Oggi Laura Gay ci parla dei dialoghi. Perchè sono importanti? Quali informazioni ci danno? Un testo senza dialoghi può essere interessante e esaustivo? Nella nuova lezione trovate tutte le risposte a queste domande e qualche suggerimento!
Lezione 13
Benvenuti
al nostro consueto appuntamento settimanale coi miei consigli di scrittura.
Dopo avervi tediato a sufficienza con i personaggi, oggi parleremo dei
dialoghi, che non sono altro che il frutto delle loro interazioni.
Lo
ammetto, a me piace molto scrivere dialoghi. Così come mi piace leggerli. Forse
per questo, nei miei romanzi ne trovate a sufficienza. Perché li amo così
tanto? Be’, perché sono un ottimo modo per far entrare il lettore dentro a una
scena, per dargli la sensazione di trovarsi proprio lì e naturalmente per
coinvolgerlo. Abbiamo detto in precedenza che le troppe descrizioni, o ancor
peggio le spiegazioni, rischiano di annoiare chi legge. Quindi, se vogliamo
incollare qualcuno alle nostre pagine, un ottimo sistema è quello di costruire
dei buoni dialoghi.
Talvolta,
leggendo le opere degli esordienti, mi capita di trovare pagine e pagine senza
un solo dialogo. L’altro giorno stavo editando un testo in cui c’era una
descrizione minuziosa sulla preparazione della protagonista per un
appuntamento: pagine e pagine in cui veniva raccontato com’era il bagnoschiuma
usato per la doccia e la crema per il corpo, per passare poi al profumo, alla
biancheria intima indossata e via di seguito fino al momento in cui la ragazza
in questione indossava il cappotto (con relativo mio sospiro di sollievo).
Ragazzi,
mi stavo addormentando. Giuro.
Invece
volete mettere una bella scena in cui i personaggi si scambiano delle battute?
Magari litigano o si sussurrano frasi d’amore? Non è di gran lunga meglio? In
un’epoca in cui alla televisione un programma come “Il grande fratello” la fa
da padrone (perché in fondo a chi non piace intrufolarsi nella vita degli
altri?) volete mettere come possa essere esaltante intrufolarci nella vita dei
nostri personaggi? Ascoltare quello che si dicono?
Pertanto,
un dialogo efficace è il sistema migliore per far dimenticare al lettore che
sta leggendo un libro e per dargli la sensazione di “vivere” quella storia.
Ma c’è
di più. Un discorso diretto è un espediente utilissimo: lo scrittore può
utilizzarlo per fornire a chi legge tutte quelle informazioni che sarebbe
troppo noioso raccontare. Un dialogo mostra e non dice. Ma perché ciò avvenga,
lo scambio di battute tra i personaggi deve essere davvero efficace e
funzionale. Come fare? Ecco alcune regole:
I
dialoghi possono servire per:
1)
Trasmettere informazioni al lettore.
2)
Esprimere le emozioni dei personaggi: rabbia,
paura, passione, ecc.
3)
Portare avanti la storia senza annoiare.
4)
Far conoscere i personaggi, tutto ciò che li
riguarda, dal loro vissuto, a ciò che provano.
I
dialoghi devono essere:
1)
Semplici e piacevoli da leggere. Meglio evitare
termini in disuso o uno stile troppo aulico (a meno che il personaggio non lo
richieda per caratteristiche sue). Non dovete essere originali, ma essere
compresi. Da tutti. Anche da chi non ha una laurea in lettere, tanto per
intendersi.
2)
Veloci, non troppo lunghi e soprattutto non
ripetitivi. Evitate di propinare al lettore lo stesso concetto un miliardo di
volte. Chi legge non è stupido e non gli piace sentirsi come se voi lo
consideraste tale.
3)
Realistici. Questo è molto importante. Evitate
di utilizzare scambi di parole improbabili. La gente quando parla non scrive
poesie. Pensate ai dialoghi reali tra le persone che incontrate tutti i giorni
sull’autobus o in coda alla posta e non sbaglierete.
I
dialoghi devono:
1)
Usare un linguaggio adeguato a quello che è il
personaggio. Non tutti hanno lo stesso modo di parlare; il linguaggio cambia a
seconda dello strato sociale, culturale o semplicemente della personalità di
chi parla. Nei dialoghi è bene tenere conto di tutte queste cose, in modo da
far capire al lettore chi sta parlando in quel momento, anche senza troppe
spiegazioni. Per esempio, un logorroico abbonderà con le parole. Un timido sarà
più stringato. Un intellettuale userà parole ricercate e un uomo dei bassifondi
sarà sicuramente più scurrile di una signorina dell’alta società.
2)
Contenere un conflitto. Tutto questo non fa che
accrescere la curiosità di chi legge. Ciò non vuol dire che i personaggi
debbano sempre discutere animatamente o litigare. Il conflitto si può esprimere
in molti modi, anche nel non ascoltarsi o nel non capirsi.
Anche
gli intercalari si possono usare (es: oh, mio Dio!), ma è bene non esagerare. E
poi è vietato usare una sfilza di punti interrogativi o esclamativi per
sottolineare qualcosa. Se volete puntare l’attenzione su una parola, usate il
corsivo. Esempio: – Mi hai chiamata stupida?
Come osi?
Inoltre,
è bene intervallare i dialoghi con brevi descrizioni dei personaggi, quello che
stanno facendo, come si muovono, e via di seguito. Raramente un personaggio
resterà immobile mentre parla, vi pare? Ebbene, voi dovete aiutare il lettore a
capire dove si trova, cosa sta facendo. Poiché un libro non è un film, e non c’è uno schermo che ci permette di vedere i
personaggi mentre parlano, spetta all’autore fornire queste indicazioni.
Come
esempio di dialogo, vi lascio un breve estratto da un mio racconto:
–
Buongiorno Frau Böhm – mormorò una voce inconfondibile, al suo fianco. Era
l’uomo della metropolitana, che aveva preso posto accanto a lei.
Kristen trasalì. – Come sa il mio nome?
– Ho fatto delle ricerche – rispose lui, con una voce profonda e
terribilmente sexy. – Dovevo rintracciarla. Lei ha qualcosa che mi appartiene.
Kristen si agitò sulla poltroncina. Lanciò una breve occhiata alle
persone nelle altre file, per accertarsi che non li stessero ascoltando. Ma
erano tutti concentrati sulle immagini che scorrevano sullo schermo. – Allude
ai diamanti che mi ha infilato in tasca?
Una bassa risata la colse di sorpresa. – Dunque li ha trovati?
– Perché l’ha fatto? – Kristen era furiosa. – Sa in che guaio poteva
cacciarmi?
L’uomo rimase imperturbabile. Finse di guardare il film, mentre
riprendeva a parlare piano. – Avevo bisogno che li custodisse per me.
– E chi le dice che ora voglia restituirglieli?
Lui si voltò all’istante, negli occhi una furia malcelata. – Non può
tenerseli. Appartengono a me.
Kristen ne dubitava. Altrimenti perché avrebbe dovuto nasconderli? – Ne
è proprio sicuro? Come li ha avuti? Li ha rubati?
– Non è affar suo e la smetta con questo interrogatorio!
L’uomo si era accigliato. C’era qualcosa di ribelle nella sua
espressione, quasi celasse un inconfessabile segreto. E probabilmente era così.
Non c’era dubbio che vivesse ai limiti della legalità e forse era proprio per
quello che si sentiva così affascinata da lui.
NB.: Se avete delle domande commentate la Lezione e Laura vi darà delucidazioni!
Lezioni:
Lezione 1: La grammatica
Lezione 2: L'infodump
Lezione 2: L'infodump
Lezione 3: Lo Show don't tell
Lezione 4: Le descrizioni
Lezione 5: Il punto di vista
Lezione 6: Ritmo e velocità
Lezione 7: Rallentare il ritmo
Lezione 8: I personaggi
Lezione 9: Scheda del personaggio
Lezione 10: L'arco di trasformazione dei personaggiLezione 11: Le cinque fasi di elaborazione del dolore
Lezione 12: I personaggi secondari
Lezione 13: I DIALOGHI
+ a seguire
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Ciao, Laura! Volevo complimentarmi con te per le magnifiche lezioni. Sono una scrittrice solo agli esordi e i tuoi consigli mi sono utilissimi. Grazie di cuore! Gabriella Faedo
RispondiEliminaLieta di esserti d'aiuto. In bocca al lupo per la tua carriera di scrittrice!
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