Nel fare gli auguri di buon compleanno alla nostra Teresa Siciliano, vi presentiamo il suo ultimo, acuto e come sempre preziosissimo articolo: "CLAIRE E PHILIPPE".
Voi conoscete "Il padrone delle ferriere"? Venite a scoprire qualcosa in più!
Voi conoscete "Il padrone delle ferriere"? Venite a scoprire qualcosa in più!
Il
padrone delle ferriere fu
pubblicato nel 1882 e a me pare sia alle origini di un topos ricorrente nel
romanzo rosa: l’unione, in qualche modo forzata, fra una fanciulla della
nobiltà e un borghese, diventato molto ricco grazie al suo lavoro, un’unione
che comincia male, ma si trasforma in un grande amore. Per quanto mi riguarda,
si tratta di un libro che ha avuto un’importanza fondamentale negli anni della
mia adolescenza.
Philippe Derblay è un ingegnere con
sorella più giovane a carico. Ha combattuto ed è stato ferito a Sedan, il che
gli ha risparmiato di dover partecipare alla repressione della Comune. Dopo la
morte del padre ha preso in mano le ferriere di Pont-Avesnes, le ha risanate,
ha esteso le sue attività ed è ormai ricchissimo.
L’autore lo rappresenta come un eroe:
non solo tratta benissimo i suoi operai che lo adorano, ma all’inizio del
romanzo lo vediamo rischiare la propria vita per salvare uno dei suoi
dipendenti, che ha avuto un incidente.
Philippe ha incontrato in chiesa (ah!
Petrarca) la marchesina Claire de Beaulieu e, pur consapevole della disparitÃ
di classe sociale e del fatto che lei è fidanzata con il duca di Bligny, se n’è
innamorato appassionatamente.
Claire,
che sino allora aveva guardato altrove, fissò quasi duramente Philippe. Era in
preda a una collera sorda. Avrebbe voluto trovare parole pungenti e sguardi
offensivi per lanciarli contro quel provocatore. Per la sua vigorosa corporatura
lei lo trovava volgare, tutto in lui la irritava, perfino il suo taglio di
capelli cupo e severo, che gli conferiva un aspetto dignitoso e altero. Nello
stesso tempo, come in una rapida visione, la figura del duca passò davanti ai
suoi occhi. Distinse in maniera netta la persona elegante ed un po' gracile di
Gaston, dal volto allungato, i capelli castani, gli occhi cerulei e la bocca
sorridente dai lunghi baffi biondi. Tra Philippe presente e il fantasma del
duca, il contrasto era netto. L'uno incarnava nella sua robusta figura la
solidità sana della borghesia; l'altro era il tipo perfetto della grazia
delicata e lievemente decaduta della nobiltà .
Ma in realtà le cose stanno cambiando
rapidamente. Claire non lo sa, ma è diventata povera, come tutta la sua
famiglia, e Bligny, che ne è a conoscenza, non solo non si è più fatto vivo, ma
sta per sposare la figlia del ricchissimo Moulinet.
In una serie di scene ad alta tensione la
protagonista scopre di essere stata abbandonata dal duca. Nel suo smisurato
orgoglio, finge di non aver mai dato importanza a quell’amore di cugini e offre
la propria mano a Derblay. La parte più struggente del romanzo è quella che
descrive il breve fidanzamento: Philippe è timido e impacciato, non ha il
coraggio di esprimere il sentimento che domina il suo cuore e non si rende
conto che Claire è in preda ad un’isteria travolgente. La notte di nozze sarÃ
terribile per entrambi: davanti alla donna che gli si rifiuta e lo insulta,
offrendogli la sua dote (una dote che non ha) in cambio del proprio corpo,
Philippe prende atto che la sua vita è finita, ma si ripromette di domare la
moglie, anzi di spezzarla.
La stessa notte Claire viene colpita da
una grave malattia: mi pare che nell’edizione Salani di anni fa venisse
chiamata febbre cerebrale, mentre quella digitale odierna la definisce
meningite. Di qualunque cosa si tratti, Philippe cura la moglie per settimane e
mesi con grande dedizione, ma, quando finalmente Claire si riprende, cambia del
tutto atteggiamento e conduce una strategia implacabile per sottometterla.
Tutta la situazione ad una lettrice di
oggi appare davvero inverosimile: l’uomo che balbettava di fronte a Claire
all’improvviso diventa duro ed inflessibile. La umilia continuamente, anche se
solo in privato. E questo contrasto fra la sua freddezza gelida quando sono da
soli e la sua generosità e premura in pubblico fa soffrire atrocemente la
giovane donna. Il momento più terribile si verificherà quando rifiuterà al
cognato Octave la mano di sua sorella, facendo intendere a sua moglie che non
si fida di lui perché teme il sangue dei Beaulieu.
In tutta la seconda parte della vicenda
Philippe dà prova di un grande sadismo. Perfino la mattina prima del duello con
il duca di Bligny, si rifiuta di lasciare a Claire perfino una speranza precisa,
perseguendo fino in fondo la sua campagna di sottomissione psicologica. Solo il
supremo sacrificio della moglie che interpone la propria mano fra la pistola di
Gaston e il marito gli permetterà , bontà sua!, di salvare la faccia e risolverÃ
finalmente la situazione.
—
Dimmi una sola parola, una sola... rispondimi... mi ami?
— Sì, ti amo. In te c'erano due donne. Quella
che mi ha fatto tanto soffrire non esiste più. Tu, sei tu, quella che io non ho
mai smesso di adorare.
Gli
occhi di Claire si riempirono di lacrime, si aggrappò disperatamente a
Philippe. Le loro labbra si unirono in un'inesprimibile estasi, e così si
scambiarono il loro primo bacio d'amore.
Poco convincente, non vi pare?
In realtà oggi capisco che Ohnet ha in
qualche modo una doppia faccia. Da una parte ammira le capacità e la dirittura
morale di alcuni borghesi, anche se Moulinet, ad esempio, manca non solo di
stile, ma anche di acutezza, oltre che di generosità . Dall’altra disprezza
l’aridità , la mancanza di principi, l’immoralità dei nobili, in testa a tutti
il cinico Bligny. Però, nei confronti di Préfont con le sue manie di scienziato
e il suo senso dell’onore, non può evitare di mostrare una certa simpatia e
Octave è quasi completamente borghesizzato.
Quello su cui l’autore è spietato come
il suo protagonista è la volontà di confinare la donna in una posizione
nettamente subordinata al marito (non per niente parla più volte dell’esigenza
che sia umile e sottomessa).
Insomma, dopo averlo riletto oggi in
una traduzione piena di improprietà , addirittura non capisco più perché da
ragazzina amassi tanto questo romanzo, quando perfino i famigerati Delly
avevano saputo inventare donne molto più forti e dignitose, capaci di
rivendicare, anche all’interno di una rigida concezione cattolica del
matrimonio, almeno il loro diritto a realizzarsi come esseri umani.
Matesi, anch'io ho adorato quel romanzo ma, come hai detto, eravamo solo ragazzine. Credo lo rileggerò per farmi anch'io una nuova idea.
RispondiEliminaGrazie di averne parlato.
Miriam Formenti.