LO
HOBBIT – LA BATTAGLIA DELLE CINQUE ARMATE (2014)
Infine
cala il sipario su questa epica avventura, lasciandoci alle spalle gli infiniti
paesaggi della Terra di Mezzo, che han fatto da sfondo silenzioso a
innumerevoli avventure. Citando uno dei miei personaggi preferiti “Non vi dirò non
piangete... perché non tutte le lacrime sono un male!” (Gandalf da Il
Ritorno del Re)
Capitolo
conclusivo della seconda trilogia
cinematografica del regista Peter Jackson, tratta dall'immortale
capolavoro di J.R.R.Tolkien lo Hobbit del 1937.
Fuggito
da Erebor, il Drago Smaug cerca la sua vendetta distruggendo il paese di
Pontelagolungo. Il valoroso Bard, però, riesce a fuggire dalla prigione durante
il rogo mortale che sta distruggendo la città e grazie all'ultima freccia nera
riuscirà a metter fine al terrore del mostro. Divenuto così leader del popolo,
condurrà i superstiti verso Erebor aspettandosi accoglienza, ma un'amara
sorpresa l'attende. Il cuore di Thorin Scudodiquercia è stato avvelenato dalla
maledizione dell'oro che già aveva
corroso suo nonno, portandolo a una brama ossessiva di ritrovare l'Arkengemma
che gli farà dubitare persino dei suoi guerrieri. Intanto i nani rimasti tra i
sopravvissuti di Pontelagolungo decidono di raggiungere subito i compagni a
Erebor. Kìli, prima di andarsene, dichiara il suo amore a Tauriel. L'Elfa,
assieme a Legolas, si recherà verso Gundabad sulle tracce dell'orco Bolg, dopo
aver appreso che il re Thranduil l'ha bandita. A Dol Guldur, in aiuto di
Gandalf prigioniero, accorrono Lady Galadriel, Re Elrond e Saruman. Il Bianco
Consiglio combatte contro i Nazgul, quando però si palesa lo spettro di
Saruman, Galadriel sarà costretta a ricorrere alla forza della stella di
Earendil per sconfiggerlo. Radagast, sopraggiunto col suo cocchio di conigli,
porterà via Gandalf, mentre gli altri, preoccupati per il ritorno dell'oscuro
nemico, vengono rassicurati dallo stregone bianco Saruman, il quale afferma che
senza l'anello del potere il malvagio terrore non potrà mai più prendere corpo.
I sopravvissuti di Pontelagolungo, dopo il rifiuto di Thorin, si accampano
nelle vicine rovine della città di Dale, dove ben presto sopraggiunge Re
Thranduil con un esercito di elfi, pronto a conquistare la montagna solitaria.
Gandalf, arrivato anch'esso a Dale, tenta di dissuadere il Re degli Elfi e Bard
dai loro propositi bellicosi, ma sarà Bilbo a cambiare le cose. L'hobbit,
infatti, che si era impadronito dell'Arkengemma nello scontro col drago,
notando la pazzia che aveva cominciato a divorare Thorin si era ben visto dal
consegnargliela; una volta sgattaiolato fuori da Erebor, offrirà la pietra
all'esercito di Elfi e Uomini come merce di scambio con una parte del tesoro
della montagna. Spiegati gli eserciti di fronte alle improvvisate difese dei
nani, quando Bard mostra a Thorin l'Arkengemma, il Re dei Nani, infuriato con
Bilbo, si rifiuta di tornare sui suoi passi. All'improvviso dalle colline
appare un esercito di nani guidato da Dàin Piediferro, chiamato dal cugino
Thorin tramite un corvo. Lo scontro sembra ormai inevitabile, quando sul campo
piombano intere legioni di orchi guidate a distanza da Azog, il profanatore.
Una sanguinosa battaglia si scatenerà nella piana, estendendosi alla città di
Dale dove donne e bambini si sono rifugiati. Nel frattempo Legolas e Tauriel
scoprono a Gundabad un secondo esercito di Orchi guidato da Bolg, pronto a
piombare sul campo e distruggere tutto ciò che rimane di elfi, uomini e nani.
La fine sembra ormai inevitabile.
Parlare
di questo prodotto è molto difficile, come qualsiasi altro lavoro tratto dalle
opere di Tolkien. Analizzando solamente l'aspetto cinematografico è un film
emozionante, avvincente e ricco, di una scorrevolezza unica che solo la mano di
Jackson riesce a dare. Difficile fare un film di quasi tre ore mantenendo
l'attenzione viva ad ogni secondo della pellicola, senza annoiare lo
spettatore.
L'interiorità
dei personaggi è, a mio parere, il vero motore trainante del film e dei due
precedenti. La crescita dei protagonisti, nel bene o nel male, ci accompagna
sin dal primo capitolo e le relative evoluzioni, o involuzioni nel caso di
Thorin, conferiscono un pathos molto più profondo a confronto dell'altra
trilogia. C'è anche da dire che i personaggi de Il Signore degli Anelli
riescono a trasmettere la loro interiorità attraverso le azioni, risultando più
immediati e per questo più fruibili. Forse in questa chiave di lettura risiede
proprio la differente valenza tra i film tratti da Il Signore degli Anelli, che
sono senza dubbio migliori al confronto, e questa trilogia, pur ambientandosi
nello stesso mondo fantastico e avendo collegamenti e figure in comune.
Importante anche il fatto che, a differenza dell'opera “anello” ben divisa
dall'autore in tre libri, lo Hobbit ha subito una arbitraria divisione in sede
di adattamento alla sceneggiatura; lo stesso Jackson all'inizio aveva
annunciato la ripartizione del libro di Tolkien in sole due pellicole, mentre
poi è stato costretto ad arrivare a tre.
Inutile
soffermarsi sulle innumerevoli differenze col libro. Tolkien ha creato un
universo costellato di infinitesime parti, che si è prodigato a descrivere
minuziosamente in ogni dettaglio. Per restare fedeli si sarebbero dovuti fare
forse quattro film di tre ore l'uno, quindi cerchiamo di chiudere un occhio,
perché alla fine se la sceneggiatura ci toglie alcune immagini, come Gandalf e
Bilbo di nuovo ospitati da Beorn il Mutaforma sulla via del ritorno, ce ne
regala altre, come lo scontro del Bianco Consiglio coi Nazgul per liberare lo
stregone grigio, che invece nel libro è solo narrata velocemente da Gandalf.
Ok, Tauriel è un personaggio totalmente inventato per il film e non c'entra
niente né col libro, né con come sono gli elfi. Ok, non è Radagast a chiamare
le aquile nella battaglia finale, ma Jackson ha voluto metter questa cosa
perché nel film La Compagnia dell'Anello le fa chiamare da Gandalf quando si
libera da Isengard, e non da Radagast che, appunto, è uno degli esclusi della
trilogia dell'anello. Ok, Beorn viene
quasi snobbato dalla battaglia finale mentre invece nel romanzo ne è
protagonista. Ok, mancano tutte le bellissime scene del libro dei funerali di
Thorin, Fìli e Kìli, nonché l'incoronazione di Dàrin Piediferro come Re di
Erebor, e soprattutto di Bard come Re della città di Dale... Ok, avete ragione,
perché francamente, specie le scene di funerale/incoronazione avrebbero dato
più un senso di epica conclusione a tutta la storia, mentre invece bim bum bam:
finito. Anche perché, diciamocelo: manca roba. Prima fra tutte: che fine ha
fatto l'Arkengemma?!
Tutti
tranquilli, ho solo due parole: extended version! Eh, sì, cari miei. Non avrete
mica pensato che la chiudessimo così? La versione estesa di questa pellicola si
preannuncia davvero ricchissima. Volgare operazione commerciale? Un po' sì, ma
vi dirò: la versione estesa di Le Due Torri io l'avrò vista una ventina di
volte e la riguarderei anche subito, senza mai stancarmi.
Concludendo:
che lo si ami, lo si odi o lo si critichi, alla fine resta un gran bel film e
una gran bella trilogia. Lo so che lo zoccolo duro dei Tolkieniani non sarà
d'accordo, ma spesso occorre fare un passo indietro sulle nostre convinzioni
per poter veramente giudicare un prodotto oggettivamente.
Resta
la malinconia di un mondo fantastico che non ci regalerà ulteriori avventure.
Il lungo viaggio ormai si è concluso e vivrà solo nei nostri ricordi, alimentato dalle immagini di queste pellicole che meritano il loro giusto posto nella storia cinematografica.
Il lungo viaggio ormai si è concluso e vivrà solo nei nostri ricordi, alimentato dalle immagini di queste pellicole che meritano il loro giusto posto nella storia cinematografica.
Diego
Collaveri
Un po' di notizie su Diego:
Diego
Collaveri, nato a Livorno il 27/02/’76; dal 1992 al 2000 lavora in campo
musicale come chitarrista e arrangiatore, con collaborazioni per EMI
music. Nel 2000 l’evoluzione creativa lo porta verso la scrittura,
confrontandosi nell’ambito del circuito dei concorsi di poesia e
narrativa, da cui arrivano, fin da subito, riconoscimenti e le prime
pubblicazioni.
Nel
2001 si affaccia alla sceneggiatura, prima nella commedia teatrale e
l’anno successivo nel cinema breve, per poi arrivare a dirigere il primo
cortometraggio, con cui vince il concorso Minimusical indetto da La
Repubblica e la casa di produzione Fandango, con cui successivamente
collabora. Per implementare le conoscenze registiche intraprende un
percorso didattico/formativo con vari registi italiani (Paolo Virzì,
Davide Ferrario, Ruggero Deodato, Francesco Falaschi, Umberto Lenzi) e
studia storia della cinematografia, lavorando, al tempo stesso, dietro
le quinte di alcune compagnie di musical.
Nel 2003 fonda la Jolly Roger productions, etichetta indipendente per la produzione di cortometraggi e video di spettacoli live.
È
autore della saga giallo/noir “Anime Assassine”, con protagonista
l’ispettore Quetti e di quella fantasy “Le pergamne di Ankor”. Nel 2013
alcune avventure dell’ispettore Quetti sono uscite sulla rivista Cronaca
Vera.
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Come film non si può negare che è fatto molto bene. Belli il trucco, la regia, la fotografia ma continuo a dire che non è il MIO "Lo hobbit" :(
RispondiEliminaAspetto di vedere l'extended version.
Recensione molto bella comunque Diego, come sempre! :)
Grazie. Di certo l'extended version non rivoluzionerà il film facendolo più somigliante al libro, ma almeno sarà più completo.
EliminaOk, io sono di quelle che ha visto il film ma non letto il libro. Devo dire che ho sentito criticare questo ilm da più parti. H molti miei conoscenti non è piaciuto riscontrando in esso solo una lunghissima ed estenuante battaglia. Io son d'accordo con questa recensione. Mi è piaciuta molto tutta la psicologia dei personaggi, la loro evoluzione, involuzione o redenzione finale. L'ho trovata molto toccante e forse, devo dire, questo terzo capitolo è quel che mi è piaciuto di più di tutti e tre.
RispondiEliminaSai, come scrivevo, è una cosa necessaria in quanto i personaggi sono molto più criptici rispetto a quelli de Il Signore degli Anelli, quindi necessitano per forza di un approfondimento. Comunque anch'io ho apprezzato questa sfaccettatura.
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