Genere: Fantasy/ Distopico
Editore: Giunti
Pagine: 272
Prezzo: 9.99€
Uscita: 23 Febbraio 2011
Sinossi:
Ambientato in una comunità del prossimo futuro al pari di The Giver, in un villaggio dove ognuno pensa solo a se stesso e le persone con malattie o problemi fisici sono considerate inutili per la comunità e vengono lasciate morire, una ragazzina zoppa lotterà per conquistarsi il diritto di vivere. Ma, riuscendo a ricavarsi un posto all'interno di quella società, si renderà poi conto di come sia profondamente sbagliata e di quanto sia necessario cambiarla. Rifiuterà quindi l'occasione che a un certo punto le verrà offerta di scappare, e deciderà di fermarsi per iniziare a cambiare le cose dall'interno.
È il secondo volume della saga di “The Giver”. In una comunità di un futuro prossimo, governata dal Consiglio dei Guardiani, la gente vive in condizioni pietose, come dei primitivi. Sentimenti come compassione e gentilezza sono quasi interamente sconosciuti; ognuno pensa solo a se stesso. I più deboli sono emarginati e osservati con disprezzo, proprio come Kira, la protagonista, la quale, dalla nascita, ha una gamba deforme che le impedisce di svolgere anche le attività più semplici. L’unica cosa che la rende speciale è il talento nel ricamo, che ereditato dalla madre. Quando quest’ultima muore, a Kira viene portato via tutto e rischia di essere abbandonata nella “Landa”, da dove non torna mai nessuno. Il Consiglio, però, decide di tenerla in vita e, anzi, di darle un compito importante: restaurare la veste del Cantore, sulla quale è rappresentata la storia del mondo. Sembra essere la rivincita e l’inizio di una nuova vita per Kira. Grazie a un’anziana che vive nella foresta, Kira impara a tingere i fili che le servono grazie a fiori e piante, e comincia a lavorare diligentemente al suo compito. L’unico colore che nessuno sa creare è il blu (ecco il motivo del titolo del romanzo, “Gathering Blue”, in italiano “Raccogliendo il blu”). Intanto, però, grazie all’aiuto dei suoi due amici, Matt, un bambino di indole buona ma con l’avversione per il pulito, e Thomas, il giovane Intagliatore del villaggio, Kira comincia a rendersi conto che il Consiglio tiene nascoste molte informazioni alla popolazione e che la realtà è diversa da quella in cui ha sempre creduto.
La maggior parte della gente non ha apprezzato questo libro per il semplice fatto che non è una continuazione di The Giver. Il donatore. Ogni libro della serie di Lois Lowry è una storia a sé stante. In comune c’è solo l’universo futuristico in cui le varie trame sono ambientate, anche se, a dire la verità, tra la società di Jonas, narrata nel primo libro, e quella di Kira c’è un abisso. The Giver. Il donatore era ambientato in una comunità avanzata e apparentemente perfetta in un futuro prossimo, mentre il villaggio di Gathering Blue. La rivincita è molto arretrato. I personaggi del primo volume erano quasi automi, non conoscevano le emozioni, soprattutto quelle negative, mentre quelli del secondo libro sono quasi tutti ipocriti, ostili ed egoisti. Inoltre, entrambe le storie finiscono lasciando molte questioni irrisolte e domande senza risposta.
Kira è una ragazza intelligente e, anche se limitata nei movimenti e debole, non si perde mai d’animo. Nonostante la fatica e la sofferenza, percorre quasi tutti i giorni la strada per andare dall’anziana signora che le insegna a tingere i fili perché vuole imparare e non ha paura di mettersi contro gli adulti per proteggere se stessa. È anche buona, infatti si prende cura di Matt come di un fratellino e si preoccupa quando lui pare scomparso.
Matt è il mio personaggio preferito. Se ne va in giro con il suo cagnolino, si sente già grande e parla in modo sgrammaticato, il che lo rende ancora più buffo.
Thomas è un po’ più grande di Kira, ma è da subito gentile e disponibile con Kira. Speravo in un finale romantico tra i due, ma vediamo se si saprà qualcosa a tal proposito in uno degli altri libri.
In Gathering Blue, in realtà, non succede molto e ci sono alcune parti che aiutano ad entrare meglio nella testa della protagonista, ma che in generale sono piuttosto superflue. Eppure il libro non risulta mai noioso e l’unica pecca è il finale-non finale. La lettura è piacevole e consigliata non solo ai più giovani.
Per le tematiche originali e la simpatia dei personaggi, per me si merita ben 4 stelle.
Leggendo questo libro io ho ritrovato il senso di claustrofobia presente già in The Giver. La comunità è chiusa in se stessa, non accetta gli esterni e non vuole modificare i suoi stili di vita. I suoi contatti con l’esterno, per quanto limitati, esistono, ma sono mal visti.
RispondiEliminaLa protagonista riesce a farsi strada tra le credenze della sua gente per arrivare a scoprire la verità su ciò che la circonda.
Anch'io ho adorato Matt, quel ragazzino è proprio in gamba e dimostra di sapersela cavare quasi in ogni situazione.
Pensi che leggerai anche gli altri due libri?