Oggi Teresa Siciliano ci parla della regina italiana del Romantic Suspense: MONICA LOMBARDI!
Venite a conoscerla meglio attraverso il commento entusiastico della nostra cara Matesi!
Ho scartabellato le mie recensioni e ho
realizzato che, per quanto mi paia di conoscerla da sempre, ho letto il primo
romanzo di Monica Lombardi solo nel gennaio del 2014. E fu Three doors-La vita secondo Sam Bolton. Ci arrivai per caso: ero
alla ricerca di un rosa perché I Romanzi non mi bastavano (allora, figurarsi
oggi) e, nonostante non amassi i contemporanei, approfittai di un’offerta. Fu
davvero una piacevole sorpresa. Intendiamoci, non è che mi piacesse il titolo
almeno parzialmente in inglese (e all’epoca ignoravo che con Monica avrei
dovuto abituarmi alla svelta), tanto più che faceva riferimento ad un tema
scarsamente importante nel romanzo, secondo me. E per il finale avrei preferito
qualche pagina in più. Ma soprattutto ebbi delle riserve sull’incoscienza dei due
protagonisti: al posto di Kerry, all’inizio di una relazione con un fascinoso
attore, abituato a passare di fiore in fiore, mi guarderei bene dall’affidarmi
alla fortuna e penserei innanzitutto a proteggermi da aids e simili. Ma per
tutto il resto il libro mi sembrò bellissimo: finalmente un rapporto fra due
persone adulte, che non cincischiano e non fraintendono cose chiare come la
luce del sole, ma hanno solo bisogno di un po’ di tempo per approfondire i loro
sentimenti e vedere dove li porteranno.
Sull’onda dell’entusiasmo, pur non
amando, all’epoca, i gialli, passai subito alla serie di Mike Summers e lessi Scatole cinesi, allora pubblicato in
forma digitale solo su Amazon, ahimè! E mi innamorai perdutamente del protagonista.
A ripensarci oggi non so bene perché. In fondo nella trama c’è almeno un
elemento che fa a pugni con il mio puritanesimo: Mike deve scoprire la veritÃ
sulla morte di una donna con cui ha avuto la storia di una notte e durante le
indagini finisce per innamorarsi della sorella di lei, Julia. Un po’
imbarazzante, non vi pare? E per più di un motivo. Il fatto è che Mike è
davvero affascinante, in un suo modo poco appariscente, ma soprattutto
l’autrice è bravissima a tirar fuori l’antefatto non tutto insieme, ma per
frammenti e in modo molto naturale. Così ho seguito il personaggio in tutti i
quattro volumi (più un racconto pubblicato sul web), di cui è composta
attualmente la serie. La navigazione è stata un po’ faticosa per un’amante
delle regole come me, perché la Lombardi fa parte di quelle che io chiamo le
bricconcelle: quindi Labirinto finiva
con uno sviluppo a me poco gradito del filone sentimentale; e pertanto mi
precipitai a mandare un messaggio a Monica per assicurarmi che non avesse osato
espellere Julia dalla serie (cosa per la verità più frequente in tv, dove
spesso un attore abbandona perché si sente chiamato a più alti destini). Gambler, da parte sua, infrangeva il
principio secondo cui il colpevole dev’essere scoperto e punito subito, mentre
si collegava strettamente al quarto volume, intitolato, non a caso, Scacco matto. Qui la vicenda si
complicava troppo a mio parere, dal momento che nella narrazione ci sono almeno
tre cattivi principali di pari importanza, più o meno.
Ma nel frattempo la Lombardi aveva
cominciato ad occuparsi del GD Team e per me fu la grande passione. All’epoca
(sembra passato un secolo, ma era solo il giugno 2014) non amavo i giallorosa
o, come si dice adesso, i romantic suspense,
un po’ perché mi piace leggere solo d’amore, almeno la sera prima di dormire,
poi perché ho sempre paura che l’assassino sia il personaggio a me più
simpatico e infine (preferirei non passaste parola) perché non ci capisco mai
niente, cosa piuttosto imbarazzante per una professoressa di letteratura.
Insomma, quando in passato leggevo Simenon o Stout, quello che apprezzavo erano
le atmosfere, gli ambienti e la dialettica fra l’investigatore e le persone a
lui più vicine. Della trama gialla non mi importava assolutamente niente.
La serie nelle intenzioni doveva essere
di lunghezza contenuta (non mi ricordo esattamente se tre o quattro titoli), ma
per strada si è prolungata e attualmente comprende tre romanzi e tre novelle,
più un racconto pubblicato sul web e una guida per aiutare chi legge a non perdere
la strada. Almeno noi lettrici non intravediamo la conclusione (e per quanto mi
riguarda, contrariamente al solito, non ho alcuna fretta di arrivare alla
chiusura).
Molti erano gli elementi che avrebbero
dovuto indurmi ad abbandonare. Innanzitutto si tratta di narrazioni corali e il
numero di personaggi è andato via via aumentando, anziché diminuire. C’è in
genere (anche se non tutte le volte) una trama principale, ma vi si intrecciano
più vicende: tutti fattori che mi confondono sempre, al punto che mi ero
costruita faticosamente su un quaderno (per queste cose non so ancora fare a
meno della carta) una mappa dei personaggi con i loro legami reciproci e gli
avvenimenti principali che li riguardano; ma poi l’autrice ed Emma books hanno
avuto pietà di me (di noi?) e mi hanno fornito una (preziosissima) guida. Non è
mancato qualche momento imbarazzante: per esempio il primo volume, Vertigo, è incentrato sulla relazione
fra David e Alex, cominciata quando la ragazza era minorenne (?!) e
caratterizzata da sfumature paterne (?!) in cui si viene a inserire un terzo
personaggio, Buck, legato a David-GD da un rapporto professionale, ma anche
affettivo.
Però il fatto è che l’autrice congegna
la trama in modo che tutti ne escano al meglio, anche da un punto di vista
morale: insomma niente bugie, equivoci e tradimenti.
La tecnica narrativa è perfetta: mai sbrodolamenti, non una parola di meno né una di troppo,
molta attenzione ai sentimenti e all’evoluzione dei rapporti, ma anche
all’azione più strettamente gialla e al ritmo.
Scrivere una serie è difficile,
soprattutto quando non è stata progettata per intero dall’inizio: si corre
sempre il pericolo di scivolare nel melodramma o, peggio, nella soap dove un
personaggio può trasformarsi da cattivo a buono e poi di nuovo a cattivo, senza
preoccupazioni di verosimiglianza, e impazzano figli perduti e ritrovati e
morti che risuscitano. A questo proposito emblematici i due racconti Alex e Miriam, dove l’autrice utilizza più volte il colpo di scena, ma
sempre sfugge al rischio del ridicolo.
Caratteristica della scrittura
lombardiana è il pudore dei sentimenti e il rispetto dei personaggi, nonché la
capacità di suscitare commozione senza melensaggini e piagnucolii, neanche
nelle situazioni più difficili.
Ci sarebbe molto altro di cui parlare,
a partire dal rapporto fra narrativa e musica (su questo non dico niente perché
per mia ignoranza non ne capisco nulla) e soprattutto dell’uso sapiente che
l’autrice fa del web, in particolare grazie al bel gruppo Mike Summers and friends. Ma si tratta di argomenti che esulano
troppo dalla misura di un articolo.
Buongiorno! Per prima cosa, ogni volta che leggo "la regina italiana del romantic suspense" mi emoziono, quindi grazie!
RispondiEliminaArticolo meraviglioso che, nel ripercorrere la storia di lettura di Matesi traccia anche quella della mia scrittura. Quello che continua a stupirmi nel rapporto tra me autrice e Matesi attenta e avida lettrice è che tanti sarebbero i motivi, chiari anche in questo testo, per cui Teresa dovrebbe, potrebbe abbandonare per sempre le mie storie. Invece è sempre tra le prime a leggerle :) Io sono tante cose che lei non ama eppure... mi ama. Non è fantastico? Io lo trovo meraviglioso, e non posso che ringraziarla per questa continua attenzione. Noi autrici italiane, che non arriviamo sul (sovraffollato) mercato editoriale con film, serie TV o numeri incredibili al seguito, abbiamo davvero bisogno di voci come questa, di spazi come questo.
Grazie, dunque, perché senza i blog e le lettrici che dicono "tu vali", alla fine c'è il rischio che noi, agli occhi dei più, valiamo sempre meno.
Ho conoscituto quest'autrice nel mio girovagre tra i gruppi che arlano di libri su facebook ed è stata una bellissima e italianissima scoperta!ho letto prima Vertigo e poi mi sono iscritta sul gruppo facebook che parlava dei libri su Mike Summer,e mi sembrava carino leggere pure quelli per conoscere meglio il terreno in cui si muoveva Monica,non me ne sono mai pentita!
RispondiEliminaGrazie Michela! Per il commento e la fiducia <3
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