Scorro sullo schermo del cellulare le foto di me e Riccardo.
Cielo, quanto mi manca. Otto anni di convivenza, di
progetti. Siamo cresciuti assieme, plasmando i nostri cuori e le nostre
personalità. Ci siamo adattati l’uno all’altra, e trovavo tutto questo così caldo,
rassicurante: tornare nel nostro appartamento era una gioia, infilare i piedi
freddi tra le sue gambe calde, baciare la sua barba ispida, appena accennata, di
prima mattina. Adoravo fare con tutto con lui, i primi tempi: persino la spesa
settimanale era un’avventura. Ero convinta che sarebbe stato per sempre. Per
sempre: che sciocca frase, e quanti innamorati avranno pianto lacrime amare su
di essa!
Nulla era stato per sempre, tra di noi: non l’ appartamento
che aveva ereditato dai suoi nonni, che avevamo arredato con cura e amore, e
che era un vero nido caldo per me. E non di certo noi due: sgretolati dal
tempo, dalla quotidianità, da una noia alla quale non avevo dato peso.
« Mi dispiace Veronica, non ti amo più » mi aveva detto una
sera come un’altra, dopo il caffè.
E avevo trovato mostruoso che avesse atteso tutta la cena
per dirmelo, parlando dell’ufficio e del tempo. Ero rimasta pietrificata, senza
un gemito.
Non credevo avrebbe mai preso una decisione simile.
« Io…come…» avevo balbettato, sconvolta « C’è un’altra,
vero?»
Mia madre mi diceva sempre che gli uomini non ti lasciano
mai se non c’è già un’altra pronta a prendere il tuo posto. E in effetti un’altra
c’era: Ilaria, una sua giovane collega assunta da poco, gambe chilometriche e
sorriso splendente. Non era stato difficile farlo confessare, dopotutto.
« Sono felice che l’hai presa bene, Veronica» mi aveva detto
con leggerezza giorni dopo, mentre mi aiutava molto magnanimamente a caricare
in auto scatoloni e valigie con le mie cose «dopotutto, siamo stati bene
assieme. Non roviniamo i nostri ricordi. »
Non rovinare i nostri ricordi? Prima del capitolo Ilaria,
parlavamo di avere un bambino, di invecchiare insieme. Avevamo persino adottato
una cagnolina. Eravamo diventati grandi tenendoci per mano, resistendo a ogni
tempesta. O almeno questo era quello che credevo.
Dio, gli uomini sanno ucciderti senza nemmeno comprenderlo.
Così, nel giro di pochi mesi ho cambiato tutto. Mi sono
trasferita dall’altra parte della città, e dal grande piano terra con giardino
dove vivevo con Riccardo, mi sono ritrovata in un piccolo appartamento al
quinto piano di un grande condominio. Da queste parti non conosco nessuno, e
ultimamente mi sono molto isolata: dopo tanti anni in coppia i nostri amici
erano in comune, e rivederli mi porterebbe alla mente troppi ricordi dolorosi.
So da voci traverse che Riccardo fila alla grande con la sua Ilaria, mentre io
sono sola con un cane. Già, proprio con un cane, anzi, con una cagnolina: la
mia Trilly, piccola fantasia di bassotto tedesco e di non so quale imprecisato
meticcio, è l’unica presenza amica che desideri al mio fianco. Al ritorno dal
lavoro, io e lei facciamo lunghe passeggiate per il quartiere, e anche ora mi
attende impaziente.
«Sì, d’accordo piccolina, ho capito…per oggi basta con la
malinconia, d’accordo? Ci facciamo una bella camminata: anzi, usciamo subito
che qui minaccia pioggia! »
Ripongo il cellulare
in borsa con un gesto deciso: per stasera non voglio più pensare a Riccardo. Trilly
scodinzola felice, mentre le faccio indossare la pettorina e il guinzaglio.
«Menomale che ci sei tu! Tu non potresti mai tradirmi, lo
so. E sono certa che stare con te mi porterà fortuna!»
Le stampo un bacio sulla testolina morbida, mentre lei mi
guarda con i suoi grandi occhi buoni e colmi d’amore.
Il cielo è grigio e promette maltempo, ma Trilly e io
camminiamo di buon passo: lei è pimpante e felice come sempre, annusa curiosa e
scodinzola agli altri cani che incontriamo. La maggior parte di loro è portata
a spasso da signori distinti e da signore di mezza età, ma da un po’ di tempo
non ho potuto fare a meno di notare un giovane uomo molto attraente, che porta
al guinzaglio un bel bracco dal pelo maculato. E’ alto, con la barba e l’aria
elegante, distinta: deve avere all’incirca la mia età. Spesso gioca con il suo
cane in un prato vicino al parco giochi: l’animale è docile e molto
intelligente, e i due hanno l’aria di divertirsi un mondo. Forse mi inganno, ma
un paio di volte giurerei di averlo visto osservarmi di sfuggita, e non posso
negare di essermi fatta qualche domanda su di lui.
“Davvero? Saresti pronta a ricominciare ad amare, Veronica?”
Mi chiedo.
Sono persa in questi pensieri quando di colpo, vicino a noi,
sento un forte scoppio: dei ragazzini in motorino devono essersi divertiti a
lanciare dei petardi. Sussulto spaventata, e lo stesso fa Trilly, anzi, molto
peggio: in preda al panico, la mia cagnetta inizia ad agitarsi finché non si
divincola dalla pettorina che indossa e inizia a correre a perdifiato.
«Trilly! » urlo sconvolta, disperata. Ma lei è già lontana,
correndo via da quello che deve esserle sembrato un tremendo pericolo.
«Aiuto! » grido confusa e in preda al panico, sull’orlo
delle lacrime, ad alta voce «non è abituata a girare da sola! Un’auto potrebbe
investirla. Non posso perdere anche lei!» sto piangendo, oramai, e le mani mi
tremano in modo incontrollato.
«Coraggio, tranquilla » ribatte una voce « Vedrai che Beo la
troverà! »
Non mi sono nemmeno accorta che qualcuno si è avvicinato: mi
volto di scatto, e mi ritrovo a sbattere contro un petto maschile, forte e
muscoloso. Alzo gli occhi e vedo il bel ragazzo castano con la barba, il
padrone del bracco nocciola!
Mi ritraggo un pelino imbarazzata, con le narici piene della
inebriante fragranza maschile dell’uomo. Lui mi sorride rassicurante:
«Forza, seguiamo Beo. Abbiamo visto la scena, e ora lui sta
inseguendo la cagnetta. La conosce, abbiamo la stessa dog sitter» sorride,
riferendosi alla studentessa che porta a spasso Trilly la mattina, quando io
sono al lavoro.
Ci mettiamo alla ricerca dei nostri cani, mentre, colpo di
ennesima fortuna, si scatena un violento temporale. La pioggia è fredda e
martellante, e inumidisce la mia camicia azzurra, la stessa che indossavo in
ufficio, e il mio cardigan leggero.
«Eccoli!» esclama felice il mio salvatore, notando Beo che
sospinge Trilly nella nostra direzione, come un bravo cane da pastore.
« Bravo piccolo» si complimenta felice con il suo amico a
quattro zampe, mentre io abbraccio la mia cagnolina in preda alla gioia.
« Temevo di non rivederti mai più!» esclamo commossa,
affondando il naso nella sua collottola, mentre lei uggiola felice e mi lecca
il viso, tutto bagnato di pioggia.
« Presto, ripariamoci» dice risoluto il ragazzo,
sospingendomi gentile in un portone poco vicino.
«Oh grazie, grazie Beo» prorompo felice accarezzando il
testone del cane, non appena ci troviamo al riparo dal diluvio «e grazie anche
a te, davvero. Ero in panico.»
« Figurati. A proposito, io sono Fabio» risponde lui, con un
sorriso che mi stende.
Poi continua:
« Siamo fradici! Ti va di salire a casa mia? Ti asciughi
almeno i capelli, e intanto ti offro un caffè. »
Sto per rifiutare, in preda a non so quale dubbio e
convenzione: forse perché da troppo tempo non sono abituata a prendere un caffè
con un bel ragazzo, a sentirmi corteggiata e non solo parte dell’arredamento,
come una vecchia lampada da sostituire con una più nuova e attraente. Allora,
d’impulso, accetto.
«Ok, perché no? Io sono Veronica.»
«Veronica…davvero un bel nome.» sussurra lui, come se se lo
rigirasse tra le labbra.
Saliamo nel suo appartamento: è maschile ma molto
accogliente, arredato con colori chiari e pieno di libri e di vecchi dischi.
Mentre mi asciugo i capelli con il phon, lui prepara il
caffè e offre ai nostri amici pelosi acqua e qualche croccantino, per
rifocillarli dall’avventura.
«Veronica, abiti qui da poco?»
« Sì, a dire il vero. » rispondo, mentre strano caso non
penso più al motivo che mi ha portata qui: Riccardo, per la prima volta da
tanto tempo, è lontano dalla mia mente.
«Anche io non sono qui da molto. Vengo da un’altra città: mi
sono trasferito per lavoro»
«Pure io, in un certo senso» ribatto « è come se venissi da
lontano»
«Però…posso confessarti una cosa?» mi dice, poggiando la
tazzina sul piattino «Ti ho notata subito, come sei apparsa da queste parti.
Avevi l’aria così triste, ma anche così dolce. Mi sono chiesto chi fossi. Mi è
venuta voglia di conoscerti…e anche qualcosa di più.»
Fabio mi fissa con i suoi occhi blu, mentre un lieve sorriso
curva le sue labbra.
«Anche io ti avevo notato, sai?» rispondo d’istinto.
Non sono mai stata audace in vita mia, ma oggi ho deciso di
esserlo.
«Sei davvero un tipo interessante! E poi anche tu ami i
cani» sorrido, indicando Trilly e Beo che giocano felici sul morbido tappeto
grigio.
Fabio ha riposto le tazzine nel lavello, e ora è in piedi
davanti a me. Non so più chi dei due prenda l’iniziativa, ma di colpo sono tra
le sue braccia, avvolta dal suo profumo speziato e caldo. Le mie labbra trovano
le sue, e la sua lingua mi accarezza e mi esplora, mentre mani gentili ed
esigenti scorrono sul mio corpo. E’ come una scossa elettrica, una specie di
magia: non ricordo di aver mai provato nulla di simile, come se il mio corpo
attendesse solo di risvegliarsi. E come se lui attendesse me.
«Veronica…che bella sorpresa in un giorno di pioggia» mi
sorride dolcissimo, sfiorandomi una guancia.
«Non sai che bella sorpresa sei tu» gli faccio eco.
«Scommetto che hai molto da raccontarmi. Ma non c’è fretta:
io ho tutto il tempo del mondo. E tu?»
«Assolutamente» gli rispondo felice e quasi incredula, ma
perfettamente a mio agio.
Non lo annoierò con il mio vecchio amore: adesso, ho capito
che desidero solo guardare avanti. Appena a casa cancellerò quelle foto dal mio
cellulare, per lasciare posto a ciò che mi farà stare bene con me stessa, e a
un nuovo domani.
«Perfetto! Allora ci vediamo per cena. D’altro canto,
guarda: i nostri amici già si piacciono!»
Dice con un sorriso, indicando i nostri cani che si sono
appisolati l’uno a fianco dell’altra sul tappeto.
Devo proprio ringraziarla, la mia Trilly: con la sua fuga,
mi ha portato in dono un ragazzo magico!
L’autrice:
Emily Pigozzi è nata a Mantova.
Amante della scrittura fin da bambina,
ha preso parte a numerose antologie e opere collettive con vari editori, tra cui “Segni di manto” e “Di manto in manto” (Sometti) “Donne in poesia” e “Poeti Lombardi”, (Giulio Perrone). Nel 2008 ha pubblicato la raccolta poetica “Amore e Oro”, (Bonaccorso editore). Attrice teatrale,ha preso parte a cortometraggi e film, tra cui citiamo “Centochiodi” di Ermanno Olmi e “Monamour” di Tinto Brass, e interpretato importanti ruoli in numerose produzioni teatrali su testi di autori tra cui Pirandello, De Filippo, Brecht e Seneca, partecipando a tournée che hanno toccato i maggiori teatri d’Italia. E’sposata e mamma di due bambini. Nel 2014 ha esordito in narrativa con il romanzo“Un qualunque respiro” (Butterfly edizioni), una storia d’amore che affronta il delicato tema della ricerca della maternità. A quel primo romanzo sono seguiti "L'angelo del risveglio" (Delos digital) e "Il posto del mio cuore" (0111 edizioni) E’ membro dell’ EWWA (European Writing Women Association).
E' sposata e mamma di due bimbi, un maschio e una femmina.
Ama la notte, i dolci, i viaggi, la musica e l'arte, e soprattutto le sue mille elucubrazioni mentali..
Visita la pagina dell'autrice:
Ti è piaciuto il racconto di Emily Pigozzi?
Lascia qui un tuo commento per farci sapere cosa ne pensi!
Lo adoro!
RispondiEliminaBrava come sempre Emily!
RispondiEliminaBellissimo racconto <3
RispondiEliminaNarratrice delicata, come sempre... brava Emily! Il rosa è la tua tinta ;-)
RispondiEliminaGrazie mille ragazze, e grazie mille a Insaziabili letture per l'ospitalità!
RispondiElimina