Per questa festa lo staff ha pensato di condividere con voi le scene romantiche, tratte dai nostri amati libri, che meglio celebrano l'amore... potremmo definirle le nostre sfumature di romance!
Ma non è tutto: ad ogni scena è stata abbinata una canzone, quella che secondo noi meglio rappresenta il senso del libro!
Non vi resta che tuffarvi in questo mare d'amore fatto di parole e musica!
Da "Scrivimi ancora" di Cecelia Ahern.
La sua canzone è:
Da "Il Barone rampante" di Italo Calvino
L’amore riprendeva con una furia pari a quella del litigio.
Era difatti la stessa cosa, ma Cosimo non ne capiva niente.
- Perché mi fai soffrire?
- Perché ti amo.
Ora era lui ad arrabbiarsi: - No, non mi ami! Chi ama vuole
la felicità, non il dolore.
- Chi ama vuole solo l’amore, anche a costo del dolore.
- Mi fai soffrire
apposta, allora.
- Sì, per vedere se mi ami.
La filosofia del Barone si rifiutava d’andar oltre. - Il
dolore è uno stato negativo dell’anima.
- L’amore è tutto.
- Il dolore va sempre combattuto.
- L’amore non si rifiuta a nulla.
- Certe cose non le ammetterò mai.
- Sì che le ammetti, perché mi ami e soffri.
La sua canzone è:
Da "Il confine dell'eternità" di J. A. Redmerski
[… ]“Camryn, tu sei l’altra metà della mia anima, e ti amo
oggi come ti amerò ogni giorno per il resto della nostra vita. Ti prometto che,
se ti ammalerai e finirai per dimenticarti di me, leggerò per te come Noah fa
con Allie. Ti prometto che, quando invecchieremo e ci faranno male le ossa, non
dormiremo mai in stanze separate e, se dovessi morire prima di me, farò in modo
che tu sia sepolta con questo vestito.E ti prometto che ti perseguiterò come
Sam fa con Molly. Ti prometto che non ci sveglieremo mai un giorno chiedendoci
perché abbiamo sprecato le nostre vite senza fare nulla e che qualsiasi cosa
dovesse capitarci, per quanto brutta possa essere, io ci sarò per te. Ti
prometto di essere sempre spontaneo, di abbassare la musica quando dormi e di
cantare Raisins in My Toast quando sei triste. Prometto che ti amerò sempre,
ovunque saremo. Perché tu sei l’altra metà di me e so che senza di te non
potrei vivere."
La sua canzone è:
Da "L’irlandese" di Kathleen McGregor
«Non sai quanto ho desiderato questo momento» le sussurrò
prendendole il viso tra le mani. «quanto ho desiderato portarti nella mia
terra. Ogni volta che annegavo nel verde dei tuoi occhi vedevo queste coste e
queste distese battute dal vento. Tu mi hai salvato l’anima, l’hai fatto
nell’attimo stesso in cui hai alzato lo sguardo su di me e mi hai ricordato chi
ero.»
«Ti amo» gli disse lei, accarezzandogli la guancia. «Ti amo
tanto da non riuscire a credere di non averti amato per tanto tempo… Di non
aver capito di amarti se non quando stavo per perderti. Come ho fatto ad essere
così cieca?»
Gavin scosse piano il capo. «Avevi amato troppo. E io non
avevo mai amato. Eravamo diversi come il giorno e la notte, fino a quando
abbiamo scoperto che esistevano l’alba e il tramonto. Io ho veduto quello che
la luce mi mostrava con chiara immediatezza, nonostante la mia ignoranza; tu
hai dovuto scoprire a poco a poco quello che l’oscurità celava ai tuoi occhi,
ma che il tuo cuore, alla fine, non poteva non riconoscere. »
«Gli irlandesi sono tutti poetici come te?» gli chiese Alma,
commossa.
«L’Irlanda è terra di fate e di magia, di passioni
primordiali e memorie pagane. Ci chiamano ribelli perché odiamo essere
governati e sottomessi, e selvaggi perché ci abbandoniamo all’odio e all’amore,
perché viviamo nel respiro stesso della terra e ne traiamo la nostra forza.
«Possiamo combattere fino all’ultimo respiro l’oppressore in
carne ed ossa, ma… non possiamo che soccombere allo sguardo di una fata.
«E tu sei la mia fata, Alma O’Dowd. La mia impulsiva,
appassionata, piccola fata.»
Alma gli circondò il collo con le mani, immergendo le dita
nei lunghi, lucenti capelli rossi. «Mio irlandese» gli bisbigliò sulle labbra
con la sua bella voce roca, mentre Gavin si abbassava a catturarle la bocca in
un bacio colmo di ardente passione, e di promesse.
La sua canzone è:
Da "Eleanor e Park" di Rainbow Rowell
Eleanor
Quando lunedì
mattina Eleanor vide Park alla fermata dell’autobus, le prese il risolino. Sul
serio, il risolino come ai personaggi dei cartoni…con tanto di guance in fiamme
e cuoricini che spuntavano dalle orecchie.
Fu uno
spettacolo ridicolo.
Park
Quando il lunedì
mattina Park vide Eleanor avvicinarsi, fu tentato di correrle incontro e
prenderla tra le braccia.
Come il
protagonista di una delle soap opera che guardava sua madre, per frenarsi si
aggrappò alle bretelle dello zaino.
Fu una
sensazione magnifica.
Eleanor
Park era più o
meno della sua stessa altezza, ma sembrava più alto.
Park
Eleanor aveva le
ciglia dello stesso colore delle lentiggini.
Eleanor
Parlarono del
White Album, mentre andavano a scuola, ma era solo una scusa per fissarsi la
bocca a vicenda. Sembrava che si stessero leggendo le labbra.
Forse è per
questo che Park continuò a ridere anche mentre parlavano di Helter Skelter, che
non era la canzone più comica dei Beatles neanche prima che Charles Manson se
ne appropriasse.
La sua canzone è:
Da "Un’estate da ricordare" di Mary Balogh
[… ]“C’è una cosa che ti devo dire. Una cosa che avrei dovuto dirti prima che partissi da Alvesley. Una cosa che devi sapere qualunque sia poi la tua decisione. Una volta che te l’avrò detta, basterà una parola, Lauren, e me ne andrò e non ti darò mai più fastidio e non cercherò più di vederti. E’ una promessa.”
“ Kit…”
Le pose un dito sulle labbra e la guardò negli occhi. “Voglio sposarti” disse. “ Lo voglio più di quando abbia mai voluto nient’altro nella mia vita. Per molte ragioni. Ma ce n’è una sola di veramente importante, quella che non ti ho detto perché mi sembrava vergognoso dopo che tu avevi onorato dal canto tuo il patto così civilmente e così bene. Io ti amo. E’ questa, vedi, la parte che ho omesso, solo questa. Ti amo. Non credo che possa farti male saperlo, non comporta nessun obbligo da parte tua. Avevo solo bisogno di dirtelo. Me ne vado subito, se vuoi.”
Lei non disse nulla, si limitò a premere più forte la nuca contro la roccia e fissarlo con i suoi stupendi occhi viola. La pioggerella si stava a poco a poco infittendo e le scorreva a rivoli sul viso. Ma non erano gocce di pioggia quelle che le inondavano gli occhi.
“Dimmi di andare via” bisbigliò Kit.
Lauren fece per dire qualcosa, poi deglutì. Riprovò. “Non ho bisogno di te, lo sai” disse “Lo so.” Aveva il cuore di piombo.
“Non ho bisogno di nessuno. La so fare da sola questa cosa di vivere. Per tutta la vita mi sono adattata a essere quello che altri si aspettavano che fossi per potermi sentire a casa mia, per essere accettata e amata da qualcuno. Quando seppi che non potevo essere di Neville, mi sentii alla deriva nell’universo. Mi aggrappai all’ancora di un comportamento perfino più rigido, ma non ho più bisogno di te, Kit. Sono abbastanza forte per conto mio.”
“Sì” Chinò il capo e chiuse di nuovo gli occhi. “Sì, lo so.”
“ Sono libera, capisci, di amare come di respingere l’amore. Amore e dipendenza non devono più essere la stessa cosa per me. Sono libera di amare. E per questo che ti amo ed è così che ti amo. Se sei venuto qui, Kit, perché credi che io possa crollare senza la tua protezione, allora vai via con la mia benedizione a cercarti la felicità con qualcun’altra.”
“Io ti amo” ripeté lui.
La sua canzone è:
Da "Intrigo Delizioso" di Tara Sivec
Metto da parte il bicchiere vuoto, prendo la mia pallina
e prendo la mira, cercando di impedire alla mano di tremare. Devo riuscire a
fare più centri possibili perché funzioni nel
modo in cui vorrei- tiro la palla e centro il bicchiere più vicino a
Claire. Mi abbandono a un sospiro di sollievo, mentre lei prende il bicchiere.
“Solo fortuna” mi dice, prima di bere il latte.
“Ti amo più di quanto pensassi possibile” le dico con
dolcezza mentre posa il bicchiere. Lei incluna la testa e mi sorride.
Prendo un’altra pallina e la tiro velocemente prima che
possa replicare, centrando un altro bicchiere di fronte a lei. Quando lo prende
per bere, parlo di nuovo.
“Ti amo perché mi fai ridere e mi spingi a voler essere un
uomo migliore.”
Ho già in mano un’altra pallina e la lancio in aria ancora
prima che finisca l’ultimo bicchiere di latte. Claire mi fissa ad occhi
spalancati. La pallina centra il bicchiere successivo, e lei lo prende per
bere, aspetto finché il bordo non sia contro le sue labbra, poi continuo.
“Ti amo perché mi stupisci ogni giorno che passa.”
Una lacrima solitaria le sfugge da un occhio, e io lancio
un’altra pallina nel bicchiere successivo. Non ho mai giocato così bene in vita
mia. E immagino abbia senso, visto che questa è l’unica volta che sto giocando
per la mia vita.
Claire prende il bicchiere, tira su col naso e beve di
nuovo.
“Ti amo perché sei la madre migliore del mondo.”
Ancora uno. Ed è quello che conta. Prendo la mira, guardo la
palla fare una parabola verso l’ultimo bicchiere dalla sua parte del ripiano e
trattengo il respiro finché non va dove ho bisogno che vada. Aggiro il ripiano
verso di lei, e aspetto che abbia finito l’ultimo bicchiere di latte.
Gettando la testa all’indietro per bere, qualcosa le sbatte
contro le labbra, e lei si lascia sfuggire un verso di sorpresa. Quando
allontana il bicchiere per guardarci dentro, mi metto in ginocchio.
Con mani tremanti, infila le dita nel bicchiere e tira fuori
l’anello con diamante che ho tenuto in tasca per mesi. E quando si gira per
guardarmi, resta senza fiato nel vedere dove sono.
“La prima volta che l’abbiamo fatto, per ogni bicchiere
centrato abbiamo raccontato all’altro qualcosa di noi. Ricordo che mi hai detto
che il tuo colore preferito era il rosa, e che guardavi il film Voglia di ballare una volta l’anno
perché ti rendeva nostalgica dei tempi in cui Sarah Jessica Parker non sembrava
ancora un troll.”
Claire ride tra le lacrime che oramai scorrono liberamente.
“Stavolta volevo che sapessi i motivi per cui ti amo. Avrei
voluto sposarti dalla prima volta che ti ho rivista. Avrei voluto mettermi in
ginocchio e implorarti di non lasciarmi mai. E avrei dovuto farlo. Non c’è
nessun altro al mondo con cui immagini di poter passare tutta la mia vita.
Voglio insegnare per sempre cose inappropriate ai nostri figli insieme a te.
Claire Donna Morgan, ti prego – ti prego
– vuoi sposarmi e amarmi per il resto della tua vita?”
Claire si china, mi getta le braccia al collo e mi tiene
stretto, mentre singhiozza la parola che ho aspettato di sentire da lei da
tutta una vita.
“sì!”
Mi sottraggo al nostro abbraccio quel tanto da prenderle
l’anello di mano e infilarglielo al dito. Il nostro momento di gioia viene
interrotto qualche secondo dopo da Gavin che entra correndo in cucina.
“Mamma, indovina? Ho inghiottito un penny!” annuncia.
La sua canzone è:
Da "All'alba sarò tua" di Lisa Kleypas
Il tono di Kev
era serio. — Se mi sposi, non sarai mai una signora di alto rango.
— Non desidero
altro che essere tua moglie.Una delle grandi mani di lui le fece posare la
testa sulla sua spalla. —Ho sempre voluto più di questo, per te.
— Bugiardo —
sussurrò Win. — Tu mi hai sempre voluta per te.
A Kev sfuggì una
risata. — Sì — ammise.
Rimasero silenziosi,
godendosi la sensazione di essere sdraiati insieme nella stanza inondata del
sole del mattino. Erano stati vicini in molti modi, prima. Si conoscevano bene,
eppure non del tutto. L’intimità fisica aveva creato una nuova dimensione per i
sentimenti di Win, come se non avesse accolto solo il corpo di Kev dentro di
sé, ma anche una parte della sua anima. Si chiese come facessero le persone a
compiere quell’atto senza amore, pensando a quanto dovesse sembrare vuoto e privo
di senso, al confronto.
La sua canzone è:
Da La confraternita del pugnale nero vol. 3, "Porpora" di J.R. Ward
«Scusate l'interruzione» disse. «Potrei parlare un attimo con Zsadist?»
Come in trance, vide che Mary si alzava per andarle incontro; si abbracciarono, poi la ragazza se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.
«Ciao» la salutò Z. Lentamente si alzò in piedi.
[...] «Ehm... Bella, perché sei venuta? Non che la cosa mi dispiaccia...» «Devo parlarti.»
Lui restò zitto.
«Allora, cosa stai facendo?» disse lei indicando i fogli sulla scrivania. Non erano affari suoi nemmeno quelli, ma aveva ricominciato a temporeggiare senza speranza. Era senza parole. Smarrita.
«Sto imparando a leggere.»
[...]«Sono stato a Charleston» disse Zsadist. «Cosa?» Era andato fin laggiù per vederla?
[...]«Non l'ho mai saputo.»
«Non volevo che lo sapessi.»
«Oh.» Bella trasse un profondo respiro, la sofferenza si agitava frenetica sotto ogni centimetro della sua pelle. È ora di buttarsi, pensò.
«Senti, Zsadist, sono venuta a dirti...»
«Non volevo vederti prima di avere finito» la interruppe lui. Quando la guardò fisso con i suoi occhi gialli, qualcosa cambiò nell'aria tra loro.
«Finito con che cosa?» chiese lei con un filo di voce.
Zsadist abbassò gli occhi sulla matita che teneva in mano. «Con me stesso.»
[...]«Io... Che cosa stai dicendo, Zsadist?» balbettò, anche se aveva sentito ogni parola. Lui abbassò di nuovo lo sguardo sulla matita, poi si voltò verso il tavolo. Prese il quaderno a spirale, cambiò pagina, si chinò e scrisse faticosamente per qualche minuto. Poi strappò il foglio.
Gli tremava la mano quando glielo porse. «È tutto pasticciato.»
Lei prese il foglio. In uno stampatello infantile e stentato c'erano scritte tre parole: IO TI AMO.
Bella strinse le labbra con le lacrime agli occhi. La calligrafia diventava sempre più incerta prima di sparire.
«Forse non riesci a leggere cosa c'è scritto» disse Zsadist con un filo di voce.«Posso scriverlo da capo.»
Lei scosse la testa. «Si legge benissimo. È... bellissimo.»
«Non mi aspetto niente in cambio. Voglio dire... lo so che tu non... provi più niente per me. Ma volevo che lo sapessi. È importante che tu lo sappia. E se c'è anche solo una possibilità di stare insieme... Non posso lasciare il mio lavoro alla confraternita, però posso garantirti che mi prenderò molta più cura di me stesso...» D'un tratto si accigliò e smise di parlare. «Cavolo, ma cosa sto dicendo? Mi ero ripromesso di non metterti in questa situazione...»
Bella si premette il foglio sul cuore, poi si gettò verso di lui. Zsadist la strinse tra le braccia, esitante, quasi non capisse cosa stesse facendo o perché, e lei scoppiò a piangere senza ritegno.
Nei lunghi preparativi per quell'incontro, l'unica cosa che non aveva mai considerato era che loro due potessero avere un futuro insieme.
Quando le sollevò il mento per guardarla, lei cercò di sorridere, ma la folle speranza che la animava era un fardello troppo pesante e gioioso a un tempo.
«Non volevo farti pian...»
«Oh, Dio... Zsadist, ti amo.»
Lui sgranò gli occhi incredulo. «Cosa...?»
«Io ti amo.»
«Dillo ancora.»
«Ti amo.»
«Ancora... per favore» sussurrò Zsadist. «Ho bisogno di sentirlo... ancora.»
«Ti amo.»
Per tutta risposta, lui si mise a pregare la Vergine Scriba nell'antico idioma.
Stringendola forte, affondando il viso nei suoi capelli, ringraziò la Vergine Scriba con eloquenza tale che Bella ricominciò a piangere a dirotto.
Dopo avere sussurrato l'ultima preghiera di lode, tornò all'inglese.
«Prima che tu mi trovassi ero morto, anche se respiravo. Ero cieco, anche se ci vedevo. Poi sei arrivata tu... e mi hai risvegliato alla vita.»
Bella lo accarezzò sul viso. Lentamente lui annullò la distanza che separava le loro bocche dandole il più tenero dei baci.
La sua canzone è:
Da "Sognando te" di Lisa Kleypas
«Ti amo» le disse, asciugandosi con impazienza le lacrime che continuavano a rigargli il viso. «Prima non riuscivo a dirtelo. Non riuscivo…» Serrò la mandibola tremante, cercando di controllare il flusso caldo delle lacrime. Riusciva solo a farle scorrere di più. Rassegnato, le affondò il viso tra i capelli. «Cristo santo» mormorò.
Sara non lo aveva mai visto così sconvolto, né mai lo avrebbe immaginato possibile. Accarezzando i suoi capelli neri, si mise a mormorare parole senza senso, cercando di dargli un po’ di conforto.
«Ti amo» ripeté lui con la voce rauca, rannicchiandosi contro di lei. «Avrei dato tutta la mia vita per vivere solo un altro giorno con te e potertelo dire.»
La sua canzone è:
“Seung Hee ha ragione, io credo di essere innamorato di te.”
Lo fisso per un attimo davvero stupita, perché il modo in
cui lo dice sembra adatto ad un funerale piuttosto che ad una confessione
romantica.
Poi osservandolo meglio intuisco: “Ah, capisco. E’ una cosa
di cui non sei contento.” Dico spiegando a me stessa.
“Non particolarmente, no.”
“Posso sapere perché?”
Lui sbuffa seccato. “In fondo non è il sogno di tutti essere
ricambiati quando si è innamorati?”
“Per la cronaca, no, non tutti desiderano una cosa simile.
Gli scrittori per esempio… da dove vuoi che gli venga l’ispirazione se non sono
innamorati infelici?”
Mark mi guarda pensando che io sia totalmente pazza.
“Ti sembro uno scrittore?” chiede un po’ seccato.
Quando fa così è assolutamente adorabile.
“No, non credo che saresti in grado di scrivere neanche una
riga, ora che me lo chiedi” ribatto ridacchiando.
Finalmente Mark si illumina quando capisce che lo sto
prendendo in giro. “Ma non farti fermare da me, stavi dicendo…” gli indico con
la mano di andare avanti.
Lui si siede sulla spiaggia accanto a me e sospira. “Sì, ti
stavo dicendo che la situazione è… difficile per me. E ti chiedo scusa, sono
stato imperdonabile, in fondo non è colpa tua.”
“Cosa non è colpa mia?”
Lo dice come se fosse un discorso abbastanza incasinato.
Faccio fatica a seguirlo.
“Se non mi ami.”
Lo dice come se fosse un dato di fatto. Una verità
inconfutabile ed indimostrabile.
“E chi lo dice?” domando, ma Mark non mi sta ascoltando. Ha
abbassato la testa come uno struzzo e ha smesso di guardarmi.
Lo tocco con una mano. Sento immediatamente il famoso calore
irradiare dal suo braccio. Cielo, quanto adoro quest’uomo.
Lui risolleva lo sguardo e mi fissa. Non so come ho fatto a
non vederlo prima, è scritto lì nei suoi occhi esotici così espressivi, non
deve nemmeno dirmelo. Lo so che mi ama. E che sta soffrendo.
Toglie la mia mano dal suo braccio e cerca di alzarmi, ma io
lo blocco e, in maniera improvvisa, mi lancio e lo bacio.
Vedo i suoi occhi aprirsi per la sorpresa, e poi lo vede cedere
e baciarmi a sua volta.
Quest’uomo è in grado di farmi completamente girare la testa
con un solo innocente bacio. O meglio, con un bacio che parte innocente ma poi
diventa decisamente più invitante.
In pochi attimi siamo entrambi stesi sulla sabbia, Mark mi
tiene stretta a sé come per impedirmi di scappare, mentre io cerco di inspirare
il suo meraviglioso profumo.
Ad un tratto riapriamo gli occhi e io gli sorrido.
“Cosa vuol dire?” chiede Mark. “E’ un bacio d’addio?”
[...]“No, scusami, tu mi hai fatto una pessima dichiarazione e
non otterrai alcuna confessione da me finché non migliorerai almeno un po’.”
Mark ride. Che bel volto quando ride… peccato che ride poco.
Si solleva su di un gomito. “Ok, rifaccio allora. Cara
signorina Maddison, sono ufficialmente e completamente innamorato di te. Così
va meglio?” chiede ridendo.
Faccio finta di riflettere. “Un po’…”
Mark mi afferra nuovamente. “Bene, ora gradirei sentire la
mia parte.” Sembra impaziente.
“Ma dicono che i gesti contano più di mille parole…”
“Dicono stronzate. Io voglio tutto, parole e gesti. Ora
vorrei le parole… e subito dopo i gesti” mi ammicca deliziosamente.
Io lo fisso intensamente negli occhi e pronuncio decisa
“Saranghae”.
“Sai una parola di coreano?” chiede Mark, ma vedo
chiaramente quanto gli faccia piacere sentirsi dire ‘ti amo’ in coreano.
“E che parola…”
“Già, che parola.”
E con questo abbiamo finito di parlare a quanto pare. Oh,
sì, le parole in certi casi sono decisamente di troppo.
La sua canzone è:
Da“Il gioco dell'inganno" di Adele Vieri Castellano.
“Lorenza, stretta nel suo abbraccio, allungò i polpastrelli verso lo spicchio di pelle che la larva lasciava scoperta e vi inserì le dita. Percepì il profilo dell'osso e la ruvida consistenza della guancia rasata, immaginò il rasoio affilato che scorreva e scorreva, su quella guancia.
Lui si ritrasse con un movimento rude ma gentile.
«Avete paura del tocco di una fanciulla indifesa?» ironizzò lei, risentita per l'abbandono. Si ritrasse lisciando l'elegante gonna di seta, le pieghe sgualcite, aggiustando la catenina del ventaglio attorno al polso.
Vi fu un lungo silenzio. Lo sciacquio dell'acqua, voci lontane, il profumo della notte.
Poi udì la voce che le fece accapponare la pelle, per ciò che disse e per come lo disse.
«Il privilegio più grande sarebbe quello di stringervi a me. L'unico desiderio sentire il vostro profumo, toccare la vostra pelle. Non ho spiegazioni, né supposizioni, tutti gli interrogativi dell'esistenza perdono ogni valore di fronte a ciò che vorrei farvi, dirvi. L'unica verità siete voi qui, in questo momento di fronte a me. La sola cosa che conta, che mi fa sentire di essere vivo e di volerlo essere per voi.»”
La sua canzone è:
Da "L’amore rinato" di J. R. Ward
All'improvviso gli occhi azzurri di Blay incrociarono i suoi.
E ciò che Qhuinn vi colse lo fece vacillare: quel volto splendeva d'amore, un amore puro e
inalterato dalla timidezza che era parte integrante del suo riserbo.
Blay non distolse lo sguardo.
E per la prima volta... non lo fece neanche Qhuinn.
La sua canzone è:
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La scena di "Eleanor e Park" è molto fresca, divertente e per nulla sdolcinata, a differenza di altre.
RispondiEliminaHo scelto l'Irlandese di Kathleen McGregor. E' stato difficile, perchè tutti i pezzi sono bellissimi. Sarà che l'Irlanda mi attira molto, i capelli rossi pure, la magia di quella terra è fantastica. Quindi quella è la mia scelta.
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