RECENSIONE "I GUARDIANI DELLA GALASSIA" (2014), regia di James Gunn
Trasposizione dell’omonimo fumetto Marvel, non conosciuto al livello dei precedenti eroi passati dalla carta alla pellicola, ma ugualmente apprezzato dagli intenditori, per la regia di James Gunn, più noto al pubblico come sceneggiatore per le due pellicole dedicate a Scoby-Doo e L’Alba dei Morti Viventi (remake di Zack Snyder del celebre cult horror Zombie di George Romero).
Il ladruncolo imbroglione Peter
Quill, rapito dalla Terra da bambino per mano di un gruppo di pirati spaziali
dopo la morte della madre, ruba una sfera chiamata Orb. Sulla sua testa giÃ
pende una taglia ma ora anche i seguaci del feroce Ronan sono sulle sue tracce
per impossessarsi di quell’oggetto. Nel tentativo di smerciare il bottino sarÃ
assalito da Gamora, spietata assassina mandata da Ronan, ma dopo essergli
sfuggito sarà catturato da due cacciatori di taglie: Rocket, un procione
genticamente modificato, e Groot, una specie di albero umanoide. Purtroppo lo
scompiglio portato in città farà arrestare i quattro. Una volta in prigione,
conoscono Drax il Distruttore, un carcerato in cerca di vendetta su Ronan, che
dopo essersi scontrato con loro diventerà parte del gruppo. Gamora rivelerà che
il suo reale intento era prendere la sfera per sottrarla a Ronan, il quale voleva
usarla per distruggere Xandar uccidendo milioni di innocenti. Una volta fuggito
dal carcere e scoperto un antico manufatto dai poteri incredibili, nascosto
nell’oggetto rubato da Quill, il gruppo affronterà mille peripezie e scontri,
pur di salvare l’universo dai crudeli piani di Ronan.
Sicuramente uno dei prodotti a
fumetti non eccessivamente noto al grande pubblico, più da appassionati degli
eroi cartacei americani, ma sicuramente in questo caso è il suo punto di forza
perché proietta lo spettatore medio di fronte a un qualcosa di totalmente
nuovo. Le differenze col fumetto sono innumerevoli, ma non voglio starvi ad
ammorbare con mille dettagli, anche perché non sono funzionali ai fini della
visione. Sappiate solo che ci sono, semmai voleste entrare nello smisurato
mondo fumettistico della Marvel con questo titolo.
I
Guardiani della Galassia è uno di quei prodotti che “non ti
aspetti” e che quindi ti sorprendono positivamente. La trama è molto fresca e
spumeggiante e il film è scorrevole e avvincente allo stesso tempo. Sicuramente
una pellicola di qualità che, messa al confronto con le precedenti
trasposizioni Marvel, non ha niente da invidiare al titolo top in ordine di
gradimento/valore: il primo Iron Man.
Ovviamente stiamo parlando di un
prodotto rivolto agli appassionati di questo genere cinematografico, in quanto
il film è incastonato nel progetto Avengers, dato che i Guardiani andranno poi
ad affiancare (in un futuro non del tutto prossimo) i mitici eroi nella loro
battaglia contro Thanos, già visto a fine film dei Vendicatori e presente in
questa pellicola in versione olografica, in un contrasto con Ronan. Inoltre
alcuni dei personaggi, come Gamora, sono a lui legati per diverse ragioni. Il
film fa parte della così detta “Fase Due” della visione globale dell’Universo
Marvel, cioè l’intermedio tra The Avengers e The Avengers: Age of Utron, in
uscita per il prossimo anno.
Valore aggiunto al film è
sicuramente l’accostamento vintage con la fantascienza più sfrenata,
soprattutto nella colonna sonora; ecco allora che troviamo un Quill con lo
walkman, lo stesso di quando fu rapito da bambino, che si da la carica con una
compilation di canzoni anni ‘70/’80 su cassetta a nastro, oppure che ascolta
musica sulla sua astronave, chiamata Milano in onore di Alyssa Milano, da un
classico stereo come tutti abbiamo avuto in sala/camera, però arricchito da
numerosi adesivi di personaggi di quel periodo, tra i quali il mitico Alf.
Ottima l’idea della produzione
di non affidare i personaggi principali ad attori consolidati e già troppo
noti, per cui la scelta di Chris Pratt, Zoe Saldana e David Bautista alla fine è azzeccata in pieno, in quanto li abbiamo
già visti in molte pellicole, sempre relegati a ruoli co-protagonistici, quindi
non sono del tutto sconosciuti, ma al tempo stesso rappresentano qualcosa di
nuovo. Compaiono anche nomi più blasonati, ma a parte Benicio Del Toro nei panni del Collezionista, che offre nel poco
spazio a lui dedicato un assaggio dell’estro recitativo sopra le righe che lo
distingue, gli altri, in particolare Glenn
Close e John C. Reilly, beh,
diciamo che potevano risparmiare qualche soldo con nomi meno conosciuti.
Consigliatissimo per tutti gli
appassionati del mondo Marvel ma anche per chi vuole passare una serata di
“vero e puro” intrattenimento.
Come ormai ci ha abituato la
Marvel, la scena dopo i titoli riserva sempre qualche sorpresa o anticipazione;
in questo caso è un tocco di genio assoluto, a mio parere. Si vede il
Collezionista tra le rovine del suo laboratorio. Assieme a lui Cosmo, cane dai
poteri psichici con indosso una tuta da cosmonauta russo, tratto dalla chicca
fumettistica Marvel “Nova I” e che andrà in futuro a unirsi alla seconda formazione dei Guardiani della
Galassia, ma soprattutto, e qui entra in gioco il cinema per ragazzi anni ’80,
Howard il Papero. Vi ricordate il film del 1986, divenuto cult, “Howard e il
Destino del Mondo” prodotto da George Lucas, tratto dal fumetto anni ’70 Le Avventure
di Howard il Papero, della Marvel Comics? Beh, è proprio lui. Nostalgica
immersione nei ricordi di un cinema che non si fa più, ma a cui sicuramente
questo film strizza l’occhio in modo eccellente.
Diego Collaveri
Un po' di notizie su Diego:
Diego
Collaveri, nato a Livorno il 27/02/’76; dal 1992 al 2000 lavora in campo
musicale come chitarrista e arrangiatore, con collaborazioni per EMI
music. Nel 2000 l’evoluzione creativa lo porta verso la scrittura,
confrontandosi nell’ambito del circuito dei concorsi di poesia e
narrativa, da cui arrivano, fin da subito, riconoscimenti e le prime
pubblicazioni.
Nel
2001 si affaccia alla sceneggiatura, prima nella commedia teatrale e
l’anno successivo nel cinema breve, per poi arrivare a dirigere il primo
cortometraggio, con cui vince il concorso Minimusical indetto da La
Repubblica e la casa di produzione Fandango, con cui successivamente
collabora. Per implementare le conoscenze registiche intraprende un
percorso didattico/formativo con vari registi italiani (Paolo Virzì,
Davide Ferrario, Ruggero Deodato, Francesco Falaschi, Umberto Lenzi) e
studia storia della cinematografia, lavorando, al tempo stesso, dietro
le quinte di alcune compagnie di musical.
Nel 2003 fonda la Jolly Roger productions, etichetta indipendente per la produzione di cortometraggi e video di spettacoli live.
È
autore della saga giallo/noir “Anime Assassine”, con protagonista
l’ispettore Quetti e di quella fantasy “Le pergamne di Ankor”. Nel 2013
alcune avventure dell’ispettore Quetti sono uscite sulla rivista Cronaca
Vera.
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Ecco, io volevo andarlo a vedere e mio marito me lo ha impedito. Dopo questa recensione me ne sto pentendo amaramente. Davvero bella, dettagliata e precisa. Grazie Diego e grazie al blog
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