Genere: M/M, Contemporaneo
Editore: Triskell
Edizioni
Pagine: 309
Prezzo: € 5,99 (Ebook)
Uscita: 07 Marzo 2018
Sinossi:
"Mi chiamo
Lele.
Non Raffaele,
né Raffa, Raf o qualsiasi altro nomignolo stupido. Li odio a morte. Come molte
altre cose, a dire la verità.
A parte Bianca,
naturalmente.
Lei è la sola
che mi faccia desistere dal restare chiuso nella mia stanza in eterno.
Oltre a lei,
tanto, fuori da quella porta ci sono solo frotte di adolescenti sfigati,
passatempi discutibili e la mia famiglia insopportabilmente perfetta. E poi,
c'è Dean. La creatura più ottusa che abbia mai messo piede su questa terra.
Superficiale, borioso, inutile. È assolutamente inspiegabile, dunque, che io
passi le notti a sognarlo e i giorni a cercare di togliermelo dalla testa, no?
Inspiegabile e dannatamente pericoloso perché, per giunta, è il ragazzo
dell'unica persona che conti per me. Bianca, appunto. Sempre lei, certo. Perché
tutto il mio mondo gira intorno a lei.
Lei, che adesso
ha avuto la splendida idea di andarsene e mollarmi qui da solo, senza
preavviso, con un viaggio in Irlanda saltato e il suo ragazzo che, nei ritagli
di tempo tra una sessione in palestra e la venerazione per la sua moto, mi
tampina senza ragione apparente, minacciando con la sua presenza irritante il
mio già precario equilibrio mentale.
Io non ho bisogno di lui, non ho bisogno di Bianca. E nemmeno dei miei.
Io non ho bisogno di lui, non ho bisogno di Bianca. E nemmeno dei miei.
Che poi, se ci
penso seriamente, si sta bene anche da soli. Anzi, si sta molto meglio."
Nonostante
lo Young Adult non sia il mio genere preferito e abbia trovato l’inizio un po’
lento, ho apprezzato molto questo libro.
Bruised tocca temi che mi
stanno molto a cuore: non solo la difficoltà ad accettare la propria identità
sessuale, ma anche il coraggio di essere ciò che si è, dar spazio ai propri
desideri, l’importanza di vivere per se stessi.
L’importanza
di avere un’identità individuale.
Il
protagonista, Lele, è un adolescente asociale, spesso scontroso, piacevolmente
autoironico, che vive nel suo piccolo mondo, sempre chiuso nella sua stanza
ignorando ciò che gli accade intorno.
La sua
vita gira intorno a Bianca, la sua migliore (e unica) amica, che ha un ragazzo
di nome Daniele – Dean per gli amici – per il quale Lele ha una cotta. Una
cotta inutile, dato che Dean è etero fino al midollo. Come se non bastasse è popolare,
figo, vanitoso e fissato – letteralmente – per il suo aspetto esteriore. Insomma,
Lele lo odia. E, come quasi ogni adolescente, detesta il suo fratellino
secchione e la sua famiglia così perfetta. E ora anche detesta anche Bianca,
che lo abbandona per trasferirsi a Torino.
Quella
tra Lele e Bianca non la definirei amicizia, almeno non nella prima parte del
libro. È più un rapporto dettato dal bisogno e dall’egoismo. Tutto ruota
intorno a lei, Lele vive in sua simbiosi, eppure credo che l’autrice avrebbe
potuto descrivere e raccontare il loro rapporto in modo diverso.
Se la
loro amicizia fosse stata così profonda, Bianca non avrebbe potuto tacere a
Lele di aver lasciato Dean, che sta per trasferirsi in un’altra città, di aver
conosciuto un altro e che probabilmente non andranno a fare quel viaggio in
Irlanda tanto desiderato.
Quando
tutto questo viene fuori, il mondo di Lele viene sconvolge. Essere abbandonato
dalla sua migliore amica non è la sola novità difficile da affrontare per Lele:
i suoi genitori non sono così innamorati
come lui credeva. Insomma, la vita di Lele cambia totalmente in troppo poco tempo
ed è facile, per lui, rendersi conto di aver vissuto un’intera vita in funzione
della sua migliore amica.
“E a questo punto mi chiedo, ho mai vissuto un solo minuto
della mia vita? Indipendentemente da lei, voglio dire.”
Vivere
per se stessi. Fare ciò che ci rende felici. Qualcosa che Lele non ha mai
fatto, perché non ha mai voluto farlo, non ha mai avuto abbastanza carattere né
volontà da far valere i propri pensieri, le proprie opinioni, anche i propri
desideri. È facile per Lele, così chiuso e solitario, troppo impegnato a
nascondersi e a vivere in quel suo mondo così sicuro, farsi trascinare da chi
ha un carattere più intraprendente, impetuoso, socievole.
Ma non è
giusto. Non è vivere. E questo lo impara grazia a Morgan, un ragazzo conosciuto
in internet, l’unica persona con la quale Lele riesce a parlare, confidarsi e a
essere se stesso.
Morgan è
un ragazzo, ma anche una ragazza. È gender fluid, è divertente, schietto,
dolce, un’anima libera. Non ha una fissa dimora, “non riesce a stare in un luogo troppo a lungo”, ma prende Lele
sotto la sua ala anche se sono a centinaia e centinaia di chilometri di
distanza.
E poi c’è
Daniele, Dean. Ho adorato lui più di quanto mi sia piaciuto il protagonista del
libro, cosa che mi accade davvero poche volte. Come spesso accade, la bellezza
e la boriosità di Dean sono una maschera. Non voglio dire molto perché, a parer
mio, Daniele è un personaggio da scoprire poco alla volta. È impossibile non
apprezzare un’anima fragile come la sua.
Entrambi
abbandonati da Bianca, Lele e Dean iniziano a frequentarsi, facendo nascere un
rapporto che si sviluppa poco alla volta, grazie soprattutto a quel viaggio in
Irlanda. Ed è qui che tutto cambia.
Lele
scopre un Dean diverso, un Dean tutto nuovo di cui non può non innamorarsi. E
Dean?
Bruised è un libro dalle
mille sfaccettature, a tratti mi ha fatta sorridere, in altri mi ha fatta
riflettere. In alcuni momenti ho anche pensato che Lele avesse davvero bisogno
di capire che al mondo non esiste solo lui! È un libro in cui si parla dei
fragili rapporti familiari, di casa, di
amicizia, di amore, dell’accettazione di sé e degli altri. Ci apre al mondo del
gender fluid e del valore della famiglia, quella vera, non per forza dettata dal sangue. Mi ha fatto ricordare
quanto delicato sia il periodo dell’adolescenza, qualcosa che gli adulti spesso
dimenticano, non dando la giusta attenzione a quei ragazzi e ragazze in preda
alle prime forti emozioni, alle paure, alle scelte. Lele, come ogni
adolescente, deve fare delle scelte e questo fa paura, a tutti. Cosa succede se
prendiamo quella sbagliata? È meglio ignorare il problema, così da evitare di
soffrire?
«Se non lotti per vivere le tue esperienze e le lasci
scappare, poi te ne pentirai per il resto della vita.»
È vero
quello che dice la nonna di Lele, non dovremmo mai dimenticarlo.
Termino
la recensione con una citazione che è un po’ il riassunto del libro, e che mi è
rimasta impressa nel cuore:
“Mi
chiedo se l’amore abbia davvero un genere o se, forse, non siamo fatti per
amare e basta. Solo per completarci. Così, semplicemente, senza pensarci
troppo.”
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