Recensione: "IL TATUATORE DI AUSCHWITZ" di Heather Morris





Genere: Storico
Editore: Garzanti
Prezzo: 9,99€ (ebook) - 17,90€
Pagine: 223
Uscita: 18 Gennaio 2018





Sinossi: 
Il cielo di un grigio sconosciuto incombe sulla fila di donne. Da quel momento in poi sarà solo una sequenza inanimata di numeri tatuata sul braccio. Ad Auschwitz Lale, ebreo come loro, è l'artefice di quell'orrendo compito. Lavora a testa bassa per non vedere un dolore così simile al suo. Quel giorno però Lale alza lo sguardo un solo istante. Ed è allora che incrocia due occhi che in quel mondo senza colori nascondono un intero arcobaleno. Il suo nome è Gita. Un nome che Lale non può più dimenticare. Perché Gita diventa la sua luce in quel buio infinito. La ragazza racconta poco di sè, come se non essendoci un futuro non avesse senso nemmeno il passato. Eppure sono le emozioni a parlare per loro. Sono i piccoli momenti rubati a quella assurda quotidianità ad avvicinarli. Ma dove sono rinchiusi non c'è posto per l'amore. Dove si combatte per un pezzo di pane e per salvare la propria vita, l'amore è un sogno ormai dimenticato. Non per Lale e Gita che sono pronti a tutto per nascondere e proteggere quello che hanno. E quando il destino vuole separarli nella gola rimangono strozzate quelle parole che hanno solo potuto sussurrare. Parole di un domani insieme che a loro sembra precluso. Dovranno lottare per poterle dire di nuovo. Dovranno crederci davvero per urlarle finalmente in un abbraccio. Senza più morte e dolore intorno. Solo due giovani e la loro voglia di stare insieme. Solo due giovani più forti della malvagità del mondo.







Ho letto molti libri, seguito alcuni documentari e visto tutti i film che riguardano questo periodo della storia che definire buio è riduttivo. Sono del parere che bisogna sapere, la conoscenza può evitare il perseverare di comportamenti e azioni umanamente indefinibili. Levi in Se questo è un uomo scrisse:

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.”

Ho il sentore che l'uomo non abbia ancora una sufficiente padronanza dei fatti per riconoscerli, condannarli, evitare di metterli in pratica. La storia insegna, quella odierna conferma i miei sospetti.
Ma veniamo al romanzo e alle sue particolarità.
Ludwig “Lale” Sokolov, nato Eisenberg, è il protagonista di questa tragica avventura. È un giovane ebreo slovacco che si offre volontario per “servire” i tedeschi pur di salvare la propria famiglia. Viene caricato con altre centinaia di persone in un treno merci diretto a Birkenau, Polonia.
Un viaggio che è solo il preludio di ciò che li aspetterà una volta giunti a destinazione.
Lale, però, è un ragazzo intelligente e colto, conosce numerose lingue e impara in fretta come evitare di farsi uccidere. La sua più grande dote resta comunque la bontà. Fin dal viaggio in treno si distingue per la pacatezza nei toni e la disponibilità nei confronti di chi percepisce essere più fragile. I suoi gesti gentili gli garantiranno la salvezza, il suo donare nonostante le indescrivibili privazioni gli permetterà di distinguersi, di insegnare che chi salva una vita, alla fine, salva davvero il mondo intero. Una buona azione ne attrae un'altra e così da una piccola goccia si può scatenare un temporale.
Il nostro giovane eroe rischierà di morire di tifo poco dopo essere arrivato al campo di concentramento, si salverà grazie alle cure di persone che hanno imparato dal suo stesso esempio e sarà così che conoscerà il Tätowierer, il tatuatore. Sì, avete capito bene. Colui che è addetto all'esecuzione dei tatuaggi per il riconoscimento dei prigionieri ebrei e non solo. Cinque numeri identificano merce, non più persone.
Il suo mentore, ma anche salvatore, lo lascerà molto presto e Lale assumerà il nuovo ruolo di tatuatore di Auschwitz. Una figura ai limiti dell'intoccabilità, richiesta e rispettata, temuta e idolatrata. Ma il suo ruolo gli riserverà delle sorprese davvero poco piacevoli, lo metterà di fronte a delle scelte azzardate e gli permetterà anche, e per fortuna, di aiutare altri prigionieri.
Sarà così che incontrerà Gita, la ragazza che gli ruberà il cuore e per la quale sarà disposto a lottare più del dovuto. Si era ripromesso di sopravvivere, di far conoscere la sua storia al mondo e ora che ha Gita, è sicuro di farcela per poterla amare alla luce del sole, per costruire con lei la famiglia che sogna da sempre. Per essere semplicemente felice.
Questa la forza che lo guiderà in ogni scelta, in ogni parola che proferirà o tacerà, in ogni azione pericolosa che intraprenderà per rendere l'inferno almeno accettabile.
Lo stile dell'autrice è molto asciutto, mai eccessivamente dettagliato e la narrazione avviene al presente, permettendo al lettore di vivere l'immediatezza degli eventi. C'è semplicità nelle parole usate, schiettezza nelle scene narrate, ma il sentimentalismo è lasciato al lettore. I fatti sono narrati con fluidità, come se il fermarsi a riflettere sugli eventi assurdi che costellano l'esistenza di un popolo messo in ginocchio fosse troppo. Troppo da essere contenuto in delle semplici parole, troppo perfino dall'essere immaginato. Ecco che, mentre cercavo di comprendere questa narrazione quasi asettica, ho percepito il rispetto dell'autrice nei confronti dell'uomo che le ha donato la propria storia per farla conoscere al mondo.
Rispetto.
La Morris ha narrato la storia di Lale come le ricamatrici di un tempo erano solite intrecciare i fili di pregiati tessuti per creare qualcosa di unico.
Un rispetto che il protagonista merita per il male al quale è stato sottoposto nella sua esistenza anche dopo l'internamento a Birkenau.
La storia d'amore tra lui e Gita, forte e tenace come la loro voglia di sopravvivere, come la speranza di un domani che quell'inferno vuole strappare loro di mano è delicatamente descritta. Il sentimento che li anima rende, se non meno difficile, almeno sopportabile la vita-non vita in quel luogo maledetto.
Quello a cui assiste il tatuatore è qualcosa che va al di là della concezione umana, che segna l'animo in maniera indelebile, che rende la normalità un sogno a occhi aperti, un angolo di paradiso al quale si pensa di non aver più diritto.
Già il semplice fatto di essere riuscito a sopravvivere in quelle condizioni è un atto di ammirevole, ma riuscire a lottare anche quando non c'è più nulla che ti spinga a farlo è puro eroismo.
Questo romanzo si deve leggere e interiorizzare per capire cosa significhi amare: la vita, una persona, l'essere umano. Per comprendere la grande fortuna che abbiamo quando l'essenziale non ci manca, quando il pane è a portata di euro, quando la malattia può essere sanata e il dolore lenito.
Non dimenticate mai di guardarvi intorno e di scorgere nelle piccole e semplici cose la vera felicità.




3 commenti:

  1. Bellissima questa anteprima! Adoro le storie con trame simili, lo storico è uno dei miei generi preferiti dopo il fantasy.

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