UNA SCRITTRICE TRASVERSALE E
“TRASGRESSIVA”
Maria Teresa Casella alias Theresa
Melville
ATTENZIONE AGLI SPOILER?
Ho
“incontrato” la Melville tanti anni fa nei Romanzi
Mondadori. Per molto tempo ho stentato a individuarne le caratteristiche, un
po’ perché non compravo i Doppia vita
in cui uscivano spesso i suoi libri, un po’ perché mi ci sono voluti anni per
riuscire a mettere a fuoco tutte le autrici romance. In particolare per lei,
perché pensavo si trattasse di una scrittrice straniera, la conoscenza piena è
arrivata molto tardi, più o meno all’epoca (mi pare il 2009) di Amanti perduti. E fu un’esperienza
choccante: difatti uno dei due racconti, che facevano parte del volume, ambientato
in epoca vittoriana, si risolveva, a mio parere, in una celebrazione
dell’adulterio, per giunta all’interno della famiglia, cosa per me sempre
intollerabile. Seguì una memorabile polemica, innescata dal fatto che
improvvidamente avevo fatto spoiler sul finale, che vedeva i due fedifraghi,
grazie al divorzio, vivere felici e contenti a Oxford, dove il protagonista
maschile insegnava all’università. Non che quell’epoca fosse casta e pura e
perbene, come pretendeva di essere, ma certo badava molto alle apparenze e due
persone che si fossero rese responsabili di adulterio (e che adulterio!) e di
divorzio sarebbero certo incorsi nella riprovazione sociale (altro che
insegnare all’università ai giovani bene!).
Senza
arrivare a questi livelli, qualche perplessità mi ha suscitato la trilogia dei
Tourangeau, ambientata all’epoca della rivoluzione francese, che presentava
altri aspetti trasgressivi rispetto al genere.
Quando
leggo un rosa, mi piace individuare subito la coppia protagonista e crogiolarmi
nel fatto che, qualunque cosa accada, alla fine ci sarà un matrimonio fra i due
e poi vivranno felici e contenti per sempre. Invece Cornélie, aristocratica, ha
una relazione amorosa con François, borghese, salvo tradirlo prestissimo con
una specie di brigante, Marcel, che finirà per sposare: non vi dico la mia indignazione,
sia come donna, sia come lettrice! Le cose miglioravano nettamente nel secondo
volume, Notte di speranza, dove l’unione
in questione andava avanti bene e anche François, a riparazione del tradimento
subito, trovava la donna della sua vita. Speravo fosse finita e invece nel
volume conclusivo la Melville infrangeva le regole sacre del genere.
Innanzitutto uccideva la protagonista, poi stravolgeva il matrimonio di François
ed Olympe e finiva col parlarci della morte dei due grandi protagonisti maschili
della serie, per giunta dopo aver fatto risposare Marcel.
Potete
immaginare le polemiche furibonde sul blog. Da parte mia. Perché la Melville,
pur dispiaciuta, invece tenne i nervi saldi e difese le proprie scelte con molto
garbo.
Più
o meno a quell’epoca scoprii, però, che intanto l’autrice aveva trovato quella
che, secondo me, è la sua vera vocazione e pubblicava noir sotto il nome di
Maria Teresa Casella.
All’epoca
i vampiri andavano di moda e quindi, in quel contesto, comprai il racconto Antropomorti. Fu un altro choc: un paranormale
senza lieto fine, anzi con un finale nero che più nero non si poteva concepire.
L’autrice abbandonava qualunque
illusione romantica sui vampiri, che non sono superuomini, ma dannati o, con il
termine da lei inventato, antropomorti, e accentrava l’attenzione sulla fame di
sangue che porta a prendere anche le vite più innocenti, o di chi comunque non
si dovrebbe uccidere, oppure sulla sete di conoscenza fine a se stessa,
destinata a non essere mai saziata, in un finale volutamente più disperato e
squallido che drammatico.
Nella stessa direzione la Casella ha
pubblicato finora il romanzo Amore
obliquo e il racconto Progetti per il
futuro, in cui privilegia tematiche di tipo femminista. Si tratta sempre di
storie cupissime, in cui le donne vengono presentate come vittime di vari tipi
di violenza, salvo trasformarsi in carnefici. L’amore, quando c’è, è per lo più
malato o addirittura perverso.
Netta è la differenza rispetto alla
direzione presa dall’altra scrittrice rosa, passata al giallo, cioè Maria
Masella. Piuttosto siamo vicini a Carlotto, che però, nell’illustrazione della
potenzialità di male presente nell’uomo, va anche più lontano, in modo molto
efficace, ma per la mia anima rosa davvero insostenibile.
Linda ed Emma, le due protagoniste,
sono donne infelici, che sono passate per esperienze traumatiche, come
scopriamo in un caso alla fine e nell’altro all’inizio del percorso. Per loro
l’autrice ha una pietà infinita, superiore, lo confesso, a quella che sono
arrivata a provare io. E ciò perché ho molto sofferto durante tutta la lettura, ma proprio
sofferto davvero, con un dolore in mezzo al petto, quasi come se avessi un
infarto.
Amore obliquo ha tratti che
lo avvicinano al romanzo corale ed è narrato dal punto di vista di un personaggio
maschile, Umberto. Quindi per quasi tutto il romanzo conosciamo solo dall’esterno
quella che è la vera protagonista, cioè Linda.
A prima lettura
il nome mi fece pensare che ci fosse implicito un ossimoro linda/sudicia. Ma
ero condizionata dal mio punto di vista personale: provengo da una famiglia
patriarcale di origine meridionale, molto affettuosa e generosa e presente, ma
anche soffocante nei confronti di ogni individualità; pertanto trovai Linda
davvero insopportabile per la sua possessività nei confronti del fratello, la
sua tendenza al melodramma e il suo egocentrismo.
La storia si
sviluppa fra il presente e il passato ed è accompagnata da inserti in corpo
diverso, sempre ambigui, così da lasciare il dubbio se si tratti di realtà o di
fantasia. Tutti i personaggi principali si rivelano nel tempo ambigui e
sorprendenti e solo nel finale, come è d’obbligo in questo genere di narrativa,
si scopre tutta la verità. Con il rimpianto di ciò che poteva essere e non è
stato.
Ancora più crudo
e cupo, se possibile, perché mancante totalmente di una qualche forma di
giustizia finale, è Progetti per il
futuro. Qui la misura breve del racconto costringe l’autrice ad asciugare
al massimo la vicenda e il risultato è potente, ma certo choccante, soprattutto
per una lettrice donna. O almeno così è stato per me. Quindi preferisco non
aggiungere altro. Nel caso che qualcuno desideri andare a leggere il racconto
senza troppe anticipazioni. Cosa, certo, addirittura delittuosa nella narrativa
gialla.
Comunque, penso
di poter tranquillamente dirvi una cosa: NON è stato il maggiordomo. Ma
immagino che questo lo sapeste già.
Matesi sei la mia "croce e delizia". Ci siamo tormentate a lungo noi due, tu con le tue stroncature ed io coi miei efferati romance, poi l'Amore obliquo illuminò il mio lato oscuro, e quello finalmente ti convinse. Mia cara, preparati perché il prossimo romanzo ti stupirà, anzi, aspettati una corposa anteprima.
RispondiEliminaEh sì, perché negli anni ho sviluppato una sorta di masochistica dipendenza dalle tue critiche che mi porta addirittura a stimolarle...
Intanto ti ringrazio tanto per l'articolo, Teresa, e ringrazio le splendide ragazze di Insaziabili. A voi e alle lettrici mando un abbraccio affettuoso. A presto!
Un giallo, un noir o un romance? Così mi preparo psicologicamente.
RispondiEliminaTerri è un'autrice che offre molte sorprese, ma riesce sempre a conquistare il lettore. Complimenti anche a Matesi per questo nuovo interessante articolo. Miriam Formenti
RispondiEliminaAdoro le autrici che osano, che spiazzano, che battono strade nuove. E adoro le analisi di Matesi:puntuali, implacabili, illuminanti.Ti vien davvero voglia di leggere (o rileggere) le autrici citate.
RispondiEliminaKeihra P.