Buongiorno Insaziabili!
Anche quest'anno scrittori e lettori hanno voluto deliziarci con piccoli racconti natalizi pieni di amore e di speranza. Oggi, per la rassegna Romantic Xmas, vi presentiamo "A NATALE PUÒ SUCCEDERE" di Amneris Di Cesare, un inno alle seconde occasioni della vita e all'amore che tutte vorremmo ricevere.
Buona Lettura!
Buona Lettura!
Succede così, ogni volta, ogni anno. È una sorta
di rituale, di tradizione intima e intensa. Raccogli le scatole impolverate
dalla cantina, le apri e subito l’odore zuccheroso e stantio del Natale ti
aggredisce. Siamo di nuovo qui, pensi
e improvvisamente l’anno appena trascorso ti passa davanti come in un film: la
festicciola di compleanno di tuo figlio, il carnevale, il viaggio fatto a
Pasqua, l’estate e i gavettoni di ferragosto. Tutto sembra ormai lontano eppure
sono trascorsi solo pochi mesi.
Per decorare l’albero ci vuole metodo.
Ecco perché in genere non voglio aiuti. I
bambini amano giocare con i festoni e con le palline, ma confondono le idee e
ti distraggono da quella che in fondo è una consuetudine intima e solitaria.
Prima ricostruisci l’albero, rigorosamente finto perché quelli veri in vendita
nei vivai mi intristiscono e mi fanno sentire a disagio. Sono anime
imprigionate tra tronco e spine e anche solo il pensiero di violarlo appendendo
tra i rami lucine e festoni e vederle lentamente morire con quei trucchi
addosso, quindi gettarle nella spazzatura dopo l’Epifania mi ha sempre fatto
inorridire.
Appena l’albero è pronto, è la volta delle
lucine. È sempre il momento meno piacevole di tutta la celebrazione. Una di
quelle incombenze che devi svolgere e che quindi fai alla svelta, per
liberartene il prima possibile. Sembra quasi che quelle lucciole di vetro che
brillano a intermittenza mi brucino nelle mani per davvero. Ma devo resistere
all’impulso di disfarmene buttandole sull’albero a casaccio mentre invece mi
impongo di posizionarle con una certa simmetria, facendo in modo che tutti i
lati e tutti i rami sia davanti che dietro abbiano la loro giusta
illuminazione. E quindi srotolo i fili imprigionati tra loro, poi una volta
tesi e liberi li accendo a uno a uno. È un lavoro noioso, che mi porta ogni
anno a biasimare me stessa “se li avessi
sistemati per bene anziché raccoglierli alla rinfusa l’anno scorso, oggi non
starei a perdere tanto tempo a districarli!” mi dico. Ed è lo stesso
pensiero tutti gli anni. Esattamente come quello che però spingo lontano con
fastidio, conscia del fatto che tra soli venti giorni sarò di nuovo qui, a
raccogliere con fretta brutale ogni cosa e por tornare a nascondere, nelle
scatole in cantina, questa festa di colori e di lucine. Allora sarà già passato
il Natale, avrò già aspettato con ansia il Cenone e avrò già brindato al nuovo
anno. I miei figli avranno già aspettato
che le giornate di vacanza dopo San Silvestro scivolino via inesorabili fino
all’Epifania e la scuola si sarà già riaperta anche per loro.
Perché
devo sempre pensare al dopo? mi chiedo e non posso resistere alla
tentazione di guardare avanti nel tempo. Un po’ come il vezzo di leggere sempre
le ultime pagine di un libro: ogni volta mi impongo di non farlo, resisto fino
a quando un impeto di ribellione verso me stessa mi riporta a sfogliare sempre fino
alla fine del volumetto.
Quest’anno però è diverso. Non ho voglia di fare
l’albero, non ho proprio niente da festeggiare. E anche se manca pochissimo, domani
sarà la vigilia di Natale, vorrei che le feste sparissero con uno schioccar di
dita, come per magia. Non ho niente di bello da ricordarmi di questo anno che
volge al termine, perché tutto quello che è successo è stato un precipitar di
eventi inesorabile fin dal primo giorno dell’anno passato.
Giacomo, mio marito a metà di gennaio mi ha
confessato di non amarmi più. Da tempo intratteneva una storia clandestina con
una sua assistente e aveva tentato di resistere a mantenere in piedi il nostro
matrimonio per il bene dei nostri figli. Ma arrivato al limite, forse anche a
causa delle pressioni della sua nuova compagna, ha deciso di gettare la
maschera.
«Fatti un esame di coscienza Lorella e vedrai
che non è affatto colpa mia se sono finito tra le braccia amorevoli di un’altra
donna! Tu sarai anche una madre devota, ma questo tuo impegno a tirar su i
nostri figli ti ha fatto dimenticare che avevi anche un marito a cui pensare e
di cui occuparti!»
E quindi oltre al danno, la beffa: se è finita è
tutta colpa mia. Nel giro di quindici giorni se n’è andato a vivere con
lei. Credevo che quindici anni di
matrimonio e due bellissimi figli di quattordici e dodici ci avrebbero per lo
meno portato a una separazione civile. E
invece sono iniziate subito le lotte per gli alimenti, per la casa, per
l’affidamento dei ragazzi. Improvvisamente, da mamma modello sono diventata
inadeguata, incapace, addirittura pericolosa per il benessere dei miei bambini.
Le discussioni di fronte ai nostri avvocati sono
state estenuanti, mi sono ritrovata a litigare per ore per pochi spiccioli da
elemosinare per pagare il corso di nuoto del più piccolo o i vestiti nuovi per
la più grande. Per non parlare della questione “vacanze”. L’ho spuntata sulle
vacanze estive, immagino perché il mio ex marito volesse fare un viaggio con la
sua nuova compagna, ma è stato irremovibile per quelle di Natale. Le festività
Natalizie le trascorreranno insieme e sono già tutti partiti per un viaggio nel
Mar Rosso, al caldo. Per questo motivo sono triste e stanca e non ho voglia di
decorare l’albero. Per chi lo farei? Tanto saranno vacanze che trascorrerò da
sola a piangere e a deprimermi. Lo so.
Mentre sto ragionando il telefono squilla. E’
mia nipote Silvana, la figlia più grande di mia sorella. Vive e lavora a
Milano, ma per le vacanze di Natale viene sempre a trascorrere qualche giorno
con la madre qui, nella capitale. Siamo molto legate e da qualche tempo si sta
preoccupando per me come se io fossi sua figlia e non la sua “vecchia” zia.
«Ciao zia! Come stai? Stai già facendo i
preparativi per il cenone?»
«Sì, sì…» Che senso ha dirle la verità? La farei
preoccupare inutilmente. Invece le taccio i miei propositi di crogiolarmi nella
mia tristezza, quest’anno.
«Ascolta, ho bisogno urgente di un tuo grande
favore!»
«Dimmi, se posso…»
«Allora, guarda, il mio capo, te ne avevo
parlato mi sembra, un bell’uomo, sui cinquantacinque anni, alto, brizzolato…
colto…»
«Silvana… vieni al sodo, cosa gli è successo?»
«Be’, sai, passerà il Natale lì a Roma quest’anno.
Ha deciso di nascondersi e crogiolarsi nella sua tristezza per qualche tempo,
giusto il periodo di far passare in fretta le feste.»
«Oh, poverino, e come mai?»
«Sai zia, si è da poco separato dalla moglie. Sì,
insomma… ha scoperto che lei lo tradiva e l’ha lasciata. Ma la delusione è
troppo forte e vuole scappare dalla sua città e stare un po’ per conto suo…»
«E io cosa c’entro in tutto questo Sil?»
«Non deve assolutamente stare da solo, capisci?
Altrimenti è peggio. Già adesso mi sta facendo impazzire sul lavoro. E’ sempre
nervoso, irascibile. E sta perdendo colpi anche sulle decisioni da prendere. Se
continua così, i vertici più alti lo faranno fuori capisci? Ho pensato che
quello che gli ci vuole è una voce amica che lo consoli, che gli faccia capire
che la vita va avanti, che la vita è bella…»
«Continuo a non capire perché la cosa mi
riguardi… perché non ci pensi tu?»
«Io quest’anno non scendo, zia… Vado via domani,
con il mio ragazzo, a Parigi, sai…»
«Ah, bene. Divertiti. Ma io cosa dovrei fare?»
«Ho pensato che magari potresti andare a cena
con lui, e parlargli, farlo sfogare e fargli capire che chiudersi in se stessi
in queste situazioni è peggio… Tu in fondo sai di cosa stiamo parlando giusto?
Eppure non ti sei abbattuta, nonostante la delusione per il tradimento di zio,
sei ancora attiva, viva, hai guardato avanti…»
Forse
avrei dovuto dirle la verità, penso mentre mi dice così.
«Silvana, ma tu ti rendi conto cosa mi stai
chiedendo? Di accettare un appuntamento al buio con uno sconosciuto e
addirittura di fargli da confessore? Ma sei impazzita?»

Sono sconcertata. Mia nipote che mi combina un
appuntamento al buio, alla mia età poi? Guardo gli scatoloni impolverati in
mezzo a casa, l’albero tutto nudo che svetta impettito e che chiede di esser
decorato e scoppio a ridere da sola, come una cretina. Cosa ho da perdere? In
fondo si tratta solo di una cena in un ristorante. Mangerò pesce freschissimo e
dolci squisiti.
«Va bene Sil, ma solo perché me lo chiedi tu, e…
siamo intesi, solo una sera e poi basta! Nient’altro che questo ok? Se non si
risolleva, trova qualcun altro, magari uno psicoanalista bravo per aiutarlo,
capito?»
«Va bene, zia, do conferma al ristorante per
domani sera.»
«Ma domani sera sarà la vigilia di Natale!»
«Appunto! Cosa c’è di meglio che passarla fuori
in buona compagnia?»
Mi guardo allo specchio e mi rendo conto che i
mesi di liti con mio marito mi hanno provato non poco. Mi sono trascurata
moltissimo, soprattutto i miei capelli sono ora un cespuglio informe e spinoso.
Decido che potrei approfittare un po’ del tanto tempo che ora ho a disposizione
per andare dal parrucchiere, dall’estetista e comprarmi anche un vestito nuovo.
Decido di lasciare tutto in disordine in casa ed esco.
Rientro in casa con pacchi, pacchettini e guardandomi
allo specchio mi sento orgogliosa di me stessa. A quasi cinquant’anni sono
ancora passabile e il taglio moderno e il colore vivace che la mia parrucchiera
mi ha fatto mi dona molto. Sono soddisfatta del risultato. Ho anche acquistato
un tubino nero di maglia e pizzo, con un bordo di finta pelliccia in tinta sull’ampia
scollatura. Me lo provo e mi guardo allo specchio. Niente male, Lorella, davvero niente male!
Mentre faccio una piroetta davanti allo specchio
nell’ingresso di casa, questa grande casa ormai vuota, suona il campanello.
Prima di chiedermi chi sia, ho già premuto il pulsante collegato al portone del
palazzo. È la forza dell’abitudine, lo faccio sempre quando i ragazzi rientrano
da scuola, ma adesso non ci sono, staranno sguazzando nell’acqua calda di
Hurgada, sicuramente…
«È permesso? Signora Lorella?» sulla porta un
enorme vaso di stelle di Natale nasconde un uomo dalla voce molto sensuale «Sono
Francesco Ruggeri, il principale di sua nipote Silvana… Mi scusi per
l’intrusione…»
Rimango per un attimo come paralizzata. Sono
passate appena tre ore da quando ho parlato con mia nipote, e poi la cena era
prevista per domani sera…
«Silvana mi ha parlato della sua gentilezza e
disponibilità ad accompagnarmi a cena domani sera,» riprende lui quasi
leggendomi nel pensiero «e prima di tutto volevo ringraziarla con questo
piccolo dono, poca roba, solo una stellina di Natale…» Piccolo
dono? Solo una stellina di Natale? È una pianta enorme, non riesce neppure
a entrare dalla porta… «E poi volevo conoscerla prima, sa com’è, un incontro al
buio è roba per ragazzini… Ma posso entrare solo un momento? Giusto il tempo di
appoggiare questo coso che sa… è un po’ pesante!»
Mi sveglio dal torpore nel quale sono caduta. E
nello svegliarmi do uno sguardo a casa mia. Sembra sia passato un intero
battaglione. Scatoloni per casa, l’albero nudo, e in più i sacchetti dei miei
ultimi acquisti per terra insieme alla carta velina che avvolgeva il vestito
che indosso. Mio Dio che vergogna!
«Scusi il disordine…» mi affretto a giustificare
quel bailamme informe.
«Oh, ma lei stava preparando l’albero! Che
bello! Io ho sempre adorato prepararlo insieme a mia madre, quando ero piccolo.
Una tradizione, sa…» non faccio a tempo a farlo accomodare che lui si è già
introdotto nel mio salone e sta osservando tutto come se fosse in una galleria
d’arte. È veramente un bell’uomo, Silvana non aveva mentito su questo. Mi porge guanti e cappotto e poi rimane lì a contemplare tutta la scena con occhi
estasiati.
«Mi spiace, l’ho interrotta nel suo lavoro…» mi
dice alla fine, guardandomi. Io, ancora con l’abitino nero indosso e già tutta
vestita per la cena di domani, mi sento ancor più in imbarazzo. Questa non è
certo la tenuta più adatta per fare un albero di natale! «So che fare l’albero
è una specie di rito per voi donne… sapesse quante volte ho lottato con mia
madre per poterla aiutare a farlo! E alla fine lei me lo concedette a patto che
seguissi rigorosamente i passaggi che solo lei eseguiva per decorarlo…»
«Prima si monta l’albero…» risposi io
«Rigorosamente finto perché… » recita lui
continuando a fissarmi
«Quelli veri sono anime imprigionate tra tronco
e spine…» gli faccio eco io, come se mandassi a memoria una poesia imparata a
scuola
«Poi si srotolano le lucine e le si dispongono
in modo da coprirlo tutto di luce…» mi fa eco lui. E nei suoi occhi c’è una
luce intensa, una specie di muto sorriso…
«Se vuole, può aiutarmi a fare il mio… avevo
giusto bisogno di un aiutante…»
«Lei me lo permetterebbe? Voglio dire,
permetterebbe a uno sconosciuto di…»
«È il capo di Silvana, ma anche un suo amico,
giusto? Gli amici di mia nipote sono amici miei. Tanto avremmo dovuto andare
insieme a cena domani sera, quindi…»
Ho sistemato tutto il disordine e adesso la
tavola della sala da pranzo è apparecchiata in grande stile, quello delle
grandi occasioni. Tovaglia dorata e rosso fuoco, sottopiatti rossi, il servizio
di piatti elegante, regalo di nozze di nonna Caterina, che uso solo a Natale,
centrotavola di agrifoglio e bacche rosse e candele dorate. Ho lasciato a
Francesco l’onore di terminare di mettere le palle colorate sull’albero intanto
che finivo di preparare per la cena. È davvero un uomo simpatico, parlare con
lui è piacevole e stimolante. È colto e ha letto una grande quantità di libri,
cosa insolita per un manager di alta finanza. Molti dei suoi libri preferiti
sono anche quelli che più piacciono a me e abbiamo scoperto di avere tanti
altri interessi in comune. Per esempio, anche lui legge sempre l’ultima pagina
di ogni libro, come faccio io. Stasera
ceneremo qui in casa, ho preparato un primo leggero e veloce e un secondo a
base di verdurine grigliate. Domani sera invece abbiamo deciso di approfittare
del regalo di Silvana e ci gusteremo il cenone della vigilia al ristorante come
da programma. Francesco aveva quasi deciso di ripartire immediatamente e invece
ha cambiato idea: vuole portarmi in un localino simpatico e originalissimo per
il veglione di Capodanno. Credo che accetterò e che mi lascerò condurre per
mano ovunque vorrà portarmi e finché sarà interesse di entrambi. Ma stasera, ci
gusteremo le luci dell’albero e ci scambieremo i doni in anticipo.
Sorrido, mi è tornata la voglia di festeggiare e
voglio recuperare anche un po’ dei giorni perduti. Arriverà l’Epifania, questo
albero pieno di luci e festoni dovrà essere riposto in cantina. Un nuovo anno
riprenderà il suo corso inesorabile, pieno di pagine ancora da scrivere, ma
adesso ho voglia di scoprire cosa ci riserva il futuro che si sta per
apparecchiare.
A Natale può succedere.
Qualcosa di folle e di magico.
A me è capitato.
L’autrice:
Amneris Di Cesare,
italiana nata a Sao Paulo del Brasile, vive a Bologna. Sposata a un medico
calabrese, mamma e moglie a tempo pieno, collabora come free-lance per riviste
femminili. Ha creato e gestito il F.I.A.E.
– Forum Indipendente Autori Emergenti per oltre nove
anni, gruppo-laboratorio di editing autogestito per scrittori emergenti.
Ha pubblicato il saggio “Mamma non mamma: la sfida di essere madri nel
mondo di Harry Potter” nell’antologia benefica Potterologia: dieci as-saggi dell’universo di J.K. Rowling (CameloZampa Editore2011) a cui è
seguito poi l’ebook Mamma
non mamma: le madri minori nell’Universo di Harry Potter (Runa Editrice, 2015); ha
pubblicato nel 2012 il suo romanzo d’esordio, Nient’altro che amare (Edizioni Cento Autori), vincitore del Premio Letterario Mondoscrittura, nel 2014 è uscito Mira dritto al Cuore (Runa Editrice) e nel 2015 Sirena all’orizzonte (Amarganta), vincitrice del Premio Cercasi Jane nel 2013 e Magiche Rose di Fiuggi nel
2014. Ha partecipato ad antologie benefiche quali Code di Stampa (La Gru 2012) e Dodicidio (La Gru 2013); ha partecipato all’antologia collettiva di saggi “Il Fantastico nella letteratura per ragazzi” edito da Runa Editrice con un saggio “Cassandra Clare e l’esalogia di Shadowhunters” uscito a giugno
2016; ha collaborato con portali di informazione blog e riviste di narrativa
online quali Rete-News.it (www.rete-news.it) Inkroci (www.inkroci.it) e attualmente collabora con interviste e recensioni sul
mondo della scrittura con Babette
Brown Legge per voi (www.babettebrown.it) e Silently
Aloud (http://silently-aloud.blogspot.de/). Dai primi del 2015 è curatrice
di collana per il Fantasy e Under15 e scout e foreign rights manager per i testi di
lingua inglese e portoghese per Amarganta Edizioni. Ha iniziato a esplorare il
mondo del self-publishing attraverso due romanzi “rosa”: Duel e Misterioso
è il cuore. Ha un blog, Scarabocchi, https://amnerisdicesare.wordpress.com e una pagina autore su Facebook: https://www.facebook.com/AmnerisDiCesare2/
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:D grazie, che bello vedersi pubblicati da voi! :)
RispondiEliminano daiiiii!ne volevo ancora qualche riga!questa rivicita è davvero carina e dolce!
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