Oggi un nuovo appuntamento con Teresa Siciliano, che ci sottopone un articolo dal titolo "ABBASSO I FANTASY!". Pronti a scoprire il perchè?
Buona Lettura!
Come si indovina subito dal titolo, questo è un articolo
fazioso. Davvero… profondamente… incontestabilmente… FAZIOSO.
In realtà con il termine fantasy, per quanto ho capito, si
possono intendere molte cose. C’è anche una branca che perfino io apprezzo: e
sono i romance di vampiri.
Ma non è di questo sottogenere che voglio parlare oggi. Oggi
voglio parlare dei fantasy, come dire, più fantasiosi. Innanzitutto si tratta
quasi sempre di romanzi corali con un gran numero di personaggi. E questo ai
miei occhi è il primo limite: perché, per mia colpa, intendiamoci, faccio
sempre confusione fra i vari personaggi, che, accidenti a loro!, hanno anche
nomi difficili da ricordare e quasi mai italiani. Un po’ perché gli autori sono
stranieri, un po’ perché pure i nostri scrittori, immagino per motivi di
vendite, scelgono di ambientare le loro storie sempre in luoghi (e magari tempi)
lontani. Forse anche perché i lettori del genere cercano l’evasione dalla
realtà quotidiana (che per la verità non manca affatto di anomalie ed orrori).
Però, paradossalmente (non ditemi che sono contraddittoria,
lo so già ), sono ancora più a disagio quando i protagonisti sono dei
dell’antica Grecia oppure, ommioddio!, figure della tradizione ebraico-cristiana:
vedere angeli che si innamorano di una mortale? O leggere romance sui quattro
cavalieri dell’Apocalisse? Intollerabile per me. Volete che vi dica cosa ho
provato vedendo il Noah con Russell Crowe? Sto ancora vomitando, naturalmente.
Se prendiamo Fantasy
lover della Kenyon, troviamo Julian, un semidio figlio di Afrodite e di un crudele
guerriero spartano, che da duemila anni è tenuto
prigioniero da Priapo all’interno di un libro (non occorre dire quanto tema
l’avvento degli ebook e la conseguente sparizione dei cartacei), da cui
occasionalmente viene liberato per un mese per fungere da schiavo sessuale. La
vicenda è ben congegnata dall’autrice, che presenta una spiegazione per tutti i
problemi di un simile viaggio nel tempo e nello spazio. Il fatto è che nella
vicenda, oltre agli umani, sono presenti Afrodite, Eros, Priapo, che si
comportano come i protagonisti di una soap familiare. E quindi, alla fine del
romanzo, quando ogni cosa si sarà risolta (tranne il caso di Priapo che, almeno
per il momento, ha preso il posto di Julian nel libro), si ritroveranno tutti
insieme Afrodite, nonna felice, ed Eros e Psiche (vestiti da motociclisti) a
fare le coccole ai gemellini della coppia, come è usuale per le nostre nonne e i
nostri zii. Il tutto anche passando il filtro di un’infermiera perplessa, che
annusa qualcosa di strano.
Molto peggio vanno le cose nella serie dei Cavalieri immortali della Ione. Si
tratta, in realtà , dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse, cioè Guerra-Ares,
Fame-Limos, Morte-Thanatos e Reseph-Pestilenza. Il quartetto è ahinoi! uno
spin-off della serie Demonica. E per chi non ha letto i precedenti l’impresa si
presenta insuperabile: ci sono molte decine di personaggi con strani nomi e
pseudonimi e con attributi, poteri e caratteristiche sempre diversi e, almeno
nei primi due volumi, senza uno straccio di spiegazione da parte dell’autrice.
Una storia, secondo me, supremamente noiosa: tutto un susseguirsi di scene di
violenza e all’occasione di sesso, fino all’ultimo volume, con lo sforzo di
riabilitare Reseph, sforzo, a dire il vero, per niente riuscito: come si fa a
perdonare chi ha ucciso MILIONI di persone? Per giunta nel finale non mancano
allusioni a servizi segreti e agenti infiltrati, il che mi sa troppo di terrestre
e stupidamente spionistico. Mentre sfioriamo il ridicolo quando i mitici,
terribili cavalieri dell’apocalisse fanno feste sulla spiaggia con le famiglie
o celebrano il Natale, il che mi pare un po’ troppo. L’unico riuscito della serie
è paradossalmente il volume di Thanatos, forse perché è il più sentimentale, si
basa su un numero ristretto di personaggi e nell’insieme è un buon fantasy
d’azione.
Ma non possiamo concludere senza il Ciclo delle antiche
razze: un titolo, diciamo, non memorabile.
In verità il primo volume, Il legame del drago, mi è piaciuto molto: certo si parla di wyr e
fae (che ci volete fare?), ma l’autrice imposta correttamente la serie,
aiutando le lettrici ad orientarsi in un mondo ancora nuovo e sconosciuto, e soprattutto
il ritmo è scattante e avvincente. Indimenticabili i protagonisti: Pia è la
solita eroina inadeguata, in cui ci si identifica facilmente (anche se presto
si scopre che, contrariamente alle apparenze, ha qualche potere un po’ insolito
e speciale); Dragos, beh Dragos può essere un essere superiore, quanto volete,
ma, se vorrà conquistare la sua donna, anziché limitarsi a possederla, dovrÃ
apprendere, come a tutti noi è stato insegnato, a dire “per favore”. E, non so
perché, la cosa non fa affatto ridere, fa invece tenerezza: dentro ogni uomo di
potere c’è sempre un bambino da educare.
Purtroppo né Il cuore
della tempesta né Il bacio del
serpente sono stati all’altezza dell’esordio: ci si perde in discussioni di
politica, per giunta quella di un mondo alieno che, purtroppo, assomiglia
troppo e davvero ridicolmente a quello di noi umani qualunque; oppure
all’autrice mancano quasi del tutto le idee e si naufraga nella noia, che non
può essere vivacizzata da un po’ di scene di sesso, dove è difficile inventare
qualcosa di nuovo.
Però non manca un particolare davvero disarmante: sappiate
che da secoli l’oracolo di Delfi si è trasferito negli Stati Uniti. Gli
americani si sono presi anche la nostra storia!
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