Nati per essere nemici, per combattersi l'un l'altro...
ma il cuore ha scelto diversamente.
Vi presentiamo "DA QUI ALL'ETERNITÀ" di Lucia Squiteri.
Martedì
grasso
Come
ogni anno, la piazza era gremita di gente. Le persone si accalcavano l’una all’altra
per assistere all’attrazione principale della giornata: l’addio a Re Carnevale.
Dopo
una settimana di feste, sfilate di carri allegorici e maschere variopinte si
era ormai giunti al culmine dei festeggiamenti.
Dal
tetto di uno dei palazzi che affacciavano sulla piazza, una figura
incappucciata osservava con occhio vigile la folla sottostante. Bambini
mascherati che si rincorrevano lanciandosi coriandoli e stelle filanti sotto lo
sguardo divertito dei genitori, giovani che ridevano e scherzavano durante
l’attesa di quello che, scherzosamente, definivano il “rogo”. Poi, ecco finalmente le note della banda musicale segnare
l’inizio di quell’ultima parte dei festeggiamenti. L’attenzione dei presenti si
focalizzò nel punto in cui un enorme pallone aerostatico si stava gonfiando nel
bel mezzo della piazza. Quando anche l’ultima nota si disperse nell’aria, la
mongolfiera era ormai pronta.
All’interno della gondola era stato inserito il fantoccio di paglia che
avrebbe impersonato Re Carnevale. Nel
silenzio più assoluto, mentre venivano liberate le corde che tenevano ancorato
a terra il pallone, un uomo avvicinò una fiaccola al manichino che subito fu
circondato dapprima da una debole fiamma, per poi aumentare d’intensità mentre
si alzava in volo. A quella figura che, invisibile e silenziosa, scrutava
immobile lo spazio sottostante, quella scena ricordò vagamente gli antichi riti
funebri quando, per onorare la morte di una persona, la si poneva su una
catasta di fasci di legna per poi darle fuoco. Beh, chi più di un re potrebbe meritare un rito simile, pensò
divertita mentre la mongolfiera s’innalzava luminosa nel cielo notturno come
una stella che, impaziente, bramava ricongiungersi alle sue sorelle. Solo
quando essa scomparve, inghiottita dalla notte, urla di esultanza sostituirono
il silenzio grave presente fino a pochi attimi prima.
Nel
giro di pochi minuti l’atmosfera cambiò drasticamente. Il rogo era il segnale
per le famiglie di ritirarsi nei propri focolari domestici, lasciando il posto
a coloro che si apprestavano ad indossare una maschera per dare libero sfogo ai
propri istinti, nascondendosi così agli occhi severi della società. Musica
rock, bottiglie di birra e alcol e danze disinibite, riempirono la piazza. Solo
allora, quando il caos sembrava farla da padrone, la figura solitaria si alzò
in piedi.
“Così
tanti giovani da tentare,” mormorò divertita, “così tante anime. Che spreco.”
Scosse la testa. Non era quello il motivo che l’aveva condotta lì durante i
festeggiamenti del Carnevale.
Saltò
giù dal palazzo atterrando con grazia felina. Il mantello –nero come le tenebre
più profonde -svolazzò attorno alla sua figura per poi riavvolgerla
completamente. Con il cappuccio ben calato sul volto, si addentrò tra la folla,
ignorando i vaneggiamenti degli ubriachi, le urla della band e i gemiti di
coppie che si lasciavano travolgere dall’euforia carnevalesca, scrutando con i
suoi occhi grigi la calca che la circondava.
Attraversò
indisturbata buona parte della piazza, volgendo lo sguardo in ogni direzione,
senza però riuscire a trovare il suo obiettivo. All’improvviso, una mano le
afferrò il braccio, strattonandola indietro. Presa alla sprovvista, la figura
non oppose alcuna resistenza andando così a sbattere contro un corpo duro. Poi
una voce bassa, roca, le sussurrò piano all’orecchio. “Cercavi qualcuno, Tentatrice?”
Merda,
pensò, mi ha trovata prima lui.
Cercò
di voltarsi ma la stretta ferrea non glielo permise.
“Forse,”
rispose con indifferenza, cercando di non far trapelare il fastidio che provava
per non essersi accorta prima della sua presenza. “E cosa porta il grande
Madiel a scendere tra i comuni mortali? Non hai qualche demone da torturare?”
domandò, con tono in parte sarcastico e in parte divertito, a colui che era il
più grande dei guerrieri al Suo servizio. Colui il cui compito era quello di
eliminare i demoni che, come lei, avevano il compito di tentare e infine
catturare le anime dei mortali.
Lui
non rispose. Si limitò a stringere maggiormente la presa e ad allontanarsi
dalla folla tirandosela dietro. Percorsero tutta la piazza dirigendosi poi
verso una scalinata in pietra raggiungendo così la zona medievale del paese.
L’uomo non si voltò mai indietro mentre avanzava sicuro verso una meta a lei
sconosciuta. La giovane fu costretta quasi a correre per riuscire a tenere il
passo, facendo cadere il cappuccio e rivelando così una cascata di ricci, di un
rosso così scuro e denso da sembrare sangue, che ondeggiava al ritmo dei suoi
passi. Oltrepassarono un vecchio cancello arrugginito entrando nel cortile di
un palazzo chiaramente abbandonato. L’uomo la lasciò andare così all’improvviso
che lei fu costretta ad appoggiarsi alla parete dell’edificio per non cadere. Ancora
intontita per la facilità con cui era stata sorpresa, rimase qualche istante
immobile, con il capo chino, gli occhi chiusi fino a quando non sentì
pronunciare il suo nome con quella voce che da troppo, troppo tempo non udiva.
“Nyahm”
la chiamò mentre le afferrava entrambi i polsi con la mano per bloccarli poi sopra
la sua testa.
Un
brivido le percorse la schiena. Sollevò la testa per affrontare l’essere che
per millenni aveva sterminato tanti suoi simili grazie a quel potere che –come narravano
i più – avrebbe potuto distruggere con un semplice tocco il Diavolo in persona.
Non
fu l’intensità della sua aura, o la mole che la sovrastava, a lasciarla senza
fiato e con la gola riarsa. Nemmeno la sua tenuta da combattimento in pelle
nera -un abbigliamento che di certo non si addiceva a uno della sua risma -ne
la scura chioma ribelle che gli incorniciava quel volto duro, ma perfetto, fino
a ricadergli sulle spalle. No. Furono gli occhi la sua rovina.
Solo
una creatura divina poteva possedere uno sguardo simile. Semi-nascosta da una
semplice maschera di seta nera, l’iride era di un azzurro così puro e intenso
da farle quasi male e attorno alla pupilla c’era un lieve bagliore luminoso.
Bagliore che si intensificò quando anche Madiel la sottopose ad uno scrupoloso
esame. A giudicare dal modo in cui si arcuò quel sopracciglio scuro ben
definito, apprezzò notevolmente la vista come confermarono anche le parole che
seguirono.
“
Vuoi forse attirare le attenzioni di qualche lupo, mia bellissima cappuccetto
rosso?”
La
labbra carnose di Nyahm si incresparono in un sorriso sensuale. Per l’occasione
aveva deciso di indossare una versione più provocante e tenebrosa del semplice
costume fiabesco. Un top-corsetto nero con nastri di un rosso brillante ai lati
che le fasciavano il busto, mettendo in risalto l’ampia scollatura, una gonna
nera di pelle con il bordo strappato evidenziava le sue lunghe gambe avvolte da
stivali neri e per finire, guanti di raso rosso. A differenza dell’originale,
il suo costume non prevedeva una mantellina rossa ma una nera che ben si adattava
a un demone come lei e una maschera di seta nera a coprirle la parte superiore
del volto.
“Credo
che sia il caso che il cacciatore interrompa la passeggiata della bella
fanciulla prima che si trasformi in una vittima.” Continuò lui con tono di
scherno e un’espressione completamente virile.
Nyahm,
che fino a quel momento era stata anche troppo vittima degli eventi, era stanca
di starsene immobile alla mercé di un angelo, soprattutto di questo angelo. Era
ora di giocare.
“E
il cacciatore è proprio sicuro di riuscire nel suo intento?” replicò lei
civettuola, avvicinando il suo corpo a quello di lui, strusciandosi con fare
provocante. Scatenare la lussuria di un uomo era il suo lavoro, ciò che gli
riusciva meglio. Nessuno poteva resistergli.
Un
ringhio d’avvertimento provenne dalla gola di Madiel mentre rafforzava
maggiormente la presa. “Allora,” continuò lei imperterrita, “prova a fermare
questo.” Sollevò rapidamente un ginocchio colpendolo allo stomaco. L’angelo non
poté fare a meno di tirarsi indietro lasciandola libera. Approfittando di quel
lieve vantaggio, Nyahm ne approfittò per attaccare. Riuscì a portare a segno
qualche colpo prima che Madiel le bloccò un calcio alto, rigirandola per la
caviglia e facendole perdere l’equilibrio, mandandola così a terra. La donna
boccheggiò per la caduta e subito sentì un corpo pesante premere su di lei.
Occhi
argentati incontrarono quelli di un cielo senza fine.
“Ora
basta, Nyahm,” sussurrò piano lui, una mano che la avvicinava a sé all’altezza
dei fianchi mentre con l’altra stringeva una ciocca di capelli rossi. “Basta
giocare. Il tempo avanza imperterrito, sia che noi lo ignoriamo o che ne siamo
consapevoli.”
“Lo
so,” rispose lei rilassandosi sotto di lui. Quella resa fu la prova che cercava
Madiel. Senza perdere altro tempo, cercò le labbra di lei reclamando quel bacio
che aveva atteso da un intero anno. Quel bacio non fu dolce o tenero ma
selvaggio, possessivo…bramoso.
Nyahm
si perse nelle sensazioni che Madiel scatenò dentro di lei. Presto quelle labbra così calde e peccaminose
scesero lungo il collo, soffermandosi sulla vena e succhiando più volte quel
punto così sensibile.
“Madiel
ti prego, non ce la faccio più.”
Lui
alzò la testa per guardarla dritta negli occhi. Nonostante le maschere che
celavano parte dei loro volti, il desiderio che entrambi lessero l’uno nello
sguardo dell’altro pose fine ad ogni tentennamento, ogni resistenza.
Sollevandola tra le braccia senza alcuno sforzo, l’uomo entrò dentro il palazzo
con passo sicuro, senza rallentare e abbattendo con un solo calcio la porta che
si era parata come ostacolo al suo cammino. I due entrarono dentro
all’appartamento vuoto, fermandosi solo il tempo necessario a controllare che
fosse effettivamente disabitato. Nyahm se ne stava rannicchiata tra le sue
braccia, stringendolo al collo e accarezzandogli con la mano i capelli setosi
di lui. Le era mancata così tanto quella sensazione.
Quando
Madiel la posò delicatamente su un letto, non ci fu più tempo per pensare.
Entrambi lasciarono che la passione, il desiderio e la disperazione prendessero
il sopravvento. Senza più la barriera dei vestiti a interporsi tra loro, Madiel
entrò con un’unica, possente spinta dentro di lei, non riuscendo più a
resistere alla voglia di sentirla nuovamente attorno a sé. “Per tutti i cieli
del Paradiso!”
Nyahm
rise nel sentirlo dire quell’esclamazione. Madiel la pronunciava ad ogni loro
unione. Il riso venne presto sostituito da gemiti, brividi e il ritmo
incalzante di lui che la penetrava. Continuarono ad amarsi così per le ore che
seguirono. Due amanti che cercavano di fondersi fino a diventare una cosa sola.
Perché era ciò che loro erano, nonostante le leggi infernali e divine non
concepissero una simile idea.
Soddisfatta
la lussuria e la brama che li stava divorando da un anno, Madiel continuò a
tenerla stretta a sé, accarezzandole la schiena con fare rassicurante.
Nyahm
teneva la testa appoggiata sul suo petto mentre ripeteva lo stesso gesto con
cui la stava cullando lui, ma l’alba era ormai prossima.
Esalò
un respiro carico di tristezza prima di sollevarsi e guardarlo in volto.
“Cosa
c’è?” le chiese.
Rimase
in silenzio a fissarlo per qualche minuto mentre con la punta delle dita
percorreva i lineamenti di quel volto che per alcuni era la manifestazione della crudeltà e della
giustizia divina, ma per lei era solo il viso dell’uomo che amava…e che non
avrebbe mai potuto avere.
“Ti
amo.” Gli sussurrò prima di baciarlo dolcemente dapprima sugli occhi,
avvertendo anche la morbidezza della seta della maschera, per poi posarsi sulla
bocca così da fargli percepire tutto l’amore che covava dentro il suo cuore e
che era costretta a nascondere. Quando si scostarono, il sorriso che ricevette
in cambio fece sciogliere Nyahm che si aggrappò a lui con tutte le sue forze,
lasciando che la disperazione emergesse dall’angolo buio dove l’aveva relegata.
Odiava perdere il controllo in quel modo e rovinare così l’unica notte loro
concessa ma non poteva farne a meno. L’ingiustizia del fato pesava su di lei di
anno in anno.
“Shhh.
Nyahm ti prego non fare così.” Mormorò Madiel mentre si chinava protettivo su
di lei baciandole la fronte. “Non sopporto di vedere le tue lacrime.”
“Mi
dispiace Madiel, ma non ce la faccio. Vorrei poter gridare il tuo nome non per
rabbia – come sono costretta a fare – ma per amore! Ci è concessa quest’unica
notte dell’anno per stare insieme e solo perché gli umani, con le loro maschere
e il loro desiderio di diventare qualcun altro, creano una falla
nell’equilibrio delle anime tale da non permettere a Loro di vederci.”
“Lo
so,” si limitò a dire lui, “lo so.”
Restarono
a cullarsi ancora, per un tempo che sembrò troppo breve, prima di tornare ad
amarsi un’ultima volta imprimendo in quell’azione tutte le emozioni che avevano
custodito dentro i loro cuori.
Quando
l’alba iniziò a dissipare il manto della notte la coppia si rivestì e,
silenziosa, uscì nuovamente fuori in giardino.
“Vorrei
poter togliere questa maschera e liberarti così da questo fardello.” Pronunciò
tristemente Nyahm mentre accarezzava quella stoffa identica alla sua.
“Non
puoi e lo sai bene. È l’unica cosa che ci protegge.”
Lo
sapeva. Se gli umani durante il Carnevale indossavano una maschera per
nascondere se stessi e diventare così qualcun altro, per loro accadeva il
contrario. Quella maschera rappresentava il loro vero io, i loro desideri, il
loro cuore. Era quando la toglievano che impersonavano un’altra persona,
qualcuna che, agli occhi del Paradiso e dell’Inferno, era degno di continuare
la divina lotta eterna.
Si
baciarono un’ultima volta prima di allontanarsi. Erano pronti entrambi ad
indossare la loro maschera per un altro anno ancora.
L'autrice:
Lucia Squitieri nasce a Salerno il 28 Aprile 1985. Da piccola amava leggere storie su mondi incantati e creature magiche, un amore che, crescendo, l’ha portata a leggere dapprima libri per ragazzi quali Piccoli Brividi e la serie Animorphs di K.A.Applegate, per poi ampliare le proprie conoscenze fino ad approdare a quello che è diventato il suo genere preferito: l’Urban Fantasy.
Essendo rimasta affascinata dalla serie Guild Hunter di Singh Nalini, ha scritto una fan fiction intitolata Archangel’s Love per il forum Insaziabili Letture.
Studia Beni Culturali presso l’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo.
Che dire della storia di Lucia?
RispondiEliminaLa trovo molto intensa e magica. La capacità che ha di esprimere i sentimenti è una cosa che le invidio parecchio...
Complimenti!!
Poveri amanti sventurati!
RispondiEliminaE' il primo capitolo di una storia bellissima!
Perchè ci sarà un seguito, vero?
Non puoi lasciarci così Lucy, questi due innamorati DEVONO avere un lieto fine...
Grazie mille ragazze! Sono contenta che vi sia piaciuto!!
RispondiEliminaStupendo! in poche righe tutte le emozioni giuste... brava! ^_^
RispondiEliminaGrazie Erica! :D
EliminaBello, bello, bellissimo!!!!!!! Luci tu hai sempre delle idee così originali..si vede che angeli e demoni (ma soprattutto angeli ;) ) sono il tuo pane quotidiano! Davvero commovente e intensa, in così poche righe non è x niente facile ma a te sono sempre bastate poche parole x emozionare chi legge! Brava brava!! ♡
RispondiEliminaahhahahaha Grazie Elena! Sono contenta che ti sia piaciuto!! :D
EliminaQuanto si legge in te di Nalini! Brava Lucia!
RispondiEliminaGrazieeeee! E' un complimento fantastico!!!!
EliminaWow che storia . Lucy ero curiosa di leggere questo racconto e devo dire che sei stata bravissima . Complimenti tesoro . Un racconto breve ma intenso .
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