La scorsa settimana Laura Gay ci ha parlato dei dialoghi, oggi approfondisce l'argomento offrendoci alcuni preziosi suggerimenti per evitare le ripetizioni e abusare del verbo "dire". Non perdete questa UTILISSIMA lezione!
Lezione 14
Torniamo a parlare di dialoghi.
Come si fa a far capire al lettore chi dice cosa? Spesso lo scrittore utilizza
il verbo dire e tutte le sue varianti, per specificare chi sta parlando in quel
momento. Ma è bene chiedersi: è proprio necessario?
ESEMPIO: – Ti amo – disse lei
– Ti amo anch’io – rispose
lui.
Se il dialogo è fra due
persone, non sarà necessario ripetere ogni volta chi parla. Basterà farlo
all’inizio e il semplice fatto di andare a capo, dopo che il personaggio ha
parlato, farà capire a chi legge che l’interlocutore è cambiato. Se ci
ostinassimo a ripetere in continuazione chi parla otterremmo solo lo scopo di
appesantire il testo.
Inoltre, a “lui” e “lei”
possiamo sostituire anche i nomi dei personaggi, evitando inutili ripetizioni.
Naturalmente, il verbo dire non
è sempre il più indicato. Come detto sopra, è possibile utilizzare alcune
varianti, a seconda di ciò che vogliamo comunicare al lettore.
ESEMPI:
affermare,
dichiarare, esclamare sottolineano la forza con cui viene pronunciata
la frase.
domandare
e
chiedere chiariscono che quella è una
domanda (potrebbe apparire superfluo, data la presenza del punto di domanda, ma
in alternativa tali verbi si possono usare per specificare chi parla).
ribadire,
ripetere, replicare, concludere, puntualizzare, obiettare, spiegare servono
a specificare meglio la natura della frase.
aggiungere,
continuare e proseguire
si utilizzano quando c’è una pausa nel discorso ed è necessario chiarire chi
sta riprendendo a parlare.
Se uno dei personaggi
interrompe l’altro si utilizzerà invece il verbo interrompere.
Naturalmente, questi elencati
sopra sono solo alcuni esempi. Esiste una marea di sinonimi del verbo “dire”,
da poter utilizzare a nostro piacimento. Ma è bene ricordare che più ci si
esprime con semplicità, meglio è. Quindi evitiamo di andare a scovare verbi
poco usati, di cui il lettore ignora il significato. Non è una gara a chi è più
originale.
Inoltre, è bene sapere che il
verbo “dire” spesso non ci comunica l’intonazione che viene usata dal
personaggio per quella frase, o il suo stato d’animo. Come facciamo, dunque, a
trasmettere al lettore questo particolare?
È presto detto: basta aggiungere
alcune parole che definiscano meglio il tono di chi sta parlando.
ESEMPIO: – Ti amo – esclamò lei
dolcemente.
– Ti amo anch’io – rispose
lui emozionato. – Non posso vivere senza di te.
In alternativa, si possono
usare verbi che definiscano il tono di voce: bisbigliare, gridare, urlare, borbottare,
ecc.
Ma la cosa migliore per rendere
più avvincenti i dialoghi è quella di utilizzare intere frasi di attribuzione,
per far capire meglio al lettore cosa sta succedendo ai nostri personaggi. Al
contrario, gli avverbi vanno evitati il più possibile, in quanto appesantiscono
il testo.
Teniamo conto, inoltre, che per
rendere più fluida la narrazione, è bene inframezzare i dialoghi con le azioni
dei personaggi, i loro gesti.
ESEMPIO: Lei si sollevò sulle
punte dei piedi per sfiorargli le labbra con un bacio. – Ti amo.
– Ti amo anch’io – L’afferrò
per la nuca, attirandola a sé. Il bacio divenne più profondo, appassionato. –
Non posso vivere senza di te.
I modi di fare sono utilissimi
in questi casi perché ci comunicano molto dei nostri personaggi: il loro
carattere, la loro gestualità. Non servono solo a farci capire chi parla e come
lo fa, ma ci fanno vedere la scena,
visto che non possiamo farlo coi nostri occhi.
È bene tenere conto del fatto
che il verbo dire e i suoi derivati rallentano molto un testo. Quindi, se
stiamo descrivendo una scena d’azione e vogliamo dare ritmo, l’ideale è
specificare chi sta parlando all’inizio e poi non ripeterlo più, evitando anche
di inframmezzare il dialogo coi gesti di chi parla. In questi casi è utile un
dialogo serrato, botta e risposta.
ESEMPIO: Luca sfondò la porta
con un calcio. – Seguimi – ordinò al suo compagno.
– Cosa hai intenzione di fare?
– Lo vedrai.
Al contrario, se la scena è più
riflessiva, drammatica o intensa, ci saranno utili delle pause tra un dialogo e
l’altro, magari accompagnate dai pensieri e dalle azioni dei personaggi.
ESEMPIO: – Ti amo – Il cuore
prese a batterle più forte, lo sentiva tamburellare contro lo sterno. Lisa
aveva pensato a lungo se fosse il caso di confessare i propri sentimenti, ma
ormai non poteva più evitarlo. Doveva essere sincera. Fino in fondo.
Giulio la guardò dritta
negli occhi. – Ti amo anch’io – le accarezzò dolcemente una guancia. – Non
posso più vivere senza di te.
Anche nel caso in cui un
personaggio stia facendo un lungo discorso sarà bene spezzarlo, in modo da non
annoiare troppo chi legge. Quindi, sì alle frasi di attribuzione, ai gesti o ai
pensieri del suddetto personaggio. Ma attenzione al punto di vista! Possiamo
trasmettere pensieri ed emozioni solo del personaggio di cui abbiamo adottato
il pdv.
Fin qui è tutto chiaro? Spesso
noto che gli esordienti tendono a specificare troppo spesso chi dice cosa,
senza utilizzare invece questi piccoli espedienti. Il risultato è un testo
troppo pesante da leggere, addirittura noioso. Se siamo in grado di
rispecchiare la personalità dei nostri personaggi, nei dialoghi non ci sarà
bisogno di aiutare il lettore a capire chi sta parlando, lo capirà da solo, dal
suo stile, dalle espressioni che usa e via dicendo.
Un altro errore dei
principianti è quello di andare a capo quando usano una frase di attribuzione.
ESEMPIO: – Ti amo.
Bisbigliò lei con dolcezza.
Oppure la frase viene spezzata
nel punto sbagliato.
ESEMPIO: – Ti amo anch’io. Non
potrei vivere – rispose lui. – Senza di te.
A me è capitato di leggere
anche testi in cui la frase di attribuzione non corrispondeva al personaggio
che poi parlava. In questo modo chi legge non capisce assolutamente nulla e non
si fa altro che creare confusione.
ESEMPIO: Giulio guardò Lisa
negli occhi. – Ti amo.
– Ti amo anch’io. Non potrei vivere
senza di te.
In questo esempio sembra che
sia Giulio e non Lisa a dire “ti amo” perché è lui che compie l’azione prima
del dialogo. Bisogna fare attenzione.
Bene, mi sono dilungata anche
troppo. Alla prossima settimana, ragazzi! Non esitate a lasciare un commento, se avete delle domande.
NB.: Se avete delle domande commentate la Lezione e Laura vi darà delucidazioni!
Lezioni:
Lezione 1: La grammatica
Lezione 2: L'infodump
Lezione 2: L'infodump
Lezione 3: Lo Show don't tell
Lezione 4: Le descrizioni
Lezione 5: Il punto di vista
Lezione 6: Ritmo e velocità
Lezione 7: Rallentare il ritmo
Lezione 8: I personaggi
Lezione 9: Scheda del personaggio
Lezione 10: L'arco di trasformazione dei personaggiLezione 11: Le cinque fasi di elaborazione del dolore
Lezione 12: I personaggi secondari
Lezione 13: I dialoghi
Lezione 14: DIALOGHI - IL VERBO DIRE
+ a seguire
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Io non voglio fare nessuna domanda, ma voglio sinceramente ringraziare Laura. I suoi consigli sono speciali, come sempre. Mi piace tantissimo questa rubrica :)
RispondiEliminaTi ringrazio. Sono felice di poter essere d'aiuto a qualcuno.
RispondiEliminaIlluminante e bravissima!
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