La rassegna "AMORE FRA LE RIGHE", che ha visto protagoniste le più grandi esponenti del romance italiano, chiude con un omaggio di cui siamo onorate!
Amate Mike Summers e la sua dolce Julia? Monica Lombardi ci regala "Tre di noi", un episodio inedito e romantico che vi conquisterà!
GRAZIE PER AVERCI SEGUITO!
GRAZIE PER AVERCI SEGUITO!
«Allora,
che fate stasera?»
Un
metro e novanta per quasi cento chili di peso, il sergente Sean McCullough era
una sagoma imponente dietro al volante. Sul sedile del passeggero, Mike Summers,
suo diretto superiore alla Omicidi di Atlanta, guardava l’auto in coda davanti
a loro, nel traffico rallentato del mattino. Un bimbetto inginocchiato al
contrario gli stava facendo delle smorfie dal lunotto posteriore.
«Niente
di particolare» rispose Mike, facendo segno al bambino di girarsi e di mettersi
la cintura di sicurezza.
Avevano
lasciato da poco la sede del medico legale della Contea, dove avevano assistito
a un riconoscimento all’obitorio. Invece di immettersi subito nella statale 85,
che li avrebbe riportati verso Nord e la sede della Homicide Unit, Mac aveva
scelto di attraversare la città, guidando lentamente e puntando dritto verso
Downtown. La geografia di Atlanta per loro era segnata dai riferimenti legati
al lavoro – i loro uffici, la palazzina del Medico Legale, il Tribunale
Minorile che si erano appena lasciati alle spalle – e da macabri eventi legati
ai singoli casi. Mike e il suo vice si muovevano in una terra di confine dove
morti e vivi si incontravano. I vivi in cerca di giustizia, i morti di vendetta,
a volte il contrario. Strattonati da queste violente dinamiche, loro, i
poliziotti, facevano il possibile per rimanere aggrappati alla terra dei primi e
non farsi risucchiare da quella dei secondi. Perché se i cadaveri scomparivano,
i ricordi legati al loro ritrovamento erano puntini indelebili sulla mappa,
mentale oltre che fisica, della città.
«E’
San Valentino» puntualizzò Mac.
«Lo
so».
«Noi
andiamo a cena in un ristorante francese chic che ha trovato Alyssa».
Alyssa
era stata la storica fidanzata di Mac fino a cinque mesi prima, quando si erano
sposati.
«Non
pensavo che San Valentino si festeggiasse anche dopo il matrimonio» osservò
Summers.
«Beh,
forse verrà scalzato dagli anniversari, te lo saprò dire l’anno prossimo».
Il
semaforo tornò verde e le due file di auto ripresero a scorrere. All’interno
dell’abitacolo era tornato il silenzio.
«Che
cosa non mi stai dicendo?»
McCullough
aveva parlato con gli occhi fissi sulla strada. A volte era fastidioso che lo
conoscesse così bene, anche se Mike doveva riconoscere che, se il suo testardo
amico e collega non avesse avuto l’ostinata determinazione a farlo parlare, in
quegli anni, non si sarebbero trovati dov’erano ora – un luogo di supporto e
fiducia reciproci che gli piaceva parecchio. Se Mike avesse avuto un fratello,
quello sarebbe stato Mac. Persino sua sorella a volte si diceva gelosa di
lui.
In
quella particolare occasione, però, Meggie era stata la prima, l’unica per ora,
a sapere. Mike le aveva chiesto di accompagnarlo dal gioielliere per aiutarlo a
scegliere la taglia dell’anello e lei aveva gongolato come una bambina al
lunapark tutto il tempo, blaterando di abiti, inviti, giardini fioriti e
quant’altro.
«Corri troppo, non mi ha ancora
detto di sì» le aveva detto lui per cercare di frenare
quell’entusiasmo che lo faceva sentire a disagio.
«Stai scherzando», era
stata la sua risposta.
«Allora?»
lo punzecchiò Mac, riportandolo al presente. Era un mastino, di grossa taglia
per giunta, non avrebbe mollato.
«Anniversari
contro San Valentino. Forse te lo saprò dire anch’io, l’anno prossimo».
La
frenata riuscì a coglierlo di sorpresa, se non avesse indossato la cintura di
sicurezza si sarebbe trovato sbalzato contro il cruscotto.
«Porca
vacca!» tuonò McCullough sopra al clacson dell’auto in coda dietro a loro. «E
me lo dici così, mentre sto guidando?»
«Si,
beh, è l’ultima volta che ti parlo di questioni private mentre guidi».
«Questioni
private?» protestò Mac reinserendo la marcia e riguadagnando il terreno perduto
nella fila. «Stiamo parlando di un evento che altera la vita di un uomo! Cazzo,
Alyssa andrà in brodo di giuggiole».
«Non
mi ha ancora detto di sì» gli fece notare Mike.
«Stai
scherzando?»
Mac
e Meggie. Avrebbero davvero potuto essere fratelli.

Poi
arrivò la chiamata e Summers e McCullough furono di nuovo in pista. Monroe
Drive era ad appena dieci minuti di strada dalla Homicide Unit. Una via
residenziale come tante, ad Atlanta. Costeggiata da alberi e villette
indipendenti in legno, con auto nuove o ben curate parcheggiate lungo i
marciapiedi. Un tranquillo ambiente middle-class.
Ma in quella tranquillità reale o apparente era appena stato compiuto un
omicidio.
Arrivarono
troppo tardi per la vittima – la Omicidi arrivava sempre troppo tardi per la
vittima – ma in tempo per fermare chi aveva compiuto il delitto. Non perché
fossero stati veloci o bravi, semplicemente perché era stata proprio la donna
che aveva menato il fendente letale che li aveva chiamati e li aveva aspettati
lì, accanto al cadavere. Incredula, sotto shock, sporca di sangue, attorniata
da una scena del crimine che recava chiari segni di colluttazione, in uno
scenario che sembrava suggerire l’autodifesa.
Helen
Evans viveva in quella casa con il figlio Johnny. Aveva frequentato Joe Marino,
la vittima, per qualche tempo, fino a quando la sera prima avevano litigato,
non per la prima volta, al telefono e lei aveva rotto. Marino non doveva essere
stato d’accordo. Quella mattina, quando era tornata dopo aver accompagnato il
figlio a scuola, l’aveva trovato ad aspettarla, lo aveva fatto entrare per
evitare una scenata in strada ed era finita molto peggio. Mike era propenso a
pensare che, se Helen Evans non avesse afferrato un coltello da cucina, avrebbero
trovato lei senza vita, ma per il momento erano solo supposizioni.
Helen
Evans era già stata arrestata e portata via. Non era per lei né per i colleghi
della scientifica, che stavano facendo con perizia il loro lavoro, che Mike
Summers era ancora lì.
«Non
se ne parla. Possibile che non riusciate ad avere soluzioni di emergenza
migliori?»
L’oggetto
della sua rabbia controllata era una bella donna minuta, dai capelli nerissimi
e dalla pelle color cioccolato: l’assistente sociale che lo aveva appena
informato che Johnny Evans, il bambino
ancora ignaro della tragedia avvenuta in casa sua e che stavano per andare a
prendere a scuola, avrebbe dovuto trascorrere almeno un paio di notti in
orfanatrofio, prima di poter essere affidato a una famiglia.
«Le
abbiamo, Mike. Sfortunatamente, le poche famiglie approvate dal giudice dei
minori che si prestano a farci da cuscinetto in casi simili sono o fuori città
o già impegnate con altri ragazzini. Se non avessi un aereo in partenza per New
York tra due ore, lo porterei a casa io».
Il
fidanzato di Lorna Lee era di New York. Cena di San Valentino, senza dubbio. Ma
non fu quello ad attirare l’attenzione di Mike.
«Potresti
farlo? Portartelo a casa per quanto… due o tre giorni?»
«Finché
non troviamo la famiglia per l’affido, l’ho già fatto in passato».
«Potrei
farlo anch’io?» disse Mike senza pensarci su due volte. L’idea che avrebbero
dovuto accompagnare un bambino di dieci anni in una struttura dello stato per
abbandonarlo lì in mezzo a degli sconosciuti era inaccettabile.
«Un
ufficiale di polizia?»
«Vuoi
vedere il mio curriculum?» le rispose Mike alzando un sopracciglio.
Lorna
sorrise, e i suoi denti bianchi brillarono contro la pelle scura.
«Affidabile
e sicuro ai massimi livelli, certo, ma come puoi occuparti di un bambino anche
solo per pochi giorni?»
«Julia,
la mia ragazza, lavora come consulente per noi. Spesso da casa, e con orari
molto più flessibili dei miei».
Lorna
lo guardò e Mike sapeva che cosa stava vedendo. Nessuno dei due voleva pensare
a Johnny Evans in un orfanatrofio, quella sera, mentre stava brindando con il
proprio compagno a una tavola finemente imbandita.
«Chiama
Julia» gli disse infine con un cenno del capo. «Io sento il giudice per avere il
suo consenso».
L’appartamento
dove Mike e Julia si erano trasferiti da pochi mesi occupava l’intero ultimo
piano di una palazzina non lontana da dove abitavano Meggie Summers e la sua
famiglia. Dovevano ancora finire di arredarlo, c’era ancora qualche scatolone
in giro, ma la sentivano già come casa loro. In più, c’erano uno studio e una
camera per gli ospiti, così l’aveva definita Julia.
Quando
Mike e Lorna si erano presentati a scuola di Johnny, gli avevano raccontato che
sua madre era dovuta partire per aiutare la polizia. Il che tutto sommato non
era neanche una totale bugia, visto che Mac in quelle stesse ore stava
raccogliendo la sua deposizione. Johnny era un bambino silenzioso, serio, con
grandi occhi scuri. Mike non gli aveva fatto domande, in macchina aveva solo
chiacchierato del più e del meno per cercare di farlo sentire a suo agio. Ma era
stato solo quando erano arrivati a casa ed era entrata in scena Julia che l’aveva
visto cominciare a rilassarsi davvero.
«Allora
raccontami. Com’è andare in quarta elementare?» gli stava chiedendo lei in quel
momento. «Non me lo ricordo tanto bene».
Che
fosse perché Julia lo intimidiva di meno o perché sapeva mettersi al suo
livello, Mike non avrebbe saputo dirlo, ma stava funzionando.
Il
menu a base di pesce e crostacei che avevano pensato quella mattina era stato
sostituito da hamburger e patatine fritte, ma appena si erano seduti a tavola,
nella loro nuova cucina, Julia aveva chiesto a Johnny se gli piacevano gli
spaghetti alle vongole, e alla sua risposta affermativa gli aveva promesso che
li avrebbe preparati la sera dopo.
Ascoltando
distrattamente il racconto di Johnny sulla sua vita scolastica, recitato tra
una patatina e l’altra come se conoscesse Julia da un sacco di tempo, Mike
pensò al periodo difficile che lo attendeva. Il giorno dopo l’avrebbe
accompagnato dalla madre, un incontro che sarebbe avvenuto negli uffici dei
servizi sociali. Da quel momento, con il supporto di una psicologa e in base
alle reazioni del bambino, avrebbero deciso come gestire le rivelazioni su
quanto era realmente accaduto e il periodo fino al processo.

La
scatolina con l’anello che aveva comprato proprio per quell’occasione sembrava
pesare più del dovuto, nella tasca della giacca. Mike lo aveva portato a casa
dall’ufficio pur pensando che, visto il cambio di programma, non gliel’avrebbe
dato quella sera. Mike continuò a pensarlo finché, a piatti ormai vuoti, Johnny
si girò verso di lui.
«Mi
piace la tua ragazza, tenente Summers». Gli aveva detto di chiamarlo Mike, a
quanto pare inutilmente. Julia stava sorridendo, anche lei lo chiamava spesso
così. «Vedi di non fartela portare via, okay?» aggiunse il bambino, serissimo.
Okay.
Aveva
la breve risposta sulla punta delle labbra ma si bloccò, rendendosi conto
all’improvviso che, in una vita come la loro, in cui niente era ordinario, era
giusto e naturale che neanche quel momento lo fosse.
«Sai
che cosa si fa, per non farsi portare via la ragazza?» domandò al loro piccolo
ospite.
«No.
Cosa?»
Ecco,
era riuscito a interessarlo.
«Per
prima cosa devi trattarla bene. Altrimenti, perché dovrebbe rimanere con te?»
Johnny
annuì, convinto. Al suo fianco Julia sorrise.
«Poi,
devi dire agli altri ragazzi che è già ‘presa’, che non è più libera».
Questo
lasciò il bambino un po’ più dubbioso, ma solo all’inizio. Poi il suo bel viso,
in cui Mike continuava a vedere suo malgrado quello stravolto dall’orrore della
madre, si illuminò.
«L’anello!
Devi darle l’anello, l’ho visto in un film!». Guardò la mano che Julia aveva
appoggiata sul tavolo, poi le prese l’altra. Si girò perplesso verso di lui.
«Lei non porta anelli».
Mike
si infilò la mano in tasca e tirò fuori la scatolina, appoggiandola sulla
tovaglia e spingendola verso di loro.
«Ecco,
stasera pensavo appunto di rimediare a questa mancanza».
Julia,
sorriso scomparso, aveva smesso di respirare.
E’ il nostro momento, pensò
Mike aprendo la piccola scatola, e lo
ricorderò per sempre. Johnny
compreso. Forse lo ricorderà anche lui.
«La
sposi?»
Mike
fissava Julia ora, la sua Julia, godendosi la sua espressione che da impietrita
dalla sorpresa aveva ora cominciato a rivelare tutte le sue emozioni. Notò con
sollievo che aveva anche ripreso a respirare.
«Se
lei vorrà. Questo anello serve per chiederglielo».
«E
per fare capire agli altri ragazzi che, fino al matrimonio, è comunque ‘presa’».
Senza
staccare gli occhi da quelli di Julia, Mike annuì.
«Proprio
così».
Con
la coda dell’occhio vide che anche Johnny annuiva, sorridente e soddisfatto.
Mike
non avrebbe mai potuto immaginare quel momento così. Aveva pensato di darle l’anello
mentre si godevano una cioccolata calda a lume di candela sul terrazzo, dopo
cena, perché neanche il freddo riusciva a tenerli lontani dal loro rifugio
segreto. Ma la loro vita era fatta di piani stravolti e di momenti rubati, lo
sapevano ormai entrambi e il sorriso che si stavano cambiando raccontava
proprio quella complicità. Quelli erano loro, si stavano dicendo, e avevano
imparato a prendersi e ad amarsi esattamente com’erano, imprevisti, telefonate
in mezzo alla notte e sonno arretrato compreso. In fondo, se alla loro
non-routine si fossero aggiunti gli strilli notturni di un neonato, poco
sarebbe cambiato.
Quell’ultimo
pensiero totalmente inaspettato lo colpì e questa volta fu lui, a rimanere
senza fiato. Stava immaginando qualcosa che sapeva Julia desiderava da tempo e
che lui non avrebbe mai pensato di poter volere così presto. Non dopo gli
eventi di undici anni prima.
«Posso
aiutarla io a infilarlo?» domandò Johnny.
«Vai».
Più di quel monosillabo in quel momento non sarebbe riuscito a dire.
In
men che non si dica, l’anello che le aveva scelto fu infilato sul suo anulare da
un bambino e sembrò perfetto per Julia. Semplice ed elegante come lei.
Ora
aveva bisogno di distrarre Johnny perché moriva dalla voglia di abbracciarla. Lei
era ammutolita e rigida, impegnata, la conosceva, a trattenere quelle lacrime
che le rendevano gli occhi brillanti sotto alle luci morbide della cucina.
Forse le aveva tolto la possibilità di parlare, con quella proposta inconsueta,
ma ora aveva bisogno di sentire la sua voce.
Si
alzò, cercando il telecomando del televisore.
«Perché
non guardi un cartone mentre noi controlliamo se è rimasto un po’ di gelato in
freezer? Ti piace Sponge Bob, Johnny?»
«Mi
piace anche il gelato».
Quando
Mike tornò a voltarsi verso il tavolo dopo aver trovato il programma in
questione, Julia si era alzata, aveva raccolto i piatti e li stava portando al lavello.
Mike la raggiunse, l’abbracciò da dietro e lei si girò nelle sue braccia,
proprio come lui aveva voluto. Gli strofinò le labbra sul collo parlandogli in
un sussurro.
«Tu
e le tue sorprese, tenente Summers».
«E
io che ero convinto che avessi capito tutto l’esatto giorno in cui l’avevo
comprato».
«Vuoi
davvero sposarmi?» gli chiese, le mani intrecciate sulla sua nuca, allontanando
la testa a sufficienza da riuscire a guardarlo in faccia con gli occhi ancora
lucidi ma pieni di felicità.
«Non
hai afferrato la logica del ‘tieniti stretta la ragazza’?»
Era
riuscito a farla ridere.
«Okay».
«Non
voglio un okay. Voglio un sì».
«Va
bene, allora sì, tenente Summers».
Se
la strinse contro, cullandola tra le sue braccia.
«Non
te ne pentirai, signora Summers».
«Vedremo»
rispose lei, asciugandosi con il pollice l’unica lacrima che le era sfuggita
prima di riprendere il controllo.
«È
sì anche per me» disse allora Mike.
Julia
arretrò di nuovo per osservarlo e questa volta sembrò non capire.
«Lo
immaginavo, visto che me lo hai chiesto» ammise, confusa.
«No,
è “sì” all’altra domanda».
«Quale
altra domanda?»
«Quella
che non mi hai mai fatto. Tre di noi mi piace. Facciamo un bambino».
«Ora?»
L’aveva detto per dare espressione allo stupore che l’aveva invasa, per
arginare la pura gioia che le stava affiorando negli occhi, nel sorriso.
Mike
guardò verso il tavolo, dove Johnny era assorbito dal cartone.
«Gelato,
lo mettiamo a letto, bambino. Domani, se stanotte proprio non fosse possibile».
Julia
stava ridendo di nuovo.
«Prima
matrimonio, poi bambino» lo corresse.
«Non
pensavo che tu fossi così tradizionalista».

«Per
fortuna non l’hai fatto».
«Intendevo
che per sposarci ci bastano nove settimane, per fare un bambino servono nove
mesi».
Mike
fece segno di no.
«Nove
giorni, per sposarci. Così impediamo a Meggie di trasformarlo nel matrimonio
nel secolo».
«E
rubarle tutto il divertimento?»
«Lo
sapevo che vi sareste alleate contro di me» osservò Mike con una smorfia.
«Sarà
una cosa semplice, se così vuoi. A me non importa. Mi basta avere te, tenente».
Mike
le sistemò una ciocca di capelli dietro all’orecchio, non ce n’era bisogno ma
gli piaceva toccarle i capelli. Ne approfittò per trattenersi con le dita ad
accarezzarle lo zigomo, il mento, il collo. L’altra mano era ancora appoggiata
sulla sua schiena, aumentò la pressione in modo da stringerla di più contro di
sé.
«Però
per avere un bambino tra nove mesi, dovremo comunque cominciare subito» le fece
notare.
«Okay.
Voglio dire, sì, va bene».
«Adesso?»
«Appena
possibile».
La
baciò. Voleva solo sfiorarle le labbra ma Julia aveva un’idea diversa, di quel
bacio, e Mike non aveva certo intenzione di contraddirla, non quella sera. L’accontentò,
dunque, accettando l’invito di lei a schiudere le labbra, invadendo e
lasciandosi invadere. Inebriato, come sempre accadeva, dalla donna che aveva la
fortuna di avere tra le braccia.
Non
si separarono finché qualcuno non si schiarì la voce, dietro di loro.
«Se
non lo trovate potremmo andare a prenderlo fuori, il gelato».
L'autrice:
Monica Lombardi,
padre toscano e mamma
istriana, lavora come interprete e traduttrice free-lance. Sposata,
madre di due figli, vive da più di trent’anni in provincia di
Milano.
E' autrice di una serie rosa crime di cui è protagonista
il tenente della Homicide Unit di Atlanta Mike Summers (Scatole
cinesi, Labirinto, Gambler
e Scacco
Matto,
tutti disponibili in versione cartacea e digitale) e ha partecipato
alle raccolte di racconti in e-book Love
at Christmas
e C’è
amore nell’aria.
A
luglio Emma Books ha pubblicato la nuova edizione digitale della sua
commedia romantica Three
Doors - La vita secondo Sam Bolton,
e il suo racconto Niente
è per caso
sarà nell’antologia Gli
uomini preferiscono le befane che
Emma Books proporrà per queste feste natalizie.
Tra pochi giorni
uscirà inoltre, sempre pubblicata da Spinnaker DGbooks, una raccolta
di suoi racconti romantic
suspense
in e-book dal titolo Bluegirl
e altre storie contenente la novella inedita Bluegirl e i racconti
Gli occhi
della paura, Silver nights
e Let it
snow.
Visita la pagina di Mike Summer and friends:

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Potete trovare qui i racconti di "Amore fra le righe 2013"
Per noi Mike-dipendenti, questo racconto è un regalo strepitoso.
RispondiEliminaCerto che la nostra Julia lo ha addomesticato mica male...
stupendo Monica...e lo dico senza vergognarmi, mi son commossa fino alle lacrime... é stato meraviglioso ritrovare 2 vecchi amici che ho amato all'inverosimile in questo loro momento speciale... E la tua scrittura rende sempre tutto così vivo... Grazie
RispondiEliminaGrazie a voi per aver letto subito subito e commentato <3 Un abbraccio!
RispondiEliminaUna bella rimpatriata con Mike e Julia ci sta sempre bene, soprattutto se ci fa vedere che le cose fra di loro vanno alla grande. Un racconto delizioso, brava Monica!
RispondiEliminaOh, e allora che vuoi che dica? Li ho visti qui, con questo bimbetto in mezzo, le cose che non si sono detti, quelle che forse si diranno in una pagina che non hai ancora scritto, quell'anello che finisce al dito di Julia, il loro abbraccio che sa di mille promesse che forse avranno il tempo e la voglia e la possibilità di mantenere o ritrattare... A seconda delle mille sorprese che la vita gli riserverà. E allora, così in questa cucina, nella loro quotidianità che parla di un sì, con quella risposta a una domanda non fatta "tre di noi mi piace", io li visti.
RispondiEliminaE ho detto tutto.
Brava.
Mike forevah! Punto. ❤
RispondiEliminaé bello girovagare per le pagine...cercare le ultime novità publicazioni che ti eri persa ed inmbattersi in queste chicche!!
RispondiEliminaSono tanto contenta.
una bella serata ora ancora più bella.
Chiara'77
Una bella conclusione, non trovi? ^_^
Eliminal'ho appena letto e come sempre Monica Lombardi nel raccontare le vicissitudini del suo tenente Summer mi cattura, affascinandomi, rendendo palpabili le emozioni e i sentimenti che quasi ti dispiace che la storia finisca e vorresti continuare a leggerla per prolungare all'infinito le sensazioni provate perché Mike nella sua riservatezza riesce ad trasmettertele tutte. Spero tanto che Monica Lombardi prosegua la serie di Mike Summer, per favore potete trasmetterle la mia preghiera. grazie eluciano
RispondiEliminaCiao! E se il prossimo romanzo della serie Mike Summers vedesse come protagonista la sfortunata Paula, che si merita anche lei un lieto fine? Vi piacerebbe? E' solo un'idea per ora ma voglio riuscire a metterci mano quanto prima :) Nel frattempo, a giugno esce per Emma Books "Vertigo", il mio nuovo romanzo: una trama a tinte spy e nuovi personaggi. Date loro una chance, credo vi piaceranno. A me hanno rubato il cuore :D
EliminaGrazie eluciano per il tuo commento e la tua richiesta. Buon primo maggio!
Merci Monica,
Eliminasicuramente darò più che una chance ai personaggi di "Vertigo" amando molto il genere spazio piacevolmente dai suspense ai noir passando per polizieschi, gialli e thriller di qualità anche addolciti dal tocco romance, aspetterò con ansia di conoscerli e, sicuramente, apprezzarli. Sono felicissima che Mike Summer & C. continuino le avventure. Un baiser Ellida Luciano
Grazie a tutte voi fanciulle che avete letto e commentato <3 E' bellissimo vedere ancora una volta come Mike e Julia siano entrati nel vostro cuore, come già sono nel mio.
RispondiEliminaUn abbraccio e a presto!