Un nuovo e romantico racconto per la rassegna "AMORE FRA LE RIGHE".
FEDERICA D'Ascani con "Il nostro film" ci fa rivivere la magia dei primi amori, l'incantevole bellezza dei sussurri scambiati nella sala di un cinema. Assolutamente da leggere!
Lo
osservai con occhio critico. Volevo assolutamente trovare qualcosa che mi
inducesse ad andar via per non rischiare una figuraccia.
Nulla.
Dio,
più lo guardavo e più me ne innamoravo. Potevo essere più patetica?
Forse
no.
Ma
lui, sinceramente, a cosa pensava quando mi aveva invitata?
-Allora?
Che film guardiamo?- mi chiese, sorridente, puntando quello sguardo magnetico
direttamente nei miei occhi. Sentii la classica morsa allo stomaco piegare a
metà i miei propositi, mentre il cuore correva come un forsennato,
schiantandosi addosso al muro del mio petto contratto. Balbettai qualche frase
sconnessa, troppo emozionata, e lasciai che fosse lui a scegliere il titolo del
film che avremmo visto.
Come
diavolo era accaduto che un perfetto ragazzo come Flavio chiedesse a me di
uscire? Lo seguii all'interno del multisala, deglutendo quando afferrò la mia
mano per farmi strada nella folla al botteghino.
Più
piccola di sei anni, lo avevo conosciuto al negozio dei suoi genitori durante
la stagione estiva ed era stato amore a prima vista.
Classico!
-Ho
quasi diciotto anni e ancora vado avanti con dieci euro a settimana!- avevo
esclamato alla fine dello scorso giugno a mia madre.
Esasperata
all'ennesimo rifiuto di sovvenzioni per la discoteca del sabato, avevo preso la
mia importantissima decisione e mi ero messa subito alla ricerca di un lavoro.
Che era giunto, inaspettatamente, addirittura il giorno seguente. Il padre di
un amico di mio cognato, infatti, aveva un negozio di articoli per la casa, a
soli dieci minuti di autobus da casa mia, e cercava una commessa per i tre mesi
estivi.
Non
avevo dovuto neanche impegnarmi più di tanto nella ricerca, quindi, e avevo
accettato di buon grado ciò che la sorte mi aveva riservato. Ciò che non avevo
considerato nel momento in cui, esultante, avevo fatto il mio ingresso nel
negozio, era il dettaglio non trascurabile di quanto fosse carino l'amico di
mio cognato. Alto almeno venti centimetri più di me, un fisico asciutto da
surfista, aveva un paio d'occhi tra i più belli in circolazione. Di un blu
oltremare da perdercisi dentro, il suo sguardo mi aveva inchiodata sulla
soglia, stregata e fatta prigioniera per l'intera estate.
Avevo
tentato con ogni mezzo possibile di non infatuarmi di Flavio, senza risultato.
In brevissimo tempo era entrato nel mio cuore, complice il sorriso contagioso e
un modo di fare amichevole e scherzoso che era stato impossibile ignorare.
Inutili
gli ammonimenti alla mia coscienza. Dio, era troppo grande per me! Eppure lui
aveva fatto in modo che il divario tra noi non esistesse, trovando sempre una
parola per strapparmi un sorriso o un rossore improvviso. Era diventato in poco
tempo un amico sincero e leale, e ci eravamo divertiti come pazzi a lavorare
insieme, nei mesi in cui ero stata commessa nel suo negozio. Settembre era
arrivato sornione, purtroppo, ammiccando alla fine di un sentimento nato con
forza, costringendomi a prender coscienza dell'enorme stupidaggine che avevo
fatto: innamorarmi di un ragazzo impossibile. Mesta, ero tornata a scuola, il
cuore in pezzi, la lacrima facile sempre in agguato sull'orlo delle ciglia
dipinte, rigorosamente, di blu.
In
memoria dello sguardo di Flavio.
Poi...
Be', poi era arrivato Ottobre e lo strano messaggio sul cellulare che mi aveva
letteralmente mandato in orbita.
-Ciao!
Tutto bene? Ti andrebbe di andare al cinema, sabato pomeriggio? Fammi sapere.
Un bacio. Flavio.
Con
lo stomaco chiuso in una stretta più forte del morso di un barracuda, avevo
risposto sicura di me. Non avrebbe dovuto capire il mio amore!
Inutile
dire quanto il resto della settimana fosse trascorso lento, il cuore in
fibrillazione all'idea dell'appuntamento.
-Vuoi
i pop corn?
La
domanda mi destò dai ricordi, facendomi sobbalzare vistosamente. Lo vidi
sorridere e mi sciolsi. Sì, non vi erano dubbi al riguardo: ero
irrimediabilmente innamorata.
-Sì-
risposi, sorridente. Cercai silenziosamente qualche frase da attaccare alla mia
laconica affermazione, ma non trovai proprio nulla. Era frustrante, ma credo
che il rossore sulle guance parlasse da solo. Stavo mettendo in gioco tutto di
me, quel pomeriggio. E se lui mi avesse voluta invitare solo in segno
d'amicizia? Se non avesse provato assolutamente nulla di ciò che io, invece,
covavo da mesi dentro? Deglutii di nuovo, contraendo le mascelle in attesa che
terminasse di pagare. Nessuno mai aveva pagato per me, prima di allora, ma alla
sua età poteva essere una cosa del tutto normale. Decisi di rimanere con i
piedi saldamente ancorati a terra anche se il cuore mi era arrivato in gola e
la mente lavorava alacremente. Ero solita costruire film nella mia testa e
quell'occasione non faceva eccezione.
Colonna
sonora, sceneggiatura, esterni, interni, personaggi...
Specialmente
i personaggi: Flavio ed io, soli.
Soli
al buio, mano nella mano, seduti uno accanto all'altra... Come in quel momento,
mentre le prime immagini della pellicola prendevano possesso dello schermo,
mentre i brusii della folla attorno si attenuavano, lasciando agli attori il
compito di riempire il silenzio.
Inspirai
a fondo, riempiendo i polmoni e cercando febbrilmente di darmi un contegno.
Avvertii la sua mano muoversi nella mia, ascoltando il fruscio del suo corpo
muoversi sulla poltrona accanto. Si avvicinò, la sua bocca a pochi centimetri
dai miei capelli, e io sussultai.
-Non
ti ho mai detto una cosa- sussurrò. Il mio cuore perse un battito, ma tentai di
rimanere ferma e immobile. Gli occhi fissi sullo schermo, le immagini
scorrevano senza che la mia mente riuscisse a dar loro un senso.
-Ti
ho trovata stupenda dal primo momento in cui sei entrata in negozio.
Trattenni
il fiato, mentre sentivo le guance calde come tizzoni.
-Mi
sono innamorato, Martina, e vorrei che questo nostro appuntamento fosse solo il
primo di tanti altri.
Dovetti
respirare per non soffocare, il cuore ormai fuori controllo in una corsa
frenetica verso una felicità insperata. Mi voltai lentamente verso di lui, gli
occhi aperti alla ricerca dei suoi, impossibili da vedere nel buio della sala.
Sentii di nuovo la sua mano muoversi, quindi l'altra sfiorarmi la guancia e un
sapore dolce sulle labbra.
Non
connettevo, non pensavo, non esisteva altro che quel tocco lieve, quel gusto
così buono da poterci campare di rendita senza avvertire alcun morso della
fame. Credetti di morire sotto i colpi del mio cuore, ma anche di essere appena
nata dagli effluvi di un sentimento che ormai straripava senza freni. Mi amava,
aveva affermato. Dio, possibile?
Il
nostro primo bacio. Volevo ridere nella sua bocca, e nello stesso tempo
piangere di gioia, e poi ancora ridere... Totalmente sconnessa. Forse più per
l'idea di aver realizzato il mio sogno, che per la sua reale concretezza.
Eppure inspiravo la fragranza del suo dopobarba, mi cibavo delle sue labbra come
se avessi quasi paura che non potesse accadere ancora. E ancora.
-Sta
iniziando il film- mi sussurrò sorridendo, la sua fronte appoggiata alla mia
per un breve istante, le nostre mani serrate in una morsa impossibile da
allentare.
-Scusa-
replicai, imbarazzata e delusa, pronta a sedermi composta. Mi sentii
trattenere, i suoi occhi nei miei, fissi come se non dovesse esistere altro per
me.
-Sta
iniziando il nostro film- rettificò -e non ti permetterò mai di arrivare
ai titoli di coda senza me al tuo fianco. Siamo stati fin troppo lontani, in
questi giorni- continuò -e ho creduto di impazzire.
Sentii
le labbra tremare, improvvisamente sensibile, vigile, destabilizzata. Non stava
accadendo a me. Quelle cose non accadevano a me. Il film iniziò davvero e le persone
dietro di noi iniziarono a protestare, ma noi rimanemmo a guardarci alle luci
intermittenti delle prime scene. La colonna sonora cullava il mio cuore in
tumulto, mentre i suoi occhi mi tenevano ancorata a una realtà davvero
difficile da immagazzinare.
-Non
mi vuoi?- chiese poi, improvvisamente titubante, fragile, insicuro. E fu solo
allora che ebbi la forza di sorridere, sotto lo stridere del mio petto in
frantumi nel saperlo appeso a un filo. Il filo del mio stupido orgoglio di
sentirmi importante a discapito della sua purezza. Ma non parlai,
impossibilitata a farlo senza cedere alla commozione. E allora annuii,
avvicinandomi alle sue labbra e chiedendo timida un permesso che mi accordò
prima ancora di capire la domanda.
Chiusi
gli occhi e assaporai il dolce amore della mia nuova vita.
L'autrice:
Federica D’Ascani è nata a Ostia. Diplomata al Liceo
linguistico, ha cominciato a scrivere a diciotto anni e ha pubblicato in
diverse piccole case editrici. Artista, recensore, ha un suo blog che
si occupa soprattutto di supportare gli autori emergenti.
Visita il sito dell'autrice
http://dascanifedericasempliceelineare.blogspot.it/
Ti è piaciuto il racconto di Federica D'Ascani?
Lascia qui un tuo commento per farci sapere cosa ne pensi!
Nessun commento:
Posta un commento