Avete letto la prima parte della novella INEDITA "Tutto ciò che desiderano"? Oggi il finale della bellissima parentesi Natalizia di Michael e Griffin, i due amanti della serie Original Sinners di TIFFANY REISZ! Ringraziamo tutte le ragazze che hanno tradotto la novella per la rubrica "Romantic Xmas": Luce Loi, Tamara Fantinato, Cristina St, Valentina Zucchet e Christana V.
Grazie a voi abbiamo potuto leggere questa bellissima perla!
Grazie a voi abbiamo potuto leggere questa bellissima perla!

Tutto ciò che desiderano
Un racconto di Original Sinners di Tiffany Reisz
Traduzione di Valentina Zucchet e Christiana V
con la revisione di Christiana V
QUI LA PRIMA PARTE!!!
Capitolo 4
di Valentina Zucchet
Cena
Entrarono nella sala da pranzo e la trovarono gremita
da almeno due dozzine di persone.
«Griffin?» esordì una robusta voce maschile dietro di
loro.
«Ciao, papà» esclamò Griffin, voltandosi e
abbracciando un affascinante uomo dai capelli grigi sulla sessantina. «Lui è
Michael.»
Michael rivolse un incerto «Salve, Signore.»
Il padre di Griffin squadrò Michael da testa a piedi,
alzò il sopracciglio e raggiunse la madre di Griffin al tavolo.
«È andata come mi aspettavo» mormorò Griffin mentre si
sedevano.
«Non voglio che i tuoi genitori mi odino.»
«Non ti odiano» bisbigliò di rimando Griffin. «Concedi
loro un minuto per abituarsi a te. Oh, la mamma fa tutto ciò che papà le dice.
Quindi se riesci a portare mio padre dalla tua parte è fatta.»
«Nessun consiglio?»
«Nessuno.»

Un banchetto di proporzioni epiche vorticò attorno loro. Il nervosismo si impossessò dell’appetito di Michael e riuscì solo a spiluccare il suo cibo. Griffin, all'apparenza indifferente agli sguardi curiosi e in qualche modo di disapprovazione dei suoi familiari, con coraggio conversò con i cugini, i fratellastri, le zie e gli zii.
«Allora, Michael, come hai conosciuto il nostro
Griffin?» la domanda venne fuori nel bel mezzo di una pausa nella
conversazione. L’intero tavolo tacque.
Michael si raggelò. La domanda era stata posta dal
signor Fiske, il patriarca della famiglia.
Griffin raggiunse il ginocchio di Michael sotto il tavolo
e lo strinse per rassicurarlo.
«Uhm» cominciò
Michael e fece un profondo respiro. L’intera famiglia Fiske, che Michael sapeva
valere probabilmente più di un miliardo di dollari complessivamente, ora lo
fissava. «Un amico ci ha presentato.»
«Un amico?»
esordì il signor Fiske con voce pacata. «Chi?»
Michael tossì. «Nora Sutherlin.»
«La Nora Sutherlin? Quella folle
scrittrice di libri erotici tra gli amici di Griffin?» l'esclamazione venne
dalla favolosa cognata Lily.
Michael annuì col capo. «Sì. Frequentiamo la stessa
chiesa.»
«Chiesa?» ripeté scettico il padre di Griffin.
«Nora e Michael sono entrambi
cattolici» disse Griffin, i suoi occhi scintillanti dal divertimento.
«Cattolici?» fece eco la madre di Griffin. «Nora
Sutherlin è cattolica? Tu sei cattolico?»
Persino i bambini nella sala non fiatarono.
«Sì, siamo cattolici» confermò Michael, deglutendo
forte. Alzò lo sguardo e vide gli occhi dell’intera famiglia ancora su di lui.
«Cattolici molto cattivi.»
Il silenzio durò ancora un secondo prima che il viso
del padre di Griffin si aprisse in un sorriso. E il sorriso divenne una risata,
e la risata si sparse in tutta la stanza.
«Spero tu abbia un prete di mentalità aperta» esclamò
Lily, ancora ridendo.
«Molto» disse Griffin. «Si sbatte Nora.»
Michael si girò verso Griffin con gli occhi spalancati
e scioccati. Ma Lily continuava a ridere. Ecco come Nora la faceva franca.
Diceva a tutti la verità, ma la verità era talmente assurda che nessuno le
credeva. Griffin gli fece l’occhiolino e lo baciò sulla bocca davanti a tutti.
La conversazione riprese e di colpo a Michael tornò l'appetito.
Dopo la cena restarono nel salotto dal soffitto alto a
chiacchierare con i familiari più giovani vicino al più alto albero di natale
che Michael avesse mai visto in una casa privata. Michael si sentì un po’
strano sapendo che Griffin aveva una nipote della sua età. In un altro momento
e luogo, essere obbligato a conversare con una ragazza come la nipote di
Griffin, splendida e con un’istruzione privata, Michael si sarebbe trasformato
in un vegetale dalla paura. Ma ora, lui rappresentava un oggetto dal fascino
misterioso. Che non avesse la minima idea di come lui si chiamasse non
significava niente per Avery. Lei voleva sapere tutto: com’era Nora, com’era
essere il ragazzo di Griffin, com’era il college di Yorke… Poi iniziò a
mandargli poke su facebook e Michael decise che probabilmente era ora di
andarsene a letto.
Griffin rimase al piano di sotto con la sua famiglia,
cosa che andò bene a Michael.
C’erano voluti un po' di mesi a entrambi per abituarsi
ai rispettivi modi di affrontare il mondo. Griffin, estroverso nato, amava
essere circondato da persone mentre Michael provava la sua massima felicità in
solitudine o quando uscivano solo lui e Griffin. Ma una volta sviscerato l’argomento,
Michael aveva imparato a controllare la sua gelosia sul nascere quando Griffin
voleva uscire con altre persone e Griffin si assicurava di concedergli
abbastanza tempo da solo per ricaricarsi.
Michael si sedette sulla poltrona accanto alla
finestra con un album e lavorò su un disegno. Disegnò per ore finché alla fine
ebbe la mano stanca e chiuse il blocco. Fuori dalla stanza ricominciò a
nevicare. Guardò i fiocchi danzare attraverso la finestra e si lasciò
ipnotizzare dalla bellezza della neve, dal chiaro di luna e dal suo respiro che
appannava il vetro. Nello stesso momento dell' anno passato, lui frequentava
l’ultimo anno delle superiori senza avere un amico intimo, niente ragazzo o
ragazza, nessuna grande festa di famiglia a cui partecipare, e nessuno a cui
comprare regali. Erano solo lui, sua madre e sua sorella Erin in salotto a
pregare che il padre non si facesse vedere e rovinasse il loro tranquillo
Natale. E ora, a distanza di un solo anno, lui aveva Griffin, gli amici del
college, un rapporto migliore con sua madre, e più amore e felicità di quanti
ne avesse mai desiderati per se stesso. Considerò ciò che di bello aveva
insieme ai fiocchi di neve finché non si addormentò sulla poltrona. Era solo in
dormiveglia quando Griffin lo trascinò e lo portò a letto, gli tolse i vestiti
e avvolse le sue braccia intorno a lui, tenendolo stretto a sé.
Qualche ora dopo, Michael si svegliò nel bel mezzo
della notte e con cautela scivolò via dalle braccia di Griffin. Si vestì al
buio, indossando jeans e camicia. Con la luce del fuoco morente nel camino,
Michael scavò silenziosamente nel suo borsone e tirò fuori un tubo avvolto da
carta argentata. Senza far rumore per non svegliare Griffin, Michael sgattaiolò
nel corridoio e a piedi nudi giù fino al salotto. Fortunatamente trovò la
stanza vuota. Tutta la famiglia Fiske era andata a letto. Michael adagiò il
tubo sotto l'albero di Natale illuminato. Si fermò un attimo a guardarlo. Si
aspettava che l’albero di Natale dei milionari fosse coperto di diamanti e
perle. Invece l’albero era decorato da fili di popcorn e metà degli ornamenti
sembravano progetti scolastici.
Michael sfiorò una piccola fila di fiocchi di neve
ingiallita dal tempo.
«L’ha fatta Griffin» asserì una voce alle sue spalle.
Michael si voltò e vide l’affascinante madre di Griffin entrare nella stanza.
«Credo avesse quasi otto anni.»
«Ha fatto un buon lavoro» esclamò Michael.
«Andava a scuola. Alla scuola pubblica quando l’ha
fatta. Fu la mia geniale idea quella di mandare Griffin alla
scuola pubblica. Pensavo che, crescendo, il figlio di un multi milionario sarebbe diventato vanitoso e superficiale. Ho visto tanti di quei miei amici rovinati dal denaro. Pensavo di essere la mamma intelligente nel mandarlo a scuola con bambini poveri. Che stupida sono stata» disse sospirando.
scuola pubblica. Pensavo che, crescendo, il figlio di un multi milionario sarebbe diventato vanitoso e superficiale. Ho visto tanti di quei miei amici rovinati dal denaro. Pensavo di essere la mamma intelligente nel mandarlo a scuola con bambini poveri. Che stupida sono stata» disse sospirando.
Michael si spostò a disagio. «Perché?» chiese,
nonostante non fosse sicuro di volere sentire la risposta. Lui stesso era un
nessuno nella scuola pubblica.
«Ero una di quei stupidi ragazzi ricchi che
idolatravano i poveri. La nobile classe operaia, così superiore per quelli di
noi nati con un cucchiaio d’argento in bocca. Griffin era il bambino più ricco
della scuola. Un dio. Non importava quanti pasticci combinasse, se andasse male
o benissimo… non sbagliava mai. Persino gli insegnanti gliela facevano passare
liscia. Non volevano rompere le scatole al famoso padre di Griffin.»
Michael capì subito.
«Griffin non la incolpa per il suo problema. O suo
padre. Incolpa solo se stesso, nessun altro, signora Fiske.»
Gli sorrise. «Puoi chiamarmi Alexis. Questo signora
Fiske mi fa sentire vecchia.»
«Alexis» ripeté Michael, annuendo. «Griffin mi chiama
Mick, ma tutti gli altri Michael. A eccezione di Nora.»
«E come ti chiama la famigerata Nora Sutherlin?»
«Angelo. Non so il perché.»
Alexis sorrise. «Credo di saperlo.» Indicò un disegno
a pastelli di un pupazzo di neve laminato, appeso grazie a un filo che passava
attraverso il cappello. «Anche quello l’ha fatto Griffin. Credo all’asilo. Ce
ne sono così tanti di questi che non c'è più posto sull'albero. Ma non riesco a
gettare nessuno degli oggetti creati dai miei bambini.»
«Anche mia mamma tiene tutta la mia vecchia roba.»
«Andate d'accordo tu e tua madre?»
«Sì. Ora va molto meglio grazie a Griffin. Lui e mia
madre sono legati, diciamo. È molto divertente.»
«Le piace davvero il mio Griffin?»
«A chi non piace Griffin?» chiese Michael. Lei rise.
«A sua mamma non piaceva molto qualche anno fa. Stava
vivendo un incubo con il figlio che le prometteva di continuo di smettere con
la droga e che ha rotto la promessa un centinaio di volte.»
Come se un cuore potesse sussultare di dolore, quello di Michael sobbalzò per la storia
della droga di Griffin. Non avevano parlato della lotta di Griffin contro la
vecchia dipendenza solo perché Griffin voleva concentrarsi sul presente e non
sul passato. Ma di tanto in tanto Griffin si lasciava scappare qualcosa, una
storia, una confessione, la volta in cui manco di partecipare al funerale della
sua zia preferita perché era troppo distrutto dalla notte precedente per andare.
«È pulito ora, lo giuro.»
«Non mi stanco mai di sentirlo. Posso raccontarti una
storia? Una breve.»
«Può dirmi tutto ciò che vuole, signora… voglio
dire, puoi dirmi tutto ciò che vuoi,
Alexis.»
«Come ho detto prima, avevo quattordici anni quando mi
trovavo sulla copertina di French Vogue. Ho perso la mia verginità con il
fotografo. Non dirlo a mio figlio. Pensa che sia vergine.»
Michael rise. «No. Non dirò niente.»
«Te lo sto dicendo solo per questo motivo. Quel
fotografo mi ha usata e gettata via. E la settimana successiva nel suo letto
c'era una nuova ragazza. Allora ho capito che le persone in quell'ambiente
lavorativo erano fredde e crudeli e che dovevo essere dura se non volevo che mi
distruggessero. Sono cresciuta molto in fretta nel campo della moda. Quando ho
incontrato il padre di Griffin avevo diciannove anni, ma sentivo di averne novanta. Penso che la
grande attrazione che provavo all’inizio fosse dovuta al fatto che John
riusciva a tenermi lontana dal lavoro.»
«Non ti incolpo. Sembra veramente difficile.»
«Ho lavorato dai tredici ai diciannove anni. Sposarmi
e avere un figlio è stata una vacanza considerando cosa ho fatto gli anni
precedenti. Quanto è folle? È folle. Puoi dirlo che lo è.»
«È senza ombra di dubbio folle.»
«Solo che…» Alexis alzò la mano. «Detesto il pensiero
che qualcuno possa perdere la sua innocenza troppo presto. Mio figlio si sta
riprendendo dalla tossicodipendenza e compirà trent’anni fra due settimane.
Mentre la tua vita sta iniziando solo ora. Primo anno al college? Michael, sei
un bambino. Sei solo un bambino. E dovresti goderti la tua giovane età. Passerà
in men che non si dica.»
Michael respirò, assorbendo le sue parole. In passato,
prima di Nora, Michael avrebbe annuito e se ne sarebbe andato via. Ora non più.
Aveva trascorso l’intera estate con una donna incapace di natura di stare zitta
e andarsene. Aveva imparato qualche trucco da lei. Quindi invece di stare zitto
e andarsene, Michael tirò su le maniche della camicia.
«Michael?»
«Qui» disse. «Senti.»
Porse le braccia coi palmi in su e spinse in avanti i
polsi.
«Bel tatuaggio» considerò lei. «Sono ali d’angelo?»
«Sì. Toccale. So che può sembrare strano, ma fidati di
me.»
Lei appoggiò la punta delle dita sulle ali. Gli occhi
le si spalancarono per la sorpresa.
«Cosa son-»
«Cicatrici» disse Michael. «Di quando mi tagliai i
polsi a quattordici anni. Sono quasi morto. Il mio prete mi salvò la vita.»
«Cicatrici…» Lei prese le mani di Michael nelle sue.
«Perché?»
Michael strinse le spalle. «Mio padre mi odiava. Mi
odia. Voleva un figlio come lui e invece ha avuto me. Fino a ieri pomeriggio i
miei capelli raggiungevano le spalle. A mio padre piaceva chiamarmi Principessa oppure l'altra figlia.»
«Perché hai tagliato i capelli?»
«Per sembrare più grande così nessuno avrebbe reso la
vita difficile a Griffin solo perché usciva con me.»
«Devi perdonarmi. Sono stroppo allenata. Avevo tredici
anni e mi facevano sembrare una venticinquenne. Conosco i trucchi. Tuttavia hai
preso in giro tutti gli altri. Mio marito pensa che tu abbia ventuno, ventidue
anni.»
Lui ritrasse le braccia e si riabbottonò i polsini
della camicia. «Credo sia bella la tua preoccupazione nei miei confronti per la
rinuncia alla mia giovinezza o all’innocenza o a qualsiasi altra cosa per
Griffin. Ma sono quasi morto a quattordici anni, ho perso la mia verginità -non
con Griffin - quando ne avevo quindici. E qualche mese fa, Griffin e io abbiamo
cacciato per sempre fuori dalla mia vita mio padre. Non ho più alcuna innocenza
da perdere. E lo so che sono giovane, che Griffin ha quasi raggiunto i
trent’anni, ma so anche che lui è la miglior cosa che potesse accadermi nella
vita. So che stiamo bene insieme. Lui mi dà tutto ciò di cui ho bisogno e anche
di più. E lo amo così tanto... è una pazzia. La parte buona della pazzia.»
Alexis annuì col capo e per la prima volta gli fece un
sorriso ampio, aperto e sincero. Michael poté vedere davanti a sé la ragazza di
copertina che era una volta.
«Prima di te non ha mai portato nessuno a casa per
Natale. E sono molto contenta che abbia qualcuno che lo ami.»
Gli diede un colpetto sulla guancia, un tocco da
mamma. Poi allungò la sua mano.
«Stretta di mano?» chiese Michael, stringendo quella
di Alexis nella propria.
«È da parte di mio marito. Sapevamo da anni che
Griffin era… beh, che le donne non erano il suo unico interesse. A mio marito
c'è voluto un po’ di tempo per abituarsi all’idea. Mi ha detto che era
dispiaciuto di non averti stretto la mano a cena.»
«Digli che lo ringrazio. E anche io devo ancora
abituarmi a me e Griffin insieme.»
«La compagnia di mio marito era una delle prime a dare
benefici alle coppie omosessuali. Era il suo lavoro. È solo che… quando è
proprio tuo figlio...»
«È tutto a posto. Nei miei confronti è stato più
gentile di mio padre.»
«Non sarebbe dovuto accadere a te. Per quanta
tristezza ci abbia fatto provare Griffin, né io né mio marito l’abbiamo mai
colpito. Anche se a me è capitato una o due volte» disse lei, sorridendo e asciugandosi una
lacrima dalla guancia.
«Lui può essere un po’ irritante. Specialmente quando
ascolta e canta Björk sotto la doccia. In realtà non conosce l'islandese,
vero?»
«No.»
«Come credevo. Tuttavia, mi dispiace che non ti abbia
detto che sono più giovane di lui. Come ho detto, non ero un innocente teenager
vergine quando ci siamo conosciuti.»
«Non lo metto in dubbio. Qualsiasi amico di Nora
Sutherlin…»
Michael rise. «Sul serio. Ma credo di dover tornare a
letto prima che si chieda dove sia andato. Stavo solo facendo Babbo Natale.»
«Cos'è?» chiese Alexis, indicando il tubo che Michael
aveva messo sotto l’albero.
«Un regalo per Griffin» disse Michael. «Vuoi vedere?»
«Non lo so» esclamò lei preoccupata. «Dovrei?»
Michael fece un gran sorriso mentre raggiungeva la
base dell'albero. Aprì l'estremità in fondo della carta regalo e tirò via il
tappo del tubo. Tirò fuori con cautela un pezzo di carta arrotolato.
Lisciò il foglio e lo mise sotto la luce.
«Oh, mio Dio»
boccheggiò Alexis. «È la tenuta.»
«L’ho disegnata io» disse Michael. «Griffin ama quella
casa. Pensavo gli avrebbe fatto piacere averne un disegno.»
«È splendido. Assolutamente perfetto. Hai molto
talento.»
Michael arrossì un po'. «Grazie. Mi piace disegnare.»
«Potresti disegnarne uno anche per me? Sono cresciuta
in questa casa. Ti pagherò.»
«No» rispose Michael. «Cioè sì, ne disegnerò uno per te. Ma no, non puoi pagarmi.»
Michael arrotolò nuovamente lo schizzo e lo rimise nel
tubo con delicatezza. Chiuse l’estremità e lo sistemò sotto l’albero.
«Buonanotte, Alexis» disse Michael. «A domani
mattina.»
«Buonanotte, Michael. Grazie. Ah, e buon Natale.»
Michael le sorrise e per la prima volta da quando era
arrivato in questa casa, sentì lo spirito del Natale.
«Buon Natale.»
Capitolo 5
di Christiana V
Buon Natale
Michael salì di corsa i gradini e
sgattaiolò di nuovo nella loro camera. Si svestì in fretta e scivolò sotto le
coperte. Griffin si mosse e lo attirò a sé.
«Dov'eri finito?» chiese Griffin con
voce assonnata.
«Ho dovuto fare un fischio a Babbo
Natale affinché mollasse i regali. È troppo vecchio. Gli ci è voluta una vita
per arrivare.»
«Beh, fintanto che ti porta i
regali...» disse Griffin, strofinando il naso contro il collo di Michael.
«In realtà stavo parlando con tua
madre. È forte.»
«Già» concesse Griffin. «Ed è ancora
magnifica, per essere una donna della sua età.»
«Lo so. Tua madre è una ragazzina.»
«È per lei questa?» chiese Griffin,
lasciando scivolare la mano lungo l'erezione di Michael.
«Tua madre è carina, ma questa è colpa
tua. Mi dispiace, so che volevi dormire.»
«Ora sono sveglio.»
"Potrei avere il mio
collare?" chiese Michael col battito che cominciava ad accelerare.
«Non osare scendere da questo letto.»
«Sì, Padrone.»
«Sdraiati sulla schiena. È giunto il
momento di aprire uno dei tuoi regali.»
«Fantastico.»
Michael fece ciò che Griffin gli aveva
ordinato e rotolò sulla schiena. Griffin si allontanò dal letto il tempo
necessario per tirare fuori qualcosa dalla sua valigia e tornò da Michael.
«Che cos'è, Padrone?»
«Un Misery Stick.» Griffin sorrise
malignamente e Michael sentì il sangue scorrere più in fretta in
anticipazione. «Sembra piuttosto innocente, vero? Solo una lunga e sottile bacchetta di metallo con una spessa palla sulla punta. Ma se faccio questo...» Griffin tirò indietro la punta del bastone e lasciò che colpisse la coscia di Michael. Inizialmente, Michael avvertì dolore, il classico impatto in grado di suscitare un Ahia. Poi il dolore aumentò, si approfondì e s'irradiò dalla coscia fino all'osso.
anticipazione. «Sembra piuttosto innocente, vero? Solo una lunga e sottile bacchetta di metallo con una spessa palla sulla punta. Ma se faccio questo...» Griffin tirò indietro la punta del bastone e lasciò che colpisse la coscia di Michael. Inizialmente, Michael avvertì dolore, il classico impatto in grado di suscitare un Ahia. Poi il dolore aumentò, si approfondì e s'irradiò dalla coscia fino all'osso.
«Gesù» ansimò Michael.
«Non è che lo chiamino Misery Stick per
niente. Ne vuoi ancora?»
«Sì, oh Dio, sì!»
Griffin lo colpì di nuovo con la punta
della bacchetta. Michael sobbalzò e boccheggiò un'altra volta. Griffin calò la
verga sulla sua coscia, lasciando dei segni rossi della misura di un quarto di
dollaro. Il dolore si propagò nel corpo di Michael come la eco di una campana.
La sofferenza derivante dalla pesante fustigazione e dalle bacchettate era
straziante, ma Michael sperimentò un nuovo tipo di dolore attraverso il Misery
Stick. Si tenne forte alla testiera del letto mentre il suo corpo si contorceva agonizzante. Ad ogni colpo della verga, la
sua eccitazione aumentava.
«Griffin...» ansimò. «Sto per -»
«Lo so. Trattieniti. Non venire fino a
che lo dirò io.»
Michael annuì, troppo eccitato e
sofferente da poter spiccicare parola. Per Griffin era stato scioccante scoprire
che Michael riusciva a raggiungere l'orgasmo soltanto attraverso il dolore. Di
solito era restio a ferire Michael in quel modo. Ma era un dono di Natale,
dopotutto.
Dopo che gli ebbe lasciato venti segni
sulla coscia sinistra di Michael, Griffin si dedicò alla destra.
«Conta con me» disse Griffin. «Alla
decima potrai venire. Uno.»
«Uno» si sforzò di dire Michael a denti
stretti.
Griffin lo colpì sulla tenera carne
sopra al ginocchio.
«Due» disse Michael mentre Griffin
picchiava un'altra volta qualche centimetro più in alto. Sentì come se il cazzo
gli sarebbe esploso se non fosse venuto in fretta.
«Tre.» La tensione si accumulò nei suoi
fianchi.
«Quattro.» La testa cominciò a girargli
dal bisogno di eiaculare.
Michael registrò a malapena i colpi dal
cinque al nove. Ormai era perso nel dolore, totalmente alla deriva. Non si
trovava più sul letto. Non era in camera da letto. E nemmeno in casa. Si
trovava nel dolore. Il dolore era la sua casa adesso.
«Dieci» sussurrò Griffin. La bacchetta
colpì l'interno coscia di Michael vicino l'osso iliaco. Michael rotolò sul
fianco dall'intenso dolore. Griffin strinse nel palmo della mano il pene di
Michael e lo accarezzò una sola volta. Michael venne con un getto fremente,
nascondendo il volto nel cuscino per soffocare le urla. Gli spasmi gli corsero
lungo la schiena, e l'intero corpo di Michael si bloccò sperimentando uno dei
più potenti orgasmi che avesse mai avuto.
Lentamente riemerse dallo stordimento
post orgasmo. Griffin gli stava massaggiando la schiena con lunghe carezze.
«Ti è piaciuto?» mormorò lui.
«Io...» cominciò Michael. «È stato il
magnifico.»
«Bene. Ora sdraiati qui e rilassati. È
il mio turno.»
Griffin lo baciò sulla bocca,
lentamente e con voluttà prima di scendere lungo il suo corpo fremente.
Griffin lasciò scivolare la mano tra le
gambe di Michael e spinse la punta di un dito dentro di lui. Ancora una volta
Griffin trovò il punto G di Michael e lo massaggiò lentamente.
«Ho bisogno di te» disse Griffin.
«Scopami» esclamò Michael quando sentì
la pesante erezione di Griffin contro lo stomaco. «Per favore.»
Griffin afferrò il gel lubrificante dal
comodino e lo spalmò sulla punta delle dita. In maniera rude, in fretta e con
le mani che tremavano, Griffin preparò Michael.
Con lentezza Griffin si spinse in Michael.
Era raro che Griffin lo scopasse più di una volta al giorno. Non voleva una
replica della notte in cui era stato troppo violento con lui e l'aveva fatto
sanguinare. Ma Michael aveva già provato il proprio orgasmo, si sentiva moscio
come uno straccio, e il suo corpo era rilassato e aperto.
«Senti dolore?» chiese Griffin.
«Neanche un po'» lo rassicurò Michael.
«Mi sento benissimo.»
Griffin cominciò a spingere in Michael
- con lunghi e profondi affondi. Il letto sotto di loro scricchiolò e Michael
si chiese se l'intera casa potesse sentirli. Al punto in cui si trovava, non
poteva preoccuparsene.
Michael sollevò i fianchi per
accogliere Griffin più in profondità. Gli avvolse le gambe sul fondoschiena.
Allungò nuovamente le mani contro la testiera del letto e si aggrappò per non
scivolare.
La frizione tra i loro corpi riportò in
fretta Michael sull'orlo del precipizio. Iniziò a inspirare dal naso nella
speranza di riuscire a contenersi. Ma Griffin portò la testa di Michael contro
il proprio petto mentre con l'altro braccio gli sosteneva la schiena. Griffin
spinse un'ultima volta e venne dentro Michael con un urlo rabbioso e un schizzo
tiepido.
Griffin si tirò indietro e prese nella
sua bocca calda il membro di Michael, accarezzandolo con la lingua. Michael era
segretamente convinto che anche se si fosse fatto fare un pompino da tutti gli
altri esseri umani del pianeta, nessuno sarebbe stato capace quanto Griffin.
Michael gemette quando Griffin lo
accarezzò dalla base alla punta con le labbra e poi tornò indietro. Lo prese in
profondità e succhiò forte prima di lasciare una scia di dolci baci sulla
punta.
«Padrone, sto per -»
«Vieni» ordinò Griffin. Michael si
lasciò andare ed eiaculò nella bocca di Griffin. Fu percorso da brividi mentre
raggiungeva l'orgasmo, uno più gentile questa volta, ma non meno soddisfacente.
Griffin rotolò sulla schiena. Sebbene
non avesse più un briciolo di energia in corpo, Michael si accoccolò di fianco
a Griffin e gli passò un braccio sul torace. Con fare pigro tracciò i segni del
tatuaggio sul suo bicipite coi polpastrelli.
«Oh mio Dio» ansimò Michael. «Credo sia
il miglior sesso che abbia mai provato.»
«Buon Fottuto Natale» esclamò Griffin.
«Nel senso letterale del termine.»
«Non riesco a muovermi.» Michael era
completamente rilassato sul petto di Griffin, che lo sdraiò sulla schiena e gli
baciò le labbra.
«A nanna, Sottomesso.» Griffin chiuse
il tappo del flacone di lubrificante e lo mise via. «Domani ci aspetta una
giornata impegnativa. Aprire i regali, andare a sciare, schiacciare un
pisolino, bere cioccolata, mandare fuori di testa gli etero della famiglia...»
«Molto impegnativa» concordò Michael,
avvicinandosi a Griffin. Dio, poteva esserci qualcosa che facesse sentire
meglio rispetto allo sdraiarsi nudi di fianco al proprio Padrone? «Ma possiamo
lasciar perdere i regali.»
«Lasciar perdere i regali?» ripeté
Griffin, scherzosamente inorridito. «Perché?»
Michael spinse la schiena contro il
petto di Griffin mentre lui si avvicinava.
«Ho già tutto quel che desidero.»
Griffin baciò Michael sulla scapola.
«Lo abbiamo entrambi, Mick.»
Buon
Natale, Peccatori!
FINE
La serie "The Original Sinners" è così composta:
0,5 - Sette giorni in prestito
0,6 - Little Red Riding Crop
0,7 - Submit to Desire
1 - Peccato originale. L'innocenza (The Siren)
2 - Peccato Originale. Il gioco (The Angel)
3 - Peccato originale. Il padrone (The Prince)
3,1 - Daniel Part Two
3,5 - The Mistress Files
4 - Peccato Originale. Il ritorno (The Mistress)
5 - The Saint (previsto nel 2014)
6- The King
L'autrice:
Tiffany Reisz.
Vive a Lexington, Kentucky. Si è laureata in Inglese e ha scritto diversi romanzi e racconti erotici. Ha cinque piercing, un tatuaggio ed è stata arrestata due volte. La Newton Compton ha già pubblicato i primi due romanzi della serie Peccato originale, L’innocenza e Il gioco.
Potete scoprire tutto di lei visitando il suo sito internet www.tiffanyreisz.com
0,5 - Sette giorni in prestito
0,6 - Little Red Riding Crop
0,7 - Submit to Desire
1 - Peccato originale. L'innocenza (The Siren)
2 - Peccato Originale. Il gioco (The Angel)
3 - Peccato originale. Il padrone (The Prince)
3,1 - Daniel Part Two
3,5 - The Mistress Files
4 - Peccato Originale. Il ritorno (The Mistress)
5 - The Saint (previsto nel 2014)
6- The King
L'autrice:
Vive a Lexington, Kentucky. Si è laureata in Inglese e ha scritto diversi romanzi e racconti erotici. Ha cinque piercing, un tatuaggio ed è stata arrestata due volte. La Newton Compton ha già pubblicato i primi due romanzi della serie Peccato originale, L’innocenza e Il gioco.
Potete scoprire tutto di lei visitando il suo sito internet www.tiffanyreisz.com
Commenta il post per farci sapere la tua opinione e per aiutarci a crescere!
Grazie! ^_^
I tuoi commenti alimentano il nostro Blog!
E come la Tiffany, anche io voglio augurare a tutti voi un buon Natale. Questo racconto è di una bellezza davvero luminosa, magnifico come solo la Reisz sa essere. Godetevelo come ce lo siamo gustato noi mentre leggevamo!
RispondiEliminaLa Reisz apre sempre le menti ed i cuori. per me lei descrive l'amore a 360° come nessun altro. io la adoro e grazie allo staff per lo splendido lavoro <3
RispondiElimina