Le descrizioni sono importanti ma possono rendere poco scorrevole un testo. Scoprite come e quando usarle nella nuova lezione di Laura Gay!
Lezione 4
Come vi
avevo preannunciato, oggi parleremo di descrizioni. Anche le parti descrittive
hanno la loro importanza in un romanzo, purché siano armonizzate con il
contesto e sfruttate per gli scopi che l’autore si prefigge. Vale a dire: non
piazzate mai delle descrizioni nel vostro testo, così, tanto per farlo. Anche
le parti descrittive hanno una loro collocazione precisa e un loro significato.
Un
errore frequente è quello di infarcire il nostro romanzo di descrizioni troppo
lunghe e dettagliate. Inutile impiegare pagine e pagine per raccontare al
lettore com’è la cameretta del nostro protagonista, a meno che non ci sia un
significato preciso che giustifichi una tale scelta. Tipo un indizio
fondamentale per risolvere un mistero all’interno del libro che, guarda caso,
si trova proprio in quella cameretta. Ricordate, inoltre, che se descriviamo
qualcosa in modo statico, o perché si ha il dubbio che il lettore necessiti di
spiegazioni, per capire meglio ciò che vogliamo dirgli, allora rischiamo di
uscire dal contesto narrativo e di commettere l’errore noto come infodump, di cui vi ho già parlato.
Altra
cosa importante: le descrizioni hanno un’intensità diversa, a seconda di quello
che vogliamo trasmettere all’interno di una scena. Mi spiego meglio: se siamo
in un momento di suspense e il nostro intento è quello di trasmettere al
lettore ansia e paura, la scelta dei dettagli andrà limitata. No a descrizioni
lunghe, che rischierebbero di rallentare il ritmo e rovinare l’effetto che
vogliamo dare alla scena. In questi casi è meglio affidarci a frasi corte e
incisive e limitare le parti descrittive. Al contrario, se ci troviamo in un
momento tranquillo della nostra storia, possiamo sbizzarrirci e descrivere un
ambiente o un personaggio senza indugi.
Esempio:
Il cavaliere impugnò la spada, gli occhi
fissi sul nemico. Era un uomo alto e massiccio con un naso grosso e zigomi
sporgenti. Il suo elmo era rotolato nella polvere, così poteva scorgere i suoi
occhi azzurri, leggermente infossati. Aveva sopracciglia bionde, di una
tonalità così chiara che si notavano appena. La bocca, piegata in un sorriso di
scherno, aveva labbra sottili e rosse come la porpora.
ALT. Vi
siete accorti dell’errore commesso in questa scena? Ci troviamo in un momento
cruciale per il nostro personaggio: una battaglia. Secondo voi un cavaliere,
durante una scena di lotta, quando è in gioco la sua vita, perderebbe tempo a
notare che il suo avversario ha gli occhi azzurri e le sopracciglia bionde? O
un grosso naso? Penserebbe alla forma delle sue labbra? Non credo proprio.
Riproviamo così:
Il cavaliere impugnò la spada, gli occhi
fissi sul nemico. Un rivolo di sudore gli scendeva giù dalla fronte. Lo ignorò.
All’improvviso il suo avversario fece uno scatto in avanti, nel tentativo di
colpirlo dritto al cuore. Riuscì a scansarlo gettandosi di lato. Il piede gli
scivolò e rovinò a terra. Il cuore gli rimbalzava nel petto, al ritmo
implacabile di un tamburo.
Come
avrete notato, in questa particolare scena ho cercato di puntare l’attenzione
del lettore sull’azione, piuttosto che sulle parti descrittive. Azione, suspense,
paura. Dovrebbero essere questi gli elementi di cui tenere conto durante una
battaglia, giusto? Che l’avversario del nostro cavaliere abbia gli occhi
azzurri e le labbra sottili è ininfluente ai fini della storia.
Ricapitolando:
la descrizione fine a se stessa è inutile e va evitata.
Un
altro punto da tenere bene a mente è che le parti descrittive, così come le
azioni, non vanno raccontate, bensì mostrate. Ci ricolleghiamo dunque
all’argomento trattato la scorsa settimana: lo show don’t tell.
Facciamo
un esempio:
La casa di Marta era vecchia, sporca e
maleodorante. All’interno regnava il disordine.
Ecco,
questo è un tipico esempio di raccontato. L’autore ci trasmette delle nozioni
generiche, imponendoci dall’alto la sua descrizione della casa di Marta. Ma se
provassimo così?
La porta si aprì con un fastidioso cigolio
e Giulio entrò in punta di piedi. Un tanfo improvviso di chiuso, muffa e urina
lo investì. D’istinto si tappò il naso e avanzò cauto all’interno. Sul
pavimento c’erano macchie di grasso e unto. Inavvertitamente posò il piede su
qualcosa di molliccio. Abbassò lo sguardo, imprecando sottovoce: aveva pestato una
strana poltiglia giallastra. Non osava chiedersi cosa fosse. Il solo pensiero
gli faceva rivoltare lo stomaco. In fondo alla stanza, che presumeva essere un
salottino, si trovava un camino coperto di cenere. Davanti al camino giaceva un
tappeto consunto, su cui erano stati abbandonati piatti e bicchieri sporchi,
della stessa sostanza che si trovava sul pavimento. Giulio sospirò. La casa di
Marta aveva bisogno, senza ombra di dubbio, di una bella ripulita.
Allora,
che ne dite? Con questa descrizione siamo riusciti a far capire al lettore che
la casa di Marta è vecchia, sporca e puzzolente. Ma non l’abbiamo raccontato.
L’abbiamo mostrato attraverso gli occhi di Giulio. In questo modo, abbiamo
anche anticipato quello che sarà il prossimo argomento e cioè il POV (point of
view), o pdv che dir si voglia. No, non sto vaneggiando. Parlo semplicemente di
quella che è un'altra tecnica narrativa fondamentale: il punto di vista. Nella descrizione qui sopra abbiamo utilizzato
quello di Giulio, ma nel corso del nostro romanzo può variare e comprendere
quello di due o più personaggi, a seconda delle esigenze dell’autore. La
prossima settimana vi mostrerò come. Continuate a seguirci!
NB.: Se avete delle domande commentate la Lezione e Laura vi darà delucidazioni!
Lezioni:
Lezione 1: La grammatica
Lezione 2: L'infodump
Lezione 2: L'infodump
Lezione 3: Lo Show don't tell
Lezione 4: LE DESCRIZIONI+ a seguire
Se ti è piaciuto questo articolo clicca g+1
Commenta il post per farci sapere la tua opinione!
Ma in realta nel primo esempio a infastidire è lo spostamento del soggetto. Non si capisce chi fa che cosa.
RispondiEliminaSono d'accordo sui contenuti meno sugli esempi.
Lo show dont tell è prezioso quando si tratta di personaggi, meno sugli ambienti.
Esempio "fece la parodia di un sorriso" Pessimo
Dimmi come cavolo sorride sto tizio. Esempio: stirò le labbra in un sorriso ma gli occhi rimasero gelidi.
Sugli ambienti francamente la percezione soggettiva è una buona scorciatoia per evitare descrizioni noiose.
Nei tuoi esempi preferivo «La casa di Marta era vecchia, sporca e maleodorante. All’interno regnava il disordine.»
e proprio per evitare descrizioni lunghe e noiose. Poi come dicevi all'inizio se c'è un dettaglio importante lo si segnala:
«La casa di Marta era vecchia, sporca e maleodorante. Parker notò qualcosa nel disordine del tavolo: un topo senza testa»
Punti di vista differenti, Bloody Roses. A mio parere, lo show don't tell è importante sempre. E non mi sembra che la descrizione fatta sopra sia così lunga da annoiare. Avessi impiegato quattro pagine per descrivere la casa di Marta, avresti tutta la mia comprensione a definirla noiosa. ;-)
RispondiElimina