La speranza di un nuovo inizio, la certezza di non poter mai dimenticare. Luigi Dinardo con il suo racconto "UN MUFFIN AI MIRTILLI. FORSE DUE" ci porta ad Orlando, una città devastata da una strage che ancora ci fa piangere il cuore... e ci dona un po' d'amore.
Venite a leggere questa dolce storia della rassegna Romantic Xmas!
Lui è già qui. Lo scorgo
dalla vetrata del bar mentre tamburella con le dita sul tavolo. Sembra nervoso.
O forse è solo impaziente di conoscermi. È persino più bello rispetto alla foto
che mi ha inviato su PlanetRomeo. Lo osservo incantato, come se stessi vedendo
Babbo Natale scendere dal camino di casa mia. Mi armo di coraggio ed entro.
«Ciao» bisbiglio quasi
impercettibilmente.
Ma chi me l’ha fatto fare.
Era meglio che me ne restavo a casa. Non sono fatto per queste cose.
«Ciao. È bello conoscerti!» dichiara
con un entusiasmo che non riesco a comprendere.
Mi accomodo di fronte a lui e
lo guardo attentamente. Matthew è bellissimo. Biondo come piace a me, con una
bellissima barbetta dorata, curata al punto giusto ma non tanto da farlo sembrare
un esteta che passa le ore davanti allo specchio. Ha un piccolo orecchino sul
lobo destro e un tatuaggio sul collo. Sembra una nota musicale.
«Sì, è una nota musicale» mi spiega
leggendomi nel pensiero.
«Scusa se ti stavo fissando»
ammetto abbassando il capo, «Ã¨ che non sono esperto di queste cose. Non esco
spesso, non incontro molta gente.»
«Ah sì? Come mai?»
Faccio finta di non aver
capito e leggo il menù.
«Oggi fa proprio freddo»
ammetto, «ho voglia di una cioccolata calda e un muffin ai mirtilli. Forse due.»
Matthew sorride mostrandomi i
suoi bellissimi denti bianchi. Quest’uomo sembra perfetto, persino troppo.
«Come stai?» chiedo restando
sul vago.
«Bene, dai. A parte il
freddo. Io proprio non lo sopporto. Ho tre maglioni sotto il giubbotto!»
«Addirittura!» dico lasciandomi
scappare una risata fragorosa.
Una cameriera si avvicina a
noi con fare simpatico. Ma, appena la vedo, tutto ritorna subito alla mente.
Lei era lì quella notte. Sembra però non farci caso. Forse non si ricorda di me.
«Che cosa posso portarvi?»
chiede lei con finta cortesia.
«Un cappuccino e una mezza
dozzina di quei deliziosi biscotti alla cannella che fate qui. Per il mio amico,
invece, una cioccolata calda e un muffin ai mirtilli. Anzi, meglio due.»
Sorride e mi fa l’occhiolino.
Sono attratto da lui ma non riesco a capire se fa il simpaticone perché gli
piaccio o solamente è il suo modo di fare.
«Bene. Che mi racconti di
bello?»
«Niente di che. Sono single,
lavoro in un negozio di animali e nel tempo libero mi piace leggere. Nella mia
libreria ci sono oltre tremila volumi.»
«Davvero? Che figata! Io non
sono proprio portato per la lettura. In compenso adoro la musica. Suono la
chitarra abbastanza decentemente e canto. Alcuni dicono che sono bravo.»
«Hai una bella faccia… una
faccia da popstar, intendo.»
Sorride nuovamente, ma
ovviamente si è accorto della mia gaffe.
«Grazie. Anche tu hai una
bella faccia. Una faccia da lettore, intendo.»
Arrossisco e sorrido. Questa
me la sono proprio cercata.
La cameriera arriva finalmente
con le nostre ordinazioni. Afferro subito un muffin e lo addento. Delizioso.
«Come mai hai voluto
incontrarmi?» chiedo sorseggiando la mia cioccolata.
«Hai un viso molto dolce. E
poi i tuoi occhi in foto mi sono sembrati molto espressivi, profondi. Come se
volessero dire delle cose che non tu non riesci a esprimere a parole.»
«Chissà , magari è proprio
così.»
Il suo sorriso m’imbarazza.
Ho quasi paura di incrociare i suoi occhi. Come se Matthew riuscisse a vedermi
dentro.
«E tu invece? Perché hai
accettato di incontrarmi?» chiede lui inzuppando nel cappuccino un biscotto
alla cannella.
«Non incontravo nessuno da
mesi. Sei un bel ragazzo, proprio come quelli che piacciono a me. E mi son
detto, “perché no?”»
«Già . Perché no.»
Passano i minuti e le nostre
frasi sono spezzettate, affaticate. Di certo non per colpa sua. Una parte di me
vorrebbe approfondire questa conoscenza, l’altra invece è ancorata al passato.
Come se i ricordi di quel giorno non mi lasciano emergere a galla.
«Vuoi venire a casa mia?»
domanda a bruciapelo scrutando lo scontrino. Tira fuori dal portafoglio una
banconota da venti dollari e si alza in piedi. Mi tende un braccio, aiutandomi
ad alzarmi, ed io non riesco proprio a dire di no.
Usciamo e camminiamo tra il
gelo invernale. Tra pochi giorni è Natale e la città è adornata a festa, anche
se in tono minore rispetto agli anni passati.
«Prendiamo la macchina?»
chiedo inconsciamente.
«Non serve. Abito dietro
l’angolo, due stabili dietro quella casa rossa.»
Spontaneamente mi prende
sottobraccio, come se fossimo una coppia assodata. Lo lascio fare e
delicatamente mi trascina nello stabile in cui vive. Dodici appartamenti,
quattro per ogni piano. Matthew abita al secondo. Entriamo nell’ascensore e,
appena le porte si chiudono davanti a noi, lui si avvicina, accarezza il mio viso,
e adagia le sue dolci labbra sulle mie. Si sente ancora quel retrogusto
piacevole di cannella. Le nostre lingue insicure imparano a conoscersi. Istintivamente
accarezzo la sua bellissima barba. Mi piace sentirla sotto i polpastrelli delle
mie mani.

L’appartamento sembra d’altri
tempi, come una di quelle accoglienti case degli anni sessanta. La mia
attenzione, però, si concentra sul caminetto acceso di fronte a un bellissimo divano
color amaranto.
«Togliti il cappotto, fa
caldo qui dentro» ordina con gentilezza.
Faccio quanto mi dice e mi
accomodo sul divano. Lui fa lo stesso e si siede al mio fianco. Accarezza
nuovamente il mio viso e mi ritrovo dinanzi ai suoi splendidi occhi azzurri.
Quanto vorrei perdermici dentro.
«Non credevo fossi così
carino» ammette prima di baciarmi.
Le sue mani cominciano a
esplorarmi sotto il mio maglione. Le sue dita accarezzano i miei turgidi
capezzoli. So cosa vuole fare, ma non sono ancora pronto a concedermi.
«Forse è meglio che vada via»
dico staccandomi da lui e alzandomi in piedi.
«Ho fatto qualcosa di
sbagliato?»
«No, non hai sbagliato
niente. È colpa mia. Penso ancora al mio ex.»
«E lui dov’è?»
«Paul è morto sei mesi fa.»
«Al Pulse» dice Matthew
capendo l’intera vicenda.
«Già . C’ero anch’io quella
sera. Appena ho sentito gli spari, sono scappato. Ho pensato solo a salvarmi,
non ho neanche provato ad aiutarlo. Lui si è rinchiuso in uno dei bagni ma è
stato raggiunto poco dopo dall’assassino.»
«Non devi sentirti in colpa.
Non è colpa tua. E comunque devi cercare di andare avanti. Hai avuto una
seconda occasione, non puoi sprecarla in questa maniera. Devi reagire.»
«Forse hai ragione.»
Rimaniamo in silenzio per
alcuni interminabili secondi. Osserviamo le fiamme del camino, sperando
riescano a suggerirci come proseguire questa strana serata.
«Ti capisco. Pensi ancora a
quel giorno. Paul è morto, Orlando è stata ferita irrimediabilmente. Ma la vita
va avanti. Sai, mi è venuta in mente un’idea. Vuoi sentire la mia proposta?»
«Non voglio fare sesso, non
mi va» ammetto istintivamente, forse sembrando troppo brusco e patetico.
«Va bene, niente sesso. Che
ne dici però se cucino per te? Non sono solo un’eccellente aspirante popstar,
ma anche un cuoco provetto! E poi magari ci coccoliamo un po’ guardando la tv.»
«Ci guardiamo il concerto di
Natale su canale nove?»
«Certo, perché no. E magari
dopo ti faccio sentire come strimpello bene White
Christmas alla chitarra. Che ne pensi?»
Questa volta sono io a
sorridere. Lo abbraccio intensamente, come se il nostro respiro si fosse
congiunto in un unico soffio.
«Penso che questa sarà una
bellissima serata.»
L'autore:
Luigi Dinardo è un
trentaduenne disoccupato barese appassionato di libri (ne ha a migliaia), serie
tv e film. Ha cominciato a interessarsi alla scrittura nel lontano 2006, dopo
aver terminato un’esperienza per lui formativa come il militare. I suoi tre
romanzi più importanti sono I braccialetti della speranza, Il sangue del bersagliere e Tre nerd,due capre e una bionda. I suoi racconti e le sue poesie sono presenti in
diverse antologie e attualmente sta scrivendo uno young adult ambientato in
Texas.
Ti è piaciuto il racconto di Luigi Dinardo?
Lascia qui un tuo commento per farci sapere cosa ne pensi!
Davvero dolcissimo e commovente...quei giorni sono stati tremendi e' facile ricordare chi non c'è più e provare empatia per loro,ma molto spesso ci dimentichiamo di chi e' sopravvissuto e ha visto l'orrore davanti ai suoi occhi...
RispondiEliminaComplimenti Luigi!
RispondiEliminaUn racconto molto dolce e toccante ♡
Complimenti Luigi, veramente bravo. una breve ma anche intensa storia, e ora voglio un Muffin ai Mirtilli anche io :-P
RispondiEliminaComplimenti Luigi, un racconto veramente molto bello. Anche se breve anche molto intenso, ed ora vado alla ricerca di un Muffin ai Mirtilli :-P
RispondiEliminaMi piace! È dolce ed emozionante..semplice ma allo stesso tempo intenso :)
RispondiEliminaBravo!