Chiudiamo la nostra rassegna Romantic Xmas con un racconto che ci fa riflettere sui mali contemporanei, sulla crudeltà che imperversa nel nostro mondo e che non si ferma nemmeno davanti alle lacrime di un bambino.
Vi lasciamo a "LETTERINA A BABBO NATALE" di Giorgia Golfetto e alla promessa di non dimenticare mai gli ultimi, le vittime.
Grazie a tutti per averi seguito.
Vi lasciamo a "LETTERINA A BABBO NATALE" di Giorgia Golfetto e alla promessa di non dimenticare mai gli ultimi, le vittime.
Grazie a tutti per averi seguito.
Caro Babbo Natale,
mi chiamo Ahmad. Vivo in Siria,
non so dove sia, ma forse tu la conosci. Suor Virginia dice che tu puoi vedere
tutto, ma io non so se ci riesci con tutto il fumo che c’è qui.
Non sapevo
della tua esistenza. Ieri Virginia ci ha parlato di te invece di un certo Gesù,
e a me sembri molto interessante, signor Natale.
Ci ha spiegato che tu viaggi
per una notte sola all’anno e realizzi i sogni di tutti i bambini. Io non ci
credevo. L’ho detto alla suora che non esistevi, io non avevo mai ricevuto un regalo.
Mai.
Ma lei mi ha spiegato che avrei
dovuto scrivere una lettera, perché non puoi leggere nella testa di tutti i
bambini. Non ci senti nemmeno bene perché sei vecchio.
Ci ho pensato un po’, perché non
mi fido nemmeno di suor Virginia. Qui sono tutti cattivi e, anche se lei sembra
buona, ho sempre paura che mi spari se dico qualcosa di sbagliato.
Comunque ci ho pensato tutta la
notte, Babbo Natale, e ho deciso che ci provo a scriverti. Prima, però, ho
parlato con la suora. Volevo sapere cosa chiedere perché non so cosa posso
avere.
Avrei tanto voluto la mia mamma
e il mio papà , ma non si può. Così mi è stato detto.
Loro non possono tornare da me
perché sono morti e tu non puoi fare questo tipo di regali.
Non capisco cos’altro dovrei volere.
Non capisco cos’altro dovrei volere.
Suor Virginia si è messa a
piangere quando le ho chiesto cosa dovevo fare e mi ha abbracciato forte.
Qui si piange tanto e tutto il
giorno.
Ecco, forse vorrei che si
piangesse di meno… ah, e anche meno polvere e bombe.
Fanno tanto rumore, uccidono
tante persone e poi tutti piangono e urlano e non ci sono case.
Ecco, forse potrei chiedere una
casa. Sì, una casa.
Ma poi, con chi ci vivo? Non
voglio stare da solo, ho paura che scoppi una di quelle bombe che ha fatto male
a mamma e papà .
No, voglio rimanere qui. Almeno
sembrano gentili.
Ieri ho sentito Aamir dire che
ci sono bei posti lontano da qui, dove non esistono le bombe e si mangia
sempre. Lui vuole provare, vuole andare via e mangiare tanto.
Anche io ho fame, ma… chi mi
porta in quei posti così lontani?
Potrei chiedere a suor Mary,
lei va via spesso e poi torna, magari può portarmi con sé.
Se le persone di lì sono più cattive
di quelle di qui?
Se non mi piace, ritorno.
Qui so chi mi può aiutare e chi
invece no, ormai l’ho imparato. Però mi piacerebbe tanto mangiare quando
voglio.
Dovrei
chiedere il permesso alle suore, ma se poi le faccio piangere?
Le persone
sono più belle quando ridono e cantano. Alcune volte suor Lucy canta a
squarciagola e ci fa ridere tanto. Mi piace come mi sento, solo che vorrei
raccontarlo a mamma e papà , vorrei che ridessero anche loro.
Li penso spesso, vorrei che
tornassimo a essere solo tristi e un po’ spaventati, ma che potessimo stare ancora
assieme. Se quel giorno mi avessero ascoltato, non sarebbe successo nulla.
Io lo sapevo che quella era una
brutta strada.
Mi ricordo solo un urlo e tanto
dolore, Babbo Natale. Mi facevano male le gambe e piangevo, ma non volevo
aprire gli occhi, avevo paura che papà mi sgridasse perché urlavo e i cattivi potevano
sentirci.
Non ricordo cosa è successo
dopo. Ricordo solo tanto rumore, polvere e dolore.
Poi buio.
Non ho paura del buio. Il buio
è bello.
C’era suor Virginia con me, poi
è arrivata anche suor Mary. Mi sorridevano mentre piangevano.
Forse erano tristi per le mie gambe che non c’erano più o forse per i miei genitori. Non c’erano più nemmeno loro.
Forse erano tristi per le mie gambe che non c’erano più o forse per i miei genitori. Non c’erano più nemmeno loro.
Insomma, Babbo Natale, io sto
bene con le suore e non vorrei andare via, mi basta che loro siano felici. Puoi
dare loro qualcosa che le faccia sorridere e cantare sempre?
Magari ci sono delle medicine…
non lo so, io non so niente, ho imparato a scrivere da poco e sono così
contento di poterlo fare che non so cosa chiedere.
Se esiste quella medicina,
potresti portarne un po’ di più? La potremmo mettere nell’acqua e far felici tutti,
magari anche a quelli che lanciano le bombe, no?
Non so se tu porti le medicine,
Babbo Natale, prima devo chiedere a Suor Virginia se va bene.
È difficile domandare qualcosa
quando ciò che vorresti davvero non puoi averlo.
I miei genitori.
Le mie gambe.
La pace.
Ahmad
Le mie gambe.
La pace.
Ahmad
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