Un nuovo racconto per "AMORE FRA LE RIGHE", elegante e raffinato, oscuro e squisitamente romantico!
Frances Shepard ci regala "Per un cuore immortale", una storia che dimostra che in amore non esistono sacrifici, solo scelte che cambiano la vita!
L’eternitÃ
si schiude
ai
prediletti – pochi –
della
sostanza colossale
dell’immortalità .
E. Dickinson
Ora so che avrebbe dovuto finire tutto. La vita
come la conosco, i sogni che nutro con l’immaginazione e che sono fari nel buio
del destino umano, persino l’amore si sarebbe disperso nel vento senza avermi
prima scaldato il cuore. Osservo il vetro della finestra: è picchiettato di
pioggia, le gocce s’inseguono sospinte dal vento e, trafitte dalla luce rosata
del tramonto, rifulgono come polvere di diamanti. Il crepuscolo inonda di malva
il cielo, i tetti di Parigi sono lastre scure, irte di comignoli e, mentre il
mio sguardo si perde all’orizzonte, un clacson suona in rue la Bruyère
riportandomi al presente.
Sono nuda, sento la pelle ancora accaldata dopo
aver fatto l’amore. Il peso della sua gamba muscolosa schiaccia le mie, mentre
il suo fianco mi tocca la vita in un contatto che è una dichiarazione di
possesso. Un sorriso di gratitudine si allarga sul mio viso: lui dorme ancora,
ho finalmente tempo per riflettere.
Come sarei potuta morire senza conoscerlo?
Eppure, è proprio ciò che sarebbe accaduto se lui
non fosse intervenuto…
Lo osservo. Il petto ampio è scoperto, ha un
braccio sollevato sulla fronte e i lunghi capelli bruni sciolti sul cuscino. Ha
un aspetto selvaggio, primitivo, assomiglia a un dio pagano. La barba gli
ombreggia il mento e scende sino alla protuberanza del pomo d’Adamo. Qualche
ora fa l’ha usata come arma di seduzione: perché ha scoperto che ogni volta che
mi accarezza, con le guance deliziosamente ispide, perdo il contatto con la
realtà . Non che il resto del suo corpo non sia in grado di far impazzire una
ragazza, ma adoro il modo in cui lui si prende cura dei dettagli.
«So a cosa stai pensando, Marguerite» esordisce
con voce roca.
«Non stavi dormendo?» chiedo e riacciuffo il
piumone in un gesto d’istintivo pudore.
In un solo fluido movimento mi gravita sopra,
sostenuto dagli avambracci muscolosi. Lo accolgo spostando le gambe, la sua
erezione mi preme sull’addome e risveglia in me la donna passionale che non
immaginavo di poter diventare. Gli occhi scuri ora sono fissi nei miei, socchiusi
e affilati, gli conferiscono l’aspetto terribile di un predatore.
«Hai paura…» La voce gli esce spezzata, ha le
sopracciglia aggrottate, come se non fosse in grado di sopportare quella
rivelazione.
«Sì» ammetto e le lacrime mi offuscano lo
sguardo.
Un giorno
prima…
Mi volto e lo vedo. Per un istante rimane
nascosto dai turisti che, come un fiume umano di giacche e zainetti, celano il
rossore che mi brucia il viso. Occhi color ruggine adombrati da ciglia lunghe,
capelli scuri e lisci, raccolti sulla nuca in un codino arruffato, mentre una
ciocca schiarita dal sole gli è sfuggita e scende carezzandogli il viso per poi
posarsi sull’arco sensuale del labbro superiore. Devo impormi di respirare per
non rischiare di perdere l’equilibrio, mi sento così strana da quando lui è
entrato nella mia vita… In verità , non ne fa realmente parte, perché io sono
solo una maschera al museo e lui null’altro che un visitatore. Non ci siamo mai
parlati. L’ho osservato, lui ha guardato me, con quelle iridi brunite, e la mia
mente ha concluso che un uomo come lui non può che avere moglie e tanti figli
ad attenderlo. Un uomo così non può notare una come me! Eppure, anche oggi, mi
va di fantasticare sul suo fascino.

La scultura che sta abbozzando con tratti decisi
rappresenta una donna morente, è di Jean Baptiste Clésinger, è uno dei miei
pezzi preferiti. S’intitola: Femme piquée
par un serpent.
I raggi del sole penetrano dalla volta e il Musée d’Orsay s’illumina d’oro: ora,
sotto il marmo della scultura, sembra scorrere il sangue, mentre il grande
orologio della vecchia stazione scandisce il tempo fugace di un istante
perfetto. In quel momento, mentre mi rilasso, lui, l’uomo che il mio cuore ama,
alza lo sguardo notturno e mi rivolge un sorriso pigro. Le labbra s’incurvano
lentamente disegnando un paio di fossette irresistibili, gli angoli ai lati
degli occhi s’increspano, mentre le iridi sono percorse dalla scia di un’emozione.
Perdo uno, due, forse cinque battiti.
Picchio il pugno sul petto, il mio cuore fa le
bizze, negli ultimi giorni. La testa mi gira talmente che temo di cadere
svenuta. Sciocca! Reagisco come farebbe una ragazzina, mon Dieu! Il mio
buonsenso scalpita, si ribella, cerca di attirare l’attenzione, ma la forza che
mi spinge verso lo sconosciuto è troppo forte.
Cedo.
«Bonjour,
monsieur» esordisco, anche se non so nemmeno se parli la mia lingua.
«Bonjour, Marguerite» risponde e il mio nome gli
scivola sulle labbra, sulla lingua, facendomi correre brividi sulla pelle.
«Conosce il mio nome?» chiedo sbalordita. Sulla
targhetta che porto, appuntata alla giacca scura, c’è sono una M puntata,
seguita dal mio cognome: Fournier.
Lui scuote il capo, socchiude gli occhi e poi mi
fissa intensamente. «Ho pensato a molti nomi con la sua iniziale, Marguerite è
il più delicato, perfettamente in armonia con il blu dei suoi occhi.»
Annuisco, sono sorpresa, ma anche così felice
che abbia pensato a me da regalargli un enorme sorriso.
«Vive a Parigi? La vedo spesso» attacco, tanto
per non sembrare una povera idiota che avvampa per un complimento.
«Diciamo che sono di passaggio…» risponde
elusivo e mi pare che il suo sguardo s’incupisca. Ora sembra pericoloso e il
mio cuore accelera il ritmo fino a stordirmi, anche se non sono spaventata,
anzi, provo per lui un’attrazione irresistibile.
«I suoi disegni sono bellissimi.» Li ho visti in
queste tre settimane, mi hanno affascinato quasi quanto i suoi occhi di un
nocciola insolito che vira al color ruggine.
«Merci. Tuttavia,
la mia è solo una pallida copia: l’estatico abbandono di questa donna alla
morte è così sorprendente che credo potrei tentare di rapire l’attimo
all’infinito, trasmettendo solo un decimo della forza che le ha impresso
l’artista.» Sorride e ora è malinconico, intenso. Come si decifra il viso di
uno sconosciuto se le emozioni vi sfilano veloci e potenti una dopo l’altra?
Sono confusa, no, sono pericolosamente attratta. «Vede le labbra? Sono socchiuse,
come se stesse attendendo d’essere baciata. Le dita sono intrecciate nei
capelli, come si fa per attirare l’attenzione di un amante… Non vi è terrore in
lei, solo passione.»
Indica i punti più interessanti della scultura,
si sofferma un istante per mostrarmi il serpente: la causa della posizione
innaturale in cui è colta la donna morente. Un brivido mi attraversa
involontariamente la schiena.
«Amore e morte: i due capisaldi del
romanticismo» osservo aggrottando le sopracciglia.
Lui tace. Non abbiamo nulla in comune, nessun
argomento di cui parlare, la consapevolezza di ciò mi gela sul posto. «La
lascio ai suoi disegni. Piacere di averla conosciuta, signor…» esito, voglio
almeno sapere il suo nome.
«Mi chiamo Raphaël. Ti prego Marguerite, diamoci
del tu.»
Gli rivolgo un sorriso caldo, poi allungo la
mano.
Lui sembra indeciso sul da farsi, poi avvolge il
mio palmo nel suo e accade l’impensabile.
Il mondo si oscura davanti ai miei occhi, mi
sento cadere, so che il mio cuore si è fermato. Sto morendo, quindi non dovrei
sentire più nulla, tuttavia avverto il peso della sua mano sul petto, calda,
greve. Un bacio ardente mi ruba il fiato, lo strappa dai miei polmoni e me lo
restituisce, rovente. Respiro perché la sua bocca è sula mia, perché la sua
lingua affonda e duella con la mia. Il dorso della mano di Raphaël mi sfiora la
gola, scende lento lungo il collo, si solleva e, come una piuma, continua
leggero sino a sfiorare la curva di un seno. Ora so perché non riuscivo a
staccargli gli occhi di dosso: lo desidero con un’intensità che si fa quasi
dolorosa. I capezzoli anelano il suo tocco, quando lo ricevono, mi sfugge un
gemito. Vorrei accarezzarlo, ma le mani sono pesanti e non posso usarle, non
riesco nemmeno a sollevare le braccia… Dovrei essere spaventata perché il mio
corpo non mi appartiene, è inerte, ma non posso provare paura: Raphaël mi sta
plasmando. Sento una miriade d’impulsi elettrici scottarmi la pelle nei punti
in cui si posano le sue mani.
Mi bacia ancora, con deliberata lentezza e,
improvvisante, posso muovermi. Intreccia le dita alle mie e rispondo
stringendomi a lui. Le sue braccia forti mi circondano, mi sollevano e mi
portano lontano. Se è un sogno, non voglio svegliarmi! Se sto morendo, so che
non vi è nulla di più dolce e terribile dell’angelo che mi stringe a sé…
Raphaël
Non ho mai sentito nulla: il mio cuore è vuoto,
la mia mente priva di ricordi. Eppure, dal momento in cui l’ho incontrata, una
fiamma si è accesa in me e ora la sento ardere potente nel petto.
I capelli biondi le sfiorano le spalle, oggi
sono elettrici e le formano un’aureola dorata che mi fa impazzire dalla voglia
di affondarvi le dita. Se li liscia con gesti nervosi, sorrido perché non
capisco come possa essere inconsapevole di un tale dettaglio di perfezione. Ha
occhi turchesi luminosi, pieni di vita, vi galleggiano ricordi ed emozioni. Le
sue labbra le vorrei per me in un istinto del tutto umano di possesso, che non
dovrebbe appartenermi.
C’è qualcosa che non va in me, non dovrei fare
questi pensieri, non dovrei pensare per nulla… Sono qui per agire: per
prenderle la vita. Nel momento in cui lei si avvicina, penso che sia tutto
finito: Marguerite non può sopportare il mio tocco. Eppure, privarla dell’alito
vitale è lo scopo che io ho in questo mondo.
Sono maledetto per ciò, mille volte più dannato
di un demonio.
So tutto di lei, l’ho scoperto osservandola. I
miei occhi vedono di più di quelli umani, perciò so che adora la pasta e che,
quando fa il turno del mattino, le piace pranzare sola nella brasserie sull’altra sponda della Senna,
leggendo poesie inglesi. Adora Oscar, il suo gatto nero, potrebbe stare ore a
fissare i suoi occhi color zafferano. Porta ancora al collo la piastrina del
battesimo, su cui è sbalzata la figura di un angelo. Che fatalità … Il sorriso
che mi si allarga sul viso è frutto dell’infinita tenerezza che sento nascere
nel cuore.
Ho qualcosa che non va: non dovrei provare
emozioni, eppure queste mi spaccano in due il petto.
Quando lei si avvicina, accade tutto così in
fretta che non posso controllare gli eventi. Parliamo, lei arrossisce e suscita
in me la più sconvolgente delle reazioni fisiche. Cerco di tenerla alla larga,
di salvarla, ma lei mi allunga la mano.
Egli vuole così, perdonami
Marguerite!
Nessuno può toccarmi e sopravvivere, ma chi l’ha
spinta verso di me? Deve esserci un piano divino se lei mi si offre, dandomi la
possibilità di terminare la mia atroce missione. Ed è così: lei mi cade fra le
braccia come un maestoso fascio di rose schiuse.
«Marguerite.» Pronuncio il suo nome, è
un’invocazione per cambiare il destino. «Non voglio che tu muoia!» ringhio.
Sono sopraffatto dall’ira, ora, la sento scorrere in fiumi amari, incendiarmi
la gola e gonfiare i muscoli fino a far male. La furia è così forte e pura che
potrei cedere e abbattere ogni cosa, ma non è mietendo altre vite che posso
salvare la sua.
Decido in preda alla furia dell’emozione e la
bacio, reclamandola, facendola mia nell’unico modo che conosco.
Voglio fare qualcosa di umano prima di ritornare
a essere l’essere freddo di sempre.
La visione mi giunge nell’attimo in cui la
sfioro, incapace di staccare le mani dal suo corpo. Vedo una bambina dai capelli biondi, i suoi piedini scalzi che guizzano
sulle coperte di un grande letto sfatto. Sento il profumo della donna che amo:
sa di pesca e zucchero filato, sa di beatitudine e contemporaneamente di giorni
terreni, pregni di confortante normalità . La sento ridere: Marguerite! Mi
chiama, alla sua voce si uniscono due voci infantili, sono i bambini seppelliti
da qualche parte sotto le coltri invernali… Le loro voci sono capaci di
trattenermi in un mondo che non mi appartiene, so che per loro rischierei
l’anima.
Li amo.
Un tonfo sordo avvia il muscolo che gli uomini
chiamano cuore, lo sento battere, mi sento vivo. Vivo e straziato, perché so di
averla uccisa. Marguerite giace inerte fra le mie braccia, le carezzo il collo,
lentamente.
«Se questa è una prova, basta! Non ce la faccio
più…» mormoro. «Ho perso l’imparzialità …» Chiunque debba sentirmi lo farà ,
penso.
Le lacrime mi bruciano gli occhi, i miei capelli
si sono sciolti mentre la afferravo, ora sono una cortina che ci separa dal
mondo. E poi il miracolo accade: la sua lingua guizza e risponde alla mia,
sciogliendo l’ultima parte di glaciale immortalità che c’è in me.
«Scelgo te, mille volte, Marguerite…» mormoro in
una preghiera a fior di labbra.
«Cosa… cosa è successo?» chiede trattenendo un
singhiozzo. Nella galleria siamo soli, è insolito perché dovrebbe essere l’ora
di punta, ma non vi è nulla a questo mondo che possa stupirmi. «Ti ho sentito…
Tu hai impedito al mio cuore di fermarsi» continua guardandomi con grandi occhi
colmi di gratitudine.
Annuisco, come si può spiegare un miracolo? Come
si può comprendere la scelta di una angelo venuto per potare morte che,
inebriato dall’innocenza, sceglie la vita?
Quattro
anni dopo…
«Papà ! Vieni? Papà !» Adèle mi chiama con quanto
fiato ha in gola.
Abbandono i pennelli in un vecchio barattolo,
osservo la grande tela fissata al cavalletto: è quasi pronta. Se continuo con
questo ritmo, potrò consegnarla a breve e, forse, portare Marguerite e i
bambini in vacanza. Ho scoperto molto dell’essere vivi nel tempo che mi è stato
concesso, ma nulla mi è più caro dei loro sorrisi, perciò li voglio portare al
mare. Chiudo gli occhi, un istante, immagino le onde, il fragore, la salsedine
e la distesa di sabbia della Normandia. Inspiro l’aria che sa di vernice del
mio studio, fingendo di trovarmi già là . Amo il mare, forse perché in esso vi è
l’eco dell’immortalità che ho perduto.
«Papà !» strilla Adèle, subito imitata dal
piccolo Luc.
«Arrivo» rispondo e seguo le loro voci sino alla
stanza da letto.
Sprofondati fra le corti, i bambini ridono e
Marguerite cerca di acciuffarli. I piedi nudi guizzano, ma non abbastanza per
sfuggire a un attacco di solletico.
«Pensaci tu» mi implora Marguerite, stanca ma
radiosa.
In meno di dieci minuti ho la situazione sotto
controllo poi, prima di metterli a dormire, ascolto il concerto di soffi nei
recipienti di vetro dei succhi di frutta, per cui si sono allenati tutto il
pomeriggio. Ora avrò la mia ricompensa, penso, mentre un sorriso da predatore
mi sale alle labbra.
«So che non sei umano, ma come hai fatto?» mi
accoglie lei, gettandomi le braccia al collo.
La sollevo, le allaccio le gambe intorno alla
mia vita, scendo sino a sostenerle le natiche sode con i palmi delle mani. Lei
ride piano, infilando il viso nell’incavo del mio collo, mi provoca un brivido
così intenso che lo sento trascinare con sé ogni fibra del mio essere.
«Avevo un vantaggio, sai. Ho già visto questo
giorno» le confido in un sussurro ardente, mentre la blocco, spalle al muro.
«Quando?» mormora sollevando il mento per
accogliere il mio bacio profondo, esigente.
«Il giorno in cui ti ho quasi uccisa» le confido
e ora le mani sono incontrollabili.
Lei geme piano, un lampo le attraversa gli
occhi. «Hai sempre avuto questo vantaggio e non me lo hai mai detto?» replica e
punta le mani sul mio petto in un debole tentativo di allontanarmi.
«Non dovrei interferire con la tua vita.» Le
sollevo le mani sulla testa, la sento abbandonarsi di nuovo, mentre i capelli
biondi mi stuzzicano il collo.

La osservo nel modo imperturbabile che non ho
perso, nonostante non sia più un immortale. Ricordo i suoi occhi inondati di
lacrime, il modo primordiale in cui ci siamo amati la nostra prima notte. Mi si
stringe il cuore, ma non posso rivelarle ciò che so del futuro. Ci saranno
altre occasioni in cui quel piccolo vantaggio mi permetterà di tenerla con me,
perché dovrò lottare per lei, per noi.
«Siamo sfuggiti a un piano superiore: siamo due
elettroni pazzi che scorrazzano liberamente lontano dal nucleo, ti basti sapere
questo» continuo, mentre le sfilo la casacca del pigiama.
«Sei elusivo, Raphaël, ma voglio che tu sappia
che non ho paura di morire. La morte mi ha portato te, il mio splendido angelo
caduto» confessa e mi attira più vicino stringendo i seni al mio petto nudo.
«Non accadrà . Ti proteggerò, sempre.»
La mia battaglia è solo all’inizio. Ho troppo da
perdere a questo mondo per non battermi.
L'autrice:
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Potete trovare qui i racconti di "Amore fra le righe 2013"
Ho adorato questo racconto. Francesca ha un modo di scrivere molto elegante, misterioso e affascinante. Se ne leggono pochi di paranormal romance così affascinanti.
RispondiEliminaComplimenti anche a Sarah per la copertina che rispecchia in pieno l'intento della storia.
Un racconto semplicemente MERAVIGLIOSO!
sono senza fiato! che storia bellissima e romantica! ti prego, Francesca, dimmi che diventerà un romanzo vero e proprio! voglio scoprire ogni loro segreto, vedere dove li porterà l'aver sfidato un disegno più grande, piangere, ridere e temere x questi due innamorati! ho amato ogni singola parola di questo racconto!
RispondiEliminagrazie x quest'angolo di sogno che ci hai regalato!
Un racconto spettacolare, sensuale, che tiene con il fiato sospeso.
RispondiEliminami unisco alla richiesta di leggere ancora di più su questi due bellissimi protagonisti.
bravissima
Grazie infinite per le vostre parole! Quanto al seguito, non porrò limiti alla provvidenza... Vedremo, magari vi capiterà di leggerlo!
RispondiEliminaGrazie al Angela per l'ospitalità e a Sara per la strepitosa cover.
un fantasy che più dolce non si può! come non si può non leggerlo! di un romanticismo estremo. Già dalle prime battute risulta essere dolce ed elegante e alla fine non puoi non tifare per l'amore dell'angelo caduto e della sua bella!! BELLISSIMO!
RispondiEliminaWowwwwwwwwww!! Ho dovuto aspettare pe rleggerlo ma ne è valsa assolutamente la pena....
RispondiEliminaNon solo sei molto brava, ma hai saputo creare una storia e un'atmosfera bellissime.
Complimenti, un racconto emozionante davvero!!!!
Complimenti molto bello, sensuale e coinvolgente e, penso che i complimenti da chi come me non ama i paranormal, valgano doppio.
RispondiEliminaWOWOWOWOWOOWOWOWOWOW!!!!!!
RispondiEliminaRacconto sensuale ed intrigante, la lettura mi ha incuriosita parecchio: posso sperare in un libro? ^^
Adesso mi chiedo (e non è la prima volta), ma dove posso trovare anch'io un maschio così?
Un BRAVISSIMA va anche alla nostra Sarah! La copertina è SENSAZIONALE!!!!