Amore, passione, difficoltà ma anche allegria: noi lettrici romance siamo affamate di queste emozioni. Ecco perché, nel periodo più romantico dell'anno, Insaziabili Letture non può che accompagnarvi al giorno degli innamorati con racconti strepitosi!
La rassegna "Amore fra le righe" si apre quest'anno con un'autrice a cui siamo molto affezionate: Monica Lombardi!
Venite a leggere "SOTTO LO STESSO CIELO", un racconto che riprende i personaggi della novella gratuita "STARDUST - L'INIZIO" e anticipa il primo romanzo della serie #Stardust: "FREE"!
Non lasciatevelo scappare!
Il
racconto riprende i personaggi e fa riferimento ad alcuni eventi che trovate
nel racconto gratuito “Stardust – L’inizio”, pubblicato da Emma Books
Territori a nord di Chicago - Anno 227 della Nuova Era
I raggi di sole che filtravano tra i rami davano
ai suoi capelli castani dei riflessi rossastri che Nathan non aveva mai visto.
Alzò una mano e infilò le dita tra quelle ciocche, godendosi i giochi di luce.
Godendosi la serenità del momento e la vicinanza dei loro corpi, ancora
spogliati.
«Non ti sto chiedendo troppo?» gli domandò
Leyla.
La sua voce lo accarezzò come morbido velluto,
la domanda lo sorprese. Poteva avere ancora dei dubbi su di loro?
«Non c’è troppo, se si vuole tutto.»
E lui lo voleva. Forse già dal loro primo
incontro, più di quattro anni prima, anche se ci aveva messo un po’ ad
accettarlo. Dalla notte in cui Leyla era stata a casa sua, a New London, vivere
senza di lei era diventato insopportabile.
New
London – Sei mesi prima
Ancora prima di aprire gli occhi, Nathan si
accorse di essere solo. Glielo dicevano la mancanza di calore accanto a lui nel
letto e il silenzio nel suo piccolo appartamento, ma glielo diceva soprattutto
il senso di vuoto che avvertiva nel petto.
Vuoto, che si opponeva al senso di completezza
che aveva provato durante la notte.
Lui e Leyla avevano fatto l’amore. Sul divano in
soggiorno prima, spogliandosi l’un l’altro con una fame scatenata, in pochi
minuti, da quello che era stato il loro primo bacio.
Si erano addormentati e poi spostati in camera
da letto, dove si erano amati, di nuovo.
E ora?
Leyla aveva un appuntamento a nord della città, glielo
aveva detto prima che lui le offrisse ospitalità per la notte. Perché non lo
aveva svegliato, quando se n’era andata?
Perché non sapeva che cosa dirgli, ecco perché.
Si girò nel letto, affondando la faccia nel materasso
dalla parte in cui aveva dormito lei. Banale, eppure inspirò a fondo. Era anche
inutile, aveva ancora il sapore di lei sulle labbra, il suo profumo nelle
narici, ma lo fece lo stesso.
Avrebbe voluto rimanere lì tutto il giorno ma si
alzò. Il ricordo di Leyla e della prima, forse unica notte che avrebbero
passato insieme l’avrebbe seguito fuori da quel letto, fuori da quell’appartamento.
Ovunque e sempre.
***
«Dunque, Leyla era
davvero qui a New London.»
Nathan aveva
dovuto aspettare due giorni, prima di riuscire a parlare con l’amico Syrus da
solo e in un luogo sicuro. L’aveva portato al New London Park, un po’ perché
potevano trovarvi angoli tranquilli, lontani dai circuiti di sorveglianza, un
po’ perché, da quando Leyla se n’era andata, la sua testa si rifiutava di
abbandonare i ricordi delle ore che avevano trascorso insieme, e tornare al
parco dove l’aveva incontrata era un modo come un altro per farlo. Era giorno,
ma gli sembrava di vederla uscire da dietro l’albero dove l’aveva aspettato,
un’ombra tra le ombre.
«Sì, con delle
novità importanti» rispose.
Quattro anni
prima, Nathan e Syrus erano andati a Chicago e, insieme all’amico Malik, si
erano addentrati nei Territori a nord della megalopoli, dove avevano avuto il
primo incontro con un gruppo di Phys, tra cui Leyla e suo zio Markus.
Phys e Mepow,
le due razze in cui l’umanità era ormai nettamente divisa, potevano anche convivere
in un’atmosfera di tensione e sospetto, ma c’era chi, sia da una parte che
dall’altra, pensava che le cose potessero cambiare. Così era nato il loro
gruppo, che avevano chiamato New Earth, Nuova Terra. Purtroppo, in quei quattro
anni avevano percepito altri cambiamenti, nelle megalopoli abitate dai Mepow. Cambiamenti
che andavano in direzione opposta a quella auspicata da loro.
«Rilevamenti
geologici nei Territori» aggiunse.
«Da parte
nostra?» domandò l’amico.
Nostra. Sì. Anche se
Syrus e Nathan erano diversi, restavano pur sempre dei Mepow.
E tu hai fatto l’amore con una Phys.
Se ci pensava
in quei termini, sentiva di aver abbattuto una barriera, di aver varcato un
confine, compiuto un incredibile salto oltre un crepaccio profondo.

«Nat?»
«Scusa. Sì, da
parte dei Mepow.»
«Che c’è?»
Nathan si
riscosse. Syrus lo conosceva troppo bene. Era il fratello che non aveva mai
avuto, l’unico con cui, mentre crescevano, aveva potuto condividere dubbi e
curiosità sul loro mondo imperfetto, con cui aveva cercato risposte a domande
che gli altri ragazzi della loro razza non sembravano neanche porsi.
«Acqua,
minerali, non ne era sicura» gli disse, per distrarlo. «Dobbiamo capire chi c’è
dietro.»
E che altro c’è?
La voce di
Syrus, nella sua testa.
Si erano seduti
su un tronco caduto che nessuno aveva mai rimosso. Era una bella sensazione,
trovarsi appoggiati contro una superficie irregolare, all’aperto. Se qualche
altro Mepow si fosse avventurato in quella parte del parco, avrebbe trovato
quella scelta insolita. Strana.
Nathan appoggiò
gli avambracci sulle gambe e guardò l’amico di sbieco. I suoi occhi chiari lo
studiavano e attendevano, pazienti. Quando voleva, Syrus sapeva essere molto
paziente.
Avrebbe potuto
rispondergli con la telepatia, ma scelse di usare la voce. Voleva sentirle,
quelle parole, capire che effetto gli avrebbero fatto.
«Ho fatto
l’amore con lei.»
Suonava… bene.
Anche se era
un’espressione che quelli della sua razza usavano ormai di rado, preferendo
frasi asettiche come “stare insieme fisicamente”.
Un lampo di
stupore fu tutto quello di cui Syrus ebbe bisogno per digerire la notizia, poi
il suo bel volto fu illuminato da un sorriso.
«Lo sapevo.
Tutto questo tempo senza una ragazza… pensavi a lei, vero?»
Nathan annuì. «Una
bella situazione senza via d’uscita, non c’è che dire.»
«Perché?»
domandò Syrus.
Ora fu il turno
di Nathan di essere sorpreso.
«Non ho neanche
bisogno di risponderti.»
Leyla era una
Phys. Nella loro società, niente legava le due razze, tutto li separava. A
cominciare dai luoghi e dal modo in cui vivevano, nelle megalopoli loro, nei
Territori selvaggi i Phys. Senza contare che, con tutta probabilità, la sua
fissazione per lei era a senso unico.
Ma non gli
disse niente di tutto questo, Syrus ci sarebbe arrivato da solo.
«Andiamo per
gradi» riprese l’amico. «I rilevamenti dei Mepow nei Territori Phys.»
Spiazzato dal brusco
cambiamento di discorso, Nathan aggrottò le sopracciglia.
«Non sono
sicuro che cerchino dei minerali, o acqua» continuò Syrus. «Che preavviso devi
dare alla clinica?»
«Dimmi che stai
seguendo un filo, in questo discorso. Perché io non lo trovo.»
«La botanica
non è mai stata solo un hobby per te. L’hai studiata, all’accademia.»
«Sì, l’ho
studiata, e no, non stai seguendo un filo.»
In realtà, Nathan
sapeva che, prima o poi, i pezzi di quel discorso avrebbero formato un’immagine
precisa. Era così che funzionava Syrus. Che aveva un quoziente d’intelligenza
in area “genio”.
La sua mano si
sollevò a stringergli il braccio.
«Il papà di Rya
finanzia un progetto su alcune piante che si pensa abbiano poteri medicinali.
Cercano qualcuno disposto a trasferirsi a Chicago per fare ricerche nei Territori
a nord della megalopoli.»
Rya era la
moglie di Syrus e la madre dei suoi due figli, Allistar e la piccola Aster.
Ancora distratto dal pensiero di Leyla, Nathan si impose di concentrarsi su
quelle informazioni.
«Potrebbe
essere collegato alle ricognizioni?» chiese.
«Potrebbe. Ed è
di sicuro collegato a te e a Leyla.»
Un progetto di
studi botanici a Chicago e nei Territori adiacenti. Ecco il filo. Si alzò in
piedi, cercando gli occhi chiari dell’amico.
«Mi stai
dicendo quello che penso io?»
«Sarà durissima
saperti a un oceano di distanza ma...» Anche Syrus si alzò, assumendo
un’espressione seria. Tradita dall’ironia che gli accendeva lo sguardo. «Accetterebbe
di lavorare per mio suocero su questo progetto, dottor Roscoe, genetista e …
botanico?»
Chicago
– Tre settimane dopo
Il bar era quello dove si erano incontrati la
prima volta. Quattro anni prima, era seduto a uno di quei tavoli insieme a
Syrus e Malik, quando lei era entrata dalla porta. Una sconosciuta che aveva
catturato subito il suo sguardo, e in poche ore tutto il resto. Sapeva già
allora che non l’avrebbe dimenticata ma non avrebbe mai immaginato ciò che
sarebbero arrivati a condividere.
E quello era esattamente il punto. Che cosa
avevano condiviso? Tutto, per lui. Forse solo una notte di sesso, per lei.
Ma Nathan sperava di no.
“Vedo
le stelle, nei tuoi occhi. Anche quando sono lontani un oceano.”
Lo aveva detto Leyla nel suo appartamento a New
London. A quella frase si aggrappava, forse per quell’unica frase era lì. Non
ci sarebbe stato più un oceano tra loro.
La porta d’ingresso del locale si aprì e, ancora
prima di sollevare lo sguardo, Nathan sapeva che era lei. Era seria ma quando
lo vide sorrise, e nella sala sembrarono accendersi altre luci.
«Nathan.»
Lo disse a voce bassa mentre gli si sedeva
accanto, e bastò quel tono sussurrato a farlo tornare indietro alle ore in cui
era stata tra le sue braccia, a New London. La mano si poggiò sulla sua, sul
tavolo, ma Nathan si impose di non vedere troppo, in quel tocco. Il contatto
fisico era più usuale tra i Phys che non tra i Mepow.
Leyla annuì.
«Ho parlato con Syrus, stiamo cercando di capire»
continuò. Aveva pensato per giorni a quell’incontro e aveva deciso che avrebbe
iniziato dalle questioni più urgenti. E generiche. Non personali. «Sono qui
anche per quello.»
I rumori di sottofondo del bar garantivano un
po’ di privacy e la ragionevole certezza che le loro voci non sarebbero state
udibili, sulle registrazioni del sistema di sorveglianza, ma non avrebbero
corso rischi inutili. I dettagli avrebbero dovuto aspettare finché non si
fossero trovati in un luogo più sicuro.
«Quanto ti fermi?» gli domandò Leyla.
«Sei mesi.»
La sorpresa negli occhi di lei fu una stilettata
calda ai suoi lombi, già eccitati dalla semplice vicinanza. Le dita sottili che
si mossero in modo da intrecciarsi alle sue gli bloccarono il respiro in gola.
«Dove alloggi?»
Mezz’ora dopo uscivano dall’ascensore e
imboccavano il corridoio al sesto piano dell’edificio dove si trovava il
piccolo trilocale di Malik.
“Dove
alloggi?”
Durante il tragitto a piedi, trascorso nel
silenzio, Nathan si era imposto di non pensare al perché di quella domanda. Stava
cercando un posto suo ma non era facile, glielo spiegò nei pochi metri che
dividevano l’ingresso dell’appartamento dallo studio convertito a stanza degli
ospiti.
Che era spartano e in disordine, Nathan stava
per scusarsi quando Leyla gli agganciò il braccio con il quale stava
richiudendo la porta alle loro spalle e così, senza preavviso, lei fu tra le
sue braccia.
A Nathan bastò fare un passo e lei si trovò
schiacciata tra lui e il muro, il corpo arrendevole che si modellava contro il
suo. Scontro di occhi, poi di labbra, e il sapore di lei lo invase, come una
droga. Sentì le sue mani risalirgli lungo la schiena, sul collo, finché i
polpastrelli non si infilarono con forza tra i suoi corti capelli, come se
volesse essere sicura che lui non potesse allontanarsi.
Invece Nathan lo fece, anche se di pochissimo,
per riprendere fiato e perché aveva bisogno di sapere, un bisogno che lo aveva
consumato, in quelle settimane di separazione. Una relazione tra loro sarebbe
stata complicata: aveva bisogno che le cose fossero chiare, fin dall’inizio.
«Sono qui per te» le sussurrò contro le labbra. «Syrus
mi ha proposto un lavoro che ci permetterà di trovare delle informazioni, è
vero, ma lo ha fatto perché sapeva che volevo essere qui, per te. Se questo non
ti piace, dimmelo subito.»
I suoi occhi grigi lo fissavano e, a dispetto
della mancanza di poteri telepatici, sembrarono leggergli dentro.
«Come può non piacermi, quando brucio per te?»
«Siamo…»
«Sei
l’uomo che voglio al mio fianco, Nathan. Sei un Mepow, sì, e guardi oltre. Così
mi hai conquistato.»
Il calore gli arrivò da lei, da quelle parole,
da ciò che scioglievano dentro di lui. Le strinse le mani sui fianchi, infilò
le dita sotto la sua maglietta cercando la pelle, e anche le braccia di Leyla
si mossero per cominciare a svestire lui. Leyla lo spogliava come nessun’altra
donna avrebbe potuto fare, non solo nel corpo ma nella mente, risvegliando
parti di lui che pensava fossero state congelate. Pelle contro pelle, ogni
tocco capace di accendere fiamme che minacciavano di consumarli prima che
arrivassero alla conclusione che stavano cercando. Tempo, avrebbero avuto tanto
tempo, ma non ora. Ora Leyla si alzò sulle punte dei piedi e Nathan le sollevò una
gamba con l’avambraccio ed entrò in lei con un’unica spinta che urlava sei mia.
Non il comportamento di un Mepow. Niente
telepatia, tra loro, solo ondate di sensazioni potenti, la forza del desiderio che
frantumava le barriere della ragione, il senso di appartenenza che si elevava
oltre una divisione che non avevano voluto, che non potevano accettare.
Nathan e Leyla. Leyla. Tra le sue braccia,
attorno a lui.
Brucio
per te.
Bruciarono insieme, verso un fuoco che li
inglobò e divorò tutto. Ogni. Pensiero. Coerente.
Per poi dissolversi in frammenti di cenere
impalpabile che tornò a depositarsi, piano, sulla Terra.
Riprendendo consapevolezza del suo corpo, del
suo respiro, unito a lei come aveva dubitato, fino a poco prima, di poter
ancora essere, Nathan capì che chi aveva deciso la divisione invalicabile tra Mepow
e Phys aveva storpiato il genere umano.
Spaccandolo artificialmente in due.
Territori a nord di Chicago - Anno 227 della Nuova Era
Il pomeriggio era loro, solo loro. Al mattino si
erano riuniti con Markus e gli altri, per un aggiornamento sulle ricerche che
Nathan stava conducendo, quelle botaniche e quelle più politiche. Non sarebbe
dovuto tornare al lavoro prima del giorno dopo e aveva intenzione di passare il
pomeriggio e tutta la notte lì, con Leyla.
I raggi di sole che filtravano tra i rami davano
ai suoi capelli castani riflessi rossastri che non aveva mai notato. Alzò una
mano e infilò le dita tra quelle ciocche, godendosi i giochi di luce. Godendosi
la serenità del momento e la vicinanza dei loro corpi, ancora spogliati.
«Non ti sto chiedendo troppo?» gli domandò
Leyla.

«Non c’è troppo, se si vuole tutto.»
Era l’unica risposta che avrebbe potuto darle. Ogni
momento che passavano divisi era macchiato di nostalgia agro-dolce, tanto che Nathan
trovava la concentrazione per procedere lungo la rotta tracciata solo perché
sapeva che era importante, per New Earth. E New Earth era parte di ciò che
erano, di ciò in cui credevano.
Markus, il capo dell’insediamento Phys a nord di
Chicago, sapeva che Leyla era la sua donna e non aveva avuto niente da ridire.
Lo osservava, questo sì, ma Nathan avrebbe fatto lo stesso, al suo posto. Dubitava
che un Mepow sarebbe stato altrettanto accomodante nei confronti di un unione interrazziale.
Un punto per i Phys. Non il primo, e Nathan sospettava che non sarebbe stato
l’ultimo.
«E se questo tutto diventasse… di più?»
«Di più?» domandò lui, tracciandole con il dito il
profilo del labbro inferiore, ancora gonfio per i baci che si erano scambiati. Passavano
i mesi ma la loro fame non accennava a diminuire.
Che cosa poteva esserci, più di quello che avevano?
Vivere insieme? Sapevano entrambi che in quel momento era impossibile. Ma prima
o poi le cose…
«Volevi me, noi» continuò Leyla, interrompendo i suoi
pensieri.
C’era nella sua voce una nota di urgenza, di ansia. Ma
anche di… gioia?
Nathan si bloccò, appoggiandosi sul gomito per poterla
guardare meglio. Le mani di Leyla si sollevarono e gli si strinsero intorno al
viso, come faceva quando voleva essere sicura di avere tutta la sua attenzione.
Be’, l’aveva.
«E se ci fosse… dell’altro? Un altro?»
La comprensione esplose nella sua testa come una
supernova e la sensazione fu quella che qualcuno gli avesse appena sferrato un
pugno contro il plesso solare, mandandolo in apnea. Poi il colpo si trasformò
in calore e il cuore gli si gonfiò, fino a fargli male. Di incredulità gioia e
orgoglio insieme.
Un altro.
Leyla aveva una mano appoggiata sulla pancia, la
raggiunse con la sua.
Sentì le guance tirare per fare spazio al sorriso che
gli stava piegando le labbra.
Sapeva di non aver mai sorriso così nella sua vita.
Mai.
Tra
poche settimane ritroverete il mondo di Stardust nel primo romanzo della serie, Free, in uscita con Emma Books
L'autrice:
Con Emma Books l’autrice ha già pubblicato la commedia
romantica Three doors – La vita secondo Sam Bolton, e la serie romantic suspense GD Team, così composta: Vertigo (romanzo), Nicky (novella prequel), Freefall (romanzo), Alex (novella), Spiral (romanzo), Miriam (novella) e da una Guida,
che comprende, tra le altre cose, un racconto di Natale.
Monica è anche autrice di una serie rosa crime di cui
è protagonista il tenente della Homicide Unit di Atlanta Mike Summers. Ha
partecipato all'antologia di Emma Books Gliuomini preferiscono le befane e Voci
a Matera. Altri suoi racconti sono riuniti nella raccolta Bluegirl e altre storie.
Anticipato dai racconti gratuiti Stardust – L’inizio e Sotto
lo stesso cielo, tra poche settimane per Emma Books uscirà Free, primo libro della serie sci-fi
Stardust.
Visita la pagina dell'autrice:
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Ogni storia che va oltre le convenzioni, le regole imposte dalla società in cui si vive ( in ogni tempo),le opinioni altrui, la paura di se stessi mi attrae. Questo è il coraggio dell'amore, il più forte di tutti e in questo racconto è cristallino. Mi è piaciuto molto!
RispondiEliminaSemplicemente meraviglioso! Del resto è uno dei miei generi preferiti, e queste storie d'amore intricate e impossibili sono uno dei miei punti deboli. Complimenti, davvero, è stato un piacere leggere questo racconto!
RispondiEliminaecco un'altra piccola perla di una grandissima autrice italiana che ho cominciato a leggere proprio grazie alla segnalazioni del blog!grazie per questo ragalo Monica,poche righe ma che ti conquistano subito!
RispondiEliminaGrazie a voi per aver letto e commentato <3
RispondiEliminaA presto!
Che dire? Nulla... meravigliosa Monica!
RispondiEliminaGrazie mille Chris! <3
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