a portata
di tutti!’
Tutto questo malcostume nei
nostri confronti da cosa è dettato? Quale grave oscenità abbiamo commesso per
essere vittime di stalker, di mariti/conviventi/compagni impazziti che si
arrogano il diritto di accoltellarci o ammazzarci come cani?
Manca una sola
parola: rispetto. Rispetto per
l’essere umano che siamo, rispetto per le nostre idee e azioni, rispetto delle
nostre libertà uguali al 100% a quelle degli uomini. Ma chissà perché l’altra
metà della mela non è uguale alla nostra.
Alcuni esempi? ‘Le quota rosa’ vi
dicono niente? In Italia (e mi limito al nostro Belpaese) c’è voluta una legge –
che risale a poco più di qualche anno fa - che ci desse una certa libertà di
espressione in campo politico e risultiamo ancora minoritarie rispetto agli
altri paesi europei. Vogliamo ricordare il diritto al voto? Prima del 1946 era
limitato a pochi ambiti e nemmeno tanto importanti. Passiamo al lato pratico:
parità di stipendio per ruoli omogenei? Sono ottimista. Forse nel XXII secolo.
Sin dall’alba dei tempi siamo
arrivate seconde. Abbiamo 50% di possibilità – uomo o donna? – e la prima volta
il risultato ottenuto non è dipeso da noi. Siamo nate da una costola di Adamo,
per fargli compagnia in un paradiso troppo grande per essere goduto da solo.
Sono passati i secoli e siamo passate dall’essere trascinate per i capelli dal
compagno troglodita all’essere l’anima del focolare, a svolgere il ruolo di
mamma e moglie.
La connotazione è semplice, ovvia e scontata: lui va a
lavorare, porta i ‘baiocchi’ a casa, la sera è stanco, vuole la cena a tavola,
e per concludere la serata divano, tele, letto.
Lei deve pensare alla casa, al
figlio e al marito, all’amministrazione dei baiocchi in modalità contabile,
eventuali doti di badante nel curriculum in caso di genitori anziani, acclamata
pornostar a letto, professoressa multidisciplinare per aiutare la figliolanza
nei compiti pomeridiani, pilota da formula 1 per accompagnare in orario
suddetti figli agli impegni pomeridiani. Penso di aver sufficientemente abusato
dei soliti cliché i quali però in molti casi corrispondono ancora alla realtà –
sono testimone oculare. E sinceramente, se mi venisse chiesto quale ruolo
svolgere da questo momento in poi confermerei il mio ruolo di mamma, moglie,
lavoratrice, amante, badante per un motivo molto semplice: io sono completa. Faccio
di tutto. Mi lamento, ma persisto.
Inoltre, dettaglio forse ancora non
realizzato da tutti, Dio mi avrà fatto arrivare seconda ma mi ha dato un
potere immenso: il potere di dare la vita.
Senza di me e senza tutte le altre
donne di questo pianeta a chi racconteremmo i nostri successi? Chi faremmo
morire di invidia per quello che siamo e saremo? Insomma, siamo donne. Siamo sensibili
e razionali: un binomio difficile da mantenere unito ma ci riusciamo. Ergo,
sono donna e mi sta bene così – anche senza ramo di mimosa.
Antonella Miccio
Ben detto, Antonella.
RispondiEliminaBuon 8 marzo tutto l'anno, donne.
Davvero delle belle parole.
RispondiEliminaBuona festa delle donne a tutte quante.
Bellissimo articolo.
RispondiEliminaConcordo pienamente con quanto detto da Antonella.
Dovremo essere fiere di essere donne ogni giorno dell'anno e festeggiare ogni mattina quando apriamo gli occhi.
Una sola parola per questo articolo: SPETTACOLO!
RispondiEliminastanding ovation!!
RispondiEliminaGrande Antonella, molto bello il tuo articolo e condivido in tutto quello che hai scritto.
RispondiEliminaAuguri a tutte le donne 365 giorni all'anno!
Susy