Iniziamo la settimana di San Valentino con un nuovo racconto inedito
per la rassegna "AMORE FRA LE RIGHE".
A deliziarci in questo
lunedì sarà il racconto "Sindrome di San Valentino" della bravissima Maria Masella, alla quale facciamo i nostri più sentiti e sinceri auguri per il suo compleanno!

Cate stava piegando maglioni quando le squillò il
cellulare; la proprietaria del negozio era uscita per un caffè quindi poteva
rispondere.
Era Julie che senza un “ciao” chiese: — Cosa gli
regalo per San Valentino?
Cate si trattenne a stento dallo sbuffare, era la
terza amica che la chiamava per un consiglio, sempre lo stesso. Altre due
avevano telefonato per raccontarle come avrebbero trascorso la “serata più
romantica dell’anno” e avevano concluso con la fatale domanda “e tu cosa farai
questa sera?”
Un bel niente! Cate aveva cercato di non ringhiare. E
dicevano di essere sue amiche! Ma non ricordavano che deteneva il record
mondiale di abbandoni a San Valentino? Le sue storie finivano sempre quel
maledetto giorno. Una volta era stata una telefonata “Cate, ti stimo troppo per
nasconderti che ho conosciuto un’altra, sono innamorato e passerò la serata con
lei.” C’era stato un discreto assortimento di liti per futili motivi, liti non
seguite da riconciliazioni appassionate, come invece accadeva alle altre ragazze.
Aveva anche avuto un abbandono con SMS e uno su
facebook.
Aveva o non aveva tutti i motivi per odiare il giorno
di San Valentino?
Anzi era affetta da SSV, Sindrome di San Valentino:
tristezza, insonnia, sguardo spento. Certo che aveva lo sguardo spento! Ovunque
si girasse vedeva cuori, coppie innamorate e doni infiocchettati.
— Allora, Cate, mi senti? Cosa gli regalo? Qualcosa di
affettuoso, spiritoso, poco impegnativo. Sai, per non farlo sentire a disagio.
Se Cate aveva imparato una cosa era che un uomo non si
sentiva mai a disagio, ti mollava fingendosi dispiaciuto e, girato l’angolo,
“occhio non vede e cuore non duole.”
— Un portachiavi con un cuore — non era la prima cosa
che le era venuta in mente ma uno dei tanti regali che le erano rimasti come ricordo
di un amore finito a San Valentino.
— Gliel’ho già regalato l’anno scorso, me l’hai
consigliato tu, anzi me l’hai venduto a metà prezzo. Sono distrutta, non so
cosa regalargli; ti prego, fatti venire un’ideuzza!
Julie era distrutta ed erano già due i San Valentino
che trascorreva con lo stesso ragazzo! Cate prese un bel respiro e poi buttò
là : — Sciarpa con la sua iniziale. Come si chiama?
— E’ lo stesso dell’anno passato, Cate! Marco era e
Marco è. E dove trovo una che mi ricama l’iniziale? Abbiamo appuntamento alle
otto…
Marco e quindi M, come Matteo, il disgraziato che
l’aveva abbandonata su facebook. — Passi da me, ne ho una mai usata e con
l’iniziale giusta. Metà prezzo.
— Ti voglio bene, Cate.
— Anch’io.
Cate chiuse il cellulare e lo rimise in tasca proprio
mentre stava entrando la proprietaria.
— Ci degniamo di lavorare o siamo pagate per stare al
telefono con le amiche?
— Mi scusi — rispose Cate e ricominciò a piegare
camicie e maglie.
La cliente uscita da poco si era trattenuta per quasi
un’ora, aveva voluto vedere di tutto, per acquistare la camicia vista per
prima. La proprietaria aveva sempre sorriso, ma era stata Cate a porgerle una
pila dopo l’altra, già sapendo che avrebbe dovuto ripiegare tutto.
Il suo lavoro le piaceva abbastanza e averne uno era
già un mezzo miracolo, ma quando aveva ottenuto un posto in un negozio di
abbigliamento per uomo cosa aveva immaginato? Il bel cliente entra e resta
fulminato dalla commessa. Da un anno lavorava lì e di bello, aggettivo
maschile, era entrato soltanto un gatto, di nascosto. La proprietaria l’aveva
costretta a cacciarlo… Un gatto: chissà come stava Negrin?
E il pensiero di Negrin richiamò quello di Dario, il
suo vicino di casa sempre disponibile per mutua assistenza. Cate doveva
spostare qualcosa di pesante? Suonava a Dario. Se lui aveva finito sale,
zucchero, spaghetti, da chi andava se non da Cate? In verità Dario sapeva più
cose di lei di quante ne avesse confidate alle amiche: ecco, lui aveva un quadro
quasi completo delle sue vicende sentimentali… Era difficile mentire con chi ti
trovava a piangere sulle scale o evitava per un pelo gli oggetti che stavi
lanciando contro le pareti.
— Ci degniamo di rimettere in ordine il bancone?
La voce della proprietaria distolse Cate che si
trattenne a stento dal chiamarla aguzzina, ma lo pensò.
Veramente lo pensava da due settimane, da quando le
aveva comunicato “l’opportunità di ravvivare la vetrina con qualche richiamo
per San Valentino”.
Ravvivare? Con cuori rossi su cui erano scritti i prezzi di camicie,
maglioni e sciarpe. Anche sulle calze.

Ma da due settimane si era aggiunto un sintomo nuovo e
preoccupante: crisi di pianto, improvvise e immotivate.
Dipendeva soltanto dalla marea di cuori su cui
inciampava in negozio? Avrebbe voluto parlarne con Dario, ma da due settimane
lui non era più la spalla su cui piangere e l’amico con cui ridere: l’aveva
tradita. Era questo ad aver aggiunto le crisi di pianto ai sintomi della sua
Sindrome di San Valentino?
Dario sapeva quanto Cate stesse male dall’ultima
settimana di gennaio alla terza di febbraio: da quando nelle vetrine fiorivano
i cuori a quando le amiche smettevano di raccontare in tutti i dettagli
sentimentali, passionali ed erotici, la serata “magica”.
E proprio lui, due settimane prima, le aveva chiesto
di cercargli il regalo di San Valentino per la sua lei.
— Una nuova? — aveva chiesto, incuriosita, perché
Dario aveva lasciato la precedente qualche mese prima, proprio quando si era
esaurita la sua con Sandro; veramente era stata lei a lasciarlo per non
rischiare di essere lasciata a San Valentino. Lei e Dario si erano consolati
insieme a pizza e chiacchiere.
Erano amici, soltanto per quel motivo non aveva urlato
ma aveva risposto perché non glielo cercava lui.
— Dai, Cate, lo sai che sono un fallimento per i
regali. Ti prego, per la nostra amicizia.
Amicizia? Ma quello che le stava facendo non era da
amico! Aveva cercato di calmarsi. — Almeno dimmi qualcosa di lei. Che tipo è,
cosa le piace.
— E’ un po’ difficile, no, non che sia un tipo
difficile, è difficile spiegarla. Ecco, è simpatica.
— Un po’ poco per sceglierle un regalo. Non hai idea
di cosa si aspetti?
Dario l’aveva guardata ed era rimasto zitto.
— Non ti ha dato neppure un indizio su cosa vorrebbe?
Lo facciamo spesso. Parliamo di questo, di quello, in modo casuale…
— Sarà stato troppo casuale e non me ne sarò accorto.
— Aveva esitato. — Poi non è che stiamo proprio insieme. Approfitterò di San
Valentino per proporglielo.
— Ti consiglio almeno di dirle che ti piace, che le
vuoi bene… Non è come stipulare un contratto. Sforzati di dirle qualcosa di
carino. — In fondo Dario le aveva fatto tenerezza. Che si fosse davvero
innamorato? Aveva provato anche un po’ invidia. Perché non era capitato a lei?
Un grande amore. Ripensandoci, per i suoi ultimi aveva provato ben poco, ma
aveva sperato che, frequentandoli, l’amore sbocciasse. — Non hai proprio
un’idea di cosa le piaccia? O vorrai ripiegare sui soliti cioccolatini?
— Però le piacciono.
Cate aveva tenuto per sé il commento che per San
Valentino ogni ragazza si aspettava qualcosa di più originale, più durevole e
da poter mostrare alle amiche, come trofeo. — Altro?
— Le piacciono i gatti. Potrei regalarle un micino.
In quel momento l’avrebbe strozzato! Quando, sette
mesi prima, il suo Mucimuci era scappato di notte e finito sotto un bus, chi
l’aveva consolata? Chi aveva cercato di distrarla? Dario! Avrebbe dovuto
ricordare che le bastava pensare a un gatto per scoppiare in lacrime, pensando
a Mucimuci. Lo aveva fissato, gelida. — Se sai che le piacciono, cerchi un
negozio che venda animali ed è fatta.
— Non mi intendo di gatti — aveva replicato Dario. —
Tu sì.
— Un gatto ha quattro zampe e una coda, non c’è molto
da capire. — Quattro zampe? Coda? E gli occhi che la capivano e le coccole
quando arrivava… — Vai e scegli.
— Appunto, non so scegliere. Sei mia amica, vai, lo compri
e la sera di San Valentino vengo a prenderlo. Non prima perché non lo saprei
accudire. — Si era chinato scoccandole un bacio sulla guancia. — Ti voglio
benissimo!
Il giorno dopo Cate era andata in un gattile, aveva
scelto un micino di razza incerta; veramente era stata scelta perché appena gli
si era avvicinata le era saltato in grembo. Aveva garantito ottimo trattamento
e aveva lasciato un’offerta.
Da allora Negrin, tigrato e con una macchia nera sul
muso, viveva con lei. Le aveva distrutto qualche cuscino, il tappetino del
bagno, ma faceva le fusa quando lo prendeva in braccio. Il trasportino era
stato ben imbottito, adorno di un fiocco rosso, poi nascosto perché non avrebbe
resistito neppure un minuto sotto le zampette curiose di Negrin.
Fra poche ore anche Negrin sarebbe uscito dalla sua
vita, come Dario… Non era giusto!
Finì di ripiegare camicie e maglioni e disse alla
proprietaria che non si sentiva bene.
— Vai, vai… Dovrai prepararti per la serata… Benedette
ragazze, cosa sarà mai San Valentino!
Arrivata a casa, si mise la vecchia e comoda felpa e
sedette sul divano; prese un cioccolatino e un fazzoletto di carta, mentre le
scorrevano davanti tutti i suoi fallimentari San Valentino.
Negrin le saltò in grembo e cominciò a fare le fusa. E
a farsi le unghie sul cuscino nuovo.
Dal giorno seguente non ci sarebbe più stato Negrin e
neppure Dario, perché questa volta sembrava innamorato veramente.
Non si era mai reso conto di quanto Dario fosse
diventato importante; niente più chiacchiere e pizze condivise… Se le veniva da
piangere non era per i San Valentino del passato, ma per il presente e il
futuro.
Basta! Accese la TV, come previsto davano una commedia
romantica, lasciò acceso, con l’audio a tutto volume.
Non le dava fastidio. E come poteva pensare a una
sciocchezza come San Valentino quando avrebbe perso Negrin. E Dario!
Quando arrivò Julie andò a prendere lo scatolone che
teneva sul ripiano alto della dispensa e le porse la sciarpa.
— Perfetta, sei un tesoro! — esclamò Julie. — Ora
scappo perché devo prepararmi. — Le lanciò un’occhiata. — Ti senti bene?
— Benissimo — rispose Cate. Non poteva dire che si
sentiva pronta per essere gettata nel cassonetto della spazzatura.
— Bene, allora vado!
Sola. Senza neppure la possibilità di suonare da Dario
e proporgli una spaghettata.
Negrin si era arrampicato sullo scatolone ed era
entrato, cominciando a graffiare i pacchetti ben allineati e schedati. Lo
sollevò e non fu facile. Avrebbe passato la serata a rimettere ordine.
Probabilmente anche a piangere rivivendo i suoi San Valentino, mentre scorreva
un dono dopo l’altro, tutti acquistati e non consegnati, causa rottura.
Qualcuno l’aveva riciclato alle amiche, ma ne aveva ancora un po’.
Perché li aveva tenuti se non per farsi del male?
Prese un sacco nero della spazzatura e cominciò a buttare; per ultimo gettò
quello acquistato per primo, a quattordici anni, per Alberto: un porta CD a
forma di cuore.
Infilò il giaccone sulla tuta, prese Negrin e il sacco
nero ben annodato. Controllò di avere le chiavi, operazione di solito inutile
perché Dario ne aveva una copia di scorta, prudenza ricambiata. Ma il suo
vicino sarebbe stato presto cancellato dalla lista degli amici sempre
disponibili e tanto valeva abituarsi…
Era dal cassonetto dell’angolo quando lo vide
arrivare: con bottiglia di vino, contenitori di pizza e anche un cartone per
torta.
Non aveva immaginato di poter stare così male. Sentì
miagolare Negrin che stava comodo e caldo nella tasca del giaccone e gli diede
una grattatina. — Ti vorrà bene, spero che te ne voglia. —
Sperava anche che la storia di Dario andasse a buon
fine… No, non lo sperava affatto! Ma se gli voleva bene doveva sperare il
meglio per lui… Difficile perché per lei sarebbe stato il peggio.

— Ciao, Cate, mi faresti un favore? Puoi portarmi il
micio? Sono qui a fare preparativi per una serata indimenticabile…
Lo interruppe per non sentire i dolorosi dettagli: —
Vengo subito.
Salì le scale di corsa prima di perdere il coraggio e
suonò alla porta di Dario.
Lui aprì subito.
Il monolocale sembrava diverso, come aveva potuto far
tutto in pochi minuti? Da quanto tempo aveva lavorato? Era in ordine, pulito e
brillante. Qualche candela accesa, il tavolo apparecchiato per due con una
bella tovaglia.
Gli porse il micio. — Si chiama Negrin. Ho anche il
trasportino.
— Entra.
— Non è il caso. Ti auguro che tutto vada bene.
— Entra.
E rischiare di incontrarla? — Vado a prendere il
trasportino.
La trattenne posandole una mano sulla spalla. — Il
trasportino non servirà . — Fece una carezza al micio. — Ora ti consegno alla
tua padrona.
Cate si guardò attorno. Dario aveva un monolocale:
dove poteva essere “lei”? Soltanto in bagno, quindi guardò in quella direzione.
— Cate?
Si girò verso Dario che teneva Negrin come fosse stato
un oggetto fragile e pericoloso.
— Cate, ti dispiace prendere Negrin? Vuole stare con
te.
— Dovrà abituarsi, anche lui!
— Cate! — Le prese le mani e vi depose il micio. —
Negrin è per te. — Poi continuò di corsa: — Non sono bravo con le parole, lo
sai. Ho cercato di fartelo capire, ma per te ero soltanto un amico. Il vino è
il tuo preferito, la pizza anche. Torta? Sacher a forma di cuore.
Negrin cominciò a protestare perché Cate lo teneva
male, anche stringendo troppo.
— Vuoi che restiamo amici? Lo accetterò, ma dovevo
tentare, Cate.
— Tentare?
— Non so come è successo, ma mi sono accorto che senza
di te non posso stare. La serata – indicò con un gesto vago la stanza alle sue
spalle. — è per te, se la vuoi. Anche soltanto come amici, se non provi
qualcosa di diverso.
Cate lo guardò bene, forse era un scherzo? No, Dario
sembrava sincero. Si chinò e posò Negrin a terra. — Ero gelosa di lei… Che si
prendeva il micio. Che si prendeva te! — Gli mollò uno schiaffo. — Mi hai fatto
stare così male…
Dario le mise un dito sulle labbra. — Così male che
sei guarita. Sei guarita? — le chiese un po’ esitante.
— Ho buttato tutti i vecchi regali.
— Allora accetterai il mio? — si chinò, riuscì ad
acchiappare Negrin e lo sollevò fra loro. — Lo accetti? — La vide far segno di
sì, finalmente sorrideva anche se era San Valentino. — Accetti anche me?
Cate prese il micio. — Dovrai imparare a tenerlo
meglio. Eh, sì. Accetto anche te. — Non era mai stata così bene, finalmente
aveva un bel San Valentino romantico da raccontare. Da raccontare alle amiche?
Ma cosa le importava raccontarlo? Preferiva viverlo: Dario baciava molto bene…
L'autrice:
La
sua carriera da scrittrice ha avuto inizio con la pubblicazione di alcuni suoi racconti
di spionaggio nella collana Segretissimo di Mondadori ma ha poi cambiato
più volte genere scrivendo racconti o romanzi fantasy, gialli e romance con
ambientazione sia storica che contemporanea.
Ha
partecipato varie volte al Mystfest di Cattolica, ed è stata premiata in due
edizioni (1987 e 1988). Due suoi racconti sono stati finalisti al Premio
Tolkien.
Con
Frilli Editori, ha pubblicato una serie di gialli aventi come protagonista il commissario
Antonio Mariani: il buon successo ottenuto dal personaggio ha portato alla
vendita dei diritti per la realizzazione di una fiction televisiva.
Visita il sito dell'autrice:
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Potete trovare qui i racconti di "Amore fra le righe 2013"
Racconto simpaticissimo! Povera la Cate che ha subito così tanto dispiacere, il ceffone ci stava tutto!
RispondiEliminaTenerissimo Negrin *.*
Brava Maria ^_^
L'amicizia che si concretizza in amore a S. Valentino è uno splendido regalo... Bel racconto complimenti Maria
RispondiEliminaracconto piacevole, scorrevole, con la giusta dose di Humor e di Romance.
RispondiEliminaa metà s'era capito che la "Lei" di Dario era Cate, ma questo non ha guastato x niente il finale. molto carino! Brava!
la sidrome della sfigata è una vera rogna, per fortuna che Cate sia stata baciata da Cupido ed un dolcissimo Dario l'abbia salvata :D
RispondiEliminaBello! Amo i racconti! ♥
RispondiEliminaBello e divertente, mi è piaciuto molto questo racconto, nel quale ho rivisto la verve e l'immediatezza della mia simpatica concittadina!
RispondiEliminaComplimenti a Maria e anche a chi ha realizzato la copertina, che trovo davvero bella!
Cassie
FANTASTICO!!!!!
RispondiEliminaSimpatico e dolcissimo! Un racconto romantico adattissimo per la giornata di San Valentino <3
Un racconto semplice ma molto dolce.
RispondiEliminaBellissimo il pizzone che gli molla alla fine, non me lo aspettavo ma è stato un tocco da maestro ;)
Complimenti!