Genere: M/M, Romance,
Editore: Quixote
Edizioni
Pagine: 172
Prezzo: € 3,79 (E-book)
Uscita: 10 Gennaio 2018
Traduttore: Paolo Costa
Sinossi:
Condannato a
venticinque anni per spaccio di cocaina, e rinchiuso in un carcere federale,
Ryan Burgess deve adattarsi alla vita della prigione che per lui inizia con
l’isolamento. Il giorno in cui assiste all’omicidio a sangue freddo di uno dei
detenuti, per un regolamento di conti tra blocchi, decide che ha bisogno di
protezione, anche se questo vuol dire affidarsi a Harrison e diventare la sua
puttana.
Harrison è rinchiuso
in carcere da ben ventiquattro anni. Il suo traffico di droga, all’interno
dell’istituto, prospera grazie a guardie corrotte, scambi di favori e
soprattutto grazie alla regola numero uno: in prigione ognuno pensa a se
stesso.
Quando Ryan gli
chiede protezione, specificando che non sarà la sua cagna, Harrison lo
asseconda perché, da quando quel ragazzo così giovane è arrivato, ha capito che
forse, dopotutto, anche in prigione si può trovare un angolo di felicità.
E quella felicità è il cuore di Ryan.
Già dalle prime pagine Yamila Abraham rappresenta abilmente il mondo della droga e della prigione attraverso il linguaggio scurrile dei personaggi nel suo racconto M/M, conferendo un tocco di veridicità alla finzione di ‘Cuori in Prigione’.
Già dalle prime pagine Yamila Abraham rappresenta abilmente il mondo della droga e della prigione attraverso il linguaggio scurrile dei personaggi nel suo racconto M/M, conferendo un tocco di veridicità alla finzione di ‘Cuori in Prigione’.
Abbiamo
a che fare con un protagonista sfrontato, Ryan Burgess, il classico bianco
ricco che pensa di “spaccare” il mondo e di avere sempre una scappatoia dalla
vita reale attraverso i soldi del padre.
Ma
così non è.
Tutto
cambia quando Ryan viene incarcerato a Pallville e condannato a venticinque
anni di prigione per uso e possesso di cocaina. Il passaggio da Princeton a
Pallville segnerà il carattere del ragazzo diciottenne che farà di tutto per
sopravvivere nel mondo parallelo della prigione dove il motto è «spera per il
meglio, preparati al peggio.»
«La mia paura si trasformò in delirio. Vidi il mio riflesso sul dosatore della carta igienica vuoto e capii quanto bianca fosse la mia pelle. La paura mi aveva paralizzato e intorpidito. Avrei voluto agire, ma che cazzo potevo fare? Che cosa avrebbe potuto fare un ragazzino per proteggersi dalla prigione? Non avevo denaro qui e il nome di mio padre non significava niente. Ero senza speranze.»
Le
debolezze del protagonista troveranno conforto in Harrison, detenuto che
controlla il blocco D e il contrabbando di stupefacenti nel carcere. Attraverso
il suo aiuto, Ryan cercherà di scontare la sua detenzione restando vivo e
vegeto supportato da tutto il gruppo di Harrison.
Non
mancheranno episodi più o meno cruenti e scene piccanti: tutto ciò che potrebbe
succedere in una prigione americana tra bianchi e neri, guardie e ladri,
accadrà; niente di più e niente di meno.
Ma
il vero colpo di scena del romanzo è lo stile asciutto e lineare con cui
l’autrice descrive la vita dei detenuti, lasciando di volta in volta spazio a
un registro più goliardico attraverso le battute di Harrison. Un altro punto a
favore dello stile è l’uso di una spietata ironia per elettrizzare un po’ l’atmosfera
surreale d’amore tra i protagonisti del racconto.
Credo
sia una storia d’amore carina raccontata in un contesto disagiato. Come romanzo
non esprime tutto il suo potenziale, ma probabilmente raggiungerebbe il suo
apice come graphic novel.
Nessun commento:
Posta un commento